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Galleria Comunale d’Arte Moderna

Le collezioni d'Arte del Comune di Roma

Alla collezione della Galleria d’Arte Moderna di Roma Capitale appartengono oltre tremila opere: dipinti, sculture, disegni, incisioni che costituiscono un prezioso patrimonio per la storia del collezionismo e della cultura artistica a Roma sullo scorcio dell’Ottocento e lungo la prima metà del Novecento. Le opere provengono da successivi e continuativi acquisti operati dal Comune di Roma presso le più importanti rassegne espositive nazionali e da donazioni private che in alcuni casi hanno incrementato la collezione con fondi consistenti di uno stesso artista.

La Galleria d'Arte Moderna di Roma Capitale ha una storia complessa e travagliata fin dal suo esordio ufficiale nel 1925. Dopo le sofferte vicende legate alla raggiunta unità d'Italia, tutte le maggiori città gareggiarono fra di loro per dotarsi di un museo civico che testimoniasse al contempo sia il patrimonio storico-artistico del singolo territorio sia il rapporto culturale con il nuovo Stato.  A Roma questa volontà, documentata dal lontano 1883 quando il Comune di Roma effettuava i primi acquisti presso l'Esposizione Internazionale di Belle Arti tenutasi al Palazzo delle Esposizioni in quell'occasione inaugurato, troverà realizzazione nel 1925. In quell'anno infatti la Galleria venne istituita, all'interno di un più vasto progetto dedicato a Mussolini, presso il Palazzo Caffarelli in Campidoglio con un allestimento documentato nelle pagine della rivista "Capitolium", organo di informazione delle attività dell'Amministrazione Comunale.
Denominata dal 1931 Galleria Mussolini, nonostante il pregio e il numero delle acquisizioni, fu soppressa temporaneamente nel 1938, allorché le opere vennero concesse in deposito presso la Galleria Nazionale d'Arte Moderna (per essere poi in parte recuperate nel 1952) o destinate ad arredi di uffici. Eppure, nonostante le sfavorevoli circostanze, grande continuò ad essere l'importanza della collezione determinata dal pregio di numerosi acquisti e donazioni.
Nel 1900 il Comune di Roma istituì il Comitato Storia e Arte, dal 1924 sostituito dalla Commissione Storia ed Arte tuttora attiva, che, con la Commissione Archeologica, aveva potere consultivo in materia di acquisizioni. Grazie a questi organismi, l'Amministrazione Capitolina intraprendeva lungo il Novecento in modo continuativo una forte e tenace politica di acquisti, in particolare riguardanti la città di Roma e gli artisti che vi gravitavano, con lo scopo sia di promuovere le arti, e incoraggiarne la produzione, sia di dotare la nuova capitale di una ricca collezione testimone del nuovo status e del glorioso passato. L'attenzione si concentrò principalmente sulle Associazioni che si occupavano di promuovere eventi espositivi quali la Società degli Amatori e Cultori di Belle Arti, attiva fino al 1929, le Biennali Romane, le Mostre di Arte Marinara, le Mostre di Arte Sacra, le Mostre Sindacali e le Quadriennali, quest'ultime di valenza nazionale, che avevano luogo presso il Palazzo delle Esposizioni.
Per avere un'idea della politica culturale di quegli anni, basti pensare che le opere acquistate per la Galleria Comunale nelle edizioni delle Quadriennali tra il 1931 e il 1943 furono ben trecentoquarantotto, un patrimonio estremamente interessante che raccoglieva i nomi più significativi dell'arte italiana della prima metà del Novecento quali Carrà, de Chirico, Carena, Casorati, Capogrossi, Scipione, Cavalli, Afro, Severini, Trombadori, Morandi e molti altri che si andarono ad aggiungere alle opere di Carlandi, artista fra i più proficui, Sartorio, Coleman, Cecconi – e in genere agli artisti de I XXV della Campagna Romana – e a un significativo nucleo di opere della seconda metà dell'Ottocento. Per non dimenticare, poi, un variegato fondo ascrivibile agli anni tra Simbolismo e Secessione e al nucleo altrettanto importante del Secondo Futurismo.
Nel 1949, grazie a Carlo Pietrangeli ispettore dei Musei Comunali, e con la restituzione parziale del patrimonio di opere in deposito presso la Galleria Nazionale d'Arte Moderna, la Galleria viene nuovamente inaugurata. La sede fu stabilita in Palazzo Braschi per essere, nel 1963 dopo una nuova chiusura, trasferita a Palazzo delle Esposizioni con una selezione permanente di opere curata dallo stesso Pietrangeli. Disallestita nel 1972, per i lavori nel palazzo, le opere furono ancora trasferite a Palazzo Braschi, questa volta chiuse nei depositi, e in altri immobili comunali. Nel 1989 la collezione fu oggetto di nuovo interesse con l'assegnazione di una sede presso l'ex Birreria Peroni, interessante esempio di archeologia industriale nel quartiere Nomentano, oggetto in quegli anni di un complesso piano di recupero.
Nel frattempo, con una selezione dei capolavori della collezione, nel 1995 venne inaugurata le sede di Via Crispi, nell'ex convento delle Carmelitane Scalze a S. Giuseppe Capo le Case, tuttora sede del Museo. Qui, dopo un periodo di chiusura dovuto ai lavori di ristrutturazione per l'adeguamento ai moderni standard museali, è fruibile, dal novembre 2011, un nuovo allestimento di opere.

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