Storia
CronologiaLa corporazione degli argentari realizza un arco in onore di Settimio Severo presso il Velabro.
Intrapresi i lavori per immettere le acque dell'antica cloaca | massima nel grande collettore costruito sulla sinistra del Tevere, sono state scoperte alcune antiche costruzioni nel terreno adiacente al pilone sud-ovest del Giano al Velabro.
Consistono in tre camerette A, B, C, di eguali dimensioni fra loro (m. 1,95 X 1,80), costruite in opera reticolata di tufo. I muri, nel senso della larghezza, sono appena grossi m. 0,23, e nel senso della lunghezza m. 0,30. Ciascuna stanza ha l'ingresso proprio, largo m. 0,70, alto m. 1,80, con soglia di travertino e con architrave parimenti di travertino: il loro pavimento trovasi a m. 3,85 sotto il livello dell'arco di Giano. Nelle camerette A e C il pavimento era formato con lastrico di calce, coperto di intonaco dipinto a colore rosso; la stanza B invece aveva il pavimento composto di mattoncini ad opera spicata.
In tutte tre queste camere, addosso alla parete destra per chi entrava, era costruito in muratura una specie di sedile, largo m. 0,70 ed alto m. 0,65, sostenuto nel mezzo da un pilastrino pure di muratura (v. le sezioni ab, cd). Tutta questa costruzione doveva in origine essere intonacata, come può dedursì da qualche traccia che tuttora ne rimaneva visibile.
Di fronte ai descritti ambienti, sono apparsi nel cavo altri consimili murì reticolati; e nello spazio interposto si è scoperta una fogna, costruita a piccoli massi rettangoli di tufa, ora totalmente ripiena di melma, la quale dinanzi alla stanza B volge sotto di essa ad angolo retto. Quivi sono stati raccolti vari frammenti di vasellame rosso aretino ed etrusco-campano a vernice nera lucida.
In un fondo di piccolo vaso aretino si legge il bollo rettangolare: C ANNI FELIX ed un altro frammento porta impresso il sigillo, in forma di pianta di piede: GELE.
Si è pure recuperato il fondo di un grande piatto, delle stesse figuline di Arezzo, che reca quattro volte ripetuto il bollo: CELER SAFEI
Giuseppe Gatti.
Proseguiti gli sterri presso il Giano quadrifronte, a s. Giorgio in Velabro, si sono incontrati qua e là altri laceri avanzi della costruzione, di cui fu data notizia nel precedente fascicolo delle Notizie. La fila delle anguste camerette continuava verso il foro Boario, e poco dopo sembra che volgesse a destra, ad angolo retto.
Dovunque si è trovato qualche resto di pavimento, era sempre lastricato in calce e colorato rosso cupo. Si è poi riconosciuto, che una volta comune copriva tanto le piccole celle da una parte e dall’ altra del corridoio, quanto il corridoio medesimo in cui esse avevano la porta, sicchè lo schema della sezione di questa galleria risulta essere stato in origine il seguente.
Una grande quantità di frammenti di vasi, fittili e vitrei, è stata raccolta nello sterro. Alcuni sono d’impasto rozzissimo e di età remota: altri spettano all'ultimo periodo repubblicano ed ai primi tempi dell’impero, e fra questi sono in maggior numero i frantumi di vasi e di tazze di fabbrica aretina.
Giuseppe Gatti.
Continuandosi in via del Velabro i lavori per la costruzione del nuovo tratto di fogna, destinata a ricevere le acque dell'antica cloaca massima, a distanza di m. 22 dalle tre camerette scoperte nell'agosto passato (v. Notizie 1901, pag. 354), si è trovata un’ altra parte della medesima costruzione sotterranea in opera reticolata.
Anche qui le piccole stanze, divise fra loro da un corridoio, avevano costantemente una banchina addossata alla parete destra, ed il pavimento era a lastrico di calce, coperto d'intonaco dipinto in rosso.
A m. 3,25, sopra il piano di queste camerette si è scoperto il selciato dell'antico foro Boario, il quale trovasi a m. 4,50 di profondità sotto la odierna via del Velabro. Lo stesso selciato si è incontrato in altri due punti del cavo verso la piazza della. Bocca della Verità, ma in tutto questo tratto non è riapparso alcun avanzo di antiche costruzioni. Una tessera circolare di osso si trovò fra la terra, del diametro di millim. 33.
La parte del sotterraneo ora scoperta si è trovata relativamente in migliore stato di conservazione di quella più prossima al Giano; tanto da poterne con sicurezza riconoscere la intiera forma primitiva. Le camerette erano ricavate entro una specie di gallerie, a sezione quasi semicircolare, costruite in senso normale una con l'altra e coperte a volta con solida muratura in pietrame. Sui piedritti di questa vòlta si rinvennero i resti di due muraglioni in opera quadrata di tufo, ad un solo filare, che dovevano elevarsi fino alla superficie del suolo. Nella fig. 2 è data la sezione prospettica di questa singolare costruzione, che consisteva in una doppia fila di anguste ed oscure camerette sotterranee, Je cui porte si aprivano sopra il corridoio comune.
Fra le terre rimosse, e sopratutto sui pavimenti di queste stanze furono raccolti, come si è detto nelle Notizie dello scorso mese, moltissimi frammenti spettanti a vasetti di vetro, ed a vasi, tazze, piattelli, lucerne di terracotta, molti dei quali presentano tracce di fuoco.
Nessun avanzo di ossa umane fu rinvenuto; ma solo alcune poche ossa e denti di animali, qualche pezzo di carbone, un piccolo cucchiaio e due stili in osso.
Siffatti oggetti attestano certamente che furono compiute cerimonie sacrificali in quel sotterraneo; e non sembra improbabile che quivi possa riconoscersi quel sacello del foro Boario, ove Plutarco (Marcell. 3) dice che, anche ai suoi tempi, facevansi occulti ed arcani sacrifici a Genii stranieri; e questo sacello è forse lo stesso che portò la denominazione di Zolzola, per la tradizione di oggetti sacri ivi nascosti entro vasi fittili dalle Vestali, quando esse, col fiamine di Quirino, fuggirono a Caere nell'invasione dei Galli.
Tra i rottami fittili recuperati sovrabbondano i frammenti di vasellame rosso aretino, ed alcuni di essi conservano nel fondo i seguenti bolli (cfr. anche Notizie 1901, pag. 354): NENOLA; CARI; FLAVIVS BASSVS; C MEM; CMRM; RASINI; FRONO RASIN; ROMANV; SAR; C SENTI; C VIBIE FAVSTI; VMBRI.
Giuseppe Gatti.
Un attentato mafioso con un'autobomba devasta l'angolo del palazzo Lateranense e la facciata della chiesa di San Giorgio al Velabro. Il portico crolla completamente.
Dopo tre anni di restauri a seguito dell'attentato, Viene riaperta San Giorgio al Velabro.
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