Codice identificativo monumento: 12135
L'archeologo Giacomo Boni scopre una sepoltura arcaica durante gli scavi al Foro:
"Sterrando nell'angolo sud-est del Tempio di Antonino e Faustina, a quattro metri di profondità dal piano della Sacra Via, e a metri 1.15 dalla platea di fondazione del Tempio stesso, si rinvenne una tomba primitiva a cremazione. La tomba è composta di un dolium, in terracotta rossastra, coperto da un coperchio di tufo cinerino, doglio che era accomodato in un cavo del terreno è stretto, alla bocca, con una macera di pezzi di tufo della stessa lità.
Contiene nove vasi: un olla o cinerario, quasi interamente riempito coi resti del cadavere che aveva subito una completa cremazione tanto che le ossa sono ridotte a minuti frammenti e fuso lo smalto dei denti. Vi sono due vasi, con rilievi imitanti lo corde e le legature di cuoio dei vasi primitivi, una coppa, a forma di olla, una tazza ansata, tre ciotole ed una ciotoletta. Il cinerario ha il coperchio in forma di tetto di capanna laziale, con l'imitazione, a rilievo, della ossatura a travi, come era l'uso degli abitanti primitivi del Lazio.
Un folla di curiosi è tutto il giorno sul posto degli scavi; tutto il giorno è un pellegrinaggio di stranieri, di autorità. Anche S. M, il Re, accompagnato dal ministro Nasi, si è recato per la seconda volta al Foro Romano, interessandosi vivissimamente alle scoperte colà avvenuto specialmente a questa ultima."
Relazione di Giacomo Boni alla Scoperta di una tomba a cremazione, nel Foro Romano.
Mentre, necessario preludio all'esplorazione dell'ingresso orientale del Palatino, rintracciavo la Summa Sacra Via, penetrai negli strati infimi della valle del Foro a cercarvi qualche vestigio di primitive necropoli.
I tentativi fatti lungo il clivo della via Sacra fallirono, incontrandosi a poca profondità il terreno vergine di calcare incoerente sabbioide e le esplorazioni iniziate alla base dello stesso clivo, tra il tempio di Romolo e quello di Antonino e Faustina, vennero ben presto ostacolate dai fondamenti del caseggiato e dalla fitta rete di cloache repubblicane, troncate dalla cloaca imperiale d'opera reticolata di tufo, da numerosi pozzi d'acqua, ed ultimamente dal corridoio e dalle celle del carcere all'ingresso orientale del Foro.
La esplorazione iniziale venne quindi ristretta ad una piccola area (fig. 1), compresa tra la testata destra della facciata del tempio di Antonino e Faustina, il muro laterizio della scalea a volta rampante, addossata allo stilobate del tempio medesimo, un pozzo repubblicano ed un muricciolo di fondazione, a blocchi di tufo.
Anche se infruttuosa, questa esplorazione mi serviva a determinare la struttura dei fondamenti del tempio (fig. 2), costruiti di pietrisco, il quale conserva ancora traccia della sbadacchiatura a travette verticali di castagno, e tavolato orizzontale di abete. Ma, iniziato lo scavo di esplorazione da una massicciata in tufo, poco sotto al livello della via Sacra imperiale, di fronte all’ estremità orientale dello stilobate reggente il portico del tempio suddetto, potei identificare i seguenti strati, il sesto dei quali mise alla luce una tomba a cremazione:
I. Strato di terra di riempimento, grosso circa m. 0,50.
II. Strato di terra, spesso circa m. 1,12, contenente: Frammento d’orlo di una tazza aretina, ornato esternamente con striature poco profonde ed equidistanti. — Alcuni frammenti di orciuoli di terra figulina bianchiccia. — Frammento di ciotola etrusco-campana con bolli a palmette. — Fondo di altra ciotola, con bollo a rosetta. — Ciotoletta etrusco-campana, con bordo rovesciato. Varî frammenti di ciotole di bucchero. Frammento di tazza di bucchero con ansa a nastro, attaccata vicino al piede. Vasettino, a forma di olla, con anse orizzontali di terracotta molto rozza. Rottami di olle grossolane, a superficie levigata, talvolta annerita. Frammento di un'ansa orizzontale ad anello, lavorata esternamente a forma rettangolare, ed appartenente ad una grande olla. — Frammento d'orlo di un dolio. Scheggie di grandi ossa, probabilmente taurine.
III. Straterello irregolare di terra scura carboniosa.
IV. Massicciata, grossa m. 0,70, contenente scheggioni di tufo rosso litoide.
V. Straterello irregolare di terra sabbioso-argillosa. olo VI. Strato di terra scura contenente qualche scheggione di tufo e concrezioni calcareo-sabbiose, il quale, a m. 0,45 di profondità, nascondeva una specie di lastrone, quasi circolare, di cappellaccio di tufo, rotto in più pezzi. Alzatone un frammento, constatai che questo lastrone copriva un dolio di terracotta, contenente un'olla piena di ossa cremate, circondata da altri vasi, i quali feci tutti disegnare a posto (fig. 4), dopo averli liberati superficialmente della melma argillosa che li nascondeva.
L'importanza del ritrovamento mi ha indotto a dedicare subito ogni cura allo studio della tomba scoperta, riserbando le conclusioni d' ordine generale a quando le esplorazioni ulteriori negli strati più profondi della valle del Foro Romano e sulla vetta primitiva del colle Palatino avranno fornito altri dati di fatto per vivificare quel barlume di luce, che già comincia ad illuminare dinanzi a noi le più remote origini della città eterna.
Ho potuto intanto constatare che il dolio era stato incassato entro una fossa 0 pozzetto, scavato nel terreno, che in questo punto (m. 10,63 sul livello del mare) brlavà il fondo paludoso della valle. Il pozzetto aveva m. 0,60 di diametro massimo è m. 0,45 di profondità; ed essendo alla bocca alquanto più largo della parte superiore del dolio, una volta collocato questo a posto, era stato colmato, nello spazio rimasto vuoto, di rottami di tufo.
Il dott. Alessandro Portis, professore di geologia e di paleontologia nella R. Università di Roma, mi ha gentilmente aiutato a studiare il terreno in cui stava sepolto il dolio, terreno il quale è prodotto dalla decomposizione del tufo, di cui conserva numerosi eristalli di augite e granellini di piromaca, ed alcune piccole concrezioni calcaree; è argilloide, molto grasso, di colore bruno intenso, poco plastico, e solcato in ogni direzione da fori tortuosi, rivestiti di patina ora carboniosa ed ora calcarea, e che presumibilmente si debbono, per la massima parte, al passaggio di piccoli vermi, od anche a fibre radicali della vegetazione superiore; la viscosità è forse dovuta alla presenza di alcali, i quali potrebbero essere ammoniacali o potassici.
Questo terreno, formato dal dilavamento del tufo, contiene inoltre qualche pezzetto di carbone e di vasi fittili, in guisa da far ritenere che le alture rocciose circostanti fossero già abitate quando le acque lo asportavano da queste, in forma di fanghiglia, per depositarlo giù nella valle primitiva. Era invero tradizione che il fondo di questa valle, tuttora acquitrinoso, fosse lacustre, anzi costituisse una vera palude profonda.
La tomba ora ritrovata appartenne verosimilmente ad una necropoli, ma, poichè il muro di fondazione della facciata del tempio di Antonino e Faustina penetra sino a m. 9,53 sul livello del mare, e quindi a m. 1,10 sotto l'orlo della tomba, è evidente che se quella primitiva città dei morti si estendeva sotto l’area di poi occupata dal tempio, essa dovette venire in gran parte distrutta.
Il terreno su cui posano i fondamenti suddetti, somiglia ancora a quello entro il quale stava incassato il dolio, sebbene siano molto più rare le perforazioni dovute forse a vermi ed a fibre radicali. Anzi, tale continua ancora a m. 8 sul livello del mare (m. 2,60 sotto la superficie superiore della tomba, cioè a m. 1,50 sotto il muro di fondazione del tempio), solo presentando di particolare una certa quantità di detrito di tufo rosso decomposto.
A m. 7,23 sul livello del mare si è rinvenuto un frammento di grande vaso, il quale avendo la pellicola esterna sfaldata, mostra numerosissimi i cristalli di sanidino e di augite e le scoriette vulcaniche; sembra impastato di tufo decomposto, reso schistoso per la lavorazione della massa e la lisciatura della superficie.
A m. 6,58 sul livello del mare (m. 4,10 sotto l'orlo del dolio), il terreno si presenta di un colore più cinereo, ma contiene ancora pezzetti di carbone e frammenti di tufo rosso.
A m. 6,58 sul livello del mare, il terreno conteneva due frammenti di vertebra di un grosso ruminante (cervo?), ai quali aderiscono traccie di carbone.
A m. 5,98 sul livello del mare (m. 3,60 sotto i fondamenti del tempio), il terreno presenta l'aspetto di una fanghiglia assai compatta, per l'argillizzazione completa degli elementi tufacei.
Avendo raggiunto la profondità di m. 3,60 sotto i fondamenti del tempio di Antonino e Faustina, ho dovuto sospendere l'esplorazione, perchè il terreno, sottoposto ad una pressione enorme, cominciava a risentire gli effetti delle abbondantissime infiltrazioni d'acqua. Però ho già iniziato una esplorazione stratigrafica in prossimità dell'Heroon di Romolo, a 86 metri di distanza dal tempio antoniniano, coll'intento di raggiungere il terreno vergine, e qui alla quota di m. 10,26 sul mare, vale a dire a livello del fondo della tomba arcaica (ma relativamente qualche metro più basso se si tiene conto della declività della valle primitiva), ho già rinvenuto un frammento di vaso italico, a parete grossa m. 0,013, con superficie graffita. a linee x leggermente curve e quasi parallele, separate da una fascia liscia; i solchi del graffito ; presentano una dentatura obliqua, a guisa di sega, avente le punte distanti due millimetri una dall'altra e che sembrerebbe improntata da una funicella, alquanto logora, composta di due fili di metallo ritorti.
A m. 8,90 sul livello del mare il terreno co- — mincia a divenire arenoso e a contenere ghiaie e concrezioni calcaree; a m. 8, 21 è frammisto a grande quantità di cristallini di augite, e fino a m. 7,80 non si trova quasi altro che ghiaie, riposanti su terreno argilloso augitico. La sepoltura, al vuotamento della quale volle compiacersi d' sei i anche il prof. Pigorini, direttore del Museo preistorico romano, primo autore ed apostolo convintissimo dell'idea che si dovesse scoprire una necropoli palatina di cremati, comprende le seguenti parti:
A) Coperchio di cappellaccio di tufo granulare grigio-verdiccio, schistoide, a vegetali; questo materiale venne probabilmente cavato dal Palatino ove si trova sovrapposto al calcare coerente gialliccio. Fu lavorato in direzione quasi parallela alla schistosità, dandogli una forma lenticolare, del diametro di m. 0,66. Lo spessore misura, al centro, m. 0,16, ed alla periferia si assottiglia fino a m. 0,033. La superficie superiore di questo coperchio, leggermente convessa, è logorata dall'uso o dalle intemperie; quella inferiore, leggermente concava, conserva evidenti traccie, ancor fresche, di colpi d’accetta, a lama larga m. 0,03. Di questo tufo sono pure i rottami posti come colmatura tra la periferia della fossa e il collo del dolio, e sui quali poggiava l'orlo del coperchio.
B) dolium; grosso vaso a due manichi orizzontali ad anello, applicati lateralmente sopra al rigonfiamento superiore del corpo, e dei quali non rimane che la troncatura. Il diametro all'orlo misura m. 0,485, alla bocca m. 0,365, al fondo m. 0,24; lo spessore medio della parete m. 0,012. L'orlo è un po’ rovesciato. all'infuori, largo circa m. 0,04, grosso m. 0,015. Il vaso è di terracotta rossa, forte, con la superficie lisciata a piccoli colpi di stecca, annerita in gran parte e in qualche punto abbrustolita da colpi di fuoco.
C) aula; olla-ossuario, d'argilla rossa, di fattura e cottura eccellenti, larga alla bocca m. 0,138 e nel mezzo del corpo m. 0,275, alta m. 0,255, a parete grossa da m. 0,007 a m. 0,009. Ha l'orlo rovesciato all'infuori, largo m. 0,038, e con un diametro di m. 0,202; il piede, circolare, è di m. 0,12 di diametro. Conserva intatte le anse laterali, orizzontali, ad anello, decorate a dentature ondulate, d applicate lateralmente alla parte superiore del corpo del vaso per mezzo di un bastone rotondo, così da lasciare aperto il foro che ha m. 0,019 di diametro. In giro alla superficie esterna del vaso si osservano le traccie della steccatura, dapprima orizzontali e poi verticali, che però hanno lasciato sussistere qualche lieve pl beranza. L'olla, fino a m. 0,08 dalla bocca, era piena di frantumi di ossa, alla cui superficie, ove s'era infiltrata per pochi centimetri di spessore alquanta terra argilloide, giaceva, caduto dentro per la rottura del coperchio di tufo, l'ipopiastrone destro di una testudo graeca, lo xyphiopiastrone corrispondente, ed altri frammenti di scheletro dello stesso individuo, assai giovane e poco voluminoso.
La terra che circondava la tomba conteneva anche due vertebre prime dorsali, ed un frammento di carapace di un'altra tartaruga, ma voluminosissima. Sotto questo strato superficiale, invaso dalla fanghiglia argilloide, i frammenti di ossa combuste erano sciolti e senza avanzo di ceneri o traccia alcuna di metallo; il loro lavaggio accurato permise solo di rinvenire due chicchi di grano (triticum vulgare), probabilmente farro, e tre di una specie di fava (vicia faba), non più grossa. della cicerchia, conservati dalla carbonizzazione.
Il prof. Portis mi ha assistito anche per il vuotamento graduale dell'oltrailii raria, constatando che l’ossi/egium non aveva seguito un ordine determinato, poichè le ossa si trovavano mescolate confusamente. Ecco quanto ebbe a notare ed a dichiararmi come risultato di un'osservazione preliminare: « Tutte le parti dello scheletro sono riscontrabili nei minuti frammenti in cui le ossa sono state ridotte: frammenti della parte segmentale del cranio, frammenti della base del medesimo, parte facciale, arcata orbitale i denti rappresentati da numerose radici di tutte le specie dei medesimi, incisivi, canini, premolari e molari, sì superiori come inferiori; numerosi corpi vertebrali; riconoscibile, all'apofisi odentoide, la vertebra asse; testa articolare dell'omero, frammenti del medesimo, frammenti dell'ossa dell’avambraccio; testa articolata dei femori, frammenti della diafisi dei medesimi, frammenti delle ossa della gamba, qualche ossicino del tarso, una falange di dito che non è il grosso.
Risulta molto probabile la raccolta accurata di tutti i residui di una cremazione estremamente spinta di un solo individuo umano, sicuramente adulto, di robustezza di scheletro non superiore alla media moderna, e di cui, essendo saltate tutte le parti coronali dei denti per l’effetto del fuoco, non si può dir nulla se, oltre ad esser adulto fosse anche molto vecchio ».
Il dott. Demetrio Roncali, professore pareggiato di patologia chirurgica nella R. Università di Roma, ha gentilmente compiuto la separazione delle ossa cremate, stabilendo la identificazione di alcuni frammenti del cranio, della colonna vertebrale, del braccio e degli arti superiori ed inferiori:
Del cranio rimangono sessantacinque pezzi bene riconoscibili, in grandissima parte appartenenti alla volta e singolarmente ai parietali. In sei di questi frammenti sono nettissimi i solchi vasali impressi dall’arteria meningia media. Vi sono anche frammenti dell'osso frontale e qualcuno dei mascellari superiori. I denti raccolti sono in numero di ventiquattro, di cui quindici quasi intieri e nove in frammenti, però chiaramente identificabili, principalmente dallo stato delle radici di questi denti, parte che più ha resistito al fuoco ed al tempo. Si possono riconoscere: otto incisivi, quattro ben conservati e quattro no; quattro camini, di cui due quasi intieri; quattro premolari, di cui due ben conservati, e cinque molarz, di cui quattro integri.
Sono inoltre sicuramente identificabili: un frammento della seconda vertebra cervicale o asse; due frammenti di corpi vertebrali, colla superficie articolare quasi integra; un frammento di cosia; un frammento dell'osso 7/2aco ; un frammento della scapola, in cui si scorge metà della cavità glenoide; sei frammenti delle ossa delle dita della mano, cioè di una falange e di cinque falangine; una falangetta intiera; un frammento del capo del femore; un osso integro del farso, lo scafoide; numerosi frammenti delle ossa del dracczo, dell'antidbraccio e della gamba; numerosi frammenti delle ossa dei femori, di cui uno sufficientemente grosso per renderci edotti dello spessore e del diametro della diafisi, nonchè dell'’ampiezza del canale midollare.
Tutte queste ossa rivelano traccie profonde di un'azione del fuoco molto intensa. La contingenza poi di trovarle dove bianche e dove carbonizzate, fa supporre che esse non debbano essere state coinvolte ugualmente dalle fiamme, e che la parte nera e carbonizzata sia stata quella in contatto diretto delle legna ardenti. Dall'osservazione di queste ossa si ricava, che, fra tutte, le più resistenti sono quelle del cranio. Inoltre dallo spessore delle ossa craniche, dall'aspetto delle suture, dallo stato dei denti, dall'ampiezza del canale midollare del femore, e dallo spessore e dal diametro della diafisi dello stesso, credo si possa avanzare l'ipotesi che l'individuo cui appartennero le ossa suddette non poteva avere meno dei trent'anni.
D) Coperchio, a forma di tetto di capanna quasi rotondo, con un diametro massimo di m. 0,203 e minimo di m. 0,20, la cui altezza massima raggiunge m. 0,093, la grossezza minima agli orli m. 0,008, e la massima, nel mezzo m. 0,018. Nell'interno è cavo, a forma di cono, con punta rotonda. Sulla superficie esterna ha il rilievo delle travi che componevano l'ossatura del tetto, rivestito di pelli; una linea mediana, lunga m. 0,09, e quattro traversali, di cui la prima e l’ultima sono arcuate e lunghe m. 0,088, mentre le altre due hanno una lunghezza di m. 0,125, segnano tale ossatura. Si scorgono bene le traccie della steccatura. Questo coperchio, circostanza notabile, giaceva rotto in quattro pezzi in fondo al dolio, dove pare scivolasse per l’incuria o per l'emozione di chi depose l’ossuario, che quindi mantenne una posizione inclinata.
E) Vaso ovoidale, reticolato a rilievo, alto m. 0,135, largo alla bocca m. 0,095, con orlo ripiegato un poco all'infuori, e la cui pancia presenta una larghezza massima di m. 0,185, ed il fondo, un diametro, misurato all’ esterno, di m. 0,082. E rozzamente lavorato a mano, ed ornato con tre ordini orizzontali di legature, non perfettamente parallele fra di loro; infatti la seconda dista dalla prima per un minimo di m. 0,039, ed un massimo di m. 0,051; e la terza dalla seconda per un minimo di m. 0,04, ed un massimo di m. 0,045. I due primi ordini di legature sono traversati, ciascuno, da una serie di altre cinque legature verticali, non equidistanti e non parallele fra loro, alternate in modo che ognuna di quelle del secondo ordine viene a trovarsi nella metà dello spazio compreso fra ogni due dell'ordine superiore. Le legature sono evidenti rappresentazioni dei legamenti o delle striscie di cuoio dei vasi primitivi — recipienti di legno o zucche vuotate.
F) Altro vaso ovoidale, reticolato a rilievo, in tutto simile al precedente, ma un po più piccolo e più regolare. La larghezza alla bocca misura m. 0,082, la larghezza massima m. 0,125, quella dell'esterno del fondo m. 0,076, l'altezza m. 0,135. La prima serie di legature orizzontali principia a m. 0,02 sotto l'orlo del vaso, la seconda dista da questa prima per un minimo di m. 0,038, ed un massimo di m. 0,042, la terza dalla seconda per un minimo di m. 0,036 ed un massimo di m. 0,048, e dal fondo per un minimo di m. 0,03 ed un massimo di m. 0,045.
G) Tazza, con ansa verticale ad anello, scanalata nel mezzo e larga m. 0,018, attaccata al corpo e all'orlo, rovesciato all'infuori, da cui si innalza di m. 0,005. Il diametro, all’ orlo, è di m. 0,084, al fondo, di m. 0,038, il diametro massimo di m. 0,089; l'altezza di m. 0,067.
H) Aulula, coppa senza manichi, a forma di piccola olla, molto panciuta in alto, il cui diametro alla bocca, misura m. 0,074, quello massimo m. 0,101, quello all’esterno del fondo m. 0,045, l'altezza m. 0,087. L'orlo è piatto e la parete grossa m. 0,006.
I) Simpulum, molto largo in alto e stretto in fondo, con troncatura dell’ansa verticale, ad un solo attacco, la quale è larga m. 0,018, e con orlo un po’ ripiegato all'indietro. Il diametro alla bocca è di m. 0,105, quello all’esterno del fondo m. 0,045, la parete è grossa m. 0,007.
L) Ciotola, a sezione conica rovesciata, con punta troncata, orlo lievemente rivolto all’indentro, e fondo rientrante, al quale, nell'interno, corrisponde una rigonfiatura a calotta, a forma di ombilico. Reca traccia delle due attaccature dell’ansa orizzontale, ad anello, con corpo circolare appiattito, di m. 0,014 di larghezza. Il diametro misura m. 0,184, quello all’esterno del fondo m. 0,039, l'altezza m. 0,049, lo spessore della parete da m. 0,004 a m. 0,006.
M) Ciotola, ellittica, cosidetta a barchetta, o supposta lucerna (fig. 17), con anse 0 protuberanze rettangolari, leggermente incavate, sull'asse maggiore. Misura all'orlo, m. 0,10 X 0,118, e, calcolando anche le anse, m. 0,17; il fondo, a forma ovoidale, non perfettamente spianato, è di m. 0,055 X 0,04, l'altezza di m. 0,033, la grossezza della parete di m. 0,007.
N) Capedunculum, ciotoletta, a corpo conico rovesciato, troncato in piano, con orlo arrotondato. L’ansa verticale, ad anello, larga m. 0,007, che s'innalza sopra l'orlo, di m. 0,017, è munita di due appendici o cornetti, appiccicati alla sua sommità, sì da assumere la forma lunata, di m. 0,025 d'apertura. Il diametro della ciotoletta misura m. 0,049, l'altezza m. 0,026, il diametro dell'esterno del fondo m. 0,02.
Tutti questi vasi di terracotta grossolana rossastra, lavorati a mano, e non perfettamente difesi, durante la cottura, dal contatto diretto con fiamme fumose, hanno la superficie in gran parte coperta di patina nerastra a lucentezza di cera, come i vasi congeneri trovati nelle necropoli italiche a cremazione dell'età del bronzo e della prima età del ferro.
4° Rapporto di Giacomo Boni sull'Esplorazione del sepolcreto al Foro romano.
La superficie del terreno compreso fra le tombe G, I, K, precedentemente descritte, e la sostruzione imperiale che limita lo scavo del sepolereto sul lato opposto alla Sacra Via, presentava alcune ineguaglianze di colore e di compattezza che non tardarono a rivelare la esistenza di un gruppo di tombe, le quali sembravano compenetrarsi una nell'altra. La esplorazione ha messo in chiaro trattarsi di due tombe a fossa, L, M, le quali avevano alquanto danneggiato il pozzo e parte del dol una più antica tomba a cremazione N, e di una piccola tomba a fossa O, rasata dalla sostruzione imperiale.
Tomba a fossa L
Fu scavata dentro un'insenatura del terreno che doveva com- prendere la testata della tomba J, troncata dalla tomba I. Questa insenatura, simile ad altra che esamineremo in appresso, parrebbe dovuta, in parte, allo scavo iniziato da qualche seppellitore alla ricerca di un terreno libero; ovvero all'opera di scava- tori di terra argillosa, utile alla manipolazione di vasi funebri, quando il sepolcreto dovette essere abbandonato; e in parte agli adattamenti subìti nella età monarchica dalla superficie del terreno, quando si era, verisimilmente, dimenticato che racchiudeva vecchie tombe, e si praticarono le insenature dei fondi di capanna, o fu attraversato da pozzi-cisterna, per raccoglier l’acqua piovana, a cui le tombe abbandonate servivano da filtro.
La fossa della tomba L ha pianta rettangolare, con l'asse maggiore in direzione da nord-est a sud-ovest, e con pareti inclinate a guisa di schifo. È lunga m. 1,63, larga m. 0,783, ed ha la platea di fondo a m. 10,68 sul livello del mare. Conteneva otto scheggioni di tufo grigio verdiccio cinereo, e di tufo leucitico, che misuravano, da un minimo di m. 0,10 ad un massimo di m. 0,80 di lunghezza: uno circa nel mezzo, quattro, l'uno appresso all’altro, disposti in fila, secondo l’asse maggiore, che potevano costituire un avanzo di parzes caementitius interposto fra il cadavere e la fossa; altri tre, un pò più discosti da quello centrale, si trovavano, senza ordine, sul lato opposto della fossa.
Dello scheletro, che doveva essere di un neonato, nessuna traccia. Sotto gli scheggioni mediani stavano frantumati due vasetti e Ja platea di fondo della fossa presentava evidente, alla estremità nord, e per oltre un quarto della superfice totale, una pellicola bruno-gialliccia e pulverulenta, caratteristica della decomposizione della pece, di cui molte tracce rinvenni sulle pareti interne e, specialmente, nel fondo di grandi vasi grossolani d’uso domestico, negli strati primitivi del Foro. Scaldato un frammento di questa pellicola, si fuse in una massa nero-lucida, che bruciò esalante odore di pino. C'e traccia di un'armilla, del diametro di m. 0,07, a due fili di cima impuro, ritorti insieme. Ne potei raccogliere tre frammenti, la cui sup è parte nascosta, parte corrosa da ossidi azzurrognoli e rossicci. La grossezza dei dne fili o cordoncini riuniti, è di mm. 7.
I due vasetti, frantumati sotto gli scheggioni di tufo, ma che poterono venir quasi interamente ricomposti, sono i seguenti: a) Piccolo skyphos, in terracotta, di forma semiovoidale, con due anse opposte, a fondo piatto; alto m. 0,07; diametro della bocca m. 0,083. Le anse, con doppia attaccatura, sono impostate sotto l'orlo, quasi orizzontalmente. Decorazione incisa. Intorno all'orlo, interrotte dalle anse, tre linee circolari, e una a zig-zag, irregolare. Su ciascun lato della pancia, al centro, una palmetta a tre petali (in una di esse il petalo centrale è sdoppiato in alto), sorgenti da un dischetto, messo su di una specie di piede a larga base.
Dai lati del dischetto partono due appendici corrispondentisi, ricurve verso l'alto, e terminanti a volute in una delle palmette, nell'altra a teste d'uccello con lungo rostro. Terracotta cinereo-rossiccia; superficie bene affumicata e lustrata. Il vaso è molto danneggiato, e rotto in numerosi frammenti, e vi mancano alcune parti del labbro. Una delle facce è scabra, forse per prolungata azione dell'acqua. Lievi protuberanze alla superficie. b) Vaso, analogo al precedente, ma senza palmette; dimensioni minori, e più danneggiato. Alt. m. 0,065, diametro della bocca m. 0,08.
Non trovandosi traccia alcuna di avanzi scheletrici è probabile che il bambino sotterrato nella tomba L fosse di assai tenera età; forse il cadaverino fu steso sopra quella parte della platea, che conservava tracce di impeciatura. La presenza di due soli vasi di terracotta nella parte centrale della tomba, farebbe, a sua volta, supporre che l'area vuota fra essi e i piedi della fossa potesse contenere qualche altro vaso od oggetto di legno dolce e d'altre sostanze facilmente decomponibili, che non la- sciarono traccia alcuna, come non ne lasciarono le vesti, anche nelle altre tombe meglio conservate. Tomba a fossa M. Ha pianta rettangolare, allungata, con due lati alquanto allargantisi in curva, all'esterno.
L'asse maggiore, in direzione da sud-est a nord-ovest; è lunga m. 1,50, larga circa m. 0,55, profonda, in media, m. 3,70, a platea orizzontale, che sta m. 10,92 sul livello del mare. La tomba doveva essere originariamente coperta da rozza volta, composta di scheggioni tufacei, che, spostan- dosi, franarono, rompendo o stritolando, qual più, qual meno, i vasi e gli altri oggetti sotterrati insieme col cadavere di un bambino.
Tracce di un tronco di quercia trovaronsi alle due estremità della fossa, ed è supponibile che appartenessero alle testate del feretro, che le condizioni sfavorevoli del terreno, scavato a poca profondità, possono aver contribuito a distruggere nella parte mediana, assottigliata per renderlo concavo.
Tolta la terra ed alcuni degli scheggioni di tufo franati, apparvero una coppa e una oinochoe, all'angolo est della fossa; una piccola coppa addossata al parietale sinistro del piccolo scheletro; un vaso a due anse, coperto da una larga coppa capovolta, in vicinanza dell'angolo nord, e un'altra coppa, ai piedi del bambino, con l'ansa a lui rivolta.
Parecchi sono gli scheggioni di tufo che, da una misura minima di m. 0,15 x 0,12^X0,12, giungono ad una lunghezza massima di ra. 0,35. Vi sono rappresentate parecchie qualità: un blocco di lapis gabinis, del tipo che si cava nella valle del peperino al nord di Roma, sulla intersecazione della via Flaminia, fra il quarto e il quinto chilometro; un blocchetto di tufo nero, a leuciti, tufo di passaggio fra le pozzolane nere e il tufo lionato del Campidoglio; due varietà di tufo marrone.
Inoltre due frammenti di concrezioni tartarose, di cui uno molto compatto, che misura m. 0.40 X 0,27 X 0,15. Un blocco di tufo giallo-rosso, del tipo di Monteverde, stava sotto alla larga coppa capovolta, sopra ricordata. Pochi avanzi scheletrici, rimasti in situ parte del cranio, cioè, e del femore destro — di bambino o bambina, inumato, in posiziono supina, e con la testa rivolta a nord-est, con le braccia probabilmente incrociate sul petto e con varie armille ed altri oggetti di ornamento, fermati sulla veste per mezzo di fibule. Si distinguono bene le ossa parietali, fra loro disgiunte, e i denti. Questi sono presentemeiite in numero di ventitré, dei quali alcuni della dentizione definitiva.
Sul davanti ci sono gli incisivi da latte. Il loro smalto, già molto usato e forato, dà la certezza che il bambino si nutrisse di sostanze solide. È probabile che si tratti dello scheletro di un bambino di tre o quattro anni. A destra ed a sinistra della testa, verso le regioni uditive, rimangono al loro posto gli orecchini d'ambra.
Le armille sono quattro; due sulla parte alta del petto, in posizione orizzontale, e in modo quindi che corrispondevano, presso a poco, sui due seni: una terza era poco al disotto di quella posta sul seno destro; una quarta, piccolina, a destra di quella posta sul seno sinistro, e saldata ad essa dall'ossido e dalla concrezione. Ciascuna delle due prime passa tra l'arco e l'ardiglione d'una fibula che, evidentemente, serviva a tenerla legata al vestito; la terza è affidata a due fibule; la quarta era del tutto libera, e, sia per questa ragione, sia per essere molto piccola e quindi ben conveniente al polso di una bambina e sia ancora perchè sta al posto, ove è verosimile che stesse il braccio sinistro del cadaverino, è credibile che cingesse il polso sinistro di questo.
Più giù, al disotto della terza armilla e in modo da corrispondere tra il basso ventre ed i femori, due grandi cerchi metallici, a corpo schiacciato, intersecantisi; quello a destra del cadaverino, era fermato sul vestito da due fibule; l'altro vedesi del tutto libero; probabilmente però passava anch'esso tra l'arco e l'ardiglione di una fibula, quella cioè con l'arco di ambra, non lontano da esso, e da cui l'avrà staccato un grosso sasso, caduto in quel sito, ed ora rimosso.
Due altre fibule, una delle quali era al centro del petto, tra le due prime armille ricordate, un'altra era più giù, sul lato sinistro, non avevano, probabilmente, altro ufficio, se non quello di tener sospesi alcuni ciondolini, in forma di piccoli tubi, ora sparsi qua e là per la fossa. Tali ciondolini erano, per altro, senza dubbio, sospesi parimenti a quelle fibule, alle quali erano, affidate le armille, essendosene rinvenuti parecchi nella loro vicinanza, e insieme con altri oggettini che ora ricorderemo nella descrizione. La prima delle due ultime fibule ricordate, quella cioè tra le due armille sul seno, posa su di una eonchiglia, che poteva essere trochiforme.
Se l'armilla era appuntata al vestito, dobbiamo supporre, naturalmente, che la conchiglia posasse immediatamente sul petto del cadaverino, di sotto al vestito. Poco più giù, e in modo, forse, da corrispondere sullo sterno del cadavere, una lastrina circolare era ripiegata in due. Un foro a un'estremità, a cui, senza dubbio, ne avrà corrisposto un altro, dalla parte opposta, mostra che anch'essa era appuntata al vestito. Immediatamente presso al cadaverino, e sostenente parte di due cerchi di fibule, stava un frammento irregolare, verde scuro, pesante, di lava di Capo di Bove, o di quel tipo, alterata, che misura m. 0,30X0,165X0,083.
Tomba a fossa M
È situata quasi sul prolungamento, a sud-est dell'asse maggiore, della tomba M. La forma della fossa non può precisarsi; ma i suoi lati dovevano essere disposti, presso a poco, come quelli della tomba M, la quale ne ha forse asportato la estremità a nord-ovest. Solo il lato a sud-est è intero, ed è lungo m. 0,75 circa; di quello a sud-ovest rimane un tratto, lungo m. 0,70 circa; dì quello a nord-est rimane circa m. 0,55. Quest'ultimo forma, col lato a sudest, xm angolo acuto; l'altro forma un angolo quasi retto. A nord-ovest non è traccia del limite della fossa, ma i due lati opposti si arrestano alla distanza di circa m. 0,50. Della profondità della fossa, verso oriente, rimane una altezza di circa m. 0,15; quivi il fondo della stessa, inclinato verso nord-ovest, trovasi a m. 11,78 sul livello del mare.
Lungo il lato nord-est furono trovati tre scbeggioni di tufo, disposti in fila, per la lunghezza di m. 0,48; e un poco più nel mezzo della fossa, verso oriente, un vasetto e poche tracce delle ossa craniche di un bambino: alcuni avanzi di un monile di ambra e perle vitree, disposte in modo da far ritenere che il cadaverino venisse sepolto con la testa rivolta a sud-est, come gli inumati nelle tombe G, K, M, 0, P. I tre scbeggioni, allineati immediatamente l'uno di seguito all'altro, variano da una misura minima di m. 0,10X0,08X0,08, ad una massima di m. 0,22X0,15X0,10. Il tufo è color grigio ferrigno, alterazione locale del tufo compatto terroso marrone, prodotta dal lungo contatto con la terra.
I tufi mostrano qualche traccia di colpi d'ascia, con taglio di m. 0,05 di larghezza. Gli avanzi scheletrici si riducono a pochi frammenti di ossa craniche, ed a qualche frammento di osso lungo. Lo spessore delle ossa eranio!ie mena alla convinzione che, molto probabilmente, esse abbiano appartenuto ad un individuo di tenerissima età: di uno 0 due anni, cioè. Il vasetto ha forma di tazza, in terracotta (fig. 40), a pancia rigonfia, basso collo cilindrico e ansa verticale doppia. Alt. fino alla parte superiore dell'ansa m. 0,085; fino all'orlo m. 0,06; diam. estemo della bocca m. 0,072 in media.
La pancia è decorata di larghe sfaccettature oblique, e di tre bugnette, alquanto asimmetricamente disposte. Il fondo è piatto, l'orlo leggermente inclinato al di fuori; l'ansa, verticale e doppia, è a nastro, impostata sulla spalla e sull'orlo. Terra impura, superficie lustrata a stecca e affumicata. Per qualche rottura osservasi come il fumo sia in parte penetrato nell'interno.
Tomba a cremazione N Con olla-ossuario
Il lato sud-est della tomba L, tangente alla tomba N, ha troncato un segmento del dolio, mettendo allo scoperto alcuni dei vasi funebri in esso contenuti; e l'angolo occidentale della tomba M, l'avrebbe troncata a metà qualora gli scavatori di questa tomba non avessero ristretta la fossa, prolungandola più verso sud-est, per rispettare la tomba antica nella quale si erano imbattuti.
In conseguenza di questi tagli, anche il coperchio di tufo della tomba N era troncato; alcuni frammenti del dolio stavano mescolati a quelli della ciotola-coperchio dell'ossuario, pur essa frantumata; altri pezzi del dolio non fu possibile rinvenire per la ricomposizione completa.
La tomba N, a somiglianza delle altre tombe a cremazione, era costituita da un pozzetto cilindrico, del diametro di m. 1,30, pieno di scheggioni di tufo, riposanti sopra un lastrone o sfaldatura tufacea, ridotta a forma orbicolare che posa sull'orlo del dolio, il quale sta incassato entro un pozzetto del diametro di m. 0,45, scavato in fondo al pozzo cilindrico. Il pozzetto rinchiudente il dolio, ha il ciglio a m. 11,24, e il fondo a m. 10,60 sul livello del mare.
Tolti gli avanzi del coperchio di tufo, l'interno del dolio apparve pieno di piccoli vasi, contenenti vertebre di pesce e costole e altre ossa, probabilmente suine, avviluppati da melma argillosa gialliccia e disposti in giro all'olla-ossuario che conservava, aderente all'orlo esterno, parte del labbro di una ciotola capovolta e posata a guisa di coperchio. Questa ciotola era frantumata; alcuni de' suoi rottami, caduti nell'interno dell'olla, sopra le ossa cremate, presentavano, alla superficie inferiore, una bella colorazione aurea di pirite, dovuta, probabilmente, alla infiltrazione delle acque, che avevano attraversata la fossa della tomba M, ricca di oggetti di rame e di bronzo.
I vasi del pasto funebre posavano sopra le ceneri del rogo, occupanti lo spazio compreso fra il dolio e l'oUa-ossuario, ceneri contenenti qualche favilla spenta e qualche piccola scheggia di ossa cremate.
Nelle ceneri del rogo, tra il dolio e l'olla-ossuario, in prossimità del vaso a barchetta 7 e alla ciotolina 5, sei vertebre, appartenenti alla regione dorsale anteriore, indicate con la sola sommità dell'arco murale, munita dell' apofisi spinosa, molto scheggiata. Una settima è rappresentata da un corpo vertebrale, dimezzato longitudinalmente, con uno strumento tagliente, in modo che presenta traccia di due colpi; uno per la separazione dell'arco, l'altro per il dimezzamento del corpo. Una costola e tredici frammenti di costole, appartenenti, per quanto pare, alla regione toracica anteriore. Frammento di un osso lungo delle estremità.
Al livello superiore del pozzo funebre erano alcuni scheggioni di tufo, di una lunghezza, che da m. 0.20 giunge a m. 0,4.5, di svariate qualità; un blocco di tufo nero-leucitico, molto alterato; due blocchi di tufo grigio-verde-cinereo (lo stesso dello coperture di almeno due dei doli delle tombe esplorate), dei quali uno passa dal nero al nero a leuciti; un blocco di tufo marrone, molto argillificato; tre o quattro blocchetti di tufo, di passaggio fra il cinereo e il nero loucitico. Un frammento di roccia vulcanica.
Il coperchio del dolio è in tufo granulare nerastro, a chiazzette leucitiche. Dentro al dolio stavano due blocchi del solito tufo nero leucitico, di passaggio fra la pozzolana nera e il tufo giallo lionato. Nell'olla-ossuario trovavansi frammenti di ossa di individuo adulto, probabilmente vecchio, con sclieletro robustissimo, molto calcinate, ma non nello stesso grado, e che, di conseguenza, hanno resistito, tanto nei corpi a tessitura spugnosa delle vertebre, quanto nelle ossa compatte delle estremità e delle pareti craniali. La radice di un canino — unico dente rinvenuto — conferma la diagnosi dell'esame delle ossa sull'età dell'individuo. È notabile lo straordinario spessore della parete craniale, che, dopo tutte le vicende subite, può misurare, ancor oggi, otto millimetri. Coste e processi spinosi (neurali) di un carnivoro, di media grossezza, con tutta probabilità canis, e carboni.
Tomba a fossa O
Trapezia, a lati alquanto ricurvi e angoli arrotondati; con l'asse maggiore in direzione da sud-est a nord-ovest, lunga m. 0,83 circa, larga m. 0,35, profonda m. 0,82. Il livello della platea sta a m. 10,95 sul mare. Alcuni sclioggioni di tufo sembrano essere stati collocati a proteggere il cadavere infantile, steso in posizione supina. Gli scheggioni sono cinque, e da una misura minima di m. 0,12 X 0,08 X 0,06 giungono ad una massima di m. 0,15 X 0.13 X 0,06; e tutti, meno uno, recano, in qualche punto, traceie di colpi di piccone. Due scheggioni sono di tufo litoide marrone (alterato in uno), e tre di tufo tra il giallo e il marrone, proveniente dal tufo cireneo, grigio verdiccio. Gli scheggioni sono addossati ai lati della fossa, tre a nord-est — di cui due vicini ed uno distanziato — e due a sud-ovest.
Dello scheletro, contenuto in questa tomba (fig. 59), non rimangono che frammenti delle ossa craniche, alcuni frammenti delle costole e della colonna vertebrale e frammenti, più 0 meno voluminosi, delle ossa degli arti superiori. Troviamo, inoltre, integra, una delle clavicole e una delle scapole, nonché un frammento dell'osso femorale sinistro. Delle ossa craniche abbiamo l'osso temporale destro e il mascellare inferiore, quasi integri. Il mascellare inferiore, però, è notevolmente frammentato, e, in sua prossimità e dentro gli alveoli, si veggono numerose radici dentarie, e qualche dente di latte. L'aspetto di questi organi della masticazione fa pensare ad un individuo fra i due e i tre anni di età.
Due fibule di bronzo, ciascuna su di un omero, mostrano che il cadaverino indossava una veste del tipo del peplo dorico, il quale, come è ben noto, era appuntato sulle spalle. Una conchiglia di Ciprea, vicinissima alla fibula della spalla sinistra, era, senza dubbio, infilata e sospesa all'ardiglione di quella. Rimane a posto unarmilla, puro essa di bronzo, cingente l'omero sinistro, in vicinanza al gomito, e un pezzo arcuato di filamento di bronzo, lungo m 0,128, ingrossato alle estremità, ad una delle quali aderiscono frammenti lamellari, cingenti, in posizione analoga a quella del braccialetto, il gomito destro. Potrebbero essere l'avanzo di una fibula.
Tomba P
A forma rettangolare che, per la curvatura dei lati, e l'arrotondamento delle testate si avvicina a quella ovoidale allungata (figg. 64-67). Asse maggiore in direzione da nord-est a sud-ovest, lunghezza m. 1,85, larghezza m. 0,75, profondità massima m. 0,95, livello della platea a m. 10,24 sul mare. La fossa era rivestita, al basso delle pareti interne, da scheggioni di tufo, una parte dei quali occupante oltre metà della fossa, verso sud-est, serviva d'impostazione ad altri scheggioni che si trovarono franati, ma che dovevano esser disposti a guisa di volta a secco, impostata su parte degli scheggioni, formanti parete in giro al piede della fossa. Qualclie traccia di argilla plastica, color giallo-verdiccio, meno grossolana di quella ottenibile impastando il terreno del sepolcreto, occupava gli interstizi degli scheggioni di tufo che formavano l'imposta della volticella, quasi per dar loro nna temporanea stabilità, specialmente all'estradosso, e dove mancava, le commessure erano turate mediante terra comune. Dagli indizi raccolti, togliendo gli scheggioni della volta franata, mi sono persuaso che questa venisse costruita, prima di collocare il cadavere, facendolo penetrare dalla parte della testa.
Attorno alla fossa, addossati alle pareti, stavano nove scheggioni di tufo marrone, a grana grossa, e due scheggioni di tufo più rosso, a grana più omogenea e fina Gli altri scheggioni, a questi sovrapposti, i più grossi dei quali servivano a formare la copertura, misuravano da m. 0,20 X 0,15 X 0,10 a m. 0,37 X 0,26 X 0,15. Nove di questi sono di tufo schistoso, a vegetali, di colore originario grigio nero, ora bruno marrone; due sono di tufo rosso e uno di tufo incoerente, grigio, costituito di cenere minutissima. Hanno tracce di puntate e scalfitture del piccone adoperato per ispaccarli.
Nel mezzo del lato sud-ovest della fossa trovasi un ciottolo ovoidale calcareoeocenico (pietra paesina, di color bianco, per alterazione); molti consimili sono nella ghiaia del Gianicolo e di Ponte Molle, a quanto mi assicura il prof. Portis; ma non è facile spiegare perchè venisse sepolto accanto alla salma di una giovinetta, sotto la volta a scheggioni tufacei della tomba P.
Tomba a fossa P1
A m. 0,50 dalla testata nord-ovest, e sul prolungamento dell'asse della tomba P. Rettangolare, lunga m. 1,45, larga m. 0,95, profonda da m. 0,28 a m. 0,45; la platea a m. 10,73 sul livello del mare. La fossa era piena di terra nerastra, contenente un'estremità inferiore di un omero di ruminante (forse piccolo bos). La poca profondità della fossa sembra dovuta allo scavo fatto poco dopo l'abbandono del sepolcreto per asportare il terreno argilloso; essendo la tomba a fossa P' meno profonda della tomba a fossa P, potè venire vuotata del contenuto. La insenatura o valletta, formata dai cercatori di argilla, si estende in direzione sud-ovest, sotto la Via Sacra, dove il cavo si approfondisce a scaglioni rampanti di m. 0,45 dove il terreno argilloso diviene più compatto e omogeneo.
Il mucchio o tumulo di terra carboniosa, troncato dal pilone di blocchi di tufo, ivi prossimo e sovrastante al ciglio del cavo, conteneva chicchi di fava e di grano, squame di pigna e frammenti di scodelle e di un dolio. Di più un metatarseo di un vitello, 0 più probabilmente di un cervo, fossile, compreso da tutte le parti dentro il tufo, dalla decomposizione di un pezzo del quale proviene. Le impronte di denti, tuttora visibili sul detto osso, fanno ritenere al prof. Portis che quando non era ancora allo stato fossile, venisse roso alle due estremità articolari, da un lupo o da una volpe. Le terre ed i cocci {frivola) del tumulo mi sembrano avanzi di tombe a cremazione, scomposte dagli scavatori di argilla, e gettati come rifiuto; indizio che il sepolcreto si estendeva alla insenatura della valle primitiva che passa sotto la Via Sacra di fronte alla Regia, sin dove la fanghiglia palustre (lat. are. famieosa) era concrezionata.
Illustrate le tombe A-Y, rimanevano da esplorare le altre sedici, AA-PP, comprese fra le precedenti ed il Carcer, nel terreno declive a sud, verso la Via Sacra, dalla quota 12,66 sul mare alla 10,33. È interrotto da due conche artificiali; una verso nord, di m. 6,50X3,00, clie asportò la parte superiore delle fosse BB, CG, DD e distrusse quasi interamente la JJ; l'altra a sud-ovest, di m. 4X3, in parte colmata da un pilone a cinque file orizzontali di grossi blocchi tufacei.
Forano questo tratto di terreno il pozzo pre-repubblicano XII a nord, i repubblicani Vili verso occidente e XI a sud-est, tagliato dal pozzo XIII che, a sua volta, intercide le fosse delle tombe PP ed OO. Quest'ultimo medioevale, a canna rozzamente cilindrica di rottami marmorei. Le tombe esplorate sono divisibili in cinque gruppi, secondo la posizione reciproca e l'ordine di scavo:
I. Tombe AA, BB, CC, DD, JJ a nord.
II. Tombe EE, FF a sud-ovest.
III. Tombe GG, II, HH verso est al limite del Carcer.
IV. Tombe KK, LL, MM più a sud.
V. Tombe PP, 00, NN.
I. Gruppo
AA) Tomba a fossa leggermente trapezoide, lunga m. 1,90, larga m. 0,94 col fondo alla quota di m. 10,12, e l'asse principale da nord-ovest a sud-est. La parete nord-ovest della fossa è alta m. 1,80; quella sud-est, tagliata dalla conca maggiore, circa m. 0,90. Alle due testate parecchi scheggioni di tufo coprivano il feretro, addossato al lato nord-est, ed i vasi ad esso opposti.
Il feretro, incavato con ascia da tronco di rovere di m. 0,40 di diametro, spaccato a metà in modo da formar cassa e coperchio. La cassa, con la testata volta ad oriente staccata dal resto, ha la lunghezza complessiva di m. 0,97; conteneva pochi avanzi scheletrici. Da questi, indicanti compiuta la dentizione di latte e imminente la definitiva, dall'aspetto e dal volume delle porzioni petroso-mastoidee, il prof. Koncali arguisce che l'inumato non superasse i sette anni di età.
Fra la terra contenuta nel feretro si rinvennero. Arco di piccola fibula bronzea a navicella, costolato al centro e con denti di lupo incisi alla estremità. Altro frammento di fibula, pure in bronzo con arco a castone circolare. Amuleto, e frammento di amuleto a foglie cuoriformi e frammentino cilindrico in ferro assai corroso dalla ruggine. A sinistra del feretro, presso la testata orientale, stava un'armilla di avorio elefantino, sfaldatosi per umidità e successivo disseccamento. Un'armilla simile si rinvenne all'altezza dell'omero sinistro nella tomba I.
Nella fossa i seguenti vasi: 1. Lekythos argivo a corpo sferico; 2. Coppa in terracotta rossiccia; 3. Anforetta in terracotta giallo-bruno; 4. Cantharos in terracotta rossiccia; 5. Cantharos a tronco di cono rovescio, alto collo cilindrico, due anse doppie opposte, impostate sul limite inferiore del collo e sull'orlo; 6. Olla in terracotta rossiccia lavorata al torni; 7. Cantbaros; 8-9. Holkio; 10. Bassa coppa ansata.
BB) Tomba a fossa orientata come la precedente. Ne rimane solo una parte lunga m. 0,70 e larga m. 0,60 circa, con la quota più bassa a m. 11,06. Conteneva avanzi scheletrici, avviluppati da scheggioni di tufo; cranio brachicefalo, grande; metà sinistra della faccia e mascellare inferiore con tutti i denti forti e sani; clavicola destra e due terzi superiori dell'omero sinistro; molti frammenti di vertebre, costole e scapole; l'epistrofeo integro, è voluminosissimo. Secondo il prof. Sgambati lo scheletro deve essere stato di nn individuo maschile di dimensioni e robustezza ragguardevoli.
CC) La fossa, rasa fino al fondo dalla conca maggiore, fra le due suddette è orientata nello stesso modo; lunga m. 2, larga m. 0,65 alla testata nordovest e m. 0,40 all'opposta; sta alla quota di m. 11,10.
Parecchi scheggioni tufacei della volta di protezione erano attorno a residui scheletrici, abbondanti ma in massima parte fratturati. Notevole il piccolo sviluppo dell'omero sinistro in contrasto con lo spessore e la robustezza delle protuberanze corrispondenti alle inserzioni muscolari. Tutto ciò fa pensare al dott. Sgambati che lo scheletro appartenesse ad individuo maschile, fra i 30 ed i 50 anni, con segni di rachitide.
DD) Tomba a cremazione con pozzo superiore, tangente all'orlo della fossa ce, d'un metro di diametro e col fondo alla quota 11,05; nel centro del pozzetto inferiore il dolio -ossuario, contenente i resti cremati e due vasi. Le ossa, commiste a terra ed a ceneri e carboni del rogo, appaiono calcinato completamente; molto frammentate, screpolate, friabilissime, ed alcune annerite dal fumo. Riconoscibili i frammenti del cranio, dei femori e dei corpi vertebrali; gli altri appartengono alle ossa lunghe e piatte. Dallo spessore e dalla dimensione dei frammenti il prof. Roncali desume che il cremato fosse adulto, ma è impossibile riconoscerne il sesso.
Questa poverissima tomba conteneva: 1. Dolio ovoidale di terra impura; 2. Tazza; 3. Ciotola. Nella terra della ciotola vertebre e resti di carne muscolare, forse di sus, lentamente carbonizzata; nella tazza pochissimi cicchi di grano conservati dalla carbonizzazione.
JJ) Tomba a fossa con alcuni scheggioni di tufo, tracce del corredo ed avanzi scheletrici, tra cui la metà inferiore del perone, un frammento di femore ed uno di una costola d'adulto.
Dei vasi, in gran parte ricostituibile, una ciotola del solito tipo a tronco di cono rovesciato con ansa orizzontale; alt. m. 0,053, diam. esterno alla bocca di ni. 0.115. Duo frammenti di olla in terra rossastra, disugualmente cotta, qua e là annerita ulla superficie, con orlo sporgente all' infuori. Fsarola esagonale di terracotta rossiccia, affumicata esternaraeute; alt. m. 0,031 e diam. massimo in. 0,037; simile a quella rinvenuta nella tomba V
2° Gruppo.
Lo compongono le tombe EE, FF, addossate luna all'altra, con gli assi maggiori da nord-ovest a sud-est.
EE) Fossa quasi ovoidale, con l'orlo verso sud distrutto; è luuga m. 1,25 e larga in alto m. 0,65, in basso m. 0,50; col fondo alla quota 11,16.
Nella fossa sparsi rottami dei seguenti vasi, in parte ricostituibili: 1.Dolio di terra rossiccia, impura, ad alto orlo infuori, di forma ovoidale; 2.Rozzissima ciotola a cono tronco rovesciato, mancante dell'ansa orizzontale; 3. Tazza di tipo laziale ad ansa bifora, in terracotta rosso-bruna, annerita alla superficie; 4. Frammento di vasetto conico a labbro rientrante.
Mescolate alla terra ed ai frammenti fttili, le ossa, appartenenti a porzione petroso-mastoidea di nn temporale, ad uno dei processi condiloidei del mascellare inferiore, sette frammenti del cranio, forse parietali, frontali, squame dei temporali ; tre frammenti dell'osso occipitale, uno della branca orizzontale destra del mascellare inferiore con due premolari non definitivi ed un molare non ancora fuoruscito, probabilmente l'interno che spunta al settimo anno di età; quattro premolari, due canini ed un incisivo da latte; quattro germi incisivi, due canini ed un molare della dentatura definitiva. Il prof. Roncali conclude che l'inumato, di sesso non determinabile, aveva cinque o sei anni.
FF) Fossa rettangolare, lunga m. 1,30 e larga ra. 0,80, col fondo alla quota di m. 10,48; quattro scheggioni di tufo erano disposti due a ridosso del lato occidentale, e due parallelamente ai primi presso il lato sud.
1. Dolio frammentato, ricostituito in parte; 2. Sopra uno scheggione al lato occidentale posava una tazza ad ansa bifora, con impressioni elissoidi verso l'interno del vaso; 3. Frammento di tazza ed ansa bifora in terracotta rossiccia, a superficie nera lucidata; 4. quattro fibule in bronzo.
3° Gruppo
Le tre tombe sono disposte in modo che il centro della tomba a cremazione GG trovasi quasi sull'asse della fossa HH, diretta da nord-ovest a sud-est, mentre l'asse, della fossa II, che separa le altre due, è quasi perpendicolare a quello della HH.
GG) Il pozzo cilindrico, del diam. di m. 0,90 circa, dalla quota 12,26 alla 11,82, riempito di scheggioni di tufo, uno dei quali, più voluminoso ed arrotondato, e di m. 0,50 circa di diametro, formava coperchio al dolio, posto entro un pozzetto più piccolo, scavato nel fondo della fossa. Conteneva: 1. Dolio; 2. Urna-capanna di terracotta rossastra.
HH) Tomba a fossa, in piccola parte tagliata dalla II, nella rimanente lunga m. 2,16 e larga m. 0,80; il fondo alla quota di m. 11.77 e l'asse principale da sud-est a nord-ovest. Per circa un terzo della lunghezza all' estremità sud-est si prolunga sotto il muro di cinta del Career. Quivi notasi un segmento di cerchio di terreno più molle, forse del perimetro d'un' altra fossa.
Ninna traccia di volta tufacea. Lo scheletro ha il capo a sud-est, e presso i piedi i vasi seguenti: 1) Orciuolo nella forma del vaso di Villanova, ma ad ansa verticale; 2) Ciotola a tronco di cono, orlo rientrante, della solita terra argillosa grosso lana a superficie male annerita; 3) Ai piedi della fossa, caduta sopra la terra della tomba seguente, giaceva una tazza ad ansa bifora con base a cono tronco, corpo rigonfio, alto collo, orlo infuori.
II) Tomba ad inumazione lunga m. 1,90, larga superiormente m. 1 e sul fondo m. 0,80, alta m. 0,90, con l'asse da nord-est a sud-ovest. La volta di protezione, in scheggioni tufacei, era quasi completa ma avvallata; gli scheggioni d'imposta poggiavano su un rialzo di terra alto m. 0,20 circa e lai-go altrettanto. La quota più bassa è a m. 11,35 (fig. 23).
Lo scheletro, rannicchiato, aveva la testa volta a nord-est, presso la quale erano due vasi, mentre gli altri si rinvennero al disotto. I vasi contenuti nella tomba erano i seguenti: 1) Anfora di terra impura, rossiccia, lavorata a mano, annerita alla superficie; 2) Orciuolo di tipo Villanova; 3) Tazza ad ansa bifora; 4) Ciotola umbilicata; 5) Ciotola a cono tronco; 6) Anforetta.
Mescolati alla terra avviluppante le ossa, specialmente verso le spalle, numerosi grani di ambra bruna, bastevoli per una collana, in maggioranza tondeggianti, alcuni a forma bipiramidale schiacciata ad angoli smussati e vertici tronchi, ed altri oliviformi. Tre pendagli in osso, per forma e decorazione simili a quelli della tomba 66, completavano probabilmente il monile.
4° Gruppo.
Circa m. 3 a sud-ovest del precedente, è costituito da una tomba ad inumazione, e da due d' infanti sepolti entro dolii.
KK) Tomba a fossa situata per metà dentro il Career, orientata da sudest a nordovest come la tomba HH ; lunga m. 3,20 circa e larga verso sud-est m. 0,90 e alla parte opposta m. 1,10; la quota del piano inferiore è di m. 11,12 e l'altezza della fossa m. 0,66 in media.
La volta di protezione fu trovata assai incompleta. Otto vasi formavano il corredo funebre, tre intorno alla testa volta a sud-est, uno presso il femore sinistro e gli altri all' estremità inferiore. Dello scheletro poche ossa in cattivo stato, e cioè otto vertebre, la rocca del temporale destro, un frammento di volta cranica, il corpo del mascellare inferiore, una parte della branca montante di sinistra.
Il corredo funebre era costituito dai seguenti fittili: 1. Ciotola di terracotta rossicci; 2. Ciotola; 3. Frammenti di vaso; 4. Ciotola a tronco di cono; 5. Grande anfora di terra grigiastra impura; 6. Tazza ad ansa bifora; 7) Olla a cono tronco; 8) Attingitoio.
LL) Tomba a dolio, con l'asse maggiore da nord a sud e la bocca a nord, chiusa da una tegola rettangolare, di m. 0,51 X 0,41, in rozza terracotta rossiccia, grossa m. 0,019, con bordi rialzati, alti m. 0,025, ai lati lunghi, dentati ad una estremità essendone stata asportata una piccola parte prima della cottura. Una simile tegola copriva il dolio della tomba F (').
Il dolio, o meglio doliolum, di terracotta rossa ordinaria, con macchie nerastre alla superficie, ha forma ovoidale, fondo piatto ed orlo rovesciato infuori, e la bocca alquanto schiacciata. È lavorato a mano, come provano le asimmetrie del corpo, alto m. 0,42, con diain. esterno della bocca m. 0,32, del fondo m. 0,16. I resti scheletrici inumati, appartenevano ad individuo nato forse al settimo od ottavo mese di vita intrauterina.
MM) Dolio alla quota di m. 11,90, con l'asse normale al precedente e con la bocca rivolta verso ovest. Delle ossa quivi sepolte riconoscibili alcuni frammenti petroso-mastoidei, di costole ed ossa lunghe, di un infante che non superava i due anni di età.
Il dolio, ovoide, lavorato a mano, fondo piatto ed orlo sporgente in fuori, in terracotta impura, rossiccia, con tracce di affumicamento. Dappresso una tazzetta ad ansa bifora, ventre ingrossato, decorato di tre bugne, a collo piuttosto alto e diritto, lavorata a mano, lustrata a stecca ed annerita irregolarmente.
5° Gruppo
NN) Doliolo con l'asse da nord-est a sud-ovest e bocca a nord-est, coperto da tegola. Poggiava sul terreno alla stessa quota della MM e al di sopra dell'estremità sud-est della tomba susseguente 00. La tegola, identica per forma e tecnica a quella della LL. Il doliolo, ovoidale, è in terracotta rossiccia, a largo orlo rovesciato in fuori e lavorato al tornio.
Fra le ossa, frammiste ai resti di altri vertebrati {bos molto giovane ed ovis), due frammenti della porzione petroso-mastoidea di ambo i lati, appartenenti a giovanissimo individuo, forse neonato.
OO) Di questa tomba ad inumazione resta una parte lunga m. 2,00, larga in alto m. 0,90 ed in basso m. 0,80; fossa alla quota di m. 11, alta m. 0,70: diretta da sud-est a nord-ovest e tagliata all'angolo nord dal pozzo repubblicano IX e dal medioevale XIII. Lungo le pareti pochi scheggioni di tufo allineati, probabilmente volta di protezione, e nel mezzo, molte ossa umane alla rinfusa.
PP) Tomba ad inumazione, lunga m. 2,40, larga in alto m. 0,90 ed in basso m. 0,80, con l'asse piuttosto curvilineo diretto da nord-ovest a sud-est: il lato nord-ovest ad arco acuto, quello a sudest fu distrutto dal pozzo medioevale XIII; il piano della fossa è alla quota di m. 10,80 e la sua altezza e di m. 1 circa. Verso la metà dell'orlo sud-ovest una fossetta ovoide larga m. 0,25, lunga m. 0,40, profonda m. 0,50 circa, col fondo alla quota di m. 11,47 e l'asse maggiore quasi ad angolo retto con quello della tomba PP.
Sull'orlo nordest, dirimpetto alla suddetta fossetta, alcuni seheggioni di tufo entro un'incavatura del terreno, probabilmente residui d'altra sepoltura. Ricoprivano la tomba PP grossi seheggioni di tufo, mentre schegge più piccole ne formavano l'imposta. Nella parte centrale della fossa giaceva uno scheletro con la testa volta a nord-ovest, ed otto vasi.
Il cranio, schiacciato lateralmente, che sporge per la parte superiore sinistra, è di piccole dimensioDi, con la regione sopraorbitale sinistra totalmente spianata. Si scorgono le ossa dell'avambraccio sinistro, l'omero di destra per la prima metà inferiore, i femori e le due tibie discretamente conservati, esili, ma armonicamente sviluppati e che fanno pensare ad un adolescente, forse di sesso femminile.
I vasi, due presso il capo, gli altri lungo la destra, sono: 1) Tazza ad ansa bifora; 2) Ciotola umbilicata; 3) Vaso globoso schiacciato; 4) Ciotola leggermente conica; 5) Grossa coppa conica; 6) Anfora a largo corpo globoso; 7) Anfora simile alla precedente; 8) Ciotola laziale.
Giacomo Boni
Le tombe del sepolcreto appartengono ad un villaggio arcaico dell'età del Ferro (X-VIII secolo a.C.) situato probabilmente alle pendici del Palatino o del Campidoglio.
1911
Sepolcreto del Foro romano: Tombe HH, II, GG
1911
Sepolcreto del Foro romano: Tombe AA, BB, CC, DD
1911
Sepolcreto del Foro romano: Tombe KK, NN, OO, PP
1910
Necropoli del Foro romano
1906
Sepolcreto del Foro romano: Tombe Q R S
1906
Sepolcreto del Foro romano: Tombe T S
1906
Sepolcreto del Foro romano: Urna U e Tomba Q
1906
Sepolcreto del Foro romano: tombe B V X
1906
Sepolcreto del Foro romano: Tombe X e Y
1906
Sepolcreto del Foro romano: Tomba Y
1905
Sepolcreto del Foro romano: Tombe L N M
1905
Sepolcreto del Foro romano: Tombe P O
1905
Sepolcreto del Foro romano: Vasi delle Tombe M N P
1905
Sepolcreto del Foro romano: Corredo della Tomba M
1903
Pianta della Necropoli del Foro romano
Bullettino della Commissione archeologica comunale di Roma
1902
Vasi della tomba arcaica scoperta al Foro Romano
1902
Tomba a cremazione nel Foro Romano