Data: 1830
Codice identificativo monumento: 1020
La principessa russa Zinaida Aleksandrovna Belosel'skaja, morto lo zar Alessandro I, si stabilisce definitivamente a Roma, dove si dedica alla proprietà regalatale dal padre. Incarica l'architetto Giovanni Azzurri di costruire una piccola villa che comprende tre arcate dell'acquedotto. Giunse ad un accordo col governo papalino per poter restaurare i ruderi dell'acquedotto, riuscendo così a trasformare i terreni, ai suoi due lati, in un giardino romantico.
Nella villa Wolkonski, a met. 20 di distanza dalla via di s. Croce in Gerusalemme, ed a met. 10 a nord degli archi neroniani, è stato sterrato e scoperto un sepolcro a tre piani. Sulla porta d'ingresso dalla parte della strada, è murato un bassorilievo di travertino lungo due metri, rappresentante sei busti virili o muliebri. MSERVILIVS PHILARCVRVS, LOSTRATVS, ANATOLE, THAIS, MENOPHILVS, LVCINI.
Nell'interno del colombaio sono stati scoperti i seguenti epitaffi, incisi tutti in lastre di marmo: DIS MANIBVS M SERVILIO AITALO M SERVILIVS ROMANVS PATRIE M FECIT, M SE RVILIVS M L PHILOSTRATVS, M SERVILIO M DL FORTVNATO VETTENA POLLA CONIVGI SVO.
Graffito sopra un pezzo di basalto color ferro: PRIMA L COCCEI STABILIONIS
Rodolfo Lanciani.
Proseguite le escavazioni lungo il lato settentrionale della villa Campanari, già Wolkonski, al Laterano (cfr. Notizie 1888, p. 491), è stato messo allo scoperto, a circa m. 3,50 di profondità dal piano della villa, un lungo tratto dell'antica via Labicana.
Disfatto il selciato ed approfondato lo sterro, si è trovata una serie di sepolcri, d'età repubblicana, che fiancheggiava il margine destro della via, ma ad un livello assai più basso. Ciò dimostra che nei secoli dell'impero, il suolo stradale fu rialzato; ed allora i sepolcri più antichi rimasero quasi totalmente interrati.
A pochi centimetri sotto il predetto selciato, si trovarono due tubi aquarii di piombo, di grande capacità. In uno leggesi due volte impresso il sigillo: L ROSCI AFLIANI PACVLI. Nell'altro, parimente due volte, è scritto: ...IORVM CARI ET FVSCINILLAE. Il Roscio Eliano Paculo qui ricordato è colui, che fu console ordinario nell'anno 223 4 con L. Mario Massimo per la seconda volta.
I sepolcri sono costruiti a grandi massi rettangolari di tufa, ed hanno gli stipiti e l'architrave della porta in travertino. Uno di cotesti architravi porta scritto: IN FRONTE P XXVIII IN AGRO P XX.
Sopra due grandi parallelepipedi di travertino è incisa una iscrizione, con caratteri dell'ultimo secolo della Repubblica. Sono stati pure recuperati nell'escavazione i monumenti. epigrafici che seguono:
a) Cippo di travertino con grandi lettere: D M FLAVI GENTILIS T FLAVI GENIALIS LIB;
b) Lastrone di marmo, con cornice: M OCTAVIVS M L PAPVS CALPVRNIA O L HELLAS; OCTAVIA ML LAIS M OCTAVIVS M L GEMINVS; C MARIVS C L TIGRANVS OVIA O L ICONIO;
c) Altro lastrone, del tutto simile al precedente, con le iscrizioni assai corrose e di difficile lettura: M OCTAVIVS M L ATTALVS CENTONAR A TVRRE MAMILIA; M OCTAVIVS MARCIO MAG CONLEG CENTON; P VETRIVS P L MINIO CALPVRNIA O ET OCTAVIA L SALVIA;
d) Frammento di tavola di marmo, con cornice: VRIVS AL BRATT...;
e) Grande lastra marmorea in due pezzi: DIS MANIBVS FECITP TVLLIVS PYLADES SIBI ET TVLLIAE MVSAE CONLIBERTAE ET TVLLIAE THALLVSAE LIB ET P TVLLIO POTHO F;
f) Titoletto da colombaio: TVLLEIA L L CLARA;
g) Parte inferiore di lapide marmorea, le ultime tre linee furono scarpellate: ET SVIS SEX RAECIC PATRONO SVO;
h) Frammento di tavola marmorea, con cornice: L A.. C NVM... L ALEC...
Negli sterri medesimi sono stati rinvenuti due pezzi di mattoni, che portano il bollo dell'anno 123 e v.: OP D DIONYS DOMIT P F LVCIL PAET CEL APR COS ed un piccolo frammento d'intonaco, che conserva dipinto in lettere rosse il nome: LICINI
Giuseppe Gatti.
In fondo alla via Emanuele Filiberto, tracciandosi una nuova strada lungo il recinto della villa Wolkonsky-Campanari, è stato ritrovato un cippo sepolcrale di tufa, sul quale è scritto: FANNIA C F IN FRO P XIIX IN AG P XX
Dal medesimo cavo si ebbe un rocchio di colonna bacceHata, in marmo giallo, lungo m. 0,45 col diametro di m. 0,30.
Giuseppe Gatti.
Nella villa Wolkonsky-Campanari sono tornati in luce due cippi sepolcrali, i quali stavano confitti nel terreno a brevissima distanza l'uno dall'altro, e si riferiscono ad un medesimo monumento. Il primo è in tufa: l'iscrizione è quasi del tutto consumata, ma si legge:
...AEBI A F | ... PAVONIS IN FR PED XVIII IN AGR P XX
L'altro è in travertino, e porta scritto:
A BARBIVS A F AEM PAVO | GRANIA Q L THAEIS | A BAEBIVS A L | PRONIMVS | V ANINIA C L BACCIS | IN FR P XVIII | IN AGR P XX
Le prime due linee furono aggiunte più tardi, con caratteri irregolari e trascurati, nel fastigio semicircolare del cippo.
Giuseppe Gatti.
In occasione di alcuni lavori per sistemare il terreno verso l'angolo settentrionale della villa Wolkonski-Campanari sono stati rimessi allo scoperto, nella scarpata della terra ed all'altezza di m. 0,80 sopra il livello della strada, due pareti di un'antica stanza sepolcrale. Distano fra loro m. 4,60, e sono costruite in opera reticolata di tufo.
Tale sepolcro trovavasi sul margine destro dell'antica via Labicana, ed era sulla stessa linea di quelli che nel 1888 furono scoperti circa il medesimo luogo (cf. Notizie 1888, p. 624).
Giuseppe Gatti.
Dagli sterri per la sistemazione del muro settentrionale di cinta della villa. Wolkonski-Campanari, sono stati rimessi allo scoperto altri avanzi di muri, spettanti ai sepolcri posti sul margine destro dell'antica via Labicana. Fra la terra si è trovato un frammento di stele sepolcrale, terminata superiormente a semicerchio, alt. m. 0,21 X 0,23, sul quale si legge: D M |... PRIMAE |... vix A XXXII M VII |... D XIII |... coRNELIA CALLIGRATIA
Giuseppe Gatti.
La famiglia Campanari (eredi Wolkonsky) vendono la propria villa al governo tedesco per farne la residenza dell'ambasciatore a Roma.
Kappler convoca presso il proprio ufficio a Villa Wolkonsky il rabbino capo della Comunità israelitica di Roma, Foà, e il suo presidente Almansi, intimando loro la consegna, entro trentasei ore, di almeno 50 chilogrammi d'oro, minacciando altrimenti la deportazione di duecento ebrei romani verso la Germania.
Mafalda di Savoia (figlia di Vittorio Emanuele III e moglie di Filippo di Assia) viene convocata con un pretesto (una falsa telefonata del marito) nella sede dell'ambasciata tedesca a Villa Wolkonsky, dove viene arrestata.
Il governo italiano, tenuto conto del suo uso per scopi non-diplomatici, sequestra la Villa Wolkonsky alla Germania.
Il governo Inglese compra formalmente la proprietà di Villa Wolkonsky.