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Valle delle Camene

Tra Celio e Aventino, il primo miglio dell'Appia antica

Tra le propaggini del Celio e dell'Aventino minore, si sviluppa una vallata che porta ancora il nome di arcaiche divinità protettrici. Le leggende raccontano infatti che quì (fuori Porta Capena e presso la fonte di Egeria) il re Numa Pompilio consacrava un bosco alle ninfe delle sorgenti.

In epoca repubblicana, quando le mura difensive erano ridotte di estensione, la vallata era percorsa dal primo miglio dell'Appia. Resti della porta repubblicana sono visibili a ridosso del Circo Massimo.

Con la fase imperiale, la zona viene ulteriormente valorizzata. Carcalla nel 212 d. C. edifica le grandiose terme. Una Via Nova, con una carreggiata larga 30 metri, si affianca per facilitare l'accesso al complesso. Aureliano nel 270 d.C., realizza le nuove mura ed include la valle nel confine cittadino.

Durante il medievo, sorgono sulle rovine imperiale titoli cristiani e complessi mnastici: Santa Balbina, Santi Nereo e Achilleo, San Cesario de Appia, Santa Maria in Tempulo, San Sisto. Ma il passaggio di un canale-acquedotto, la Marana, rende gradualmente il posto insalubre e disabitato.

Nel XVI secolo, gli ordini religiosi della riforma cattolica riscoprono le memorie cristiane ed avviano i restauri delle antiche basiliche.

Ultima grande trasformazione alla fine del XIX secolo, quando un meraviglioso parco doveva sorgere per celebrare la nuova Capitale. Chiamata Passeggiata archeologica, sulla carta si estendeva dal foro romano alla Caffarella. Ma il progetto venne disatteso ed ora una delle strade più trafficate sostituisce l'antica Marana. Per fortuna l'urbanizzazione intensiva è stata impedita, preservando le propagini dei due colli a verde pubblico.

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