Codice identificativo monumento: 12135
L'archeologo Giacomo Boni scopre una sepoltura arcaica durante gli scavi al Foro:
"Sterrando nell'angolo sud-est del Tempio di Antonino e Faustina, a quattro metri di profondità dal piano della Sacra Via, e a metri 1.15 dalla platea di fondazione del Tempio stesso, si rinvenne una tomba primitiva a cremazione. La tomba è composta di un dolium, in terracotta rossastra, coperto da un coperchio di tufo cinerino, doglio che era accomodato in un cavo del terreno è stretto, alla bocca, con una macera di pezzi di tufo della stessa lità.
Contiene nove vasi: un olla o cinerario, quasi interamente riempito coi resti del cadavere che aveva subito una completa cremazione tanto che le ossa sono ridotte a minuti frammenti e fuso lo smalto dei denti. Vi sono due vasi, con rilievi imitanti lo corde e le legature di cuoio dei vasi primitivi, una coppa, a forma di olla, una tazza ansata, tre ciotole ed una ciotoletta. Il cinerario ha il coperchio in forma di tetto di capanna laziale, con l'imitazione, a rilievo, della ossatura a travi, come era l'uso degli abitanti primitivi del Lazio.
Un folla di curiosi è tutto il giorno sul posto degli scavi; tutto il giorno è un pellegrinaggio di stranieri, di autorità. Anche S. M, il Re, accompagnato dal ministro Nasi, si è recato per la seconda volta al Foro Romano, interessandosi vivissimamente alle scoperte colà avvenuto specialmente a questa ultima."
Relazione di Giacomo Boni sulla Scoperta di una tomba a cremazione, nel Foro Romano.
Mentre, necessario preludio all'esplorazione dell'ingresso orientale del Palatino, rintracciavo la Summa Sacra Via, penetrai negli strati infimi della valle del Foro a cercarvi qualche vestigio di primitive necropoli.
I tentativi fatti lungo il clivo della via Sacra fallirono, incontrandosi a poca profondità il terreno vergine di calcare incoerente sabbioide e le esplorazioni iniziate alla base dello stesso clivo, tra il tempio di Romolo e quello di Antonino e Faustina, vennero ben presto ostacolate dai fondamenti del caseggiato e dalla fitta rete di cloache repubblicane, troncate dalla cloaca imperiale d'opera reticolata di tufo, da numerosi pozzi d'acqua, ed ultimamente dal corridoio e dalle celle del carcere all'ingresso orientale del Foro.
La esplorazione iniziale venne quindi ristretta ad una piccola area, compresa tra la testata destra della facciata del tempio di Antonino e Faustina, il muro laterizio della scalea a volta rampante, addossata allo stilobate del tempio medesimo, un pozzo repubblicano ed un muricciolo di fondazione, a blocchi di tufo.
Anche se infruttuosa, questa esplorazione mi serviva a determinare la struttura dei fondamenti del tempio, costruiti di pietrisco, il quale conserva ancora traccia della sbadacchiatura a travette verticali di castagno, e tavolato orizzontale di abete. Ma, iniziato lo scavo di esplorazione da una massicciata in tufo, poco sotto al livello della via Sacra imperiale, di fronte all'estremità orientale dello stilobate reggente il portico del tempio suddetto, potei identificare i seguenti strati, il sesto dei quali mise alla luce una tomba a cremazione:
I. Strato di terra di riempimento, grosso circa m. 0,50.
II. Strato di terra, spesso circa m. 1,12, contenente: Frammento d’orlo di una tazza aretina, ornato esternamente con striature poco profonde ed equidistanti. Alcuni frammenti di orciuoli di terra figulina bianchiccia. Frammento di ciotola etrusco-campana con bolli a palmette. Fondo di altra ciotola, con bollo a rosetta. Ciotoletta etrusco-campana, con bordo rovesciato. Varî frammenti di ciotole di bucchero. Frammento di tazza di bucchero con ansa a nastro, attaccata vicino al piede. Vasettino, a forma di olla, con anse orizzontali di terracotta molto rozza. Rottami di olle grossolane, a superficie levigata, talvolta annerita. Frammento di un'ansa orizzontale ad anello, lavorata esternamente a forma rettangolare, ed appartenente ad una grande olla. Frammento d'orlo di un dolio. Scheggie di grandi ossa, probabilmente taurine.
III. Straterello irregolare di terra scura carboniosa.
IV. Massicciata, grossa m. 0,70, contenente scheggioni di tufo rosso litoide.
V. Straterello irregolare di terra sabbioso-argillosa. olo VI. Strato di terra scura contenente qualche scheggione di tufo e concrezioni calcareo-sabbiose, il quale, a m. 0,45 di profondità, nascondeva una specie di lastrone, quasi circolare, di cappellaccio di tufo, rotto in più pezzi. Alzatone un frammento, constatai che questo lastrone copriva un dolio di terracotta, contenente un'olla piena di ossa cremate, circondata da altri vasi, i quali feci tutti disegnare a posto, dopo averli liberati superficialmente della melma argillosa che li nascondeva.
L'importanza del ritrovamento mi ha indotto a dedicare subito ogni cura allo studio della tomba scoperta, riserbando le conclusioni d'ordine generale a quando le esplorazioni ulteriori negli strati più profondi della valle del Foro Romano e sulla vetta primitiva del colle Palatino avranno fornito altri dati di fatto per vivificare quel barlume di luce, che già comincia ad illuminare dinanzi a noi le più remote origini della città eterna.
Ho potuto intanto constatare che il dolio era stato incassato entro una fossa 0 pozzetto, scavato nel terreno, che in questo punto (m. 10,63 sul livello del mare) brlavà il fondo paludoso della valle. Il pozzetto aveva m. 0,60 di diametro massimo è m. 0,45 di profondità; ed essendo alla bocca alquanto più largo della parte superiore del dolio, una volta collocato questo a posto, era stato colmato, nello spazio rimasto vuoto, di rottami di tufo.
Il dott. Alessandro Portis, professore di geologia e di paleontologia nella R. Università di Roma, mi ha gentilmente aiutato a studiare il terreno in cui stava sepolto il dolio, terreno il quale è prodotto dalla decomposizione del tufo, di cui conserva numerosi eristalli di augite e granellini di piromaca, ed alcune piccole concrezioni calcaree; è argilloide, molto grasso, di colore bruno intenso, poco plastico, e solcato in ogni direzione da fori tortuosi, rivestiti di patina ora carboniosa ed ora calcarea, e che presumibilmente si debbono, per la massima parte, al passaggio di piccoli vermi, od anche a fibre radicali della vegetazione superiore; la viscosità è forse dovuta alla presenza di alcali, i quali potrebbero essere ammoniacali o potassici.
Questo terreno, formato dal dilavamento del tufo, contiene inoltre qualche pezzetto di carbone e di vasi fittili, in guisa da far ritenere che le alture rocciose circostanti fossero già abitate quando le acque lo asportavano da queste, in forma di fanghiglia, per depositarlo giù nella valle primitiva. Era invero tradizione che il fondo di questa valle, tuttora acquitrinoso, fosse lacustre, anzi costituisse una vera palude profonda.
La tomba ora ritrovata appartenne verosimilmente ad una necropoli, ma, poichè il muro di fondazione della facciata del tempio di Antonino e Faustina penetra sino a m. 9,53 sul livello del mare, e quindi a m. 1,10 sotto l'orlo della tomba, è evidente che se quella primitiva città dei morti si estendeva sotto l’area di poi occupata dal tempio, essa dovette venire in gran parte distrutta.
Il terreno su cui posano i fondamenti suddetti, somiglia ancora a quello entro il quale stava incassato il dolio, sebbene siano molto più rare le perforazioni dovute forse a vermi ed a fibre radicali. Anzi, tale continua ancora a m. 8 sul livello del mare (m. 2,60 sotto la superficie superiore della tomba, cioè a m. 1,50 sotto il muro di fondazione del tempio), solo presentando di particolare una certa quantità di detrito di tufo rosso decomposto.
A m. 7,23 sul livello del mare si è rinvenuto un frammento di grande vaso, il quale avendo la pellicola esterna sfaldata, mostra numerosissimi i cristalli di sanidino e di augite e le scoriette vulcaniche; sembra impastato di tufo decomposto, reso schistoso per la lavorazione della massa e la lisciatura della superficie.
A m. 6,58 sul livello del mare (m. 4,10 sotto l'orlo del dolio), il terreno si presenta di un colore più cinereo, ma contiene ancora pezzetti di carbone e frammenti di tufo rosso.
A m. 6,58 sul livello del mare, il terreno conteneva due frammenti di vertebra di un grosso ruminante (cervo?), ai quali aderiscono traccie di carbone.
A m. 5,98 sul livello del mare (m. 3,60 sotto i fondamenti del tempio), il terreno presenta l'aspetto di una fanghiglia assai compatta, per l'argillizzazione completa degli elementi tufacei.
Avendo raggiunto la profondità di m. 3,60 sotto i fondamenti del tempio di Antonino e Faustina, ho dovuto sospendere l'esplorazione, perchè il terreno, sottoposto ad una pressione enorme, cominciava a risentire gli effetti delle abbondantissime infiltrazioni d'acqua. Però ho già iniziato una esplorazione stratigrafica in prossimità dell'Heroon di Romolo, a 86 metri di distanza dal tempio antoniniano, coll'intento di raggiungere il terreno vergine, e qui alla quota di m. 10,26 sul mare, vale a dire a livello del fondo della tomba arcaica (ma relativamente qualche metro più basso se si tiene conto della declività della valle primitiva), ho già rinvenuto un frammento di vaso italico, a parete grossa m. 0,013, con superficie graffita. a linee x leggermente curve e quasi parallele, separate da una fascia liscia; i solchi del graffito ; presentano una dentatura obliqua, a guisa di sega, avente le punte distanti due millimetri una dall'altra e che sembrerebbe improntata da una funicella, alquanto logora, composta di due fili di metallo ritorti.
A m. 8,90 sul livello del mare il terreno comincia a divenire arenoso e a contenere ghiaie e concrezioni calcaree; a m. 8, 21 è frammisto a grande quantità di cristallini di augite, e fino a m. 7,80 non si trova quasi altro che ghiaie, riposanti su terreno argilloso augitico. La sepoltura, al vuotamento della quale volle compiacersi anche il prof. Pigorini, direttore del Museo preistorico romano, primo autore ed apostolo convintissimo dell'idea che si dovesse scoprire una necropoli palatina di cremati, comprende le seguenti parti:
A) Coperchio di cappellaccio di tufo granulare grigio-verdiccio, schistoide, a vegetali; questo materiale venne probabilmente cavato dal Palatino ove si trova sovrapposto al calcare coerente gialliccio. Fu lavorato in direzione quasi parallela alla schistosità, dandogli una forma lenticolare, del diametro di m. 0,66. Lo spessore misura, al centro, m. 0,16, ed alla periferia si assottiglia fino a m. 0,033. La superficie superiore di questo coperchio, leggermente convessa, è logorata dall'uso o dalle intemperie; quella inferiore, leggermente concava, conserva evidenti traccie, ancor fresche, di colpi d’accetta, a lama larga m. 0,03. Di questo tufo sono pure i rottami posti come colmatura tra la periferia della fossa e il collo del dolio, e sui quali poggiava l'orlo del coperchio.
B) dolium; grosso vaso a due manichi orizzontali ad anello, applicati lateralmente sopra al rigonfiamento superiore del corpo, e dei quali non rimane che la troncatura. Il diametro all'orlo misura m. 0,485, alla bocca m. 0,365, al fondo m. 0,24; lo spessore medio della parete m. 0,012. L'orlo è un pò rovesciato. all'infuori, largo circa m. 0,04, grosso m. 0,015. Il vaso è di terracotta rossa, forte, con la superficie lisciata a piccoli colpi di stecca, annerita in gran parte e in qualche punto abbrustolita da colpi di fuoco.
C) aula; olla-ossuario, d'argilla rossa, di fattura e cottura eccellenti, larga alla bocca m. 0,138 e nel mezzo del corpo m. 0,275, alta m. 0,255, a parete grossa da m. 0,007 a m. 0,009. Ha l'orlo rovesciato all'infuori, largo m. 0,038, e con un diametro di m. 0,202; il piede, circolare, è di m. 0,12 di diametro. Conserva intatte le anse laterali, orizzontali, ad anello, decorate a dentature ondulate, d applicate lateralmente alla parte superiore del corpo del vaso per mezzo di un bastone rotondo, così da lasciare aperto il foro che ha m. 0,019 di diametro. In giro alla superficie esterna del vaso si osservano le traccie della steccatura, dapprima orizzontali e poi verticali, che però hanno lasciato sussistere qualche lieve pl beranza. L'olla, fino a m. 0,08 dalla bocca, era piena di frantumi di ossa, alla cui superficie, ove s'era infiltrata per pochi centimetri di spessore alquanta terra argilloide, giaceva, caduto dentro per la rottura del coperchio di tufo, l'ipopiastrone destro di una testudo graeca, lo xyphiopiastrone corrispondente, ed altri frammenti di scheletro dello stesso individuo, assai giovane e poco voluminoso.
La terra che circondava la tomba conteneva anche due vertebre prime dorsali, ed un frammento di carapace di un'altra tartaruga, ma voluminosissima. Sotto questo strato superficiale, invaso dalla fanghiglia argilloide, i frammenti di ossa combuste erano sciolti e senza avanzo di ceneri o traccia alcuna di metallo; il loro lavaggio accurato permise solo di rinvenire due chicchi di grano (triticum vulgare), probabilmente farro, e tre di una specie di fava (vicia faba), non più grossa. della cicerchia, conservati dalla carbonizzazione.
Il prof. Portis mi ha assistito anche per il vuotamento graduale dell'oltrailii raria, constatando che l’ossi/egium non aveva seguito un ordine determinato, poichè le ossa si trovavano mescolate confusamente. Ecco quanto ebbe a notare ed a dichiararmi come risultato di un'osservazione preliminare: « Tutte le parti dello scheletro sono riscontrabili nei minuti frammenti in cui le ossa sono state ridotte: frammenti della parte segmentale del cranio, frammenti della base del medesimo, parte facciale, arcata orbitale i denti rappresentati da numerose radici di tutte le specie dei medesimi, incisivi, canini, premolari e molari, sì superiori come inferiori; numerosi corpi vertebrali; riconoscibile, all'apofisi odentoide, la vertebra asse; testa articolare dell'omero, frammenti del medesimo, frammenti dell'ossa dell’avambraccio; testa articolata dei femori, frammenti della diafisi dei medesimi, frammenti delle ossa della gamba, qualche ossicino del tarso, una falange di dito che non è il grosso.
Risulta molto probabile la raccolta accurata di tutti i residui di una cremazione estremamente spinta di un solo individuo umano, sicuramente adulto, di robustezza di scheletro non superiore alla media moderna, e di cui, essendo saltate tutte le parti coronali dei denti per l’effetto del fuoco, non si può dir nulla se, oltre ad esser adulto fosse anche molto vecchio ».
Il dott. Demetrio Roncali, professore pareggiato di patologia chirurgica nella R. Università di Roma, ha gentilmente compiuto la separazione delle ossa cremate, stabilendo la identificazione di alcuni frammenti del cranio, della colonna vertebrale, del braccio e degli arti superiori ed inferiori:
Del cranio rimangono sessantacinque pezzi bene riconoscibili, in grandissima parte appartenenti alla volta e singolarmente ai parietali. In sei di questi frammenti sono nettissimi i solchi vasali impressi dall’arteria meningia media. Vi sono anche frammenti dell'osso frontale e qualcuno dei mascellari superiori. I denti raccolti sono in numero di ventiquattro, di cui quindici quasi intieri e nove in frammenti, però chiaramente identificabili, principalmente dallo stato delle radici di questi denti, parte che più ha resistito al fuoco ed al tempo. Si possono riconoscere: otto incisivi, quattro ben conservati e quattro no; quattro camini, di cui due quasi intieri; quattro premolari, di cui due ben conservati, e cinque molarz, di cui quattro integri.
Sono inoltre sicuramente identificabili: un frammento della seconda vertebra cervicale o asse; due frammenti di corpi vertebrali, colla superficie articolare quasi integra; un frammento di cosia; un frammento dell'osso 7/2aco ; un frammento della scapola, in cui si scorge metà della cavità glenoide; sei frammenti delle ossa delle dita della mano, cioè di una falange e di cinque falangine; una falangetta intiera; un frammento del capo del femore; un osso integro del farso, lo scafoide; numerosi frammenti delle ossa del dracczo, dell'antidbraccio e della gamba; numerosi frammenti delle ossa dei femori, di cui uno sufficientemente grosso per renderci edotti dello spessore e del diametro della diafisi, nonchè dell'’ampiezza del canale midollare.
Tutte queste ossa rivelano traccie profonde di un'azione del fuoco molto intensa. La contingenza poi di trovarle dove bianche e dove carbonizzate, fa supporre che esse non debbano essere state coinvolte ugualmente dalle fiamme, e che la parte nera e carbonizzata sia stata quella in contatto diretto delle legna ardenti. Dall'osservazione di queste ossa si ricava, che, fra tutte, le più resistenti sono quelle del cranio. Inoltre dallo spessore delle ossa craniche, dall'aspetto delle suture, dallo stato dei denti, dall'ampiezza del canale midollare del femore, e dallo spessore e dal diametro della diafisi dello stesso, credo si possa avanzare l'ipotesi che l'individuo cui appartennero le ossa suddette non poteva avere meno dei trent'anni.
D) Coperchio, a forma di tetto di capanna quasi rotondo, con un diametro massimo di m. 0,203 e minimo di m. 0,20, la cui altezza massima raggiunge m. 0,093, la grossezza minima agli orli m. 0,008, e la massima, nel mezzo m. 0,018. Nell'interno è cavo, a forma di cono, con punta rotonda. Sulla superficie esterna ha il rilievo delle travi che componevano l'ossatura del tetto, rivestito di pelli; una linea mediana, lunga m. 0,09, e quattro traversali, di cui la prima e l’ultima sono arcuate e lunghe m. 0,088, mentre le altre due hanno una lunghezza di m. 0,125, segnano tale ossatura. Si scorgono bene le traccie della steccatura. Questo coperchio, circostanza notabile, giaceva rotto in quattro pezzi in fondo al dolio, dove pare scivolasse per l’incuria o per l'emozione di chi depose l’ossuario, che quindi mantenne una posizione inclinata.
E) Vaso ovoidale, reticolato a rilievo, alto m. 0,135, largo alla bocca m. 0,095, con orlo ripiegato un poco all'infuori, e la cui pancia presenta una larghezza massima di m. 0,185, ed il fondo, un diametro, misurato all'esterno, di m. 0,082. E rozzamente lavorato a mano, ed ornato con tre ordini orizzontali di legature, non perfettamente parallele fra di loro; infatti la seconda dista dalla prima per un minimo di m. 0,039, ed un massimo di m. 0,051; e la terza dalla seconda per un minimo di m. 0,04, ed un massimo di m. 0,045. I due primi ordini di legature sono traversati, ciascuno, da una serie di altre cinque legature verticali, non equidistanti e non parallele fra loro, alternate in modo che ognuna di quelle del secondo ordine viene a trovarsi nella metà dello spazio compreso fra ogni due dell'ordine superiore. Le legature sono evidenti rappresentazioni dei legamenti o delle striscie di cuoio dei vasi primitivi — recipienti di legno o zucche vuotate.
F) Altro vaso ovoidale, reticolato a rilievo, in tutto simile al precedente, ma un po più piccolo e più regolare. La larghezza alla bocca misura m. 0,082, la larghezza massima m. 0,125, quella dell'esterno del fondo m. 0,076, l'altezza m. 0,135. La prima serie di legature orizzontali principia a m. 0,02 sotto l'orlo del vaso, la seconda dista da questa prima per un minimo di m. 0,038, ed un massimo di m. 0,042, la terza dalla seconda per un minimo di m. 0,036 ed un massimo di m. 0,048, e dal fondo per un minimo di m. 0,03 ed un massimo di m. 0,045.
G) Tazza, con ansa verticale ad anello, scanalata nel mezzo e larga m. 0,018, attaccata al corpo e all'orlo, rovesciato all'infuori, da cui si innalza di m. 0,005. Il diametro, all'orlo, è di m. 0,084, al fondo, di m. 0,038, il diametro massimo di m. 0,089; l'altezza di m. 0,067.
H) Aulula, coppa senza manichi, a forma di piccola olla, molto panciuta in alto, il cui diametro alla bocca, misura m. 0,074, quello massimo m. 0,101, quello all’esterno del fondo m. 0,045, l'altezza m. 0,087. L'orlo è piatto e la parete grossa m. 0,006.
I) Simpulum, molto largo in alto e stretto in fondo, con troncatura dell’ansa verticale, ad un solo attacco, la quale è larga m. 0,018, e con orlo un pò ripiegato all'indietro. Il diametro alla bocca è di m. 0,105, quello all’esterno del fondo m. 0,045, la parete è grossa m. 0,007.
L) Ciotola, a sezione conica rovesciata, con punta troncata, orlo lievemente rivolto all’indentro, e fondo rientrante, al quale, nell'interno, corrisponde una rigonfiatura a calotta, a forma di ombilico. Reca traccia delle due attaccature dell’ansa orizzontale, ad anello, con corpo circolare appiattito, di m. 0,014 di larghezza. Il diametro misura m. 0,184, quello all’esterno del fondo m. 0,039, l'altezza m. 0,049, lo spessore della parete da m. 0,004 a m. 0,006.
M) Ciotola, ellittica, cosidetta a barchetta, o supposta lucerna, con anse 0 protuberanze rettangolari, leggermente incavate, sull'asse maggiore. Misura all'orlo, m. 0,10 X 0,118, e, calcolando anche le anse, m. 0,17; il fondo, a forma ovoidale, non perfettamente spianato, è di m. 0,055 X 0,04, l'altezza di m. 0,033, la grossezza della parete di m. 0,007.
N) Capedunculum, ciotoletta, a corpo conico rovesciato, troncato in piano, con orlo arrotondato. L’ansa verticale, ad anello, larga m. 0,007, che s'innalza sopra l'orlo, di m. 0,017, è munita di due appendici o cornetti, appiccicati alla sua sommità, sì da assumere la forma lunata, di m. 0,025 d'apertura. Il diametro della ciotoletta misura m. 0,049, l'altezza m. 0,026, il diametro dell'esterno del fondo m. 0,02.
Tutti questi vasi di terracotta grossolana rossastra, lavorati a mano, e non perfettamente difesi, durante la cottura, dal contatto diretto con fiamme fumose, hanno la superficie in gran parte coperta di patina nerastra a lucentezza di cera, come i vasi congeneri trovati nelle necropoli italiche a cremazione dell'età del bronzo e della prima età del ferro.
Relazione di Giacomo Boni sull'esplorazioni del Sepolcreto del Septimontium preromuleo.
Chiudevo il rapporto sulla scoperta di una tomba a cremazione nel Foro Romano (Not. d. scavi 1902, pagg. 96-111), fiducioso che le nuove esplorazioni, iniziate lungo i fondamenti del tempio di Antonino e Faustina, potessero rivelare se quella tomba facesse parte di una necropoli. Le mie speranze non erano infondate; e ora, quantunque le esplorazioni non siano interamente compiute, nemmeno nella breve area in cui ho dovuto finora limitarle, la esistenza di un sepolereto sul ciglio della valle primitiva, all'ingresso orientale del Foro Romano, è cosa dimostrata.
L'area incorso di esplorazione, lunga venti metri, larga dieci, è limitata dal margine della via Sacra, e da una substructio imperiale; dalla gradinata d'accesso al tempio di Antonino e Faustina, e dal muro perimetrale ovest del Carcere cellulare, in parte ostruito dai fondamenti dell'Heroon di Romolo. Allargato lo scavo, in prossimità della tomba A, già descritta nel rapporto succitato, constatai che il terreno, ad altezza di poco superiore a quella del coperchio di tufo, conteneva due cumuli rotondeggianti, composti a macera di scheggioni di tufo verdiccio e marrone, frammisti a qualche scheggione di tufo lionato, ed emergenti dai pozzetti circolari di altre tombe a cremazione.
Mi accorsi che il terreno, compreso tra le macère di scheggioni e la sostruzione del tempio di Antonino e Faustina, non era di qualità uniforme, e, tastandolo con una lancetta, riuscii a differenziare il terreno argilloso naturale da quello un po’ meno compatto, compreso dentro un'area rettangolare, della quale limitai la superficie per trarne una fotografia, spargendo la parte più solida con polvere di gesso. Togliendo poi la terra dalla fossa rettangolare, apparvero altri scheggioni di tufo terroso e lionato, e un pezzo di concrezione sabbiosa; e, dove gli scheggioni non esistevano, giunsi a scoprire la parte superiore di uno scheletro di adulto con la testa piegata a destra, cioè rivolta ad occidente, e vicino alla quale stavano tre vasi lavorati a mano, e una grande fibula di bronzo, con staffa spirale schiacciata a disco, sul lato sinistro del petto. Gli scheggioni di tufo scendono lateralmente allo scheletro, restringendo la fossa da m. 1 a m. 0,40, cioè alla larghezza appena sufficiente per contenere il cadavere.
Continuai l'esplorazione dell’area attigua, seguendo i criteri e il metodo che già dettero risultati soddisfacenti nella esplorazione del Comizio, del Niger Lapis, e d’altri monumenti del Foro Romano. In ciò fare tenni presenti le stratificazioni del terreno, attraversate con la esplorazione che condusse alla scoperta della prima tomba, già illustrata, ricercando nell'area attigua se qualche taglio nel terreno fosse stato praticato precedentemente attraverso gli strati archeologici, dei quali avevo già riconosciuto la esistenza, e che mi accingevo ad analizzare.
Questa prima ricerca non fu improduttiva perchè condusse alla identificazione di quattro buche, scavate nel medio evo per uso di latrina. Taluni degli oggetti che esse contenevano, frammisti a poltiglia nera, erano abbastanza interessanti di per sè stessi, ma, quello che più importa, il fondo della prima latrina medioevale 4 tagliava uno strato di ceneri carboniose, che parmi avanzo di incendio delle capanne che sorgevano sull'area del sepolcreto;: e il fondo della latrina 5 era formato da un disco frammentato di tufo, somigliante a quello che copriva la tomba a cremazione A.
Passando la mano sotto l'orlo del tufo constatai l'esistenza del labbro di un grande vaso di terracotta; e tale apparve difatti quando potei far alzare il coperchio. Estratta l'acqua lurida, per mezzo di una siringa, apparvero dentro il grande vaso allungato, alcuni vasi contenenti ossami, lische di pesce e fanghiglia, adagiati sul tetto di un'urna a capanna, della quale distinguevasi il colmareccio a due abbaini, con prominenza lunata sull’intersecazione dei cantherii.
Ripulite le pareti della latrina per meglio constatare la stratificazione del terreno, apparvero traccie di un taglio eseguito nell'età primitiva, che mi condusse alla scoperta del sepolcro di un bambino (D), del cui cadavere non trovai traccia alcuna, ma soltanto due pezzi di corteccia, vestigio probabile del tronco d'albero dentro il quale era stato sotterrato. Due vasi di terracotta lavorati al tornio, uno nero striato; l'altro gialliccio a filettature dipinte di color rosso-ematite, posavano sul rialzo occidentale della fossa; due altri vasi, una pentola rossa ed un'anfora nera, stavano frantumati uno sull'altro all'estremità meridionale della stessa fossa, rivolta verso la Via Sacra.
Accanto alla tomba del bambino si scorgono nel terreno le traccie di un'altra tomba a fossa (G), la quale ha troncato un dolio sdraiato, appartenente forse ad altro sepolcro (H), e due delle macère circolari di scheggioni, che le stanno in vicinanza, e che esplorerò in avvenire. Un piccolo sepolcro di bambino (E), composto di due olle sdraiate e insinuate bocca a bocca, venne in luce sul piano glareato sovrastante al sepolcreto tra la tomba dell' urna a capanna e la via Sacra.
Un altro sepolcro, pure di bambino (F), fu scoperto quasi allo stesso livello sul pavimento di abitazioni primitive, che si estendono sotto il terrapieno della Via, limitante lo scavo. Quest' ultimo sepolcro è formato da un piccolo dolio sdraiato con la bocca opposta alla Via, e otturato imperfettamente con rottami di tegola. Questa tegola, e il terreno sopra cui giacevano le due tombe di bambino, escludono che esse appartengano al sepolcreto preromuleo, ma ricordano un sotterramento fatto nelle case di età monarchica, o proto-repubblicana, delle quali rimanevano vestigia di paries caementitius, di pavimenti glareati o di terra battuta, e alcuni pozzi d'acqua.
I pozzi finora rintracciati nell'area, che ho dedicata alla esplorazione del sepolcreto, appartegono a diverse categorie: pozzi primitivi, scavati nella terra argillosa, e privi di rivestimento; pozzo munito di sponda, ricavata da un dolio di terracotta; pozzi repubblicani, rivestiti con lastre di tufo a segmenti cilindrici. I pozzi primitivi, e quello munito di sponda, possono appartenere all'età repubblicana più antica, o, anche, a quella dei re; e hanno le pedarole di discesa, scavate nel terreno; dove che quelli repubblicani più recenti hanno le pedarole scavate nelle lastre di rivestimento.
Nello strato sovrastante al sepolcreto venne in luce un piccolo cumulo, regolarmente sistemato, di ossa appartenenti al teschio e alle gambe di un cavallino da latte (ossa equina), e un gruppo di due vasi (vasa), che potrebbero ricordare qualche sacrificio funebre, come anche un altro vasetto isolato (vasculum) e la numerosa serie di fossette rituali (parentalia) rinvenuti accanto ai sepolcri sotto le vestigia (pavimenta) di abitazioni primitive, indicate nella pianta sommaria. L'ondulazione del terreno sembra accennare all'esistenza di un tumulo (forato dalla latrina medioevale a), il quale posa sopra uno strato di ceneri carboniose. Un altro tumulo è forato dalla latrina medioevale e; un terzo tumulo è tagliato dalla sostruzione imperiale d'un basamento di travertino sul margine della Via sacra augustea.
Riassunto in tal guisa il risultato ottenuto con questa seconda parte della esplorazione del sepolcreto, aggiungo i particolari descrittivi delle tombe finora esplorate e di alcune altre cose singolari venute in luce, riservandomi di illustrare in seguito la numerosa serie di pozzi, le sostruzioni e gli strati archeologici attraversati, scendendo dal medioevo e dagli ultimi tempi dell' impero, a quell' età primitiva, in cui Roma ebbe i natali.
Tomba A, già descritta. Un frammento di terra cotta rossa, grosso m. 0,03, con orlo curvilineo e foro circolare, che sembra avere appartenuto ad un colatoio, del diametro di m. 0,15, fu rinvenuto nel terreno che divideva questa tomba dalla seguente.
Tomba B, a fossa rettangolare, con l'asse maggiore in direzione da nord-est, sud-ovest, larga m. 1,00, lunga circa m. 2,00, profonda, dai cumuli di scheggioni di tufo, m. 1,20 circa. La distanza dalla sponda della fossa all’orlo del delio della tomba a cremazione A era di m. 0,53. I due gruppi o macerie di scheggioni di tufo che emergono lateralmente ai piedi della fossa, hanno e sto di il diametro medio di m. 1,00 e raggiungono il livello Massimo di m. 11,53 e m. 11,34 sul mare.
La fossa contiene scheggioni di tufo, disposti su due file, addossati alle pareti longitudinali, e sostenenti altri tufi, che incombono a guisa di volta franata, sulla parte inferiore dello scheletro. Questo è in posizione supina, coi piedi a sud-ovest, e con la testa piegata ad occidente, a m. 10,14 sul livello del mare, e m. 0,35 di distanza dalla sostruzione del tempio di Antonino e Faustina.
Mi sono limitato a far togliere la terra che riempiva la fossa, non volendo scomporre le macerie, prima di conoscere il rapporto che corre fra essa, il terreno circostante e gli attigui sepolcri a pozzo di cremati. Mi limito quindi all'illustrazione del materiale archeologico finora apparso, riservandomi di completarla ad esplorazione ultimata.
a) ciotola, in argilla grossolana, di forma emisferica, con orlo inclinato all’interno, basso piede a fondo rientrante, e con un’ansa sola ad anello, schiacciata, obliqua, danneggiata nella parte superiore, ove, probabilmente, terminava in forma lunata. Vicino all'attaccatura sinistra dell’ansa, dalla parte esterna di questa, evvi una bugnetta, a cui ne segue un’altra, sull'orlo, di forma allungata e posta verticalmente, alla distanza di cm. 3 dalla prima. Un'altra bugnetta, parimente di forma allungata, e in posizione verticale, trovasi sull'orlo, dall'altra parte dell’ansa, alla distanza di 55 cm. dall'attaccatura destra di questa. L'altezza del vaso misura m. 0,092; il diametro della bocca m. 0,141. Manca buona parte della pancia e della bocca.
b) tazza, in terra grossolana, con larga pancia, alquanto ristretta in alto, con orlo rovesciato all'infuori, doppia ansa verticale ad anello (l'una sull'altra), e con fondo rientrante. La bocca manca quasi tutta, e l’ansa superiore mostrasi molto consumata dall'uso, come pure la parte anteriore del vaso. La parte larga della pancia è stata decorata, con la stecca, di tante faccette, obliquamente disposte l'una dopo l'altra. L'altezza, fino all'orlo, misura m. 0,065; fino alla estremità superiore della seconda ansa, m. 0,095; il diametro della bocca è di m. 0,072.
c) ciotola, in terra grossolana, con larga pancia, bocca cilindrica, fondo rientrante e con due anse verticali ad anello messe l'una sull'altra. di cui la superiore si è conservata, solo nelle attaccature. Intorno alla pancia tre bugnette, ciascuna delle quali è decorata superiormente e ai lati da tre semicerchi concentrici, striati. L'altezza del vaso misura, sino all'orlo, m. 0,083; il diametro m. 0,115. Tutti e tre i vasi son lavorati a mano e a stecca, di cui, specialmente nell'ultimo, conservansi le traccie. Tutti e tre presentano asimmetrie e protuberanze sulle pareti, ma soprattutto nei due primi tali difetti sono rilevantissimi. La superficie nei primi due è affatto grezza e ora apparisce nericcia, ora rossiccia, evidentemente secondo la diversa azione del fuoco; il terzo invece ha la superficie levigata, e ricoperta da patina nero-lucida, inferiormente, e nero-matta superiormente.
d) Fibula in bronzo, con staffa a disco piatto, ottenuta mediante schiacciamento della estremità della fibula, a grosso filo conico ravvolto a spirale ed arco a due occhielli funzionanti da molla per rendere flessibile l'ardiglione, del quale rimane solamente l'estremità che l'ossido ha attaccato alla staffa. Il tratto di arco tra i due occhielli è costolato; l'ossido che in parte tuttora rimane, non lascia vedere se la fibula pure in altre parti avesse una decorazione qualunque. Comunque, essa è somigliantissima ad una di quelle trovate presso Grottaferrata (Colini e Mengarelli, La necropoli di villa Cavalletti, fig. 109), ed appartiene ad un tipo assai primitivo. La posizione occupata dalla fibula, opposta a quella ordinaria, può essere intenzionale poichè obbedisce al cerimoniale funebre che imponeva di muoversi sinistro pede. Negli scavi di Micene, di Tirinto, di Hissarlik, dell'Attica e di Cipro non furono trovati ornamenti di bronzo a disco-spirale, da cui potesse esser derivata la fibula cosidetta a occhiale, mentre invece nell'Italia settentrionale e nella regione danubiana sono caratteristici i dischi a spira, formati di filo di rame martellato, come quelli trovati nelle palafitte del Mondsee vicino a Salzburg (Ridgeway, The early age of Greece, Cambridge, 1901, I, 577). Spilli circolari doppi e quadrupli, furono pure trovati in Ungheria, e qualcosa di congenere a Glasinatz e Jezerine (Truhelka, Mitth. aus Bosnien, I, 99; III, 67).
Ossa Equina
A circa un metro di distanza dal pozzo primitivo III in direzione del pozzo II e a m. 11,23 di livello sul mare, sopra lo strato ricoprente quello del sepolcreto, tornarono in luce alcuni avanzi scheletrici di cavallo, disposti intenzionalmente con un ordine determinato. Le ossa formano un gruppo rotondeggiante del diametro di m. 0,40 circa, il mezzo del quale è occupato dal cranio. La mandibola mostra denti ancora rinchiusi negli alveoli rispettivi. Le ossa craniali e facciali, in pieno accrescimento, non ancora connesse fra loro per sutura di qualche significato; il massimo diametro anteroposteriore del cranio difficilmente raggiungeva i 30 cm.; l'occipite è ancora in relazione prossima alla naturale con le sei prime vertebre cervicali; attorno al cranio e al collo erano disposti in curva gli arti sì anteriori che posteriori, probabilmente recisi dal tronco.
Sembra trattarsi del sacrificio d'un puledrino neonato, al quale furono tagliati il collo e le estremità, inflettendo queste attorno alla testa nel seppellire il piccolo cumulo così ottenuto. Nulla sappiamo del sacrificio di cavalli lattanti, ma la prossimità della Regia, dove si portava la coda e si affiggeva la testa di un cavallo da corsa, sacrificato per la prosperità delle messi, suggerisce la ipotesi che oltre alle hostiae lactantes e ai suovetaurilia da latte, un puledro neonato figurasse tra le vittime propizie per l'attractio similium alla formazione rapida dei succhi lattei del frumento in erba, tutelati da una speciale divinità: Varro in libris divinarum dicit deum esse Lactantem qui se infundit segetibus et eas facit lactescere (Serv. ad Georg., I, 315).
Vasa
Vicino al pozzo primitivo IV, non ancora esplorato, furono rinvenuti, alla profondità di m. 2,10 sotto il piano della Via Sacra, due vasi del V o VI secolo av. C., sovrapposti in guisa che il superiore (ciotola di bucchero), capovolto, formava coperchio all'inferiore (coppa d'imitazione italiota dei vasi proto-corintii), che stava in posizione diritta. Trattasi probabilmente d'un'offerta funebre poichè i vasi componevano un gruppo deposto intenzionalmente nello strato di terreno che copriva quello del sepolcreto; e ritengo che la vicinanza immediata del pozzo sia indizio che questo on esistesse ancora mentre veniva scavata la fossetta, entro la quale furono deposti i vasi qui illustrati.
a) Coppa (è il vaso inferiore, quello a cui l'altro faceva da coperchio) in terracotta fina, rosso-gialla, a pancia gonfia e profonda, orlo diritto alquanto inclinato all'infuori, e con due anse opposte, ad anello con corpo cilindrico, impostate orizzontalmente sull’alto della pancia. Ha piede circolare bassissimo. a parte inferiore del corpo, fino a qualche centimetro dall’ attaccatura delle anse, e la parte esterna dell’orlo son dipinte a tornio, con vernice di colore bituminoso. A mano invece son dipinte le anse, e le parti della pancia ad esse corrispondenti, omprese fra l'orlo e la porzione inferiore del vaso, dipinto a tornio. Risultano così due metope rettangolari, allungate, del color naturale della terracotta, una per parte sulle due faccie del vaso, e ciascuna con la rappresentanza di due cigni, di profilo a destra, dipinti con la stessa vernice color bitume. Le ali e gli occhi dei cigni sono indicati pure da lineette graffite, che, negli ultimi, hanno forma di virgole. Sul petto e verso la coda di ciascun animale, una macchietta color rosso-chiaro, ottenuta con un leggiero colpo di pennello. Tra un cigno e l'altro una macchia oblunga, dello stesso colore dei due animali, e su cui, inoltre, sono incise due lineette intersecantisi. In una delle metope una di tali macchie è dipinta pure dinanzi al cigno di destra; manca però delle due lineette graffite. La esecuzione delle figure è trascuratissima. La superficie interna del vaso é interamente dipinta colla solita vernice bruna, e a tornio. Fa eccezione la superficie interna dell' orlo: essa è decorata di una fascetta centrale, orizzontale, rossa, e di due altre laterali color bitume; tra queste e quella risalta il colore naturale della terracotta. La vernice aderisce bene dove fu stesa più sottile, dove invece fu data a corpo, si è raggrinzita e screpolata, o è già in parte svanita. L'altezza del vaso misura m. 0,08; il diam. esterno della bocca m. 0,75. Manca piccola parte dell'orlo. In fondo al vaso fu trovata una laminetta sottilissima di bronzo, a contorno irregolare. La lunghezza massima è di mm. 29, la larghezza di 26. Parrebbe la testa di una delle note figurine votive (ipsullices), ritagliate da una lamina metallica, le quali furono trovate anche nella stipe del tempio della Mater Matuta a Conca.
b) Ciotola (che faceva da coperchio alla precedente), in terracotta fine, a tronco di cono rovesciato, molto depresso, senza anse, con orlo dapprima rientrato è poscia leggermente riversato all' infuori. Ha basso piede circolare. Il vaso, alto m. 0,06, largo alla bocca m. 0,155, lavorato a tornio, fu cotto in una atmosfera disugualmente ossidante, come dimostra il colore, in parte nero, in parte bigio. Questa ciotola appartiene alla categoria dei buccheri o vasi di terra colata, lavorati al tornio, e cotti nell'atmosfera fumosa di un forno chiuso perchè il carbonio ridotto allo stato molecolare ne penetrasse l'intera massa, annerendola; vasi che potrebbero segnare un perfezionamento dei vasi funebri italici più antichi, di terra naturalmente impura, lavorati a mano, lisciati a stecca senza engubiatura, cotti a fuoco libero ed anneriti soltanto alla superficie.
Tumuli
La esplorazione del sepolcreto ha già rivelato la esistenza di alcuni tumuli composti di terra e di ceneri carboniose, i quali emergono sul terreno dentro il quale stanno scavate le tombe, ma non hanno alcun carattere funebre. Un esame superficiale del terreno che sta ad essi addossato, e che sembra compenetrarli, rivela la presenza di grossi carboni di ischio (quercus aesculus), di masse carboniose e leggiere, dovute alla combustione imperfetta di vimini 0 paglie, di grumi di argilla e frammenti di tegole e di olle, di «es rude, e di grossi pesi da telaio, materiali tutti che sembrano avanzi di abitazioni, e alcuni dei quali potrebbero appartenere agli stiites, al paries craticius, alla crosta di opus luteum, o di lateres crudi, e al tetto di capanne incendiate. Al piede di uno dei tumuli, spuntano lastre verticali di tufo, che a prima vista sembrerebbero appartenere alla recinzione delle capanne stesse, ovvero ad un colliculus sepimine consecratus.
La illustrazione di questi tumuli sarà tema di studio speciale; ma ho dovuto ricordare fin d'ora la loro esistenza perchè taluni di essi furono attraversati dalle latrine medioevali, che, in questa località, erano purtroppo numerose. e latrine delle quali potei finora constatare l’esistenza sono quattro, due delle quali a e d descriverò successivamente, e due altre C e D furono scavate tagliando il ciglio della sostruzione imperiale d'opera a sacco, allineato sulla fronte del tempio dntonino e Faustina, e che limita lo scavo in direzione parallela alla Via Sacra.
La latrina medioevale A passando attraverso gli strati imperiali e repubblicani, ha forato quasi al centro uno dei tumuli, per finire a livello dello strato carbonioso sul quale il tumulo stesso riposa. Entro questo strato sono penetrati alcuni nocciuoli di ciliegie, abbondantissimi nelle secrezioni medioevali, ridotte a guano nero e viscoso, e frammiste alla terra franata dalle pareti della latrina. Gli oggetti più caratteristici e stranamente confusi, rinvenuti nella terra e nel guano, che riempivano la latrina sono i seguenti: 1. pochi frammenti di vasi in terracotta etrusco-campani. 2. frammento di ansa a nastro, larga m. 0,055, in terracotta fine con vernice nero-lucida alla superficie. 3. a) ansa con un po' della pancia. b) tre frammentini di vasi greci, in terracotta finissima, con la superficie ricoperta di vernice nera, lucentissima. 4. a) frammenti di bocche e di pancie di vasi comuni, in terracotta più o meno rossa, piuttosto piccoli, e di forme diverse. b) anse a nastro e cilindriche di vasi comuni, piuttosto piccoli, in terracotta rossastra. c) parte inferiore di vasettino, in terracotta rossiccia, ordinaria, a larga pancia e a base piatta. d) frammentini di vasi, in terracotta non ordinaria, più o meno rossiccia, con le pareti variamente dipinte. e) due frammenti ricomposti di piccola coppa piatta, in terracotta rossiccia, con orlo risvolto. 5. rottami di vasi comuni, grandi e piccoli, e di forme diverse, in terracotta più o meno rossa e nericcia. 6. a) frammenti informi di utensili in bronzo. b) tre monete, irriconoscibili.
Tomba a cremazione con urna a capanna C. La latrina medioevale b, a forma di fossa, rotondeggiante, conteneva sostanze escrementizie, ridotte dall'azione del tempo in un concime nero, compatto e inodoro, aderente alle pareti terrose della fossa, ma che, lavato al crivello, si stemperava facilmente, lasciando una quantità considerevole di avanzi animali e vegetali, e oggetti e detriti innumerevoli, tra i quali raccolsi i seguenti: 1) bolla di piombo, del diametro di m. 0,031 della grossezza di m. 0,006. Da una parte ha l'iscrizione PAPAE con la croce in rilievo, dall'altra le teste di S. Pietro e di S. Paolo, irriconoscibili; fu rinvenuta nello strato superficiale, e dalla forma delle lettere non sembra posteriore all' VIII secolo. 2) quarantadue scheletri di ratto delle chiaviche (mus rattus), due teschi di gatto, un teschio di grosso uccello, una zanna di maiale, molte ossa di ruminanti suini, di uccelli conirostri e palmipedi, alcune di gallinacci; un premascellare di luccio; poche valve di unio e di tellina. 3) moltissimi nocciuoli di ciliegie, di pesche, di prugne e semi di mellone. 4) piccole tessere di mosaico bianco. 5) frammento di intonaco parietale, con superficie grezza, dipinta in rosso. 6) pochi frammentini di vasi di vetro. 7) pezzo di chiodo, e frammento di utensile in ferro, molto ossidato. ) frammenti di vasi comuni, assortiti, in terracotta ordinarissima, nericcia. 9) frammenti d'altri vasi comuni in terracotta non tanto ordinaria, più o meno rossastra. 10) quattro frammenti di vasi in terracotta rossiccia, con la superficie ricoperta di vernice vitrea, più o meno verdognola, congeneri a quelli rinvenuti in fondo alla S latrina medioevale, a oriente del fonte di Juturna, e che sembrano usati a Roma a partire dal secolo VI. 11) due avanzi di rami d’albero. 12) Due pezzi informi di piombo. 13) Frammento dell'orlo di grande bacino in terracotta ordinaria, rossastra, con la superficie esterna dipinta in rosso. 14) Frammento di lastra marmorea, alto m. 0,14, largo m. 0,095 con parte d'iscrizione scolpita: PATE... MAP... FCDI. 15) dodici frammenti, di varie dimensioni, di lastrine di osso, rivestenti qualche cofanetto.
Di questi alcuni, appartenenti a lastrine piuttosto larghe, son decorati di numerosi cerchietti, con un punto centrale, vicinissimi fra loro e disordinatamente disposti, incisi a trapano, ovvero a compasso fermo. Il loro diametro è di mm. 4. Con questi sono associati dei cerchi più grandi, con un diam. di mm. 38, ottenuti allo stesso modo, e racchiudenti molti dei cerchietti più piccoli. Inoltre, la parete della lastrina, compresa in essi, è attraversata da un'apertura centrale, foggiata a mo' di croce, e da altre, messe intorno, a forma di T. Sotto questi intagli, sulla parte posteriore della lastrina, si conserva una sostanza bianca, che evidentemente serviva a tenere ferma una qualche lastrina di metallo o di smalto, o qualche pezzettino di stoffa, che doveva comparire in fondo all'intaglio. Altri frammenti sono di lastrine, aventi forma allungata, e che probabilmente rivestivano le pareti laterali del cofanetto.
Di queste lastrine alcune possono dirsi conservate intere. Esse sono decorate di un sol filare di cerchietti, come quelli delle astrine più larghe, e combinati con semicerchi, che si rincorrono, formando così delle linee ondulate, parimenti incise. Un frammentino soltanto ci mostra una decorazione, consistente in incisioni rettilinee, disposte ad angolo.
Molti dei frammenti conservano i chiodetti di ferro, che servivano ad assicurare le lastrine intorno al cofanetto. Il fondo della latrina medioevale b, a m. 11,55 sul mare, era formato in parte dalla superficie di un lastrone di tufo, rotto in più pezzi, ma non spostato, e nel quale non tardai a riconoscere il coperchio d'una tomba a cremazione, appartenente al sepolcreto preromuleo. Sopra la periferia del coperchio posavano due scheggioni di tufo, probabile avanzo della macèra a pozzetto rotondo, scomposta dagli scavatori della latrina.
Il coperchio di tufo, sfaccettato a poligono, posava sulla sponda di una fossa circolare, contenente un dolio con ossuario a forma di urna-capanna, e nove vasi di offerte funebri. L'orlo di questo dolio trovavasi alla distanza di m. 10,65 in direzione sud-est dall'orlo del dolio della prima tomba a cremazione A, e m. 0,34 a sud-ovest dall'orlo della tomba a fossa del bambino C.
Il livello sul mare dell'orlo del dolio della tomba a cremazione C con urna-capanna era di m. 11,38, vale a dire m. 0,73 più alto dell'orlo del dolio della tomba a cremazione A, con olla-ossuario; questa differenza corrisponde a quella del declivio del terreno, che discende in direzione sud-ovest, ma potrebbe essere in parte dovuta anche alla forma più allungata del dolio, racchiudente l'urna a capanna. La fossa circolare, entro la quale stava sepolto il dolio, aveva il diametro di m. 0,50 e la profondità di m. 0,67, ed era stata scavata nel terreno argilloide molto grasso, di color bruno intenso, possibilmente scuritosi per assorbimento delle materie della soprastante latrina medioevale.
A sud-ovest del dolio, e al livello dell'orlo di questo, apparvero, quasi ad angolo retto, quattro buchi circolari del diametro di m. 0,05 che penetravano nel terreno per poco più di un metro. Guardando attentamente ai vasi funebri, prima di toccarli, notai che uno di essi, a forma ovoidale caudata con due alette trapezie, conteneva un po' di melma da cui emergevano le punte acuminate e bianchiccio-trasparenti di alcune lische di pesce d'acqua dolce. Un altro vaso, a forma di ciotola, conteneva pezzi di costole somiglianti a quelle d'agnello o maialetto.
Un'altra ciotola più grande presentava nella parte inclinata una sostanza nerastra, attraversata da innumerevoli gallerie tortuose, cilindriche, del diametro di poco più di un millimetro, nelle quali mi parve di riconoscere il lavorio di numerosi e piccoli vermi. Sotto i vasi, a m. 0,25 sotto la bocca del dolio, appariva il tetto dell'urna a capanna, con la linea del colmareccio, segnata dalla intersezione della incavallatura del tetto, limitato da due abbaini, orientata da nord-est a sud-ovest. Avvertii in seguito che la porticina stava rivolta a nord-est, vale a dire al lato opposto alla via Sacra, indizio questo, che, aggiunto a quelli offerti dal primitivo rito funebre, fa ritenere che il sepolcreto non appartenesse agli abitanti del Palatino.
La tomba C comprende le seguenti parti: a) coperchio ricavato da una lastra naturalmente sfaldata di tufo cinereo, a frequenti vegetali, ricco di laminette di mica, e somigliante a quello che insiste, per due o tre metri di potenza, sopra le pozzolane rosse tra la via Appia e la Ostiense. È grosso da m. 0,20 a m. 0,12, ha forma prismatica o di piramide tronca, forse a nove lati, lunghi m. 0,35, per cui la diagonale della base doveva misurare circa m. 0,90; la superficie superiore è leggermente convessa, e quasi liscia; la sfaccettatura dei lati piramidanti mostra i colpi obliqui di accetta, a taglio largo poco più di due centimetri; la superficie inferiore è quella della falda naturale, spianata in parte, nelle sporgenze, con l'accetta adoperata non a colpo, ma per strisciamento, trattandosi di un tufo il quale è pochissimo coerente ed intersecato da numerosi piani di ritrazione.
b) grande vaso ovoidale, di terra grossolana, a fondo piatto, larga bocca, munita di orlo (alto in media m. 0,045) alquanto rovesciato all’infuori, e con cordone, girante intorno, orizzontalmente e immediatamente, alto orlo, interrotto a distanze disuguali di pochi centimetri, da incavature, ottenute, come pare probabile, calcando il pollice sulla terra ancora molle. Le numerose sinuosità della parete, ove più ove meno grossa, il fondo non perfettamente circolare, e la bocca quasi ovale dimostrano, come il vaso sia stato fatto a mano, e negligentemente. Il colore è in generale rossastro, e solo in una parte della pancia, ove forse l’azione del fuoco è stata minore, evvi una gran macchia nericcia. Sono stati ricomposti alcuni frammenti dell’ orlo, trovati sopra luogo, e che ora si mostra affatto intero. L'altezza misura in media m. 0,66; il diametro esterno dell’ orlo da m. 0,45 a m. 0,42; il diametro interno della bocca da m. 0,365 a m. 0,342; l'orlo è largo da m. 0,04 e m. 0,025. In fondo al dolio trovai cenere sparsa di faville spente, probabile avanzo del rogo, ivi stesa per letto e cuscino all'urna-capanna. La cenere presentava delle piccole cavernosità, dalle cui pareti spuntavano fascetti di sottili cristallini aghiformi, cerulei e pellucidi, di vivianite.
c) urna a capanna, di argilla grossolana. Su di una base circolare (di diametro m. 0,31; grossa, in media, m. 0,15), si eleva, a qualche centimetro dalla estremità, una parete cilindrica (alta, con la base, m. 0,17), interrotta da un'apertura di forma trapezia, l'ingresso della capanna (alta m. 0,122; larga, inferiormente, m. 0,14; in alto m. 0,125), che sostiene una copertura quasi conica (alta m. 0,13; di diam. m. 0,31), il tetto cioè con due abbaini, l'uno in corrispondenza dell'ingresso, l'altro alla parte opposta, e con cinque coppie di costoloni prominenti (cantherii). Tanto in alto che in basso, la parete cilindrica si allarga alquanto e in modo da formare, nella parte inferiore, un corpo solo colla base su cui poggia. Sopra l'apertura, e ai lati di questa, la parete sporge alquanto, formando così una specie di gronda, semplice in alto, doppia ai lati, ove par quasi di vedere due stipiti per parte. La base, in corrispondenza dell'ingresso e della cornice, forma un avancorpo.
Attraverso la parete, tra due stipiti di destra, son praticati due fori (uno a m. 0,02, l'altro a m. 0,095 dalla base, e aventi un diametro di mm. 5 circa), ai quali ne corrispondono due altri, praticati attraverso lo spessore dell' imposta, consistente in una lastra di argilla, uguale in tutto alla porzione di parete, tolta per formare l'ingresso, verso la estremità destra (uno all'altezza di m. 0,025, l'altro di m. 0,105 dalla base), che, insieme coi primi, dovevano permettere mediante legamenti di filo metallico, che la porticina si potesse aprire e chiudere. Sulla parete esterna della porta, poco più in su del centro, una grossa sporgenza, allungata verticalmente, è attraversata, da destra a sinistra, da un foro orizzontale, al quale corrisponde, sul primo stipite a sinistra della porta, parimenti una sporgenza e un foro che, insieme con l'altro, serviva, evidentemente, a tener fisso il paletto, che assicurava la chiusura della capanna. Il tetto, terminante, come abbiamo detto, sporge intorno intorno, sulla parete cilindrica, per m. 0,03, in media.
Le cinque coppie di costoloni son disposte normalmente all'asse della capanna, tra i due abbaini, formando così due spioventi. Le estremità dei costoloni, ove queste s'inerociano, terminano a mo' di corna. Le estremità opposte non terminano ove finisce il tetto, ma in corrispondenza, presso a poco, della sottostante parete cilindrica. Per la forma conica del tetto, la coppia centrale delle travi raggiunge l'altezza maggiore, le altre coppie, da una parte e dall'altra, un'altezza sempre minore. Gli abbaini hanno, superiormente, forma semicircolare, inferiormente terminano in una specie di davanzale, da cui partono tre sporgenze, di forma allungata, che arrivano fino alla estremità del tetto; la sporgenza media è perpendicolare al davanzale, le due laterali sono fra loro divergenti.
La capanna risulta di tre parti, che, fatte separatamente, furono poi unite fra loro. Esse sono: la base, la parete, il tetto. Per la parete fu fatta, probabilmente, dapprima una lastra rettangolare, di forma molto allungata, di argilla, la quale poscia fu adattata sulla base circolare, prendendo così forma cilindrica, Per innestare le diverse parti fra loro, fu necessario aggiungere dell'altra argilla, come può vedersi con un attento esame. La porticina, forse è la stessa porzione di parete, poco modificata, che con la stecca fu tolta per formare l'ingresso. Molte sono le asimmetrie, soprattutto notevole quella dell'abbaino posteriore, che invece di trovarsi in corrispondenza esatta di quello anteriore, è alquanto spostato a sinistra.
La superficie poi di tutta la capanna presenta in ogni parte protuberanze a varia grossezza, e conserva le traccie della steccatura. La cottura è disuguale; in nessuna parte può dirsi perfetta, specialmente poi nel fondo, che è quasi crudo e fu perciò trovato in parte rammollito, in parte ridotto in frammenti, le cui rotture poco o nulla combaciavano fra loro.
La superficie è quasi tutta coperta di patina nera, a lucentezza di cera, dovuta all'azione di fiamme fumose. La piastrella di terracotta, che formava imposta alla porta dell'urna a capanna, era caduta verso l'interno, appoggiandosi obbliquamente sulle ossa cremate. La frammentazione determinata dal fuoco sulle ossa non permette di differenziarle; però da qualche pezzo di ossa craniche, nel quale si può nettamente giudicare lo stato delle suture, e da pochi frammenti di ossa lunghe, che mostrano un determinato spessore della parete diafisaria, possiamo ritenere che si tratti di un adulto.
Alla superficie delle ossa, invasa dalle ceneri che formavano cuscino tra la parte inferiore del dolio e l'urna-capanna, rinvenni i seguenti oggetti, uno dei quali, la laminetta concava, era saldato dall'ossidazione alla superficie interna della porticina che gli era poggiata sopra: 1) verghetta di bronzo, serpeggiante, leggermente deformata in un punto, lunga mm. 32. 2) verghetta di bronzo, foggiata ad arco, con corda lunga mm. 15. 3) tre frammenti di archi consimili. 4) due verghette di bronzo, leggermente ricurve. 5) verghetta di bronzo a corpo cilindrico, con una estremità schiacciata, lunga mm. 57. 6) tre frammentini di verghette consimili. 7) nastrino di bronzo, ripiegato doppiamente a zig-zag e poi ad angolo ottuso; alla parte interna dell'angolo è attaccato per l'ossido il frammento di una verghetta parimenti di bronzo; trattasi dall'avanzo di una staffa di fibula, con parte della estremità dell'ardiglione. 8) frammentini di bronzo, di forme non definibili. 9) lamina di bronzo, di forma allungata-concoidale, ridotta a sfoglia sottilissima, con l'orlo molto danneggiato; lunga mm. 72, larga mm. 23. 10) conchiglia fossile di pectunculus. 11) chicchi di grano e di piccola fava, carbonizzati.
d) piccola mensa rotonda, a forma di coppa leggermente concava, con orlo piatto, largo un centimetro, quasi orizzontale, sostenuta, all'altezza di m. 0,09 da tre gambe a ginocchio, riunite in una massa a tronco di cilindro, sotto il centro della coppa, e terminanti ciascuna con piede piatto rivolto all'infuori. Della solita argilla, di decomposizione dei tufi, lavorata interamente a mano ed a stecca. La superficie è di colore più o meno nerastro, dovuto alla disuguaglianza della cottura a fuoco libero; numerose sono le asimmetrie in guisa che le distanze dei piedi del tripode variano da cm. 8 a 9 1/2. La coppa-tripode conteneva fanghiglia rappresa in corpicciuoli bruni, contenenti secrezioni azzurrognole aghi formi, disposte a fascetti, che esaminati al microscopio si rivelavano costituiti da elegantissimi cristalli. Forse trattasi di un doppio fosfato di ferro e manganese. Le traccie degli altri acidi e basi si possono attribuire alle sostanze terrose che accompagnavano i cristallini.
e) ciotolina, ellittica, ad orlo leggermente inclinato all'esterno, e largo m. 0,004, con protuberanza rettangolare, nel fondo, in direzione dell'asse maggiore, lunga m. 0,02, larga m. 0,005, alta m. 0,01. L'orlo della ciotolina, alle due estremità dell'asse suddetto, si estende a guisa di alette o code orizzontali, leggermente trapeziformi, larghe da m. 0,03 a m. 0,035, con protuberanze laterali, nei punti d'attacco, che estendono la lunghezza della ciotola da m. 0,083 a m. 0,142. La ciotolina è sostenuta, all'altezza di m. 0,045, da due piedi paralleli, opposti l'uno all'altro in direzione dell' asse maggiore, lunghi m. 0,03 e distanti m. 0,01. Uno sembra essere un piede sinistro che va e l'altro un piede destro che viene; particolarità la quale potrebbe non essere priva d'importanza ricordando che, nel rituale primitivo, si girava a destra nelle cerimonie liete e a sinistra nelle tristi, e che perfino la corda, ritorta in direzione del moto apparente, diurno, del sole, serviva a limitare l'area di una aedes privata, mentre la corda ritorta in direzione opposta, doveva usarsi nel tracciare un'area sepolcrale. Questa ciotolina caudata, sostenuta da piedi umani, è di argilla tufacea, con superficie nera intensa, a lucentezza di cera; è molto asimmetrica, con sinuosità alla superficie, e le alette sono alquanto depresse dall'orlo della ciotola. Nella cavità di questa stavano avanzi di pesci.... Notevoli sono le asimmetrie e la diversa grossezza della parete, e che dimostrano come il vaso sia stato eseguito a mano. Il colore, ora più ora meno nerastro, indica una cottura disuguale. L'altezza misura m. 0,05; il diam. della bocca m. 0,06; quello della pancia m. 0,065.
g) piccola coppa, di argilla grossolana, a forma di olla molto panciuta in alto, e decorata di quattro bugnette. Il vaso è fatto a mano, e presenta le solite asimmetrie e differenze di grossezza nella parete. Il colore della superficie è nero lucido, e solo in qualche parte rossastro. L'altezza misura m 0,045; il diam. della bocca m. 0,058; quello della pancia m. 0,07.
h) ciotola, di argilla grossolana, a tronco di cono rovesciato, con orlo lievemente rivolto all'interno, fondo rientrante, e piccola ansa orizzontale ad anello. È fatta a mano e a stecca, ed ha la superficie ora nerastra, ora rossastra, effetto di disuguale cottura. L'altezza misura m. 0,04; il diam. n. 0,10; la grossezza della parete è di m. 0,004. Le solite negligenze nella esecuzione. Questa ciotola conteneva una massa terrosa, nella quale stavano compresi e in parte sporgevano sette frammenti di costole di mammifero, che potrebbe essere un giovane ovino o suino. La massa terrosa presentava, specialmente nella parte inferiore, in contatto col fondo della ciotola, vari gruppetti di cristallini consimili a quelli della coppa a tripode, e che il prof. Portis ritiene possano essere analoghi per composizione alla vivianite; dei frustoli di legno carbonizzato e concrezioni tartarose, forse di carbonato e fosfato di calce. La massa terrosa è tutta intersecata da una rete di gallerie, ad andamento rettilineo spezzato, e a lume fessuriforme, che potrebbero essere il risultato della modificazione di gallerie di piccoli vermi sarcofagi, operata da alghe che trasformarono gli ultimi residui organici rappresentati dagli escrementi dei vermi stessi. Questa rete servì, di preferenza, qual via alla circolazione delle acque, ed esse indussero le trasformazioni inorganiche di cui abbiamo indizio precisamente nelle concrezioni e nei cristalli. La circolazione acquea si esercitò, eziandio, di preferenza, al limite di appoggio della massa contenuta sul vaso contenente. Conseguenza ne fu una più attiva esportazione meccanica, in corrispondenza di questa superficie, degli elementi più sottili terrosi, e, per conseguenza, un graduale e successivo affondamento della intiera massa istessa. Ciò spiega come la massa non appoggiasse che per pochi punti sopra al fondo della ciotola.
i) grande ciotola o scodella, d'argilla grossolana, a tronco di cono rovesciato, orlo lievemente rivolto all'interno e fondo piatto. Reca traccie delle attaccature di un'ansa orizzontale ad anello, con corpo circolare. Il vaso è fatto a mano e a stecca, di cui vedonsi le traccie, ed è disugualmente cotto, come prova il colore della superficie, ora nero lucido ora rossastro. La esecuzione, al solito, scorrettissima, come nei vasi precedenti. L'altezza varia dai cm. 8 ai 9; il diametro dai 15 ai 17. Questa ciotola conteneva una massa terroso-spugnosa, tutta intersecata e gremita di gallerie scavate da piccoli vermi, e rivestite della solita sostanza nera polverulenta. La massa, per disseccamento, si ridusse ad un volume notevolmente minore del primo, cosicchè, di un riempimento incompleto della ciotola, che posava alquanto inclinata sopra l'urna-capanna, si ebbe appena un residuo ricoprentene il fondo. Nella massa non s'incontrano dei grumi carboniosi, riferibili a frustoli di legno alterato, e neanche delle parti riferibili, con sicurezza, a frammenti di ossa. Soltanto in fondo, in una stretta regione, parrebbe doversi ravvisare, in alcune squame, l'apparenza di ossa parietali di qualche molto piccolo mammifero, ma ne manca la tessitura caratteristica. Per contro sono molto frequenti delle concrezioncine, a tessitura terrosa o terroso-cristallina, bianco-giallastre, probabilmente di fosfato misto a carbonato di calce. Le più grosse di queste sono vuote, e nella cavità sono offerti aggruppamenti drusiformi di elegantissimi cristalli cultriformi, trasparenti, di colore azzurro pallido, probabilmente di fosfato di calce e di ferro. Ritengo probabile che la terra spugnosa contenuta in questa ciotola fosse l'avanzo di una lenta sostituzione del cibo che originariamente la riempiva; e che doveva presentare una massa d'impasto uniforme e scorrevole, come ad esempio la puls di farro, cibo nazionale italico, usato comunemente anche dai prischi romani.
l) vaso ovoidale di argilla grossolana, fatto a mano e a stecca, di cui sono visibili le traccie. Il colore della superficie ora nero-lucido ora meno nero o rossastro, indica una cottura disuguale. La bocca è munita di un bassissimo orlo (alto in media mm. 12), alquanto inclinato all' infuori. Il lavoro è scorrettissimo: numerose sono le asimmetrie, e lo spessore della parete varia continuamente. L'altezza massima è di m. 0,16; la minima di m. 0,15; il diametro medio della bocca misura m. 0,11.
m) vaso ovoidale di argilla grossolana, fatto a mano e a stecca, di cui vedonsi le traccie; molto asimmetrico, con la parete di vario spessore. La bocca è munita di basso orlo (alto in media m. 0,015), e alquanto inclinato all' infuori. La cottura è disuguale, come prova il colore della superficie ora nero ora rossastro. L'altezza varia dai mm. 135 ai cm. 14; il diametro medio della bocca misura m. 0,105. n) vaso sferoidale, di argilla grossolana, modellato a mano e a stecca, di cui vedonsi le traccie. La superficie è quasi tutta nero-lucida, o solo in qualehe parte rossastra, per l'effetto di disuguale cottura. La bocca è munita di orlo, alto appena m. 0,01, lievemente inclinato all' infuori. L'altezza media è di m. 0,135; il diametro della bocca di m. 0,10. Questa olla ed alcuni degli altri vasi descritti non mostravano traccie delle sostanze alimentari che dovevano contenere quando furono deposti nel sepolcro; ma è facile supporre, che come la scodella conteneva la minestra, la ciotola caudata il pesce, la coppa la carne, così la tazzetta f contenesse il miele, la coppetta g il sale e le tre olle l, m, n le offerte liquide, vale a dire il latte, il vino e l'acqua, d'uso costante nel rito funebre. Insomma un abbastanza lauto silicernium latino. Accanto all'orlo del dolio della tomba C, rinvenni una tazzetta, a tronco di cono rovesciato; fondo rientrante; con orecchietta arrotondata, che si eleva dall'orlo in luogo dell’ansa. È di argilla impura, lavorata e mano e a stecca, alquanto asimmetrica, affumicata e lustrata. Altezza, sino all'orlo, m. 0,04, sino alla parte superiore dell’orecchietta m. 0,046 ; diam. esterno della bocca, m. 0,077. Questa tazzetta, collocata quando il dolio era già chiuso, potrebbe ricordare l'offerta di un ritardario, o di un nemico riconciliato, o semplicemente una sbadataggine.
Tomba a fossa di bambino D. Ha l'asse maggiore in direzione da nord-est a sud-ovest, è quasi rettangolare, leggermente trapezia per l'obliquità del lato sud-est, formato da una linea spezzata con l'angolo rivolto all'interno della fossa. È larga m. 0,79 a nord-est e m. 0,75 a sud-ovest, larga m; 1,25 a nord-ovest e m. 1,22 a sud-est, profonda m. 1,45 dal livello del terreno che in questo punto (m. 12,00 sul mare) sembra aver formato la superficie del sepolcreto. La sponda nord-ovest della tomba a fossa del bambino ha la distanza minima dalla sponda sud-est della tomba a fossa dell'adulto di m. 9,10. Il fondo della fossa del bambino presentava una incassatura, larga m. 0,35, lunga m. 0,70, contenente due pezzi di corteccia di elce (quercus ilex) e una melma nerastra, nella quale non rinvenni traccia alcuna di ossa, ma solo gli avanzi di cinque fibulette. Tra la incassatura e le pareti della fossa restava un piccolo rialzo o sponda, sulla quale posavano due vasi lungo il lato nord-ovest, collocati uno vicino all'altro, e due altri al lato sud-ovest, frantumati uno sull'altro da un avanzo di costruzione di tufo. Qualche scheggione dello stesso materiale posava al lato sud-est, e all'angolo nord, nell' interno della fossa.
Il corredo funebre della tomba D era composto dei seguenti oggetti: a) vaso sferico, in terracotta rossa, non ordinaria, con orlo (alto cm. 3) alquanto rovesciato all' infuori, decorato, nella parte interna, di tre solchi orizzontali, giranti intorno. L'altezza misura m. 0,194; il diametro della bocca m. 0,154. Il vaso
è lavorato a tornio. b) brocca o anforetta di terracotta ordinaria, lucidata accuratamente e annerita alla superficie. La metà inferiore è a tronco di cono rovesciato, e su questa elevasi un alto collo, quasi cilindrico, con basso orlo rovesciato all' infuori. Dal labbro partono due anse, che si congiungono con la pancia. Esse sono di forma larga, quasi a nastro, ma ciascuna è decorata all'esterno da tre alte sporgenze, obliquamente disposte. La pancia è baccellata, ed è decorata, da una parte, da una bugnetta molto sporgente, a cui dovea corrisponderne un'altra, dal lato opposto, ove manca buona parte della parete. Il collo, su ciascuna delle due facce tra le due anse, è decorato di circoletti coucentrici, impressi. È alta m. 0,177, la bocca ha un diametro di m. 0,099. c) piccolo skyphos di terracotta nerastra con parete finissima, di ottimo lavoro, ben conservato. È decorato di linee incise, disposte a spiga intorno alla bocca, verticalmente più giù. L'altezza misura m. 0,105; il diam. della bocca m. 0,117. Noto la perfetta somiglianza di questo vaso con quelli d'argento trovati a Cere, ora nel Museo Etrusco Vaticano. d) olletta o pentola, in terracotta rossiccia, friabilissima, con due anse opposte ed oblique, ad anello, impostate poco sotto l'orlo. Il collo e la parte media della pancia erano decorati di linee rosse, orizzontali, giranti intorno; lo spazio tra queste due zone di linee verticali, parimenti rosse, vicinissime fra loro; e inferiormente poi tutta la superficie era dipinta in rosso. Di tutto questo non avanzano che debolissime traccie. La pittura, poco tenace, andò via soprattutto al momento in cui il vaso fu tirato fuori dal terreno che lo circondava. L'altezza misura m. 0,123; il diam. della bocca m. 0,092. e) fibuletta di metallo nero ossidato (argento?), ad arco costolato molto rigonfio, priva dell'ardiglione e della staffa; lunga m. 0,022; Idem, lunga m. 0,021; Arco rigonfio, quasi intero, di fibuletta incrostata di terra rugginosa, lungo m. 0,02; Idem, lungo m. 0,019; Arco molto rigonfio di fibuletta con incrostazione rugginosa, lungo. m. 0,021; Tre chicchi di grano.
Abitazioni primitive
La esplorazione del terreno, in prossimità della tomba a cremazione con urna capanna, ha rimesso in luce qualche vestigio di abitazioni primitive, ad una delle quali sembra aver appartenuto il pozzo scavato nel terreno, e con sovrapposto puteale di terracotta.
Questo puteale è formato dalla parte superiore di un grande dolio a quattro anse ad orecchia, con orlo rovesciato e striato orizzontalmente e solcato, verticalmente nell'interno, dal fruscio di corde usate per attingere l’acqua, che in qualche punto hanno logorato l’intero spessore del vaso. Il primo dolio stava incastrato sull’avanzo di un puteale più antico della stessa materia, fermato alla base su quattro punti diametralmente opposti mediante gruppetti a macèra di tufo, due dei quali sono riuniti da macera continua.
Il terreno all’intorno era sparso di ciottoli calcari, formanti un piano glareato, grosso originariamente due o tre centimetri, colmato d'altra ghiaia e pezzi di tufo nelle infossature, e scendente con la declività del terreno in direzione sud-ovest, sino ad una fila di tufi che presentano una fronte rettilinea emergente m. 0,20 sul declivio dell’area glareata.
Ritengo che questa appartenesse ad un cortile aperto, mentre al di qua della fila di tufi il terreno presentava l'aspetto di un pavimenium di terra battuta a superficie curva, e annerita dal fuoco, e che scendeva dal rialzo della fila di tufi in direzione sud-ovest, passando sopra la colmatura del pozzo primitivo VII, alla quota di m. 12,15 sul livello del mare.
A m. 0,18, sotto questo pavimentum, ne esisteva un altro di più limitata superficie, che finiva ridosso ad una piccola macèra dì pezzetti di tufo, disposti in curva corrispondente ad una parete circolare del diametro di quattro metri circa. La crosta superficiale dei due pavimenti è alquanto arrossata dall'azione del fuoco, per lo spessore di circa due centimetri, mentre la massa sottostante conserva il colore naturale grigio-verdiccio. Il fuoco sembra aver occupato l'intera area della capanna, perchè ivi l'annerimento della superficie e l'alterazione del colore della crosta non si arrestano nel pavimento inferiore che in prossimità della macèra curvilinea.
Suggrundaria
Due sepulcra infantium, E-F, vennero in luce sopra l’area in cui apparvero traccie di abitazioni primitive, e per il fatto che si trovarono in uno strato più alto dei pavimenti glareati e di terra battuta, che ricoprono a lor volta il terreno appartenente al sepolcreto preistorico, e per il fatto che uno dei sepolcri di bambino era composto in parte di frammenti di tegole, ritengo che non siano più antichi del V sec. a., Cr. e che ricordino l’uso di seppellire i neonati nell'area limitata dall'acqua grondaia, o stilicidium, del tetto domestico.
Uno dei sepolcri di bambino, attiguo ad un avanzo di massicciata di tufo, riposante sulla ghiaia del cortiletto con puteale a dolio, era formato di due vasi ovoidali di terracotta, imboccati l'uno nell'altro orizzontalmente, in pure comporre un recipiente, della lunghezza di m. 0,56, con l'asse in direzione da sud-es a nord-ovest, e con la superficie superiore a m. 12,44 sul mare. I due vasi componenti la tomba erano frantumati dal carico delle terre; e ricolmi di argilla colata e rappresa in una massa compatta, solcata verso il' fondo da gallerie scavate dai vermi, e rivestita di una sostanza nera.
Le ossa del bambino stavano raggruppate nel vaso più grande, in guisa che il cranio copriva una parte del torace. I rapporti da me trovati fra il parietale che copriva parzialmente le costole, e la posizione conservata dalle costole stesse, provano che i tessuti legamentosi non dovevano essere stati completamente distrutti, mentre il cadaverino collocato dentro il vaso più grande in posizione piegata, quasi seduta; sì accasciava per l'incipiente putrefazione, quando la terra argillosa non era ancora colata nei vasi vuoti.
Questi avanzi scheletrici, furono esaminati dal dott. Roncali della R. Università di Roma, il quale constatò quanto segue: Le ossa appartengono allo scheletro di un bambino del quale è difficile precisare l'età, a motivo della frammentazione delle ossa craniche, le quali non potendo venire ricomposte non permettono di renderci conto dello stato delle fontanelle. Però dalla sottigliezza delle pareti craniche, dalla esistenza nel mascellare inferiore del posto dei denti di latte, in cui riconosciamo quattro alveoli per gli incisivi, due pei «canini, due pei molari mediani e due pei molari laterali, ed ancora dal mancato saldamento degli archi vertebrali fra loro e col corpo della rispettiva vertebra, possiamo Va assegnare al bambino una età approssimativa di venti a ventiquattro mesi.
L'altro sepolcro di bambino F consisteva in un dolio sdraiato entro una fossetta, che ha intaccato la crosta superiore del pavimento di terra battuta dell'abitazione primitiva, a m. 3 di distanza in direzione sud-ovest del sepolcro E. Il dolio aveva l'estradosso a m. 12,20 sul mare e l'asse in direzione normale a quella del sepolcro di bambino a due olle, e era mantenuto fermo nel terreno sovrastante al pavimentum, mediante pezzi di tegola, alcuni dei quali chiudevano la bocca del dolio. Quantunque si tratti di tombe che appartengono ad età molto diversa, avverto che tanto l'urna-capanna quanto il dolio sdraiato avevano l'asse in direzione di nord-est e sud-ovest e l'apertura rivolta a nord-est. Il dolio di terracotta rossa, ordinaria, è di forma ovoidale, ed ha larga bocca, con orlo rovesciato all'infuori. La variante grossezza delle pareti, e le asimmetrie della forma, più o meno leggiere, dimostrano che il vaso fu lavorato a mano. L'altezza misura m. 0,415; il diametro della bocca m. 0,385.
Conteneva lo scheletro di un bambino, di cui la terra e i detriti, di cui il dolio era pieno, rendevano estremamente difficile di esaminare con sicurezza la posizione. Certo è, però, che il bambino non fu bruciato, mancando ogni traccia di combustione, e che fu messo giacente con la testa verso l'apertura del vaso. Delle ossa alcune conservavano la posizione regolare; così tutte quelle del capo, quelle del torace, e, in parte, quelle delle gambe; altre poi, e sopratutto le più piccole, erano sparse in tutte le direzioni, cosa dovuta, senza dubbio, al penetrare continuo dei detriti e dell'acqua. Insieme con lo scheletro furono pure trovati moltissimi chicchi di grano, pochi pezzetti di carbone, un frammentino di vaso in terracotta rossa, ordinaria, e un altro di vaso ad impasto.
I pezzi di tegola, in numero di tre, che chiudevano la bocca del dolio, ricomposti con altri due pezzi della stessa tegola, uno dei quali stava dietro il fondo del vaso, l'altro presso la pancia a sinistra, hanno formato un tegolone quasi intero, di forma rettangolare, alto m. 0,51, lungo m. 0,38, spesso m. 0,02, con bordo alto m. 0,034, circa. Questo tegolone offre un particolare di somma importanza per la luce, che può recare nel fissare l'epoca cui rimonta il sepolcro. E cioè prima di cuocere la tegola, per procurare appoggio a quella precedente, fu tolta parte di ciascun bordo, verso la stessa estremità. È questo un particolare che ricorre nelle tegole più antiche, rinvenute nel Foro Romano, come in quelle trovate al Comizio, anteriori all'incendio dei Galli.
Gli avanzi scheletrici, rinvenuti entro il dolio, furono esaminati dal prof. Roncali il quale osservò trattarsi di ossa umane, appartenenti a cadavere inumato, essendo queste integre e senza traccia alcuna di azione ignea; e sono certamente di un feto a termine, di un bambino, cioè, che ha vissuto extrauterinamente da venti a trenta mesi, almeno come si può desumere dai fatti seguenti: 1) Per la mancanza della fontanella lambdoidia e delle quattro fontanelle laterali; le due anteriori o pteriche e le due posteriori o astiriche, che sappiamo si chiudono poco dopo la nascita, e per la persistenza della fontanella anteriore 0 bregmatica, che è noto si chiude dal secondo al terzo anno della vita extrauterina. 2) Per la esistenza, nel mascellare inferiore, del posto dei denti di latte, in cui riconosciamo nettamente quattro degli incisivi, i due dei canini, i due dei molari mediani e i due molari laterali; in tutto dieci spazi alveolari, ben distinti l’uno dall'altro, per l'esistenza del setto alveolare. I due ultimi alveoli, quelli cioè che sono in prossimità della branca montante del mascellare, sono molto ampî, ristringendosi questi e rimpiccolendosi per la formazione di muovi setti allorquando accade l'eruzione dei denti permanenti, che ha luogo verso il sesto od il settimo anno di vita. 3) Per il mancato saldamento degli archi vertebrali col corpo della vertebra, che interviene verso il terzo anno della vita extrauterina. 4) Finalmente, per la mancanza delle superficie articolari cartilaginee superiori ed inferiori (epifisi), dell'omero, del radio, dell’ulna, del femore, della tibia e del perone, le quali non si ossificano completamente che dopo varî anni dalla nascita.
Parentalia
Sotto la glareatio ed il pavimentum delle abitazioni primitive, apparve il terreno argilloso, fulvo chiaro, e di densità non uniforme, differenziabile mediante la pressione di un regoletto di legno, nonchè per l'essicamento più rapido del terreno compatto in confronto di quello smosso. Il terreno compatto non presentava alla superficie alcuna traccia di carbone, mentre quello smosso era sparso di faville spente, le quali insieme alla umidità più insistente, rivelavano la colmatura di numerose fossette, per lo più circolari, isolate, ovvero raggruppate in guisa da parere ellittiche per la loro intersecazione.
La terra di colmatura, attraversata da molte gallerie di vermi, rivestite talvolta da una patina violaceo-metallico, conteneva chicchi di fava e d’altre leguminose, e grumi di grano carbonizzato e mescolato ai residui di piccoli fuochi, accesi mediante ramoscelli d'albero. Qualche pezzo di crosta argillosa con incipiente cottura alla superficie, trovato dentro le fossette, fa ritenere che il fuoco ardesse a terra e che, abbrustolite le fruges, ne venissero sotterrati i residui, spargendovi una offerta liquida, presumibilmente il latte, la quale ha attirato i vermi. Lo studio analitico delle fossette rituali, degli avanzi di sacrifici funebri che esse contenevano, e del loro rapporto probabile cogli attigui sepolcri, non ancora esplorati, sarà compreso in una prossima relazione.
III° rapporto di Giacomo Boni sul Sepolcreto del Septimontium preromuleo.
Un attento esame del terreno argillaceo, compreso fra le tombe A-B, C-D, E-F, già illustrate nei precedenti rapporti (Notizie d. Scavi 1902, pp. 96-111; 1903, pp. 123-170), ha permesso di constatare la esistenza di molte altre tombe, a pozzo ed a fossa, raggruppate talvolta in modo, che alcune di esse hanno troncato le tombe preesistenti.
La superficie del terreno, denudata dall'azione di acque pluviali o torrentizie, non mostra traccia di vegetazione legnosa, nè depositi alluvionali, o strati artificialmente sovrapposti al piano delle tombe più antiche a pozzo, prima che venissero scavate quelle più recenti a fossa. Scende, con declivio irregolare, a balze tondeggianti, verso il fondo paludoso della valle del Foro, e sale all'Esquilino, senza alcun sentiero interposto ai gruppi di tombe.
Un aspetto sterile e brullo come questo del sepolcreto, doveva presentare il terreno, nè boscoso nè coltivabile, al piede dei colli del Septimontium, quando calles, semitae o itinera, tracciate dai pedoni, congiungevano i vici dei montani, abitanti le alture del Palatium, del Cermalus, della Velia, del Fagutal, dell'Oppius, del Cispius e della Subura. Nel Septimoniale sacrum, che aveva luogo il giorno 11 dicembre, dies Septimontium nominatus ab his septem montibus, in quis sita Urbs est; feriae non populi sed montanorum modo (Varr. ZL. VI, 24), erano esclusi i veicoli tirati da giumenti perchè, secondo alcuni scrittori di cose romane, quando tale festa solenne veniva istituita, le singole’ parti della città non erano congiunte da strade carreggiabili: (Plut. Q. R. 69; cf. 48 e Dionys. Hal: I, 33).
La tinta leggermente più cinerognola del terreno di colmatura offriva il primo indizio per iniziare la ricerca delle tombe; ma, poichè anche il terreno naturale, prodotto dallo slavamento dei tufi di varia colorazione, presenta, sull'area del sepolcreto, una tinta più o meno fulva e nerastra, ritenni prudente di non procedere (caso per caso ad alcun taglio, senza aver completato l'esame superficiale con uno studio della densità del terreno stesso, quale è rivelata spruzzandolo d’acqua, ed osservando come viene assorbita.
Ulteriori e definitive constatazioni soglio farle servendomi di un regoletto di legno, la cui estremità piatta rivela la pressione occorrenté per farlo penetrare in terreni di varia compattezza; e credo utile raccomandar anche l’uso di spatoline acuminate o cuneate, nel vuotamento delle terre di colmatura perchè, con un pò di pratica, è facile riconoscere, mediante la vibrazione trasmessa dalle fibre legno, i materiali diversi che stanno ancora sotterrati.
La crosta del terreno in cui son scavate le tombe è indurita e amalgamante in guisa che non è possibile di definire, con molta precisione, il labbro superiore, già anticamente corroso, dei singoli pozzetti e delle fosse; ma a pochi centimetri dalla superficie il distacco diventa palese, ed è ‘cosa facilissima operarlo nelle tombe a pozzo, quando la colmatura consta di ceneri del rogo, le quali non aderiscono affatto al terreno argilloide riesce meno facile, nelle tombe a fossa, ricolmate con lo stesso terreno in cui le fosso sono scavate; e nei casi dubbi, dopo aver differenziata la densità mediante il regoletto di legno, riesce meglio lo staccare il terreno di colmatura con leggeri colpi di martellina a taglio, dati normalmente alla da della parete da denudare.
Le tombe in tal guisa riconosciute e già in parte esplorate sono le seguenti: A. Tomba a cremazione, con olla-ossuario; B. Tomba a fossa, con scheletro di adulto; C. Tomba a cremazione, con urna a capanna; D. Tomba a fossa, di bambino. ‘a Giacometti atalanta; E-F. Sepulcra infantium, rinvenuti tra gli avanzi di abitazioni primitive dovra stanti al sepolcreto; G. Tomba a fossa, di bambino, che ha troncate le tombe H, Q, R; H. Tomba a dolio sdraiato, congenere ai sepulcra infantium ma appartenente al sepolcreto preromuleo, troncata dalla tomba G; I. Tomba a fossa, di bambino; J. Tomba a fossa, di adulto, troncata dalla tomba I; K. Tomba a fossa, di bambino; L. Tomba a fossa, di bambino; M. Tomba a fossa, di bambino; N. Tomba a cremazione, con olla-ossuario, troncata dalle tombe L, M; O. Tomba a fossa, di bambino, rasentata da una sostruzione imperiale; P. Tomba a fossa, di fanciullo; Q Tomba a cremazione, con urna a capanna troncata dalla tomba G; R. Tomba a cremazione, con olla-ossuario, troncata dalla tomba G; S. Tomba a cremazione; T. Tomba a cremazione; U. Tomba a cremazione, con urna a capanna; V. Tomba a cremazione; X. Tomba a cremazione, con olla-ossuario, troncata dalla tomba a fossa B. In totale ventitre tombe, di cui dieci a cremazione, due a fossa, di adulti, undici a fossa, di bambini o fanciulli.
Tomba a fossa G. Ha troncato la tomba a dolio sdraiato H, e le due tombe a cremazione Q, R, le cui macerie circolari, di scheggioni di tufo, emergenti da pozzetti circolari, mostrano il taglio netto della martellina o accetta, adoperata dagli scavatori della tomba G, la quale è, quindi, indubbiamente, di. data posteriore, ed è fors'anco una delle tombe che segnano, si può dire, la data dell'abbandono del sepolcreto.
La fossa della tomba G ha l’asse maggiore in direzione da sud-est a nord-ovest, vale a dire normale a quella delle tombe a fossa B e E, già descritte, il cui asse maggiore ha la direzione da nord-est a sud-ovest. All'orientamento della tomba G, fa riscontro quello delle tombe a fossa I, M, O, P, mentre all'orientamento della tomba B fa riscontro quello delle tombe a fossa D, J, K, L, nonchè quello della, tomba a cremazione U, che ha la forma di fossa ovoidale allungata anzichè a pozzo. Giudico questo orientamento il più antico perchè esso è pur quello dei colmarecci delle urne a capanna nelle tombe a cremazione C, Q, U, le quali tutte | hanno la porticina rivolta a nord-est, come le teste degli scheletri nelle tombe a fossa B, J, K, L, come il lastrone che chiudeva l'apertura della capanna di pietra nella tomba G, e come la traccia della soglia d'ingresso all'abitazione primitiva, tra la glareatio e il pavimentum di terra battuta, sull'area ricoprente il sepolcreto.
La tomba a fossa G, ha pianta trapezia, i cui lati maggiori paralleli misurano m. 1,67 (quello a nord-est), e m. 1,81 (quello a sud-ovest): e i lati minori, obliqui. misurano m. 0,93. Il livello sul mare del punto più alto del terreno limitrofo alla tomba, in direzione nord-ovest, è di m. 11,80; il livello medio del fondo della fossa è di m. 10,03. Procedendo allo scavo della terra di colmatura, fu rinvenuto, ‘in prossimità dell'angolo ovest, a m. 10,76 sul mare, e addossato alla parete sud-ovest della fossa, un blocco di tufo, che serviva da copertura ad una specie di rozza ca| panna, le cui pareti laterali erano formate da due altri blocchi di tufo, collocati verticalmente a guisa di stipiti; un lastrone di concrezione sabbiosa chiudeva l'apertura lasciata in direzione nord-est.
Il vano, racchiuso dalla piccola capanna litica, misurava una fronte di m. 0,59, una larghezza di m. 0,35, e un'altezza di m. 0,50. Tra la parete nord-ovest della fossa G e la capanna, esisteva uno scheggione di tufo, collocato, evidentemente, per darle maggiore stabilità, e che arrivava appena a metà altezza del tufo verticale. La edicola lapidea conteneva otto vasi, due dei quali, i grossi a pancia sferica, stavano ancora in posizione verticale, nella parte più interna, e gli altri stavano ammucchiati vicino all'apertura, dove sembra che due di essi, le ciotole forate, fossero scivolati per effetto del movimento del terriccio che, filtrando con l'acqua nella edicola, spostò le pietre, la ricolmò fino a due terzi dell'altezza, e fece scivolar le ciotole che, in origine, potevano esser collocate a guisa di coperchio delle due grandi olle. I vasi non contenevano alcun'residuo del pasto funebre, ma le solite gallerie scavate da vermi o da larve d'insetti nel terriccio che riempiva il fondo di essi, in guisa da ritenere che i vasi contenessero offerte liquide: latte o acqua nei vasi maggiori: miele o profumi nei minori.
Entro un'insenatura, scavata sul fondo della fossa, al piede della parete nordest, giaceva un tronco di quercia, lungo m. 1,20, grosso, alla cima: m. (0,32, alla base m. 0,40, coperto da uno strato di terra sopra cui poggiava il lastrone-porta della capanna lapidea. La quercia (robur pedunculata o ischio, come il rovere a. grossa ghianda dolce, appesa a lungo picciuolo, figurato coll’Aedes Vestae nel bassorilievo degli Uffizi, Not. d. Scavi 1900, pag. 189, che ha dato nome alla regione Esquilina, del quale trovai i carboni tra gli avanzi dei sacrifici a Vesta, e d'incendio di abitazioni primitive sull'area del sepolereto), fu ridotta a feretro, recidendola con la scure alla base dall'albero, spaccando il tronco, coll’aiuto di cunei, scavando con l’ascia a guisa di schifo e robore dolatus, le due metà rastremate a cassa da morto, una delle quali servì da feretro, l'altra da coperchio. Il cadaverino di un bimbo vi fu deposto, con la testa rivolta alla parte più larga del tronco, sulla quale poggiava il lastroneporta della capannuccia, quasi a dimostrare che, da essa, il feretro fosse stato fatto uscire dalla parte dei piedi.
La superficie del tronco era imbrattata di melma argillosa, che si dovette togliere mediante siringatura a getto multiplo e sottile, operazione assai facile, che dà buoni risultati anche quando trattasi di liberare dalla terra gli oggetti minuti o friabili, dei quali importa conoscere la posizione relativa, prima di toglierli dal loro posto. Il tronco di quercia apparve così di un bel colore nero-marrone, con la metà superiore, o coperchio, alquanto più stretta dell'inferiore, o feretro, poichè il tronco non fu spaccato sul diametro.
Alzato il tronco e tolti i residui del coperchio, lasciai alquanto rapprendere la fanghiglia che riempiva il feretro, avendo cura intanto di spalmare il legno con ceresina, sciolta nella essenza di trementina, per rallentarne il prosciugamento. Quando la fanghiglia cominciò ad acquistare una certa tenacità, presi a levarla, tagliandola mediante una spatolina a taglio ottuso, in direzione normale allo scheletro, del quale apparvero così, a mano a mano, gli ossicini senza spostarli affatto.
L'estrazione della fanghiglia nella concavità fu ottenuta col pennello, e completata mediante lavacro a siringa, e asciugando l'acqua nelle cavità con una spugnetta molle. Gli avanzi scheletrici, così rimessi in luce, e che occupano una lunghezza di m. 0,60 circa, furono esaminati dal prof. Roncali il quale mi comunica la descrizione seguente: Del cranio rimangono numerosi frammenti parietali, delle ossa della faccia, di qualcuno delle ossa della base dell'occipitale, che è quasi integro, meno in corrispondenza della sua pars basilaris, del mascellare superiore e del mascellare inferiore, di cui abbiamo circa i due terzi.
Restano poi numerosi frammenti delle costole e delle ossa degli arti inferiori e superiori: pezzi di bacino e di scapola, e numerosi corpi ed archi vertebrali.
Lo stato dei denti, la lunghezza dello scheletro, di m. 0,60, e la mancata saldatura degli archi vertebrali, in corrispondenza della apofisi spinosa, ci fanno concludere che possa trattarsi d'individuo dell'età di due a due anni e mezzo.
La melma contenuta nel feretro, lavata al setaccio, permise di raccogliere alcuni chicchi di fava e di grano carbonizzato. Nessun altro oggetto fu rinvenuto insieme con lo scheletro, il quale non mostra traccia alcuna di colorazione verde, solita a manifestarsi nelle ossa non cremate, quando restarono in contatto di fibule o altri oggetti di rame o di bronzo. Nella terra che inviluppava il tronco di quercia raccolsi qualche frammento di minerale rosso d'ematite, ma non saprei dire che vi fosse collocato intenzionalmente.
All'esterno della base del tronco, e quasi di fronte alla capanna lapidea, giaceva un piccolo ferro di lancia lungo m. 0,09, a cilindro vuoto nella base, in cui andava inserita l'asta di legno, grossa m. 0,012, che lasciò delle fibre; è a corpo pieno, piramidale quadrato e munito, forse, di alette e appuntito a foglia piatta (come i ferri di lancia rinvenuti nelle tombe a fossa della necropoli di Alfedena), questo ferro di lancia stava rivolto all'angolo nord-ovest della fossa. La piccola hasta, a spiculum tronco, collocata a sinistra del bambino, era, forse, un giocattolo, e b; serviva, comunque, a indicare il sesso del defunto.
I massi impiegati nel costruire l'edicola lapidea erano i seguenti: 1) Parete sinistra: stipite parallelepipedo, di tufo marrone, alto m. 0,62, e della Sezione massima di m. 0,80 X 0,18, squadrato ad accetta, di cui si distinguono i colpi, larghi m. 0,06 circa, specialmente nella faccia che rimaneva interna, la quale ne è tutta segnata. Due altre facce non recano attualmente traccia dello strumento con cui furono lavorate; 2. Parete destra: stipite parallelepipedo, di tufo grigio-verdiccio, alto m. 0,51, R della sezione di m. 0,38 X 0,13 a 0,16. È piantato nel terreno, in posizione obliqua. Anch'esso dimostra, come il precedente, massime nella parte interna, d'essere stato lavorato a colpi d'accetta, di cm. 6 circa di larghezza. Conserva alcuni solchi graffiti, lunghi da tre a sei cm, e larghi e profondi circa un millimetro. La posizione di questo fianco dell'edicola è determinata da un pezzo di tufo marrone, tra il fianco stesso e la sponda della fossa. Questo pezzo di tufo, che misura m. 0,32 X 0,16 X 0,20, reca, nelle parti attualmente visibili, la traccia di un colpo d’accetta, della consueta larghezza; 3. Tetto: lastrone di tufo nero leucitico, di m. 0,75 x 0,33 X 0,20, in cui, per la friabilità del materiale e per la lavorazione delle facce non si scorgono, attualmente, segni di lavorazione; 4. Porta: lastrone di concrezione calcarea (tartaro confinante con l'arenaria), di m. 0,66 X 0,46 X 0,055 a 0,098. Presenta ineguaglianze di superficie, simili a stratificazioni, nelle due facce maggiori, e non sembra aver subìto alcun taglio. Un frammento di tufo nero leucitico, di m. 0,24 X 0,28 X 0,15, che stava collocato ad una delle estremità del tronco d'albero, presenta, su tre facce, segno di colpi d'accetta, della consueta larghezza.
I vasi collocati nell'edicola lapidea erano i seguenti:
1. Vaso in terracotta rossiccia, a pancia sferica, fondo piatto, orlo imbutiforme, striato orizzontalmente all'interno. Alt. m. 0,245, diametro esterno della bocca m. 0,182. È lavorato al tornio, rivestito di un sottile strato d'argilla rossa più fine, ed ha la superficie ben levigata;
2. Vaso analogo, variante però nelle dimensioni. Alt. m. 0,262, diam. esterno della bocca m. 0,173.
3. Scodella, in terracotta magra, giallo-rossiccia, a segmento sferico; fondo piatto, orlo parimenti piatto, sporgente da una parte e dall'altra. Alt. m. 0,04, diam. esterno della bocca m. 0,135. Esternamente ed internamente, non escluso il fondo, è decorata di fasce circolari, orizzontali, dipinte al tornio, di color castagno, in parte svanito. La parete è attraversata, vicino all'orlo, da due forellini, disposti quasi orizzontalmente e distanti un centimetro. Questi forellini, praticati a crudo, mediante uno stecco, dovevano servire per tenere appesa la scodella, usata certamente come vaso da bere.
4. Altra scodella, che si distingue dalla precedente per aver cilindrica la parte alta della pancia, e pel fondo esternamente più grande. Le dimensioni erano di poco: alt. m. 0,045, diam. esterno della bocca m. 0,138.
5. Cantharos, in terra poco cotta, ad alto collo cilindrico, leggermente concavo; due anse opposte, a tortiglioni, impostate sul limite inferiore del collo e sull'orlo. Inferiormente è a cono tronco rovesciato, sporgente alquanto intorno al collo. La sporgenza è decorata d'intaccature, appena visibili, e di due bugne opposte, equidistanti dalle anse. Alt. m. 0,097, diam. esterno della bocca m. 0,17. Vaso fatto a mano e a stecca, di cui conserva le tracce; superficie annerita e lucida. Evidente la imitazione da un vaso di metallo battuto.
6) Lexythos argivo, in terracotta magra gialliccio-chiara, di forma ovoidale, a labbro largo e piatto, con ansa a nastro, impostata sulla spalla e sul labbro; fondo rientrante. Alt. m. 0,065, diam. del labbro m. 0,031; decorazione dipinta in color bruno bituminoso. Sulla spalla tre onde a spira, due delle quali ricorrenti a sinistra, una rivolta a destra. Sulla pancia, in due zone circolari, si vedono cani nell'atto di correre a sin.; quattro nella zona superiore, tre in quella inferiore. Hanno il corpo allungato di molto e, inoltre, ristretto nella parte centrale; delle loro gambe non sono visibili che le sinistre. Nel campo della zona inferiore una macchietta dello stesso colore. Tra le spirali, decoranti la spalla, e la prima zona, quattro linee circolari, e una fascetta; tre linee soltanto dopo la prima zona, tre linee e una fascetta dopo l'ultima. Sulla parte piatta del labbro, due linee circolari; una intorno all'orifizio, l'altra intorno alla periferia; tra la prima e la seconda, una stella a sei raggi, triangolari, o denti di lupo. Sull'ansa uno zig-zag verticale, fra due linee rette.
7. Coppa, in terracotta bruna, a fondo piatto a tronco di cono rovesciato, a un'ansa sola, con superficie nero-lucida. Alt. misurata fino all'orlo m. 0,055, fino all'estremità superiore dell’ansa m. 0,12; diam. esterno della bocca m. 0,131. L'ansa, a nastro, impostata verticalmente sull'orlo, e obliquamente sul limite esterno del fondo, si assottiglia nella parte superiore, per appiattirsi, a foggia di trapezio, in direzione normale all'orlo della coppa. Intorno alla parte inferiore della pancia stanno incise due linee orizzontali, semplici, e una a zig-zag, formanti una fascetta sormontata di denti di lupo. Dentro le incisioni rimangono tracce di sostanza bianca. Sul fondo, internamente, una bugnetta centrale, e due cerchi concentrici impressi, dal maggiore dei quali partono numerosi raggi, ottenuti con stecca.
8. Coppa, in terracotta, a cono tronco rovesciato, piede basso, circolare, senza anse. Alt. m. 0,082, diam. della bocca m. 0,13. Terra impura, nericcia, affumicata, con macchie rossiccie dove l’azione del fumo è stata minore. Superficie scabra; lievissime e rare protuberanze; all’interno visibili le tracce della stecca; alquanto danneggiato il labbro. Notevole la decorazione incisa, con entro tracce di ocra rossa, consistente in festoni e palmette. I festoni terminano a. volute interne, che, accoppiate due a due, formano come un capitello, sorreggente un corpo tondeggiante in alto, e decorato di linee, che sembrano girargli intorno prospetticamente. Una lineetta orizzontale, sotto le volute, può rappresentare la corda che legava le estremità dei festoni. Le palmette, a tre petali verticali, sorgono da una specie di semicerchio, appoggiato sulla curva centrale di ciascun festone.
Tomba H, di bambino, a dolio sdraiato, con la bocca rivolta a nord-est, chiusa da scheggioni di tufo. Il dolio stava coricato, orizzontalmente, entro una fossetta profonda m. 0,30 circa, e fu troncato in prossimità del collo, in corrispondenza della parete nord-est della tomba G, lasciando sussistere i frammenti dell'orlo, di terracotta ordinaria rosso-marrone, che presentano un diametro esterno di m. 0,41, interno di m. 0,33, e uno spessore di m. 0,023.
L'asse del dolio sdraiato era normale a quello della tomba G, che lo ha troncato, nè può sorger dubbio che questa tomba, malgrado la profondità maggiore a cui giunge, sia la più recente. Ho avvertito già che le tombe rivolte a nord-est, sembrano, in genere, le più antiche; seguono un rito che potrebbe accennare al paese d'origine, alla dimora in vita dell'estinto, o a quella dei suoi parentes, defunti.
Come tipo, la tomba H corrisponde alla tomba F, pure a dolio sdraiato, incassato alla superficie del pavimentum, di terra battuta, delle abitazioni primitive, che sorsero sull'area del sepolcreto, quando questo era già stato abbandonato. I, dolî d'ambedue le tombe avevano la bocca rivolta a nord-est, ma quello della tomba, H. era chiuso mediante scheggioni di tufo e quello della tomba F da rottami di tegola. Alcuni secoli intercedono fra queste due sepolture, molti altri secoli trascorsero prima che, alla fine dell'impero o al principio del medio-evo, venisse tagliato il pavimento a mosaico nell'abside dei penetrali di Vesta per sotterrarvi un bambino, rinchiuso entro due dolî, imboccanti uno nell’altro, con l'asse nella direzione tradizionale, e assiepati di rottami di lastre di marmo.
Tomba di bambino I, a tettoia lapidea. Sta quasi sul prolungamento dell’ asse maggiore della tomba G e alla distanza media di m. 1,00 dal lato nord-ovest. Ha forma rettangolare, leggermente trapezia, lunga m. 1,56, larga m. 1,09, profonda m. 1,66 (a m. 10 sul mare, vale a dire m. 0,03 più bassa della tomba G).
Nel vuotare la fossa, apparvero, a poco più d'un metro di profondità, tre lastroni di tufo, disposti, l'uno accanto all'altro, in guisa da coprire oltre la metà della fossa, a partire dal lato sud-ovest. I lastroni stavano alquanto obliquati (in. parte. a causa di successivo spostamento), e inclinati a guisa di tettoia, sostenuta da, un tronco di quercia, steso lungo il lato nord-est della fossa, e incastrati in origine dentro una incassatura, alta m. 0,20, larga m. 0.10, scavata originalmente lungo il lato sud-ovest.
I lastroni, per causa dell'infradiciamento del tronco e del carico della terra, si erano alquanto abbassati e spostati; i due lastroni estremi erano inoltre spaccati, ma era facile riconoscere dall'altezza del ciglio dell'incassatura, che la tettoia lapidea copriva originariamente un vano alto m. 0,56 dal fondo della fossa e contenente i vasi, con avanzo del pasto funebre, che si rinvennero quasi tutti rovesciati o infranti dal carico dei lastroni.
Sopra il lastrone più vicino alla testata nord-ovest, stavano, inclinate verso la parete della fossa, le estremità superiori dei femori, appartenenti allo scheletro di un uomo adulto, troncati circa alla metà dell'osso, e privi l'uno della testa e del collo per schianto avvenuto in prossimità della linea intertrochanterica, e privo l'altro anche delle tuberosità trochleari, per schianto avvenuto più verso il corpo del femore. Esaminando attentamente le due ossa, notai che, tanto l'uno quanto l'altro, portano traccia evidente di colpi violenti di accetta o di altro istrumento a taglio ottuso, dati in direzione obliqua all'asse dello scheletro, quando questo poggiava sopra un sostegno abbastanza solido, e stando in posizione prona, vale a dire con la linea aspra, corrispon: dente alla parte posteriore dell’osso, voltata all'insù. Riconobbi, in seguito, che le due: estremità ossee combinavano esattamente con la troncatura delle ‘estremità inferiori degli stessi femori, appartenenti allo scheletro giacente, a bocca sotto; nella tomba 4.
Il tronco di quercia, lungo m. 1,15, grosso m. 0,51 alla base, m. 0,42 alla cima; era disposto in direzione parallela al lato nord-est della’ fossa, e distante da esso m. 0,16, con la estremità più larga, corrispondente alla testa del cadavere, ‘in direzione nord-ovest, come quella della tomba G. Il feretro occupava quasi tutta la parte anteriore della tettoia lapidea, costituendo ad un tempo la parete e la porta. Oltre agli scheggioni di tufo, che completavano la chiusura dell'edicola, altri tre stavano fra il lato del tronco e la parete nord-est della fossa, e uno tra la cima del tronco e la parete sud-est; sei piccoli scheggioni di tufo puntellavano, per ‘disotto, il tronco di quercia, poichè il fondo della fossa non aveva una speciale incassatura per il feretro, come la tomba G.
Alzato il tronco, potei constatare che la metà superiore, formante coperchio, ‘era decomposta uella zona mediana, la quale lasciava vedere, traverso gli squarci, l'interna riempitura di terriccio. Tolti gli avanzi del coperchio, apparvero sull'orlo del feretro tracce di color metallico, aureo-olivino, somigliante a quello della pirite di rame, e depositato per certo dall'acqua che trascinava seco i sali formati dalla decomposizione di qualche oggetto metallico sotterrato insieme col cadavere.
Il terriccio, che riempiva il feretro appariva più nero e tenace nelle parti in contatto con lo scheletro, il quale era assai meglio conservato di quello della tomba G, ma con le ossa, specialmente il cranio e le tibie, spostate per lo schiacciamento e conseguente spaccatura del tronco, prodotta dal carico dei lastroni della tettoia lapidea. La melma aderente alla cassa toracica, e quella colata negli interstizi delle costole, e nella cavità del cranio, era tutta sparsa di anellini, color bruno-cinereo, simile a quello prodotto dagli agenti atmosferici sulla superficie del piombo.
Alcuni di questi anellini o perline cilindriche, del diametro esterno di m. 0,003 a m. 0,0035, interno di m. 0,001, stavano addossati uno all’altro, in guisa da parere che fossero originariamente infilati a gruppi sul davanti di una tunichetta, e che scendessero dal collo del fanciullo sino alla cintura, costituita da una zona di rame, lunga m. 0,05, la quale gira dietro lo scheletro, e scende sul davanti, ripiegata obliquamente, lasciando visibile nel mezzo un fermaglio o ciondolo, completamente decomposto.
Oltre alle perline cilindriche, rinvenni, nel terriccio, in prossimità del collo e delle spalle dello scheletro, i frammenti di altre perle vitree, più grosse, una delle quali costolata, del diametro di circa m. 0,002, e che doveva essere composta a zone opache di vario colore, una di vetro cilestrino, trasparente, del diametro di m. 0,005, una di retro bianco, del diametro di m. 0,007, una nera del diametro di m. 0,008 e una di smalto scuro, con ornamenti laterali a spira, di smalto chiaro, del diametro di m. 0,01.
Oltre alle perle vitree rinvenni un frammento di aneilino, del diametro di m. 0,011, formato di filo di rame, raccolto a tre spire, e un oggettino di bronzo, lungo m. 0,017, che sembra l’arco a navicella di una fibula, in mezzo al rigontiamento della quale sta incastonato, a guisa di gemma, un dischetto di ambra a superficie convessa alquanto striata. Un altro arco di fibula consimile mostra l'incassatura circolare, del diametro di m. 0,004.
Lo spostamento delle ossa dello scheletro aveva mescolati tra loro questi ornamenti, ma è facile supporre che le parti più grosse componessero un monile, e che gli anellini cilindrici fossero cuciti sul davanti della tunica, fermata alle spalle del cadaverino dalla fibuletta e stretta ai fianchi dalla cintura di rame.
Un braccialetto d'avorio, del diametro esterno di m. 0,076, interno di m. 0,048, tornito a sezione circolare, del diametro di m. 0,014, sta infilato alla parte inferiore dell'omero sinistro, prossima al gomito; è alquanto annerito pel contatto con la quercia, ma conserva tutti i caratteri istiologici; però nell'asciugarsi mostrava già la tendenza a fendersi, per cui ho dovuto spalmarlo di vernice trasparente.
Lo scheletro contenuto nella tomba I è quasi completo, e le mancanze si limitano a talune delle ossa del carpo e del metacarpo, del tarso e del metatarso, nonchè delle falangi delle dita della mano e dei piedi. Il dott. Giglioli, professore nel R. Istituto di studi superiori di Firenze, ritiene che lo scheletro sia quello di una bambina. Tale lo giudicavo dagli ornamenti, ma ciò che fermava la mia attenzione era sopratutto la strettezza del cranio, particolare alle razze indigene del mediterraneo (sardi, calabresi, siciliani e greci moderni), le quali costituivano il fondo della plebe romana.
Una radunanza di razze appariva Roma sul finire della repubblica: Civitas ex nationum conventu constituta (Cic. de pet. consul. XIV). La diversità aumentava ad ogni nuova conquista, ma doveva esser notevole sino dalle origini, poichè le tombe finora scoperte nel sepolcreto indicano che il Septimontium preromuleo fosse abitato da stirpi le quali seguivano riti funebri affatto differenti: la cremazione e il sotterramento entro tronchi d'albero, o sotto volte di scheggioni di pietra. Il cranio dello scheletro rinvenuto nella tomba I è stretto, non meno di quelli delle tombe B e P, che esamineremo nei successivi rapporti: e non meno di alcuni crani di altre tombe a fossa dell'Esquilino, ora nel Museo del Campidoglio, e di quelli dei sepolcreti liguri o siculi. Non ci è dato, purtroppo, di ricomporre le ossa calcinate e scheggiate dalla cremazione, ma è ovvio ritenerle appartenenti a individui, di razza ariana, a testa larga, vale a dire come i patrizi romani...
La tettoia lapidea era costituita da tre lastroni di tufo, adiacenti l'uno all'altro nel senso della larghezza, e disposti a declivio e in posizione obliqua rispetto alle
pareti della fossa. A partire da sud-est, misuravano rispettivamente: m. 0,48 di larghezza, e m. 0,80 di lunghezza il primo; m. 0,47 di larghezza e m. 0,74 di lunghezza il secondo; m. 0,41 di larghezza, e m. 0,90 di lunghezza il terzo, con una grossezza variante da m. 0,17 a m. 0,21. Riuniti coprivano una larghezza complessiva di m. 1,37 circa, lasciando fra l'ultimo lastrone e la testa nord-est della fossa un intervallo di m. 0,20, chiuso con tre scheggioni di tufo e una massa di argilla. I due primi lastroni sono di tufo marrone, terroso, litoide, a grosse scorie nere, e con poche leuciti visibili; il prof. Portis mi assicura che se ne trova molto di consimile nei versanti dell’ Esito per es.; sotto S. Pietro in Vincoli.
Il terzo lastrone è di tufo grigio-verdiccio-cinereo, varietà di quello sovente adoperato per le coperture dei doli. Presenta molte leuciti visibili e affiora quasi, come cappellaccio, al tufo grigio-verdiccio, sotto la casa delle Vestali. I tre lastroni tufacei sono completi in larghezza e in lunghezza; i due laterali si rinvennero spezzati in due parti quasi eguali. Recano numerose tracce dell'accetta con cui furono lavorati, in tutte le facce. I colpi, bene impressi, dimostrano che il ferro dell'istrumento aveva una larghezza di metri 0,07 circa.
I tre scheggioni fra i lastroni e la parete della fossa, erano informi, di tufo marrone, terroso, litoide, a grosse scorie nere e con poche leuciti. Uno recava i segni di due colpi d'ascia, dei quali uno di m. 0,08 di larghezza, m. 0,04 d'altezza e m. 0,06 di profondità. Gli altri non mostravano alcuna traccia di lavorazione. Sparsi sul fondo della fossa, posavano quattro scheggioni di tufo, abbastanza uniformi per qualità; vi si contengono le due specie di tufo, rappresentate nei lastroni di copertura: tufo grigio verdiccio cinereo, un pezzo; tufo marrone, un pezzo; tufo nero pozzolanaceo, a frequenti macchie di leucite, due pezzi. I vasi coperti dalla tettoia lapidea erano i seguenti:
1. Vaso in terracotta rossigna, lavorato al tornio, a pancia sferica, fondo piatto, largo orlo alquanto rovesciato all'infuori, senza anse. Altezza m. 0,225; diametro esterno della bocca 0,171; all interno dell'orlo striature orizzontali; superficie lustrata a stecca.
2. Vaso analogo, alquanto differente nelle dimensioni. Alt. m. 0,212; diam. esterno della bocca m. 0, 163.
3. Attingitoio, di terracotta bianca, a corpo allungato, fondo piatto, con un'ansa sola a nastro, impostata sulla pancia e sull'orlo. Altezza fino all'orlo m. 0,143, fino alla parte superiore dell'ansa m. 0,15, diametro esterno della bocca m. 0,074. Decorazione geometrica, dipinta color bruno, mediante pennello piatto, largo, in quattro fasce orizzontali; una serpeggiante e tre rettilinee girano intorno, alla pancia; una parimenti rettilinea nell'interno dell'orlo; una sesta, verticale, è dipinta sulla parte centrale dell’ansa. Il vaso, quantunque eseguito al tornio come provano le rigature interne e le fascette circolari, presenta però qualche protuberanza sulla parete.
4. Vaso, in terracotta rossiccia, a pancia sferica, fondo piatto, alto orlo rovesciato all'infuori; due anse. Alt. m. 0,27; diam. esterno della bocca m. 0,175. La parte interna dell’orlo è striata orizzontalmente; le due anse opposte con doppia attaccatura e corpo circolare sono impostate a metà altezza. Il vaso è lustrato a stecca.
5. Coppa, in terracotta, a cono tronco, rovesciato, depresso, con piede circolare, bassissimo; orlo leggermente inclinato all'infuori; due anse. Altezza m. 0,07; diam. massimo della bocca m. 0,143, minimo m. 0,135. La superficie conica è leggermente arrotondata; le due anse opposte e impostato orizzontalmente in alto, hanno doppia attaccatura e corpo circolare. All'esterno fasce circolari, più o meno larghe; parallele alla bocca, dipinte in noto ove più ove meno chiaro. Le anse conservano tracce di tinta rossa più scura. L'interno fu interamente dipinto mentre il vaso girava sul tornio, e in maniera. che il pennello descrisse una spirale riconoscibile ai diversi toni del rosso. Il .vaso si pre» senta alquanto asimmetrico.
6. Piccolo skyphos, in terra quasi cruda, color cinereo, a fondo piatto, a due anse. Alt. e diam. esterno della bocca m. 0,09. Le anse, opposte, hanno doppia attaccatura, corpo circolare, e sono impostate orizzontalmente in alto. Sotto l'orlo, in ciascuno degli spazi compresi fra le due anse, quattro linee orizzontali, riunite due a due alla testata dei semicerchi, e un filare di denti di lupo, pendenti dalla linea inferiore, le une e l'altro incisi. La parete è finissima, di argilla cinerea, annerita e lucidata alla superficie. Manca buona parte del fondo e della pancia, e alquanto dell'orlo e di un'ansa.
7. Anfora in terra grigiastra, poco cotta (fig. 38); a pancia sferica, collo a cono tronco, anse opposte, a nastro, del tipo detto di Nicostene, impostate sulla spalla e
sull'orlo; fondo piatto. Alt. m. 0,205; diam. esterno della bocca m. 0,088. Ricca decorazione incisa. Su ciascun lato della pancia, in alto, un uccello, di profilo a destra; di sotto una doppia spirale, disposta orizzontalmente. L'uccello ha il rostro ricurvo alla estremità, e così pure la coda. Angoli a lati curvilinei, col vertice in direzione di quest'ultima, stanno ad indicare le penne. Il collo (che in uno dei due volatili è piuttosto lungo) è ricurvo indietro; le gambe alquanto piegate; i piedi hanno tre dita soltanto. La linea che limita anteriormente il collo è prolungata fino al posto dell'occhio, che vien solo in tal modo indicato. Da ciascun lato dell'uccello, e dalla doppia spirale pende un fascio di linee parallele, che va ad incontrarsi con un altro fascio di linee simiglianti e giù pendenti dalla base dell'ansa corrispondente. A destra e a sinistra dell'attaccatura inferiore di ciascun'ansa un dischetto con entro due coppie di linee parallele, incrociate obliquamente. Alla base del collo quattro linee orizzontali, interrotte in corrispondenza alle anse, e raccordate a due a due da semicerchi sovrapposti, e sovrapposto filare di denti di lupo. Su ciascuna ansa un fiore di loto, aperto, a quattro petali, disposti in due coppie laterali, con quattro lineette orizzontali, al centro, da cui scendono due appendici di forma allungata e ricurva. Fra la terra bigiognola, numerose lamelle di mica. La superficie è bene affumicata e lustrata; la esecuzione del vaso è ottima; la decorazione, graffita a crudo, conserva traccia del color d'ocra rossa.
8. Scodella, in terracotta rossiccio-chiara, lavorata al tornio, senza anse e senza piede, a fondo circolare piatto, appena sporgente. Alt. m. 0,055, diam. esterno della bocca m. 0,168, largh. del labbro m. 0,015. Inferiormente è a segmento sferico, più su a tronco di cono rovesciato; il labbro è piatto, sporge molto all'esterno, pochissimo all'interno. Fasce di varia larghezza, di color rosso, girano intorno alla superficie esterna ed interna del vaso, e parallelamente all'orlo, che parimenti è dipinto in rosso. Sulla parete esterna del fondo, quattro linee incrociate, dello stesso colore. La vernice è poco tenace, e, inoltre, ove apparisce più densa, ove meno. Sotto il labbro la parete è attraversata da due forellini praticati a crudo, prima di colorire le fasce, disposti quasi orizzontalmente alla distanza di m. 0,006 fra loro, e col labbro superiore alquanto logorato dalla funicella che doveva servire per appendere la scodella.
Ha all'esterno due contrassegni graffiti a crudo, e ricoperti dal color rosso-bruno di una delle fascette. La ciotola era spostata, come gli altri vasi, e inclinata in guisa che parte del suo contenuto, una fanghiglia nerastra e viscosa, mista a frammenti arrugginiti, ed a vertebre e spine di pesce, si era versata sul fondo della tomba. I frammenti metallici appartenevano ad un utensile di ferro a linguetta, lungo m. 0,105, grosso m. 0,002, largo nella parte mediana m. 0,009, allargantesi ad una estremità a coda di rondine, larga m. 0,016, alquanto appiattito e assottigliato all'estremità opposta, larga m. 0,012 e corrosa dall'ossidazione.
Ha l'apparenza di un cucchiaio senza concavità, di una forchetta senza denti, o di un coltello senza taglio; potrebbe essere il manico di una paletta per. portare alla. bocca .i cibi scottanti o untuosi, non scorrevoli nè duri; l'avanzo di una lingula (com'era chiamata dai nobili) o lingula (com'era chiamata dalla plebe), e che Catone il vecchio raccomandava di servire in numero che ritengo fosse pari a quello dei commensali, con la catinella di terraglia in cui fumava l'italico savillum (o pizza montanara), composto di farina, formaggio, miele e uova. Separati, mediante lavaggio della melma, gli avanzi scheletrici del pesce, riuscii a ricomporne la colonna vertebrale, che il dott. Vinciguerra, libero docente di zoologia nella R. Università di Roma, riconobbe appartenere al Mugil Chelo, specie di muggine o cefalo musino (ven. bosega) della notissima famiglia di pesci...
9. Coppa, in terra quasi cruda, a cono tronco rovesciato, alquanto ristretto in alto, con orlo leggermente inclinato all'esterno, e due anse, opposte, con doppia attaccatura, a corpo cilindrico, impostate orizzontalmente sull'alto della pancia. Alt. m. 0,092, diam. esterno della bocca m. 0,154. Il fondo, all'interno, è leggermente e asimmetricamente rientrante ; all’esterno, invece, piatto nella parte centrale e leggermente sporgente verso la periferia. La superficie del vaso, così interna come esterna, è interamente dipinta in rosso, che apparisce di diversi toni, secondo la diversa azione del fuoco. Si eccettui, però, una larga fascia orizzontale, girante sotto l’orlo all'esterno, e interrotta dalle attaccature delle anse; una seconda, molto più stretta, parallela alla prima, e situata alquanto più in basso; e una terza, larga come quest'ultima girante intorno alla periferia interna CA tutte e tre del color naturale dell'argilla. Anche la parte centrale, esterna, dell'orlo, apparisce dipinta. Le anse dello stesso color rosso. Manca alquanto del labbro e della parte alta della pancia.
10. Tazza, in terracotta, a cono tronco rovesciato, basso piede circolare, senza anse; alt. m. 0,082, diam. della bocca m. 0,145. Presenta otto striature orizzontali, esterne, giranti intorno al vaso. In alto, attraversano la parete due forellini, disposti quasi orizzontalmente, alla distanza di m. 0,013 l'uno dall'altro, e con la sbavatura dell'argilla asportata a crudo. Terra impura, color nero rossiccio, dovuto all'azione non uguale di fiamme fumose.
Conservava, aderente alla superficie interna, una patina gialliccia, che, asciugandosi, diventava polverulenta, e che potrebbe esser dovuta alla decomposizione di una spalmatura di pece. Più volte ho avuto occasione di avvertire la presenza di una pellicola congenere sulla superficie interna di frammenti di vasi di terracotta ordinaria, anche dell'età repubblicana; e nella casa delle Vestali trovai masse di pece trasformata alla superficie in sostanza gialliccia, polverulenta, ma ancor lucida nell'interno, scheggiosa a freddo, liquefabile e combustibile; l'odore che manda bruciando è di essenza di pino.
La tazza conteneva terra scura, solcata da gallerie cilindriche e tortuose, più sottili di quelle proprie della tazza contenente avanzi di sostanze animali, e sparsa di lamelle gialliccie, che le davano l'aspetto di impronte d'erbaggi tagliuzzati, ma che non prestandosi allo esame microscopico non poterono venire in alcun modo identificate nemmeno dal prof. Cuboni, e dal dott. Brizi, del Museo Agrario, cui ne spedii un saggio. Spero che, col confronto del contenuto di altri vasi funebri, e della diversa forma delle gallerie, scavate da vermi o da larve d'insetti, sarà possibile di riconoscere le vivande, che non lasciarono alcun residuo solido.
Mosso da tale fiducia, ho cura di non smuovere il terriccio ammassato sul fondo dei vasi, senza averlo prima lasciato alquanto asciugare e distaccare da sè per il conseguente restringimento della massa, la quale, capovolta, dà l'impronta del fondo del vaso, con tutte le vestigie della vita parassitaria, dovuta agli avanzi del pasto funebre. Di questa impronta va fatto il controstampo in gesso, che riproduce l'interno del vaso con la forma piena delle gallerie e serve da recipiente al contenuto del vaso finchè si possa analizzarlo.
Il terriccio aderente al fondo della fossa, e sul quale poggiavano i vasi funebri in parte rovesciati, lavorato al crivello finissimo, svelò la presenza di molti chicchi di frumento e di semi d'uva, dei quali potei raccogliere quelli soltanto che resistevano al lavaggio, o che non erano ridotti quasi a niente, da molteplici tarlature incrociate. Il grano somiglia a quello rinvenuto nella terra di colmatura di altre tombe e fossette rituali, ma lo stato di carbonizzazione che ne ha conservata la forma non si presta al taglio di rasoio, necessario ad ottenere il forte ingrandimento per riconoscere le cellule. Però il comm. Siemoni, Ispettore Generale dell'Agricoltura, basandosi sui caratteri esterni, ritiene che esso appartenga al gruppo dei grani teneri, e precisamente a quella forma che i toscani chiamano grano gentile, vale a dire la siligo degli antichi, diversa dal robur o grano duro, e considerata come una sua degenerazione (tritici vitium), prodotta dall'umidità del terreno: ...omne triticum solo uliginoso post tertiam sationem convertitur in siliginem (Colum., de re rust. II, 9-13). La siligo serviva a preparare il pane di lusso o siligineus, opposto al panis plebeius: Sed tener et niveus mollique siligine fictus servatur domino.... (Juv. V, 70); ma ciò è ricordato, beninteso, per un'età di molti secoli posteriore a quella in cui il pane non era usato comunemente nella sua forma più grossolana (pane integrale), che pur si mangiava insieme con la carne suina, e coi vegetali di rito, nel funebre novemdial dell'età post-augustea.
Tomba a fossa J. Fu troncata dalla tomba I. e da una infossatura (probabile fondo di capanna), che intaccò, a sua volta, le sponde della tomba P. Queste due troncature hanno lasciato sussistere appena mezzo metro di lunghezza della tomba J, la quale aveva l’asse in direzione da nord-est a sud-ovest, era larga m. 0,50 e profonda m. 0,65. Il segmento superstite conteneva cinque scheggioni di tufo, il maggiore dei quali sembra franato dagli scheggioni più piccoli, collocati lateralmente alla fossa a guisa di sponda, e formanti una incassatura, dentro la quale stavano, ancora a pesto, le estremità inferiori di due grossi femori umani, coi quali combaciano le due estremità superiori, rinvenute sopra il sottostante lastrone della tettoia lapidea, ricoprente i vasi della tomba I. La posizione relativa dei condili delle due estremità, tuttora a posto, protette dagli scheggioni di tufo, e serrate nel forte terriccio argilloso d'infiltrazione (circostanza la quale esclude, in modo assoluto, la possibilità di spostamento), e la posizione supina degli spazi triangolari, corrispondenti ai vasi poplitei, prova che il cadavere fu sepolto in posizione ventrale, ossia a bocca sotto, il rovescio, vale a dire, della posizione dorsale, che presentano gli scheletri delle tombe B, G, I.
La direzione dei colpi, di cui rimase traccia sulle estremità superiori dei femori appartenenti allo scheletro sotterrato nella fossa J, è indizio palese che lo scavatore della tomba a fossa I maneggiava la martellina a taglio con la destra, stando rivolto in direzione nord-ovest. La martellina (acisculus), foggiata a martello da una parte, a taglio d'ascia dall'altra, atta a scavare la terra, a recidere i tronchi d'albero, a spezzare i tufi, o a ridurli alla misura e forma voluta, è rappresentata in basso rilievo su antichi monumenti sepolcrali, anche dell'età romana più tarda, con la nota formula: SVB ASCIA DEDICAVIT, ovvero sui denari della gens Valeria con la leggenda ACISCVLVS. Quando altri strumenti dovettero usarsi per lavorare i marmi, si continuò a rappresentare quello primitivo, divenuto rituale, e che, quando serviva ad uso funebre, doveva venire espiato. Tenuto conto della poca profondità a cui giunge la fossa della tomba J, della poca cura che sembra essere stata impiegata nello scavarla, e della sua vicinanza alla maceria circolare di scheggioni di tufo della tomba a cremazione T, dalla quale è distante appena mezzo metro, in direzione sud-est, non rigetto ancora la mia prima ipotesi, che i femori rinvenuti nella tomba J possano essere quelli di uno schiavo, sepolto in posizione prona, accanto alla tomba del suo padrone.
Tomba a fossa K. Scavata con l'asse maggiore in direzione da nord-est a sud-ovest, vale a dire normale a quella dell’attigua tomba I, già descritta, e con la quale ha comune parte del lato sud-est, per la lunghezza di m. 0,56. L'orlo della tomba si trovava da m. 11,69 a m. 10,84 sul mare, e il fondo a m. 10,08. La fossa ha pianta di forma quasi rettangolare, lunga m. 1,44, larga m. 1,13, ed è profonda, in media, m. 1,18. Le sezioni della fossa sono alquanto trapezie, per la inclinazione delle pareti. A m. 10,53 sul mare furono rinvenuti ì primi scheggioni di tufo, disposti a maceria, lungo il lato nord-ovest, e una porzione di risvolto del lato sud-ovest, dove l’ultimo scheggione poggiava sulla cima di un tronco di quercia, disposto lungo il lato sud-ost della fossa. 11 piccolo spazio compreso fra il tronco e gli scheggioni conteneva sei vasi di terracotta, e tracce d'uno di rame. Alcuni dei vasi, in contatto tra loro, erano frantumati dallo spostamento degli stessi scheggioni di tufo, collocati loro accanto per ripararli.
Il tronco di quercia, lungo m. 1,09, grosso m. 0,48 alla base, m. 0,34 alla cima, era puntellato da tre scheggioni di tufo ad entrambi i fianchi, e con la parte più grossa del tronco, corrispondente alla testa del cadavere, in, direzione nord-est. La decomposizione del tronco di quercia, che aveva fatto sparire completamente alcune parti del legno, in ispecie nel mezzo del coperchio, aveva pur prodotto un'accasciamento per cui il diametro alla base del tronco, misurato verticalmente, dava appena m. 0,52. i
Alzato il tronco, tolti i ruderi del coperchio e il terriccio che ricolmava l'incavatura del feretro (fig. 51), apparvero pochi residui dello scheletro di un bambino, collocato in posizione supina, con le braccia piegate sul petto. Non ne rimangono che esigui frammenti delle ossa craniche, il mascellare inferiore, tre pezzi delle ossa del braccio e dell'avambraccio destri: un frammento delle ossa delle gambe, nonchè varî pezzi di archi vertebrali. Dallo stato dei denti, dalla lunghezza dello scheletro, circa m. 0,60, dalla mancata saldatura degli archi vertebrali in corrispondenza dell’apofisi spinosa, il prof. Roncali ritiene probabile che lo scheletro potesse appartenere ad un bambino dell'età approssimativa di due a due anni e mezzo.
Il cadaverino doveva esser vestito di tunica, ornata sul davanti da una fascetta verticale di perle di smalto bianco, delle quali avanzano traccie assai decomposte in forma di anellini, del diametro esterno di m. 0,003 a m. 0,004. Rinvenni due perle forate, di vetro azzurro, trasparente, alquanto più grosse, tra i frammenti delle costole, all'altezza delle mammelle, e tre perle di smalto colorato, del diametro di circa m. 0,012, all'altezza della cintura, le quali sono ridotte dalla decomposizione a grumi di sostanza pulverulenta gialliccia.
Infilata nella parte superiore dell'avambraccio destro, in prossimità del gomito, stava un'armilla di bronzo, del diametro esterno di m. 0,057, interno di m. 0,048, formata da un bastoncino cilindrico, grosso m. 0,0045, con le estremità ingrossate a pallottola, e ravvolta a spirale che non arriva a formare due giri compiuti. Le pallottoline dell'armilla stavano rivolte alla parte esterna del braccio. Gli scheggioni, che dovevano esser disposti, in origine, a riparo dei vasi, erano in numero di 38, e di varia qualità: di tufo lionato, di tufo cenerino, del tipo di quello adoperato per la copertura dei doli, di tufo terroso, grigio-verdiccio, granulare a frequenti leuciti a vegetali, molto fissile.
Questi scheggioni misurano da un minimo di m. 0,17 X 0,09 x 0,12 ad un massimo di m. 0,50 X 0,32 X 0,16, e sedici fra essi presentano tracce di colpi d'accetta a lama, larga da m. 0,055 a m. 0,06. In qualche scheggione si notano più colpi uniti, che, in uno dei tufi, formano un taglio di m. 0,15 di larghezza. Un altro presenta una faccia quasi spianata, e un terzo una specie di cavità rettangolare, scavata a punta. Due blocchi di tufo recano poi dei fori rotondi, prodotti da puntate di piccone. Il più piccolo ne ha uno di m. 0,08 di diametro, profondo m. 0,025: il maggiore ne mostra due. di un diametro da m. 0,025 a m. 0,03, e di una profondita che varia da m. 0,018 a m. 0,03. Mescolati cogli scheggioni di tufo, giacevano due pezzi di concrezione calcare (tartaro), giallo-nerastra, di m. 0,50 X 0,20 X 0,15, l'uno e l’altro di m. 0,24 X 0,18 X 0,08. I vasi aggruppati fra il tronco di quercia e gli scheggioni di tufo nella tomba K erano i seguenti:
1. Anfora in terracotta, a pancia sferica, collo a cono, pan opposte, a nastro, del tipo detto di Nicostene, impostate sulla spalla e priest fondo piatto. Alt. m. 0,182, diam. della bocca m. 0,075. Ricca decorazione incisa. Su ciascun lato della pancia, in alto, un gati di profilo a destra, situato sulla seconda di due grandi spirali disposte orizzontalmente. L'uccello ha lunga coda e lungo rostro, rappresentato con una linea soltanto: il collo alto è curvato indietro; piedi con tre dita soltanto. Linee interne, seguenti più o meno la curva del corpo, stanno ad indicare le penne. Alla base del collo, in un uccello, tre linee orizzontali, nell'altro una linea soltanto, con un cerchietto di sopra; un cerchietto indica parimenti l'occhio, in entrambi.
Dalla destra e dalla sinistra di ciascun uccello, scende giù, obliquamente, un fascio di curve, parallele, che va ad incontrarsi con un altro fascio di rette, che scende quasi verticale dalla base dell'ansa corrispondente. Intorno al collo del vaso, quasi sulla spalla, e interrotta in corrispondenza delle anse, una linea, a zig-zag, fra due parallele non congiunte alle estremità da altra linea. Più su, cinque palmette alternantisi, diritte e capovolte, cinque su ciascun lato del vaso, e varianti, quasi sempre, nel numero dei petali.
Quelle diritte partono da una specie di semicerchio; quelle capovolte da un involucro o calice, di forma tondeggiante inferiormente, e decorato di linee orizzontali e di piccole curve incrociate, o in altro modo disposte. Le palmette sono riunite da linee, che, passando sotto quelle messe in posizione diritta, vanno a congiungersi coi calici di quelle capovolte, dopo di che formano una voluta e un zig-zag all'interno. Su ciascun'ansa cinque linee, più o meno verticali. La esecuzione del vaso è buona, puerile quella della decorazione. La terra giallo-rossiccia contiene numerose laminette di mica.
Le pareti del vaso non arrivano a due millimetri di spessore. La superficie esterna, lucidata a stecca, è affumicata color bigio-scuro trasparente. Tanto la forma che la decorazione ricordano quelle del vaso n. 7 della tomba I, e quelle di un vaso edito dal Pottier (Vases antiques du Louvre, tav. 25, n. C. 551). Manca buona parte di un'ansa e del labbro, un po' del fondo, e piccole parti della pancia.
2. Coppa, in terracotta ordinaria rosso-marrone, a cono tronco rovesciato, senza anse, a basso piede; alt. m. 0,093, diam. esterno della bocca m. 0,155. Notevole la decorazione incisa, consistente in una linea circolare, poco al di sotto dell'orlo, e da cui partono semicerchi intersecantisi, rivolti in basso. Da ciascun punto della linea circolare, dove le estremità dei semicerchi s'incontrano, son tirate, verso l'alto, tre lineette, la centrale, verticale, le laterali, divergenti. Dove l’incontro non avviene, e ciò, forse, perchè il vasaio non seppe dividere in parti eguali lo spazio, le tre lineette partono, tranne un caso, da ciascuna estremità di semicerchio. Un punto scalfito, più o meno al centro del diametro di ciascun semicerchio, proverebbe che questi sono stati eseguiti a compasso, senonchè le curve, non sempre esatte, proverebbero pure che l'apertura di quello fosse stata tutt'altro che rigida. Nelle incisioni, deboli tracce di ocra rossa. Attraverso la parete, in alto, due forellini, obliquamente disposti, e distanti m. 0,012 l’uno dall'altro.
3. Coppa, in terracotta fine rossiccia, a cono tronco rovesciato, due anse opposte, piede circolare bassissimo. Alt. m. 0,085, diam. esterno della bocca variante da m. 0,122 a m. 0,13. Orlo leggermente inclinato all'infuori; anse con doppia attaccatura a corpo circolare, impostate poco obliquamente sull’alto della pancia. La parte inferiore, fino a un terzo dell'altezza, le anse, l'orlo e la parte interna appaiono dipinte in rosso bituminoso. Tra le anse e la parte inferiore dipinta, quattro fasce circolari dello stesso colore, tre strette, una larga. Sulla parte centrale, interna del fondo, un dischetto irregolare, del color dell'argilla. Il vaso fu dipinto mentre girava sul tornio. Notevoli asimmetrie. |
4. Scodella, in terracotta roseo-gialliccia, senza anse, a bassissimo piede, alquanto ristretta a metà altezza, con orlo piatto, sporgente in fucri. Alt. m. 0,05, diam. esterno della bocca m. 0,145. La parete è attraversata, in alto, da due forellini, praticati a crudo, prima di dipingere il vaso, disposti obliquamente, e distanti mm. sette l'uno dall'altro. Decorazione a fasce circolari, interne ed esterne, di varia larghezza, color rosso aranciato. Interamente dipinta è la parte centrale interna. La tinta fu data mentre il vaso girava sul tornio. Sotto il fondo una spirale dello stesso colore.
5. Coppa, in terracotta gialliccia, a cono tronco rovesciato, due anse opposte, bassissimo piede circolare, orlo leggermente inclinato all'infuori. Alt. m. 0,09, diam. esterno della bocca, variante da m. 0,148 a m. 0,15. Anse con doppia attaccatura e corpo circolare, impostate obliquamente sull’alto della pancia. La parte inferiore, fino a un terzo dell'altezza, le anse, l'orlo e tutta la superficie interna sono dipinte in rosso-bruno, variante nei toni secondo la densità della tinta e la diversa azione del fuoco. Tra le anse e la parte inferiore dipinta, cinque fasce circolari, parimenti rosse, tre strette, una larga; la tinta fu data mentre il vaso girava sul tornio. Osservasi all’interno come il pennello fu fatto girare, descrivendo una spirale. Leggere asimmetrie.
6. Vaso in terracotta rossiccia, a pancia sferica, fondo piatto, orlo alto e rovesciato all'infuori, con striature orizzontali all'interno. Esternamente è rivestito di un sottile strato di argilla rossa più fine e ben levigata. Alt. m. 0,19, diam. esterno della bocca m. 0,143.
7. Numerosi frammenti di una coppa in lamina di rame, a labbro rovesciato, decorato di bugnette rotonde ottenute a sbalzo, e pancia a calotta. Il diametro della bocca, compreso il labbro, era approssimativamente di m. 0,185. I frammenti superstiti somigliano a quelli della bacinella di rame a tripode, proveniente da un sepolcreto dell'Esquilino, ora custoditi nel museo Capitolino. Una fascetta rettilinea di ferro cuneata, forse dall'ossidazione, a guisa di lama di coltello, fu rinvenuta dentro la coppa, e potrebbe esser l'avanzo di una ligula, ovvero dei sostegni a tripode. La coppa conteneva un terriccio nero granuloso e sparso di semi d'uva tarlati e alquanto più piccoli di quelli dell'uva che ho potuto esaminare nelle vigne della campagna romana; il dott. Cortesi e il prof. Cuboni li ritengono appartenenti alla Vos vinifera L.
IV° Rapporto di Giacomo Boni sull'Esplorazione del sepolcreto del Foro romano.
La superficie del terreno compreso fra le tombe G, I, K, precedentemente descritte, e la sostruzione imperiale che limita lo scavo del sepolereto sul lato opposto alla Sacra Via, presentava alcune ineguaglianze di colore e di compattezza che non tardarono a rivelare la esistenza di un gruppo di tombe, le quali sembravano compenetrarsi una nell'altra. La esplorazione ha messo in chiaro trattarsi di due tombe a fossa, L, M, le quali avevano alquanto danneggiato il pozzo e parte del dol una più antica tomba a cremazione N, e di una piccola tomba a fossa O, rasata dalla sostruzione imperiale.
Tomba a fossa L
Fu scavata dentro un'insenatura del terreno che doveva com- prendere la testata della tomba J, troncata dalla tomba I. Questa insenatura, simile ad altra che esamineremo in appresso, parrebbe dovuta, in parte, allo scavo iniziato da qualche seppellitore alla ricerca di un terreno libero; ovvero all'opera di scava- tori di terra argillosa, utile alla manipolazione di vasi funebri, quando il sepolcreto dovette essere abbandonato; e in parte agli adattamenti subìti nella età monarchica dalla superficie del terreno, quando si era, verisimilmente, dimenticato che racchiudeva vecchie tombe, e si praticarono le insenature dei fondi di capanna, o fu attraversato da pozzi-cisterna, per raccoglier l’acqua piovana, a cui le tombe abbandonate servivano da filtro.
La fossa della tomba L ha pianta rettangolare, con l'asse maggiore in direzione da nord-est a sud-ovest, e con pareti inclinate a guisa di schifo. È lunga m. 1,63, larga m. 0,783, ed ha la platea di fondo a m. 10,68 sul livello del mare. Conteneva otto scheggioni di tufo grigio verdiccio cinereo, e di tufo leucitico, che misuravano, da un minimo di m. 0,10 ad un massimo di m. 0,80 di lunghezza: uno circa nel mezzo, quattro, l'uno appresso all’altro, disposti in fila, secondo l’asse maggiore, che potevano costituire un avanzo di parzes caementitius interposto fra il cadavere e la fossa; altri tre, un pò più discosti da quello centrale, si trovavano, senza ordine, sul lato opposto della fossa.
Dello scheletro, che doveva essere di un neonato, nessuna traccia. Sotto gli scheggioni mediani stavano frantumati due vasetti e Ja platea di fondo della fossa presentava evidente, alla estremità nord, e per oltre un quarto della superfice totale, una pellicola bruno-gialliccia e pulverulenta, caratteristica della decomposizione della pece, di cui molte tracce rinvenni sulle pareti interne e, specialmente, nel fondo di grandi vasi grossolani d’uso domestico, negli strati primitivi del Foro. Scaldato un frammento di questa pellicola, si fuse in una massa nero-lucida, che bruciò esalante odore di pino. C'e traccia di un'armilla, del diametro di m. 0,07, a due fili di cima impuro, ritorti insieme. Ne potei raccogliere tre frammenti, la cui sup è parte nascosta, parte corrosa da ossidi azzurrognoli e rossicci. La grossezza dei dne fili o cordoncini riuniti, è di mm. 7.
I due vasetti, frantumati sotto gli scheggioni di tufo, ma che poterono venir quasi interamente ricomposti, sono i seguenti: a) Piccolo skyphos, in terracotta, di forma semiovoidale, con due anse opposte, a fondo piatto; alto m. 0,07; diametro della bocca m. 0,083. Le anse, con doppia attaccatura, sono impostate sotto l'orlo, quasi orizzontalmente. Decorazione incisa. Intorno all'orlo, interrotte dalle anse, tre linee circolari, e una a zig-zag, irregolare. Su ciascun lato della pancia, al centro, una palmetta a tre petali (in una di esse il petalo centrale è sdoppiato in alto), sorgenti da un dischetto, messo su di una specie di piede a larga base.
Dai lati del dischetto partono due appendici corrispondentisi, ricurve verso l'alto, e terminanti a volute in una delle palmette, nell'altra a teste d'uccello con lungo rostro. Terracotta cinereo-rossiccia; superficie bene affumicata e lustrata. Il vaso è molto danneggiato, e rotto in numerosi frammenti, e vi mancano alcune parti del labbro. Una delle facce è scabra, forse per prolungata azione dell'acqua. Lievi protuberanze alla superficie. b) Vaso, analogo al precedente, ma senza palmette; dimensioni minori, e più danneggiato. Alt. m. 0,065, diametro della bocca m. 0,08.
Non trovandosi traccia alcuna di avanzi scheletrici è probabile che il bambino sotterrato nella tomba L fosse di assai tenera età; forse il cadaverino fu steso sopra quella parte della platea, che conservava tracce di impeciatura. La presenza di due soli vasi di terracotta nella parte centrale della tomba, farebbe, a sua volta, supporre che l'area vuota fra essi e i piedi della fossa potesse contenere qualche altro vaso od oggetto di legno dolce e d'altre sostanze facilmente decomponibili, che non la- sciarono traccia alcuna, come non ne lasciarono le vesti, anche nelle altre tombe meglio conservate. Tomba a fossa M. Ha pianta rettangolare, allungata, con due lati alquanto allargantisi in curva, all'esterno.
L'asse maggiore, in direzione da sud-est a nord-ovest; è lunga m. 1,50, larga circa m. 0,55, profonda, in media, m. 3,70, a platea orizzontale, che sta m. 10,92 sul livello del mare. La tomba doveva essere originariamente coperta da rozza volta, composta di scheggioni tufacei, che, spostan- dosi, franarono, rompendo o stritolando, qual più, qual meno, i vasi e gli altri oggetti sotterrati insieme col cadavere di un bambino.
Tracce di un tronco di quercia trovaronsi alle due estremità della fossa, ed è supponibile che appartenessero alle testate del feretro, che le condizioni sfavorevoli del terreno, scavato a poca profondità, possono aver contribuito a distruggere nella parte mediana, assottigliata per renderlo concavo.
Tolta la terra ed alcuni degli scheggioni di tufo franati, apparvero una coppa e una oinochoe, all'angolo est della fossa; una piccola coppa addossata al parietale sinistro del piccolo scheletro; un vaso a due anse, coperto da una larga coppa capovolta, in vicinanza dell'angolo nord, e un'altra coppa, ai piedi del bambino, con l'ansa a lui rivolta.
Parecchi sono gli scheggioni di tufo che, da una misura minima di m. 0,15 x 0,12^X0,12, giungono ad una lunghezza massima di ra. 0,35. Vi sono rappresentate parecchie qualità: un blocco di lapis gabinis, del tipo che si cava nella valle del peperino al nord di Roma, sulla intersecazione della via Flaminia, fra il quarto e il quinto chilometro; un blocchetto di tufo nero, a leuciti, tufo di passaggio fra le pozzolane nere e il tufo lionato del Campidoglio; due varietà di tufo marrone.
Inoltre due frammenti di concrezioni tartarose, di cui uno molto compatto, che misura m. 0.40 X 0,27 X 0,15. Un blocco di tufo giallo-rosso, del tipo di Monteverde, stava sotto alla larga coppa capovolta, sopra ricordata. Pochi avanzi scheletrici, rimasti in situ parte del cranio, cioè, e del femore destro — di bambino o bambina, inumato, in posiziono supina, e con la testa rivolta a nord-est, con le braccia probabilmente incrociate sul petto e con varie armille ed altri oggetti di ornamento, fermati sulla veste per mezzo di fibule. Si distinguono bene le ossa parietali, fra loro disgiunte, e i denti. Questi sono presentemeiite in numero di ventitré, dei quali alcuni della dentizione definitiva.
Sul davanti ci sono gli incisivi da latte. Il loro smalto, già molto usato e forato, dà la certezza che il bambino si nutrisse di sostanze solide. È probabile che si tratti dello scheletro di un bambino di tre o quattro anni. A destra ed a sinistra della testa, verso le regioni uditive, rimangono al loro posto gli orecchini d'ambra.
Le armille sono quattro; due sulla parte alta del petto, in posizione orizzontale, e in modo quindi che corrispondevano, presso a poco, sui due seni: una terza era poco al disotto di quella posta sul seno destro; una quarta, piccolina, a destra di quella posta sul seno sinistro, e saldata ad essa dall'ossido e dalla concrezione. Ciascuna delle due prime passa tra l'arco e l'ardiglione d'una fibula che, evidentemente, serviva a tenerla legata al vestito; la terza è affidata a due fibule; la quarta era del tutto libera, e, sia per questa ragione, sia per essere molto piccola e quindi ben conveniente al polso di una bambina e sia ancora perchè sta al posto, ove è verosimile che stesse il braccio sinistro del cadaverino, è credibile che cingesse il polso sinistro di questo.
Più giù, al disotto della terza armilla e in modo da corrispondere tra il basso ventre ed i femori, due grandi cerchi metallici, a corpo schiacciato, intersecantisi; quello a destra del cadaverino, era fermato sul vestito da due fibule; l'altro vedesi del tutto libero; probabilmente però passava anch'esso tra l'arco e l'ardiglione di una fibula, quella cioè con l'arco di ambra, non lontano da esso, e da cui l'avrà staccato un grosso sasso, caduto in quel sito, ed ora rimosso.
Due altre fibule, una delle quali era al centro del petto, tra le due prime armille ricordate, un'altra era più giù, sul lato sinistro, non avevano, probabilmente, altro ufficio, se non quello di tener sospesi alcuni ciondolini, in forma di piccoli tubi, ora sparsi qua e là per la fossa. Tali ciondolini erano, per altro, senza dubbio, sospesi parimenti a quelle fibule, alle quali erano, affidate le armille, essendosene rinvenuti parecchi nella loro vicinanza, e insieme con altri oggettini che ora ricorderemo nella descrizione. La prima delle due ultime fibule ricordate, quella cioè tra le due armille sul seno, posa su di una eonchiglia, che poteva essere trochiforme.
Se l'armilla era appuntata al vestito, dobbiamo supporre, naturalmente, che la conchiglia posasse immediatamente sul petto del cadaverino, di sotto al vestito. Poco più giù, e in modo, forse, da corrispondere sullo sterno del cadavere, una lastrina circolare era ripiegata in due. Un foro a un'estremità, a cui, senza dubbio, ne avrà corrisposto un altro, dalla parte opposta, mostra che anch'essa era appuntata al vestito. Immediatamente presso al cadaverino, e sostenente parte di due cerchi di fibule, stava un frammento irregolare, verde scuro, pesante, di lava di Capo di Bove, o di quel tipo, alterata, che misura m. 0,30X0,165X0,083.
Tomba a fossa M
È situata quasi sul prolungamento, a sud-est dell'asse maggiore, della tomba M. La forma della fossa non può precisarsi; ma i suoi lati dovevano essere disposti, presso a poco, come quelli della tomba M, la quale ne ha forse asportato la estremità a nord-ovest. Solo il lato a sud-est è intero, ed è lungo m. 0,75 circa; di quello a sud-ovest rimane un tratto, lungo m. 0,70 circa; dì quello a nord-est rimane circa m. 0,55. Quest'ultimo forma, col lato a sudest, xm angolo acuto; l'altro forma un angolo quasi retto. A nord-ovest non è traccia del limite della fossa, ma i due lati opposti si arrestano alla distanza di circa m. 0,50. Della profondità della fossa, verso oriente, rimane una altezza di circa m. 0,15; quivi il fondo della stessa, inclinato verso nord-ovest, trovasi a m. 11,78 sul livello del mare.
Lungo il lato nord-est furono trovati tre scbeggioni di tufo, disposti in fila, per la lunghezza di m. 0,48; e un poco più nel mezzo della fossa, verso oriente, un vasetto e poche tracce delle ossa craniche di un bambino: alcuni avanzi di un monile di ambra e perle vitree, disposte in modo da far ritenere che il cadaverino venisse sepolto con la testa rivolta a sud-est, come gli inumati nelle tombe G, K, M, 0, P. I tre scbeggioni, allineati immediatamente l'uno di seguito all'altro, variano da una misura minima di m. 0,10X0,08X0,08, ad una massima di m. 0,22X0,15X0,10. Il tufo è color grigio ferrigno, alterazione locale del tufo compatto terroso marrone, prodotta dal lungo contatto con la terra.
I tufi mostrano qualche traccia di colpi d'ascia, con taglio di m. 0,05 di larghezza. Gli avanzi scheletrici si riducono a pochi frammenti di ossa craniche, ed a qualche frammento di osso lungo. Lo spessore delle ossa eranio!ie mena alla convinzione che, molto probabilmente, esse abbiano appartenuto ad un individuo di tenerissima età: di uno 0 due anni, cioè. Il vasetto ha forma di tazza, in terracotta (fig. 40), a pancia rigonfia, basso collo cilindrico e ansa verticale doppia. Alt. fino alla parte superiore dell'ansa m. 0,085; fino all'orlo m. 0,06; diam. estemo della bocca m. 0,072 in media.
La pancia è decorata di larghe sfaccettature oblique, e di tre bugnette, alquanto asimmetricamente disposte. Il fondo è piatto, l'orlo leggermente inclinato al di fuori; l'ansa, verticale e doppia, è a nastro, impostata sulla spalla e sull'orlo. Terra impura, superficie lustrata a stecca e affumicata. Per qualche rottura osservasi come il fumo sia in parte penetrato nell'interno.
Tomba a cremazione N Con olla-ossuario
Il lato sud-est della tomba L, tangente alla tomba N, ha troncato un segmento del dolio, mettendo allo scoperto alcuni dei vasi funebri in esso contenuti; e l'angolo occidentale della tomba M, l'avrebbe troncata a metà qualora gli scavatori di questa tomba non avessero ristretta la fossa, prolungandola più verso sud-est, per rispettare la tomba antica nella quale si erano imbattuti.
In conseguenza di questi tagli, anche il coperchio di tufo della tomba N era troncato; alcuni frammenti del dolio stavano mescolati a quelli della ciotola-coperchio dell'ossuario, pur essa frantumata; altri pezzi del dolio non fu possibile rinvenire per la ricomposizione completa.
La tomba N, a somiglianza delle altre tombe a cremazione, era costituita da un pozzetto cilindrico, del diametro di m. 1,30, pieno di scheggioni di tufo, riposanti sopra un lastrone o sfaldatura tufacea, ridotta a forma orbicolare che posa sull'orlo del dolio, il quale sta incassato entro un pozzetto del diametro di m. 0,45, scavato in fondo al pozzo cilindrico. Il pozzetto rinchiudente il dolio, ha il ciglio a m. 11,24, e il fondo a m. 10,60 sul livello del mare.
Tolti gli avanzi del coperchio di tufo, l'interno del dolio apparve pieno di piccoli vasi, contenenti vertebre di pesce e costole e altre ossa, probabilmente suine, avviluppati da melma argillosa gialliccia e disposti in giro all'olla-ossuario che conservava, aderente all'orlo esterno, parte del labbro di una ciotola capovolta e posata a guisa di coperchio. Questa ciotola era frantumata; alcuni de' suoi rottami, caduti nell'interno dell'olla, sopra le ossa cremate, presentavano, alla superficie inferiore, una bella colorazione aurea di pirite, dovuta, probabilmente, alla infiltrazione delle acque, che avevano attraversata la fossa della tomba M, ricca di oggetti di rame e di bronzo.
I vasi del pasto funebre posavano sopra le ceneri del rogo, occupanti lo spazio compreso fra il dolio e l'oUa-ossuario, ceneri contenenti qualche favilla spenta e qualche piccola scheggia di ossa cremate.
Nelle ceneri del rogo, tra il dolio e l'olla-ossuario, in prossimità del vaso a barchetta 7 e alla ciotolina 5, sei vertebre, appartenenti alla regione dorsale anteriore, indicate con la sola sommità dell'arco murale, munita dell' apofisi spinosa, molto scheggiata. Una settima è rappresentata da un corpo vertebrale, dimezzato longitudinalmente, con uno strumento tagliente, in modo che presenta traccia di due colpi; uno per la separazione dell'arco, l'altro per il dimezzamento del corpo. Una costola e tredici frammenti di costole, appartenenti, per quanto pare, alla regione toracica anteriore. Frammento di un osso lungo delle estremità.
Al livello superiore del pozzo funebre erano alcuni scheggioni di tufo, di una lunghezza, che da m. 0.20 giunge a m. 0,4.5, di svariate qualità; un blocco di tufo nero-leucitico, molto alterato; due blocchi di tufo grigio-verde-cinereo (lo stesso dello coperture di almeno due dei doli delle tombe esplorate), dei quali uno passa dal nero al nero a leuciti; un blocco di tufo marrone, molto argillificato; tre o quattro blocchetti di tufo, di passaggio fra il cinereo e il nero loucitico. Un frammento di roccia vulcanica.
Il coperchio del dolio è in tufo granulare nerastro, a chiazzette leucitiche. Dentro al dolio stavano due blocchi del solito tufo nero leucitico, di passaggio fra la pozzolana nera e il tufo giallo lionato. Nell'olla-ossuario trovavansi frammenti di ossa di individuo adulto, probabilmente vecchio, con sclieletro robustissimo, molto calcinate, ma non nello stesso grado, e che, di conseguenza, hanno resistito, tanto nei corpi a tessitura spugnosa delle vertebre, quanto nelle ossa compatte delle estremità e delle pareti craniali. La radice di un canino — unico dente rinvenuto — conferma la diagnosi dell'esame delle ossa sull'età dell'individuo. È notabile lo straordinario spessore della parete craniale, che, dopo tutte le vicende subite, può misurare, ancor oggi, otto millimetri. Coste e processi spinosi (neurali) di un carnivoro, di media grossezza, con tutta probabilità canis, e carboni.
Tomba a fossa O
Trapezia, a lati alquanto ricurvi e angoli arrotondati; con l'asse maggiore in direzione da sud-est a nord-ovest, lunga m. 0,83 circa, larga m. 0,35, profonda m. 0,82. Il livello della platea sta a m. 10,95 sul mare. Alcuni sclioggioni di tufo sembrano essere stati collocati a proteggere il cadavere infantile, steso in posizione supina. Gli scheggioni sono cinque, e da una misura minima di m. 0,12 X 0,08 X 0,06 giungono ad una massima di m. 0,15 X 0.13 X 0,06; e tutti, meno uno, recano, in qualche punto, traceie di colpi di piccone. Due scheggioni sono di tufo litoide marrone (alterato in uno), e tre di tufo tra il giallo e il marrone, proveniente dal tufo cireneo, grigio verdiccio. Gli scheggioni sono addossati ai lati della fossa, tre a nord-est — di cui due vicini ed uno distanziato — e due a sud-ovest.
Dello scheletro, contenuto in questa tomba (fig. 59), non rimangono che frammenti delle ossa craniche, alcuni frammenti delle costole e della colonna vertebrale e frammenti, più 0 meno voluminosi, delle ossa degli arti superiori. Troviamo, inoltre, integra, una delle clavicole e una delle scapole, nonché un frammento dell'osso femorale sinistro. Delle ossa craniche abbiamo l'osso temporale destro e il mascellare inferiore, quasi integri. Il mascellare inferiore, però, è notevolmente frammentato, e, in sua prossimità e dentro gli alveoli, si veggono numerose radici dentarie, e qualche dente di latte. L'aspetto di questi organi della masticazione fa pensare ad un individuo fra i due e i tre anni di età.
Due fibule di bronzo, ciascuna su di un omero, mostrano che il cadaverino indossava una veste del tipo del peplo dorico, il quale, come è ben noto, era appuntato sulle spalle. Una conchiglia di Ciprea, vicinissima alla fibula della spalla sinistra, era, senza dubbio, infilata e sospesa all'ardiglione di quella. Rimane a posto unarmilla, puro essa di bronzo, cingente l'omero sinistro, in vicinanza al gomito, e un pezzo arcuato di filamento di bronzo, lungo m 0,128, ingrossato alle estremità, ad una delle quali aderiscono frammenti lamellari, cingenti, in posizione analoga a quella del braccialetto, il gomito destro. Potrebbero essere l'avanzo di una fibula.
Tomba P
A forma rettangolare che, per la curvatura dei lati, e l'arrotondamento delle testate si avvicina a quella ovoidale allungata (figg. 64-67). Asse maggiore in direzione da nord-est a sud-ovest, lunghezza m. 1,85, larghezza m. 0,75, profondità massima m. 0,95, livello della platea a m. 10,24 sul mare. La fossa era rivestita, al basso delle pareti interne, da scheggioni di tufo, una parte dei quali occupante oltre metà della fossa, verso sud-est, serviva d'impostazione ad altri scheggioni che si trovarono franati, ma che dovevano esser disposti a guisa di volta a secco, impostata su parte degli scheggioni, formanti parete in giro al piede della fossa. Qualclie traccia di argilla plastica, color giallo-verdiccio, meno grossolana di quella ottenibile impastando il terreno del sepolcreto, occupava gli interstizi degli scheggioni di tufo che formavano l'imposta della volticella, quasi per dar loro nna temporanea stabilità, specialmente all'estradosso, e dove mancava, le commessure erano turate mediante terra comune. Dagli indizi raccolti, togliendo gli scheggioni della volta franata, mi sono persuaso che questa venisse costruita, prima di collocare il cadavere, facendolo penetrare dalla parte della testa.
Attorno alla fossa, addossati alle pareti, stavano nove scheggioni di tufo marrone, a grana grossa, e due scheggioni di tufo più rosso, a grana più omogenea e fina Gli altri scheggioni, a questi sovrapposti, i più grossi dei quali servivano a formare la copertura, misuravano da m. 0,20 X 0,15 X 0,10 a m. 0,37 X 0,26 X 0,15. Nove di questi sono di tufo schistoso, a vegetali, di colore originario grigio nero, ora bruno marrone; due sono di tufo rosso e uno di tufo incoerente, grigio, costituito di cenere minutissima. Hanno tracce di puntate e scalfitture del piccone adoperato per ispaccarli.
Nel mezzo del lato sud-ovest della fossa trovasi un ciottolo ovoidale calcareoeocenico (pietra paesina, di color bianco, per alterazione); molti consimili sono nella ghiaia del Gianicolo e di Ponte Molle, a quanto mi assicura il prof. Portis; ma non è facile spiegare perchè venisse sepolto accanto alla salma di una giovinetta, sotto la volta a scheggioni tufacei della tomba P.
Tomba a fossa P1
A m. 0,50 dalla testata nord-ovest, e sul prolungamento dell'asse della tomba P. Rettangolare, lunga m. 1,45, larga m. 0,95, profonda da m. 0,28 a m. 0,45; la platea a m. 10,73 sul livello del mare. La fossa era piena di terra nerastra, contenente un'estremità inferiore di un omero di ruminante (forse piccolo bos). La poca profondità della fossa sembra dovuta allo scavo fatto poco dopo l'abbandono del sepolcreto per asportare il terreno argilloso; essendo la tomba a fossa P' meno profonda della tomba a fossa P, potè venire vuotata del contenuto. La insenatura o valletta, formata dai cercatori di argilla, si estende in direzione sud-ovest, sotto la Via Sacra, dove il cavo si approfondisce a scaglioni rampanti di m. 0,45 dove il terreno argilloso diviene più compatto e omogeneo.
Il mucchio o tumulo di terra carboniosa, troncato dal pilone di blocchi di tufo, ivi prossimo e sovrastante al ciglio del cavo, conteneva chicchi di fava e di grano, squame di pigna e frammenti di scodelle e di un dolio. Di più un metatarseo di un vitello, 0 più probabilmente di un cervo, fossile, compreso da tutte le parti dentro il tufo, dalla decomposizione di un pezzo del quale proviene. Le impronte di denti, tuttora visibili sul detto osso, fanno ritenere al prof. Portis che quando non era ancora allo stato fossile, venisse roso alle due estremità articolari, da un lupo o da una volpe. Le terre ed i cocci {frivola) del tumulo mi sembrano avanzi di tombe a cremazione, scomposte dagli scavatori di argilla, e gettati come rifiuto; indizio che il sepolcreto si estendeva alla insenatura della valle primitiva che passa sotto la Via Sacra di fronte alla Regia, sin dove la fanghiglia palustre (lat. are. famieosa) era concrezionata.
V° Relazione di Giacomo Boni sull'Esplorazione del sepolcreto del Foro Romano.
Le tombe sin qui esplorate, appartengono ad almeno quattro gruppi distinti: due preromulei, uno romuleo e uno post-romuleo.
GRUPPO I. Tombe preromulee a cremazione: A, con olla-ossuario. C, con urna-capanna. N, con olla-ossuario (troncata dalla tomba a fossa L M). Q, con urna-capanna (troncata dalla tomba a fossa G). R, con olla-ossuario (troncata dalla tomba a fossa G). S, con olla-ossuario. T, con olla-ossuario. U, con urna-capanna. V, con olla-ossuario. X, con olla-ossuario (troncata dalla tomba a fossa B). Y, con urna-capanna.
GRUPPO II. Tombe preromulee a fossa: B, con volta a scheggioni di tufo. H, con dolio sdraiato. J, con scheletro prono e traccie di volta a scheggioni. L, con fondo impeciato e scheggioni. O, con scheggioni. P, con volta e scheggioni. P, vuotata nell'età romulea o post-romulea dagli scavatori d'argilla.
GRUPPO III. Tombe romulee a fossa: D, con feretro di quercia. G, con feretro di quercia. I, con feretro di quercia. K, con feretro di quercia. M, con ambre e traccia del feretro di quercia. M', con ambre.
GRUPPO IV. Tombe post-romulee (sepulcra infantium, suggrundaria): E, con dolio sdraiato. F, con dolio sdraiato, ambedue rinvenute tra gli avanzi di abitazioni, costruite sul terreno sovrastante al sepolcreto preromuleo, abbandonato dopo lo scavo delle ultime tombe a fossa, e quando già si usavano le tegole di terracotta, non prima del chiudersi dell'età regia.
Il terreno interposto tra gli avanzi delle dimore primitive e l'area del sepolcreto, è costituito da sottilissimi strati sabbiosi o altri depositi alluvionali argillosi, che, oltre ad essere separati nettamente dal colore diverso dei materiali erosi e fluitati dalle alture o dal ciglio superiore della valle del Foro, sono ancor più chiaramente distinti dalla crosta abbrustolita che taluno presenta su larga superficie, quasi che molteplici fuochi vi fossero stati accesi, sparsamente e in età successive, e posteriori alla ricolmatura dei cavi praticati dai cavatori d'argilla, dopo l'abbandono del sepolcreto.
L'ordine cronologico delle tombe è rivelato dal fatto materiale che alcune sono state troncate successivamente da altre, ed è confermato dalla natura della suppellettile funebre, che si palesa di fabbricazione o di importazione più recente, in special modo nelle tombe a fossa, con feretro di quercia, che hanno troncato altre tombe preesistenti.
Chiamo romulee queste tombe a fossa più recenti, perchè non possono attribuirsi ad un'età anteriore al secolo VIII av. Cr.; contengono, costantemente, vasellame di imitazione calcidese o originario argivo, quale poteva soltanto essere importato col commercio dei profumi e d'altra merce di lusso, da Corinto o dalle isole greche. Nè le indagini m'offersero prova che il sepolcreto servisse ancora nell'età successiva a cui la tradizione attribuisce, concretandolo, nel nome di Numa, l'organamento religioso dello Stato romano, e la conseguente erezione dei sacrari di Stato. Il sepolcreto si estende sotto la via Sacra verso la Regia, lungo il margine orientale, asciutto, della primitiva valle palustre; ma il regno dei Mani là non era presso al sacro cammino tracciato dai pontefici alla residenza del rex e dei flamines.
Chiamo preromulee le altre tombe a fossa e quelle a cremazione, perchè oltre ad essere tronche dalle posteriori tombe a fossa, contengono vasellame più arcaico, non importato nè imitato, nè d'argilla colata, nè lavorato al tornio, nè colorato alla superficie, nè cotto al forno; ma soltanto vasi del tipo laziale, manipolati con argilla impura, non decantata, nè impastata con altro materiale, e identica a quella del terreno sepolcrale, lisciati a stecca, senza alcuna engubiatura, e cotti a fuoco libero.
Benchè la suppellettile funebre, vasi e fibule di bronzo, sia identica nelle tombe più arcaiche a fossa e a pozzo, non dimentichiamo che la tomba a fossa B ha tronca la tomba a cremazione X, e la tomba a fossa L la tomba a cremazione N, mentre ancora non fu rivelata una tomba a fossa tronca da una a cremazione.
Poichè la suppellettile funebre è di natura identica nelle più antiche tombe del sepolcreto a cremazione ed a fossa, non parmi indizio sicuro per ritenere per quest'ultimo molto più recente la troncatura cui ho accennato, ancor più che non importa distruzione o manomissione delle tombe sfiorate soltanto dallo scavo della fossa. Ed anzi, come vedremo nel descrivere la tomba B, è palese la cura del riordinare la tomba X, inavvertentemente danneggiata. Non così nell'età posteriore romulea, allorchè gli scavatori delle tombe a fossa G e I troncavano, senza riguardo alcuno, i pozzetti delle tombe a cremazione Q, R, il dolio della tomba H ed i femori dello scheletro della tomba J.
Maggior luce spargeranno le nuove esplorazioni, sulle incognite più remote del problema. Io le vorrei estese all'area del sepolcreto che ritengo costeggi il margine ‘settentrionale della primitiva valle Forense, per giungere sino dove il sacello di Venere Cloacina, addossato alla scalea della basilica Emilia, segna il luogo e delle purificazioni e dell’acqua che, in origine, disgiungeva due territori. Procedo intanto nell'illustrare, in ordine alfabetico, le tombe sin qui scoperte:
Tomba Q (a cremazione).
Fossa a pozzo, tagliata, verso sud, da un angolo della fossa della tomba G. L'orlo non è in piano ma ne oscilla la linea, da m. 11,68 (verso ovest) a m. 11,80 (verso est) sul livello del mare. Il fondo segna sul mare m. 10,39, nel punto più basso, così che la profondità della fossa è in media di m. 1,35. Il diametro, superiormente di m. 1,05, verso il fondo si rastrema alquanto.
La fossa era ricolma di scheggioni tufacei e a mezz'altezza della ricolmatura uno strato di terra e di avanzi del rogo. I tufi più alti arrivavano a m. 11,38 sul mare. Verso nord, e in basso, un grosso pezzo di tufo, quasi quadrato, largo m. 0,45 e spesso m. 0,25 circa, chiudeva un'apertura, alta m. 0,35, larga m. 0,40 circa, quasi piana in basso, arcata in alto: l'ingresso di un loculo, a forma di grotticella, dalla base ovoidale (m. 0,56 x 0,74) e alta presso l'apertura m. 0,35, nella parte opposta circa m. 0,20. L'asse maggiore della grotticella è diretto da nord-ovest a sud-est.
La grotticella conteneva 11 vasi, compreso il cinerario a capanna. L'asse maggiore della capanna andava da nord a sud e l'ingresso ne era volto a nord, verso il fondo della grotticella, cioè verso l’altura, come tutte le altre capanneossuari del sepolcreto. Il masso di tufo che chiudeva la grotticella, presenta qualche puntata di piccone. È tufo litoide marrone, ad abbondanti grani leucitici, ora caolineggianti. Potrebbe essere di uno strato intercalare a tufi neri similmente leucitici. V'eran poi due blocchi di tufo simile; tre blocchi di tufo nero leucitico; due blocchi di tufo grigio, a leuciti; un blocco di tufo cinereo, a grana fina. A sinistra dell’ingresso della grotticella stavano poggiati a terra due frammenti di grosse costole vitelline o suine.
I vasi contenuti nella grotticella erano i seguenti: 1. Urna a capanna, in terracotta, con tetto testudinato. Quasi sull'orlo di uno zoccolo ovale (alto in media m. 0,02, lungo m. 0,32, largo m. 0,29), si eleva la parete, alquanto inclinata verso l'interno, e interrotta verso una dell'estremità dell'ovest, per formare la porta; un'apertura, cioè, di forma trapezia, alquanto arrotondata negli angoli, misurante m. 0,107 d'altezza, m. 0,186 di larghezza in basso, m. 0,168 in alto, e con due pilastrini o stipiti addossati alle pareti, inclinati e leggermente ricurvi. L'ovale dello zoccolo viene interrotto per formare una curva rientrante ove si elevano i due pilastrini esterni, lo zoccolo per altro sporge nuovamente dinanzi alla porta, ma con una curva meno accentuata.
La pianta presenta la forma di un ovale appiattito nella parte ov'è la porta, chiusa con valva, una lastra di terracotta di forma trapezoidale e alquanto ricurva, la quale però non si adatta perfettamente al vano piramidante della porta. Quasi al centro della valva, sulla parte esterna, una sporgenza verticalmente allungata, con foro trasversale, a cui ne corrispondono due altri praticati nei due pilastrini interni, e attraverso i quali, nelle vere capanne, passava il paletto di chiusura.
Il tetto, ovale in pianta, con un'altezza massima di m. 0,118, con colmareccio longitudinale, curvato verso le estremità, è tagliato di netto da una parte e dall'altra, prima di giungere alla gronda, formando così due superficie triangolari, al punto dove, in altre capanne è ovvio l’abbaino, ricorda il dermoscheletro di una testuggine. Esso è fortemente inclinato nella parte posteriore essendo la parete per cui posa alta m. 0,108 nella parte anteriore, ov'è la porta, e m. 0,08 in quella opposta, e sporge intorno intorno sulla parete per m. 0,15 in media. Sul colmareccio posavano quattro coppie di corti costoloni (lunghi, in media, da m. 0,065 a 0,07), con le teste incrociate e trasversalmente forate, prolungate e rastremate di sopra.
Essi furono eseguiti separatamente e poi fissati con bastoncini sul colmareccio; la superficie su cui posavano si riconosce per essere scabra e limitata, da una parte e dall'altra, da linee incise. Attraverso i fori praticati nei costoloni, passava forse un filo di una sostanza qualunque. Nel costruire l'urna-capanna fu certo eseguito dapprima lo zoccolo, poi la parete, indi la copertura sporgente a guisa di grondaia, e le tre parti furono riunite in un sol pezzo mentre l'argilla era ancor umida. Le pareti offrono le stesse variazioni di grossezza e le stesse protuberanze, come in vasi fatti a mano dello stesso sepolcreto. La terra è impura e rossiccia; la superficie è lustrata a stecca, di cui le traccie, e affumicata.
I costoloni, che per la loro piccolezza subirono di più l’azione del fuoco, sono più o meno rozzini, parimenti alla superficie. Notevole lo stato di conservazione, relativamente ottimo. Nello staccare la melma viscosa, aderente alla porticina dell'urna-capanna, non trovai traccia alcuna di sbarretta o pessulum metallico, nè funicella o cinghia di cuoio o d'altro materiale servibile per legamento; pur dentro i forellini degli stipiti e in quello sul centro della porticina non trovai altro che terra colata e solcata di gallerie tortuose di vermi. Il serramento della porticina era così forzato che, per aprirla, dovetti togliere il contatto d'uno degli angoli, facendo uso di un seghetto.
Staccato il serramento, apparve la cavità dell’urna, contenente le ossa ammucchiate a guisa di collinetta. Un po’ di belletta finissima era colata e rappresa all'intorno della porticina, qualche grumo di incrostazione argillosa in contatto delle ossa cremate presentava un color d'azzurrite, dovuto alla decomposizione di qualche oggetto di rame o di bronzo. Sulle ossa umane cremate, in prossimità della porticina, posavano tre ossicini, non cremati, della gamba di un volatile, grande quanto un merlo o uno storno. Il dott. Alessandro Portis, professore di geologia e paleontologia nella R. Università di Roma, ritiene che si tratti del tarso metatarseo, del tibio-tarso e del femore di un arto inferiore destro della turtur tenera (C. L. Brehn), la tortora selvatica comune in tutta Italia.
Le ossa umane cremate, contenute nell'urna a capanna, sono molto frammentate; si giunge appena a riconoscere qualche pezzo di ossa delle estremità, molto robuste: femore e tibia. Il dott. Enrico Tedeschi, professore di antropologia nella R. Università di Padova, che li ha esaminati, ne dice così: I resti combusti, contenuti nell’urna a capanna Q, formano una massa occupante appena un terzo dell’urna, e furono talmente compressi da costituire più che un ammasso di ossa calcinate, un conglomerato densissimo, che dovette venir sfaldato con aiuti meccanici. La combustione, spinta a limiti estremi, non lasciò sussistere che minuti frammenti friabilissimi, che si frantumarono venendo staccati dal conglomerato.
L'urna venne vuotata per strati, e fu facile il constatare che l’ossilegium non era stato praticato, non solo, ma che le ceneri rappresentavano le ossa di due scheletri, uno giovanissimo ed uno di adulto. Frammisti nei vari strati i pezzetti di ossa lunghe d'adulto e minuscoli pezzetti di archi costali; frammenti di ossa craniche di notevole spessore, e scheggie di cranio infantile, frammenti di un arco vertebrale adulto e la radice di un premolare caduco. Non v'ha dubbio intorno al fatto della sepoltura di due scheletri in un'unica urna.
Nel centro dell’urna, circondata e sepolta nelle ceneri, stava una fusaiola, e dal conglomerato uscirono due piccole perline di ambra color rosso cupo e dei pezzetti di un anellino di bronzo. Mentre i frammenti infantili appartengono ad un bambino di tre o sei anni, ai resti di adulto manca ogni dato anatomico per attribuire un sesso ed un'età, ma la fusaiola induce a ritenerlo scheletro di donna.
2. Tazza in terracotta, a un’ansa sola. Alt. m. 0,07; diam. esterno della bocca m. 0,07. Pancia rigonfia, decorata di doppia linea spezzata, incisa; alto collo con due linee circolari incise sulla base; labbro leggermente inclinato all'infuori; ansa verticale doppia leggermente curva all'esterno, impostata sul labbro e sulla spalla; fondo leggermente rientrante. Una sporgenza sulla parete interna del labbro, corrispondente a quella ov'è attaccata l’ansa. Vaso fatto a mano, piuttosto con cura; terra impura nericcia : superficie lustrata e affumicatà leggermente e in modo disuguale. Manca la parte superiore dell’ansa.
3. Vaso biconico, in terracotta, a larga bocca, e con un'ansa sola. Alt. fino alla estremità superiore dell’ansa m. 0,124, fino all'orlo da m. 0,105 a m. 0,11; diam. esterno della bocca, medio, m. 0,105. Labbro alquanto rovesciato; fondo piatto; ansa a nastro doppio e verticale, impostata sul labbro e sulla pancia. Vaso fatto a mano, con protuberanza sulle pareti; terra impura nericcia; superficie lustrata a stecca, affumicata, rossiccia però in qualche parte, ove la cottura è maggiore. Alquanto danneggiato il labbro e la superficie, nei punti ove si mostra scabra.
4. Olla ovoidale, in terracotta, con reticolato irregolare a rilievo. Alt. m. 0,125, diam. esterno della bocca m. 0,086. Non ha anse; il fondo è piatto. Qualcuno dei cordoni, componenti la rete, è disposto a spirale; le maglie quadrate, rettangolari e trapezoidali, variano di grandezza. Vaso fatto a mano; lievi asimmetrie; protuberanze; terra impura nericcia; superficie lustrata a stecca e affumicata. Buona conservazione,
5. Vasettino in terracotta, a cono tronco rovesciato, a un'ansa sola. Alt. variante da m. 0,045 a m. 0,043; diam. della bocca m. 0,086. L'ansa è piccolissima, ha doppia attaccatura ed è impostata orizzontalmente sul labbro. Vaso fatto a mano alquanto asimmetrico; protuberanze sulle pareti; terra impura; superficie lustrata a stecca e affumicata, danneggiata.
6. Recipiente in terracotta, poco concavo di forma ovale allungata, con due orecchiette alle estremità, sporgenza centrale e fondo piatto. Lungh. m. 0,11; largh. m. 0,056; alt. m. 0,088. La sporgenza centrale è di forma allungata ; le orecchiette laterali, lievemente rialzate, terminano con tre punte ciascuna. Esecuzione a mano; asimmetrie; protuberanze sulle pareti; terra impura; superficie Iustrata a stecca ed affumicata; danneggiata in qualche parte ove si mostra scabra e rossiccia.
7. Olla, in terracotta, con reticolato in rilievo. Alt. m. 0,123; diam. esterno della bocca m. 0,089. Fondo piatto; labbro bassissimo, appena inclinato all'infuori. Il reticolato ha uno dei cordoni girante a spira; le maglie, quadrate, rettangolari o trapezoidali, variano nella grandezza. Vaso fatto a mano; leggiere asimmetrie e protuberanze ; terra impura; superficie alquanto lustrata e affumicata.
8. Coperchietto conico, in terracotta, con grosso picciuolo rigonfio in alto, e con ansa laterale. Alt. m. 0,058; diam. m. 0,08. Il picciuolo ha la superficie superiore rientrante, ed è inclinato dalla parte opposta a quella ov'è l'ansa. Questa ha corpo circolare, costolato, ed è impostata verticalmente sulla parte conica e pel picciuolo. L'orlo è leggermente rialzato. Esecuzione a mano; terracotta impura e nericcia; superficie lustrata a stecca, di cui le traccie, e affumicata. Probabilmente è il coperchio del vaso seguente.
9. Olla sferica, in terracotta, a un'ansa sola. Alt. med. m. 0,72; diam. medio della bocca m. 0,075. Il labbro è appena accennato; l'ansa a nastro, rialzata ai lati, ha doppia attaccatura ed è impostata verticalmente sulla parte alta del vaso. Da ciascun lato dell'attaccatura superiore di essa, parte un cordoncino parallelo alla bocca, e terminante con due appendici di forma ovale, distanti una dall'altra con superficie alquanto concava. I cordoncini son decorati con intaccature verticali. Il fondo del vaso è piatto. Esecuzione a mano, accurata; terra impura, nericcia; superficie lustrata e affumicata.
10. Vasettino in terracotta, a tronco di cono rovesciato, con orecchietta forata, impostata obbliquamente sull'orlo. Alt. med. m. 0,045; diam. esterno della bocca m. 0,09. Esecuzione a mano; varie protuberanze sulle pareti; terra impura nericcia; superficie lisciato a stecca e affumicata, in qualche parte danneggiata.
11. Vasettino in terracotta, a cono tronco rovesciato, alquanto ristretto in alto e arrotondato, con tre anse e una sporgenza forata. Alt. media m. 0,055; diam. esterno della bocca m. 0,062. Le anse, di forma semicircolare e ingrossate al centro, orizzontalmente disposte, sono aderenti del tutto alla parte alta del vasettino, e possono considerarsi come una ornamentazione. La sporgenza forata è piccolissima, ed estremamente stretto il foro verticale che l'attraversa; sta alla medesima altezza delle anse. Vaso fatto a mano; alquanto asimmetrico, con protuberanze sulle pareti; terra impura, nericcia; superficie lustrata a stecca, di cui le traccie, e affumicata. Alcune macchie rossiccie indicano in quelle parti una cottura maggiore.
Tomba R (a cremazione).
Fossa a pozzo, tagliata verticalmente ed oltre la metà da un angolo della tomba G. dalla parte verso occidente. L'orlo si trova a m. 11,75 sul livello del mare, e il fondo a m. 10,54, per cui la profondità è di m. 1,20 circa. Il diametro in media è di m. 1, ma verso il fondo si restringe. Circa venti scheggioni di tufo erano situati nel fondo: alcuni di tre serie di passaggi dal tufo lionato al marrone terroso e al grigio leucitico, e alcuni di tufo cinereo verdiccio. Rimossi apparve, sulla parete della fossa, dalla parte nord, un'apertura quasi quadrata (m. 0,60 circa di lato), che lasciava scorgere un loculo, simile a piccola grotta, a base irregolarmente rettangolare (m. 0,50 x 0,60), coi lati lunghi diretti da ovest a est, e quasi piana; l'altezza nella parte centrale è di circa m. 0,60 e le pareti sono foggiate a volta. In questa tomba stavano sei vasi, tra i quali il cinerario, sparsi inegualmente, e tutti in frantumi. I vasi contenuti nella tomba erano i seguenti:
1. Vaso, in terracotta, a pancia rigonfia e a due anse. Alt. variabile da m. 0,211 a m. 0,219; diam. esterno della bocca da m. 0,178 a m. 0,198. Rozzo e breve collo restringentesi in alto; labbro rovesciato ; anse a nastro, opposte, impostate sull'orlo e sulla spalla; fondo piatto. Alla base del collo linee circolari semplici, incise a stecca, interrotte in corrispondenza delle anse, e limitate da due altre impresse a fune; tutte parallele alla bocca. Intorno alla parte alta della pancia, quattro gruppi di fasce, limitate da linee impresse a fune e riempite di linee parallele semplici, incise a punta di stecca, disposte a motivo meandrico. Vaso fatto a mano, alquanto asimmetrico; terra impura rossiccia; superficie lustrata a stecca, di cui le traccie, e affumicata.
L'esame delle ossa, contenute nel cinerario, rivelò che lungamente furono esposte all'azione di un fuoco all'azione di un fuoco intenso, ed egualmente lambite da ogni lato. Benchè straordinariamente frammentate, la quantità ne è tale da provare una resistenza notevole del tessuto osseo, quale negl'individui che oltrepassano i cinquant'anni. Anche qui le ossa più resistenti appaiono quelle del cranio, degli arti superiore inferiori, dei corpi vertebrati e delle epifisi delle ossa lunghe; e per essere screpolate in ogni senso confermano l'ipotesi d'una prolungata azione ignea.
Il Prof. Tedeschi ne dice così: « La combustione molto spinta, del cadavere i cui resti sono contenuti nell’urna della tomba R, non lasciò sussistere se non una massa di frammenti carbonizzati. I resti tuttavia permettono di riconoscere tutte le regioni dello scheletro, ed in modo particolare delle ossa lunghe, di cui abbondano schegge longitudinali. Numerosi pure sono i pezzi informi delle masse spugnose. Potei identificare vari frammenti di capi articolari, un capo metatarsale, un articolare del femore non molto robusto, vari frammenti di ossa craniche saltate ai dentelli e notevoli per lo spessore. Un tratto di parietale misura 7 millimetri di spessore, uno di squama dell’occipitale 5. Il frammento più importante contenuto nell’urna è un pezzetto lungo 15 millimetri di tibia, profondamente scanalato. Verosimilmente l’urna conteneva lo scheletro di un uomo di una ventina d’anni, i cui resti rivelano un notevole contrasto per la robustezza di alcune parti ossee e la leggerezza di alcune altre.
2. Coperchio, in terracotta, appartenente probabilmente al vaso precedente, con picciuolo centrale e due orecchiette laterali opposte. Alt. m. 0, 065; diam. variante da m. 0,122 a m. 0,13. Il picciuolo, largo e schiacciato, si eleva in forma piramidale, e termina con tre sporgenze, di cui la centrale più alta. Delle orecchiette non avanza che la base, di cui però può facilmente argomentarsi, che eran parimenti schiacciate come il picciuolo, e inoltre impostate obliqua
mente all'interno. Dietro ognuna di esse, la parete del coperchio è attraversata da un foro bislungo foggiato a otto. Esecuzione trascurata, a mano; asimmetrie e protuberanze; terra impura, nericcia; superficie alquanto levigata a stecca, di cui le traccie, e affumicata.
3. Fusarola biconica, in terracotta, affumicata. Alt. m. 0,039; diam. massimo m. 0,036.
4. Vaso, in terracotta, a doppio tronco di cono depresso, larga bocca, due anse, fondo leggermente rientrante. Alt. m. 0,108; diam. esterno della bocca m. 0,11. Il labbro è leggermente rovesciato all'infuori; le anse, a nastro, e opposte, sono impostate sul labbro e sulla parte alta della pancia e divise superiormente in zone trasversali, mediante solchi, decorati con lineette incise, oblique. La pancia, nella parte maggiormente rigonfia, è decorata di sei bugnette, una al centro di ciascuna faccia, due in corrispondenza di ciascuna ansa, e ornate, nella parte superiore, di semicerchi impressi con strumento dentato. Di sopra alle bugne, e per ciascuna delle faccie, un filare di denti di lupo diritti, con linee interne parallele al lato sinistro, il tutto ottenuto parimenti con strumento dentato, come pure le quattro linee, due orizzontali, due ai lati alquanto oblique, limitanti cinque filari di denti. La parte interna dell'orlo è decorata di quattro rosette, consistenti in un cerchietto di punti impressi, con un altro centrale; esse son disposte ad uguale distanza, in corrispondenza delle anse e delle due faccie. Vaso molto danneggiato, specialmente all'orlo.
5. Bassa coppa, in terracotta, a cono tronco depresso, a un’ansa sola. Alt. fino all'orlo, da m. 0,064 a m. 0,069; fino alla estremità superiore dell’ansa m. 0,08; diam. esterno della bocca, medio m. 0,153. Il labbro è lievemente rientrante; l'ansa è piatta ed impostata obliquamente sul labbro con due attaccature, in alto, ov'è alquanto danneggiata, pare che terminasse in forma leggermente lunata; il fondo è rientrante. Sulla parte esterna del labbro, un filare di denti di lupo capovolti e limitati e riempiti di linee impresse con strumento dentato. Le linee intorno corrono parallelamente ai lati di ciascun dente. Vaso fatto a mano, con protuberanze sulle pareti; terra impura, nericcia; superficie lustrata a stecca, di cui le traccie, e affumicata.
6. Tazza, in terracotta, a pancia rigonfia, con un'ansa sola. A]t. m. 0,064; diam. esterno della bocca m. 0,071. Collo a cono tronco, piuttosto alto; labbro alquanto inclinato all'infuori; fondo lievemente rientrante al centro; ansa doppia, impostata verticalmente sull'orlo e sulla pancia. Intorno alla parte alta di quest’ultima una linea spezzata doppia, incisa; alla base del collo, parimenti incise, due linee circolari parallele alla bocca. Esecuzione accurata, a mano; lievissime e rare protuberanze, sulle pareti ; terra impura; superficie lustrata e affumicata. È danneggiata la parte superiore dell'ansa, e la pancia in diversi punti.
7. Olla, in terracotta, a pancia sferica, con due anse. Alt. media m. 0,11; diam. esterno della bocca m. 0,087. Basso collo; labbro leggermente inclinato all'infuori; anse opposte, piccoline, costolate, impostate sull'orlo e sulla spalla. Questa è decorata da un sistema di fascie interrotte e formanti un motivo meandrico molto irregolare. Le fascie sono limitate da linee incise ed all'interno hanno linee dentate impresse, obliquamente disposte. Più giù quattro bugnette equidistanti. Vaso fatto a mano; alquanto asimmetrico, con leggiere protuberanze sulle pareti. Terra impura; superficie alquanto lustrata e affumicata. Piuttosto danneggiata.
8. Olla, in terracotta, a pancia rigonfia, a due anse. Alt. media m. 0,14; diam. esterno della bocca m. 0,10. Collo restringentesi in alto; bocca alquanto rovesciata all'infuori; anse opposte, a nastro, costolate, impostate sull'orlo e sulla spalla; fondo lievemente rientrante. La pancia è decorata di quattro grosse bugne, di quattro cerchi impressi a stecca, di quattro linee oblique à rialzo, parimenti ottenute a stecca. Le quattro bugne, ciascuna con tre semicerchi impressi di sopra, sono disposte, a metà altezza, due al centro della pancia, e due in corrispondenza delle anse; le quattro oblique a rialzo, partono due dalla base delle anse, e due dal punto medio tra quelle; i cerchi, impressi, stanno in alto, ciascuno a tre centimetri circa da una obliqua. Vaso fatto a mano, accuratamente; terra impura; superficie lisciata a stecca e affumicata, danneggiatissimo, specialmente nella parte inferiore.
Tomba S (a cremazione).
Fossa a pozzo, situata a sud-ovest della tomba G, alla distanza da orlo a orlo di m. 0,40 circa. L'orlo è molto irregolare pei tagli di terra operati all'intorno, ad ovest segna la quota di m. 10,88, ad est m. 11,49; il fondo m. 10,60 in media, per cui la profondità è di circa m. 1,20. Il diametro è poco più di un metro, ma in basso è alquanto minore. Molti scheggioni di tufo colmavano la fossa e alcuni giungevano a m. 11,78, più in alto, cioè, che non l'orlo della fossa. A mezz'altezza, tra le schegge, un piccolo strato (dai 10 ai 20 cent.) di terra e residui del rogo.
Il risultato della scomposizione del cumulo di scheggioni di tufo, a cominciare dall'alto, è il seguente: 1° strato od ordine: quattro blocchi di tufo marrone, alterato, uno dei quali, il più piccolo, stratificato, è costituito da due regioni, una più sottile, dello stesso tufo, l’altra più potente, di tufo più omogeneo, terroso, a grana più fina e di tinta più scura; 2° strato: altro blocco di tufo marrone; un blocchetto di tufo lionato; 3° strato: tre blocchetti di tufo marrone; due blocchi di tufo lionato (fra cui uno grossissimo), granulare, a chiazzettine bianche; 4° strato: strato di terra, dello spessore di circa m. 0,15, in cui era una piecola concrezione tartarosa, e un'ansa a tortiglione in terracotta, di olla, e un pezzo di corpo di vaso; 5° strato: blocco di tufo grigio verdiccio a punteggiature bianche; quattro. blocchi di tufo litoide granulare lionato; uno di tufo marrone; 6° strato: tre blocchi di tufo grigio verdiccio, a ghiaie; uno di tufo marrone; sette di tufo granulare litoide lionato. Giaceva sul fondo della fossa un grosso scheggione di tufo; framezzo a sei altri minori, che parevano rinforzarlo ad impedirne gli spostamenti.
È desso il coperchio del dolio, di tufo granulare, a grossa grana, nericcio, e a chiazze leucitiche; la forma leggermente rettangolare, ad angoli arrotondati, o per meglio dire irregolarmente ellittica, tagliato e convesso nella faccia superiore: i due assi dell’ellissi misurano, rispettivamente, m. 0,50, e m. 0,45; il massimo spessore è di m. 0,11; la parte più alta della sua concavità e a m. 10,70 sul mare. I sei scheggioni di tufo, che gli facevano corona, erano: un pezzo, il più grosso di tutti, e dne minori, della stessa varietà della copertura del dolio, ma arrossati superficialmente fino ad assumere un color marrone; due blocchetti di tufo marrone-rossiccio, granulare, a grana fina, terrosa, ed un ultimo, più piccolo, della stessa varietà dei tre primi, ma contenente una certa quantità di ghiaiette. Lo scheggione-coperchio copriva, toccandolo in qualche punto, un dolio di cui l'orlo era a m. 10,58 sul mare, situato in un pizzetto irregolarmente cilindrico. del diametro di m. 0,36 e dell'altezza di m. 0,57 circa, avente cioè quasi le sue stesse dimensioni. I vasi di questa tomba, erano i seguenti:
1. Dolio, in terracotta, di forma ovoidale molto allungata, a larga bocca, con cordone circolare poco al di disotto questa. Alt. da m. 0,532 a m. 0538; diam. esterno della bocca da m. 0,868 a m. 0,37. Il labbro è inclinato al di fuori; il cordone ha intaccature fatte premendo il dito sulla terra ancora molle, seguenti a brevi e disuguali intervalli. Il vaso non ha anse, il fondo è piatto. Terra impura; esecuzione a mano e a stecca di cui le traccie; la parte superiore e media interna è più o meno affumicata, rivelando così l’uso del fuoco libero a fiamme fumose. Il vaso è asimmetrico e molte sono le protuberanze sulle pareti.
2. Vaso, in terracotta, a pancia rigonfia e depressa, alto collo a tronco di cono, con un'ansa sola. Alt. media m. 0,145. Superiormente termina a mò di tronco di cono capovolto, molto depresso; non ha piede; il fondo è piatto. L'ansa a nastro, con gli orli alquanto rilevati, ha doppia attaccatura, ed è impostata verticalmente sulla spalla e sulla pancia; bocca con basso orlo imbutiforme. Intorno alla pancia, tratti di fascie, limitate e riempite con linee impresse con strumento dentato le interne obliquamente disposte modo da formare un motivo meandrico molto irregolari. La terra è impura; esecuzione a mano, come argomentasi dalla asimmetria e dalla variante grossezza delle parti; superficie lustrata a stecca, e dove più dove meno affumicata, per cottura ineguale, fatta con fiamme fumose.
3. Coppa in terracotta, a pancia rigonfia, collo a tronco di cono, ansa verticale doppia, senza piede, con fondo più alto. Alt. media fino all'orlo m. 0,095; diam. esterno medio della Locca m. 0,118. La pancia è decorata, nella parte alta, di sfaccettature oblique; l'orlo ha una leggiera sporgenza all'esterno, l'ansa è a nastro, e ne manca la parte superiore, come pure è danneggiato l'orlo in varie parti. Terra impura, nericcia; esecuzione a mano, come provano le asimmetrie e le protuberanze sulle pareti; cottura a fuoco libero con fiamme fumose, come prova l'ineguale affumicamento della superficie che, inoltre, è lustrata a stecca.
4. Coppa, in terracotta, del tipo della precedente. Alt. media fino all'orlo (mancando la parte superiore dell'ansa elevantesi sull'orlo), m. 0,09; diam. esterno della bocca variante da m. 0,098 a m. 0,106. La pancia, rigonfia, ha forma lenticolare, laddove nel caso precedente termina in basso a tronco di cono capovolto; il collo del pari conico si allarga però verso la bocca: l'ansa è del tutto come nel precedente. Sulla spalla, a partire dai due lati dell'ansa, due linee orizzontali incise, da cui partono denti di lupo, rivolti in basso, strettamente uniti fra loro e riempiti di lineette incise, dalle quali le interne obliquamente disposte da destra a sinistra. Tre linee verticali incise da una parte e dall'altra dell'ansa si uniscono ad angolo retto con le due estremità delle orizzontali della spalla. Terra impura, nericcia, esecuzione a mano; asimmetrie e protuberanze sulle pareti; superficie lustrata a stecca. di cui le traccie, e affumicata disugualmente per cottura a fuoco libero con fiamme fumose.
5. Piccolo vaso, di terracotta, a pancia rigonfia, decorata da bugnette, ansa a nastro verticale doppia. Alt. fino all'orlo (manca la parte superiore dell’ansa che si elevava sull'orlo) variante da m. 0,07 a m. 0,074; diametro esterno della bocca medio m. 0,084. L'ansa è impostata sull'orlo e sulla spalla; collo conico; orlo alquanto inclinato al di fuori; fondo piatto. Le bugnette, con semicerchi, son poste sulla parte sporgente della pancia, la quale inoltre è decorata di leggiere sfaccettature oblique da sinistra a destra. Delle bugnette, originariamente in numero di tre, ne avanzano solamente due, per essere molto danneggiata buona parte della superficie esterna del vaso. Terra impura, nericcia; esecuzione a mano, piuttosto scorretta, come provano le asimmetrie e le protuberanze sulle pareti; superficie alquanto lustrata a stecca, di cul le tracce, e disugualmente affumicata per cottura a fuoco libero con fiamme fumose.
6. Vaso piccolo, basso, in terracotta, a pancia rigonfia, con un’ansa sola, a fondo piatto. Alt. fino all'orlo, variante da m. 0,055 a m. 0,059; diam. esterno della bocca da m. 0,085 a m. 0,088. La pancia, inferiormente, si restringe a tronco di cono capovolto; basso, curvo leggermente è il collo; l'orlo è alquanto rovesciato al di fuori; la parte sporgente della pancia è decorata di sfaccettature oblique da sinistra a destra. L'ansa, come nei vasi precedenti, a nastro, verticale, doppia, riportata sull'orlo e sulla parte alta della pancia; la parte superiore manca. Terra impura, nericcia; esecuzione a mano; poche asimmetrie e protuberanze sulle pareti; superficie lustrata a stecca e molto disugualmente affumicata per cottura ineguale a fuoco libero con fiamme fumose.
7. Coppa, in terracotta, a tronco di cono capovolto; un'ansa sola e fondo rientrante. Alt. varia da m. 0,05 a m. 0,069. L'orlo è inclinato all'interno; ansa a corpo piatto e con foro grande nel centro; impostata orizzontalmente in alto. Terra impura, nericcia; esecuzione a mano, molto scorretta per asimmetrie e protuberanze sulle pareti; superficie in parte ruvida disugualmente affumicata per cottura a fuoco libero con fiamme fumose. Manca la parte estrema dell’ansa.
8. Coppa, in terracotta, con recipiente a tronco di cono capovolto, arrotondato e rientrante in alto; un’ansa sola; fondo piatto. Alt. variante da m. 0,062 a m. 0,065; diam. medio, esterno, della bocca, m. 0,131. Il recipiente conico è meno depresso che nel vaso precedente; l’ansa, ora mancante, era a corpo circolare, con doppia e robusta attaccatura, e impostata orizzontalmente in alto. Terra impura, nericcia; esecuzione a mano, ancora più trascurata che nei vasi precedenti, donde le maggiori asimmetrie e protuberanze sulle pareti; differenze di spessore, superficie lustrata a stecca, di cui le traccie e affumicata al solito modo per la cottura a fuoco libero con fiamme fumose.
9. Cinerario, in terracotta, a pancia rigonfia, bocca imbutiforme, due anse opposte, decorate con bugnette sulla spalla; fondo piatto, Alt. media m. 0,238; diam. esterno medio della bocca m. 0,159. Il vaso ha la forma di due tronchi di cono, sovrapposti, di cui l'inferiore capovolto; e riuniti da una parte fortemente curva. La pancia è decorata con grandi fasciature oblique da sinista a destra. Le anse, con doppia attaccatura e orizzontalmente impostate a metà altezza, mancano completamente. È ben distinta la spalla. del vaso con un ripiano circolare, sul quale, inoltre, son situate le quattro bugnette, a distanza disuguale; notevoli per la loro forma cristata. Terra impura, nericcia; esecuzione a mano, donde alcune asimmetrie e il variante spessore delle pareti; cottura a fuoco libero con fiamme fumose, come prova la superficie alquanto disugualmente affumicata, già lustrata a stecca, di cui le traccie.
Il prof. Enrico Tedeschi, esaminando il contenuto del cinerario così si espresse: « L'urna sepolcrale S, contiene una massa di piccoli frammenti internamente pari nizzati e per la massima parte di impossibile identificazione. Si riconoscono esili frammenti di ossa piatte del capo, molti capi articolari, un frammento tibiale di 12 mm. di larghezza, profondamente scanalato. I pochi resti dei denti rinvenuti, sono della prima dentizione. Tutti gli indizi convengono ad attribuire a questi resti un'età di cinque a sei anni, e nulla, fuori della tibia scanalata, autorizza alcuna considerazione antropologica. Nell'ossuario rinvenni una fibula di bronzo, serpeggiante, con piattello a spirale. L'arco è a due occhielli, il più grande dei quali forma la molla dell'ardiglione. La superficie è affatto logora e ricoperta dall'ossido, perciò non è possibile giudicare se ci fossero ornati. Il piattello è molto danneggiato all'orlo. Lunghezza m. 0,079.
Tomba T (a cremazione).
Fossa a pozzo cilindrico; situata ad ovest delle tombe I e K e precisamente nell'angolo che il contatto di queste forma ad ovest. L'orlo irregolare per il taglio della terra irregolarmente compiuto all’intorno, a nord-ovest giunge a m. 11,64 (sul m.), a nord (verso la tomba K) a m. 11,48, verso sud a m. 11,59 ; il fondo arriva a m. 10,65 onde la profondità della fossa è di circa m. 1. Il diametro superiormente è di m. 1,15 in media, inferiormente si riduce a m. 0,95 circa.
Ricolmavano la fossa, fino all'orlo, molti blocchi di tufo grigio-nero, non troppo coerente, a chiazzettine bianche, sia nella sua modalità originaria, sia nella modalità derivata, di tufo marrone, con le stesse caratteristiche. Il resto della macera è costituito da un blocco di tufo giallo-rosso scuro, molto alterato, e che potrebbe benissimo essere un caso di alterazione di lupis gadinus. Nel mezzo degli scheggioni era uno strato di terra e di residui del rogo.
Nel fondo della fossa e nel mezzo, rinfiancato tutt'intorno da nove blocchi di tufo, stava un lastrone di tufo litoide, a macchiette bianche o di color marrone, arrossato posteriormente all’esterno. Può essere una varietà, più litoide, del tufo nero 0 nerastro granulare, a simili macchiette bianche. Il lastrone è di forma romboidale, di m. 0,68 X 0,57, convesso superiormente, pianeggiante inferiormente, arrotondato negli angoli, con ascia a ferro strettissimo, e diretto coll'asse maggiore da nord-est a sud-ovest. Lo spessore, nel mezzo, è di circa m. 0,20, e la parte più alta della concavità era a m. 10,81 sul livello del mare.
Dei blocchi tutt'attorno al lastrone due, più o meno arrotondati, paiono residui della lavorazione del primo, e ad essi ne segue un terzo, informe, più grosso. Tutti e tre i blocchi si succedono immediatamente l’un l’altro nel giro attorno al lastrone. Ad essi seguono due blocchetti. un blocchetto minore e due altri maggiori, di roccia abbastanza coerente e resistente ai ferri, color grigio di pepe, e che potrebbe confondersi col lapis gabinus. Completa il giro, attorno al lastrone, un blocco, maggiore di tutti gli altri, di tufo granuloso nero, o grigio, a chiazzettine bianche, che mostra, verso la parte superiore (in giacitura inferiore), una quantità considerevole di ghiaia calcare e di concrezioni calcaree. Una qualità di tufo simile a questa si trova, in situ, nell'atrio della casa delle Vestali. Il lastrone copriva un dolio, posto entro un pozzetto irregolarmente cilindrico, col diametro di m. 0,36 e dell'altezza di m. 0,53 circa. L’orlo superiore del dolio era a m. 10,60 sul livello del mare. Nel pozzetto erano contenuti i seguenti undici vasi:
1. Dolio, in terracotta, in forma di tronco di cono capovolto, molto allungato e arrotondato, larga bocca con labbro inclinato al di fuori, cordone circolare poco al di sotto di quella. Alt. da m. 0,495 a m. 0,52; diam. esterno della bocca da m. 0,332 a m. 0,387. Il cordone ha corpo a sezione triangolare, ed è decorato con intaccature fatte premendo il dito sulla terra molle, aventi un po’ di obliquità a destra a sinistra, e seguentisi, ad intervalli su per giù di poco più di due cent. e mezzo in media, e qualche volta di molto minori. Terra impura; esecuzione a mano e a stecca con la quale si è alquanto lustrata la superficie interna ed esterna di cui le traccie ; asimmetrie e protuberanze sulle pareti. Il vaso è cotto buona parte al rosso, ma molte son pure le macchie testimoni di cottura a fuoco libero, con fiamme famose. All'interno la superficie mostrasi meno rossiccia, più affumicata quindi. Alcune parti del labbro rotte e cadute sono state riattaccate.
2. Vaso in terracotta, biconico, con un'ansa sola, a fondo piatto. Alt. m. 0,178; diam. esterno della bocca da m. 0,09 a m 0,095. Il corpo risulta di due parti: della pancia, foggiata a largo tronco di cono capovolto, con parete molto arrotondata, e del collo, un tronco di cono diritto, meno alto e più stretto dell'altro, terminante in alto con orlo alquanto inclinato al di fuori. L'ansa, a nastro, ha doppia attaccatura ed è verticalmente impostata sulla spalla e sulla parte alta della pancia. Terra impura, esecuzione grossolana, a mano, come provano le notevoli asimmetrie del vaso e le protuberanze sulle pareti; cottura e fumo libero con fiamme fumose, da cui il colore, disugualmente nericcio delle pareti, leggermente lustrate a stecca.
3. Tazza, in terracotta, bassa, con pancia rigonfia, con un’ansa solo doppia. Alt. fino all'orlo m. 0,059, fino alla estremità superiore dell'ansa m. 0,084; diam. esterno della bocca, m. 0,085. La pancia, superiormente rigonfia, è decorata di leggiere sfaccettature oblique, da sinistra a destra; termina inferiormente a tronco di cono capovolto, e con fondo rientrante. Il collo è bassissimo; il labbro leggermente inclinato al di fuori; l’ansa è a nastro, con sporgenza centrale sulla parte superiore e interna, doppia, come già sì è detto, e impostata sulla pancia e sulla parte interna del labbro, ove una piccola sporgenza indica la estremità di esso. Terra impura; esecuzione a mano; lievi asimmetrie e protuberanze sulle pareti; superficie lustrata a stecca, di cui le tracce, e affumicata, ove più, ove meno.
4. Tazza, in terracotta, per forma quasi analoga alla precedente; meno tozza. Alt., fino all'orlo, variante da m. 0,077 a m. 0,088; fino all'estremità superiore dell'ansa, m. 0,015; diam. esterno della bocca, m. 0,126. Anche qui la parte inferiore è a tronco di cono capovolto; il fondo rientrante; la parte alta della pancia però non ha decorazione di sorta, e inoltre il passaggio da essa al collo è meno pronunziato che nella precedente, e presenta, notevolissime asimmetrie. Il labbro parimenti è inclinato al di fuori; l'ansa verticale, doppia, a nastro, è longitudinalmente solcata nella parte superiore, e attacca sulla parte interna del labbro, ove vedesi sporgere la sua estremità, sulla pancia. Terra impura, esecuzione poco accurata (già si sono notate le asimmetrie maggiori), cottura a colore della superficie come nel caso precedente.
5. Tazza, in terracotta, quasi analoga a quella n. 3, per tipo e grandezza. Altezza, fino all'orlo m. 0,065, diam. esterno della bocca da m. 0,72 a m. 0,075. Maggiormente accentuata è la prominenza della pancia, e il collo è più alto; il fondo è del pari rientrante; manca buona parte dell'unica ansa, anche qui doppia e verticale. Soprattutto notevole è la decorazione della pancia. Essa consiste in tre sporgenze nel punto di maggior curvatura della pancia, pressochè equidistanti, e delle quali una sulla parte anteriore, in corrispondenza dell'ansa, ciascuna avente, da una parte e dall'altra, quattro linee, impresse con strumento dentato, tra le quali corrono lineette minori, impresse allo stesso modo, e disposte a spina di pesce. Sulla spalla del vaso gira intorno una linea impressa parimenti con strumento dentato, la quale però non forma una curva regolare, ma risulta composta da diversi tratti rettilinei, i quali provano come l'impressione è stata fatta non con rotella, con la quale sarebbe stato facile ottenere la curva, ma con strumento rigido. Terra, esecuzione, cottura e colore come nei vasi precedenti.
6. Vaso, in terracotta, biconico, di forma allungata, con un'ansa sola, a fondo piatto; quasi analogo a quello n. 2. Alt. da m. 0,165 a m. 0,167; diam. esterno della bocca da m. 0,078 a m. 0,081. Il vaso risulta di due parti: della pancia, a tronco conico capovolto, più largo e alquanto arrotondato, specialmente in alto, e del collo, altro tronco di cono, in posizione diritta, più stretto, e terminante in alto, con bocca a labbro alquanto inclinato al di fuori. L'ansa, a nastro, con lieve e larga incavatura longitudinale, ha doppia attaccatura ed è verticalmente impostata sulla parte alta della pancia. Terra, esecuzione e cottura, su per giù, come nei vasi precedenti. Solo nella parte superiore la cottura più perfetta ne ha reso qua e là rossiccio il colore del vaso. Sono notevolissime le irregolarità nell’orlo, le protuberanze sulle pareti e le tracce della stecca.
7. Piccola coppa, in terracotta, a recipiente semisferico, con un’ansa sola, con basso piede circolare. Alt. fino all’orlo; da m. 0,051 a m. 0,053; fino alla estremità superiore dell'ansa, m. 0,066; diam. esterno della bocca da m. 0,096 a m. 0,099. L’ansa, con corpo a sezione circolare, con doppia attaccatura, è impostata obliquamente sull'orlo; a breve distanza da essa, da un canto all’altro, e quasi sull'orlo, una bugnetta per parte. Nessuna decorazione di sorta. Solita terra; solita esecuzione; solita cottura. La superficie, invero poco levigata, è come sempre affumicata.
8. Piccola coppa, in terracotta, con recipiente a tronco di cono capovolto, arrotondato e rientrante in alto, a un’ansa sola. Alt. m. 0,042 a m. 0,046; diam. esterno della bocca da m. 0,088 a m. 0,09. Il fondo è piatto, l’ansa piccolissima e con corpo a sezione circolare, e impostata, con doppia attaccatura, quasi sull'orlo, alquanto obbliquamente. Terra impura; esecuzione a mano; notevoli asimmetrie e protuberanze sulle pareti; superficie alquanto lustrata a stecca, di cui le traccie; ove rossiccia per buona cottura, ove affumicata.
9. Coppa, in terracotta, a tronco di cono capovolto, molto depressa, a un'ansa sola. Alt. media m. 0,063; diam. esterno della bocca m. 0,144. Il fondo è rientrante; l’ansa, ora mancante, aveva corpo a sezione circolare, ed era impostata con doppia attaccatura poco al disotto dell'orlo, forse, alquanto obliquamente. La rottura dell’ansa, lascia scorgere un particolare della tecnica e cioè che l'ansa, eseguita dapprima separatamente, venne poi unita al vaso, introducendo le due estremità di essa in due fori orizzontali, e meglio poi attaccata mediante un pò di terra messa tra l'estremità dell'ansa e la parete del vaso, al punto d’ unione. Sulla parte alta del vaso, due bugnette: una sulla parte anteriore, in corrispondenza dell’ansa, un’altra a sinistra di quella, presso l’ansa; senza dubbio però doveva esservene una terza, dall'altro canto dell’ansa, e non conservata, essendo rotto il vaso in tal parte, e restaurato, prima ancora che fosse stato deposto nella tomba. Notevole è questo restauro. Il vasaio ripete la porzione di parete che mancava, e che però quando era cruda doveva, senza dubbio, ben corrispondere alla parte mancante, cotta cambiò alquanto forma. Ad ogni modo tale parte fu alla meglio adattata al posto destinatole, e legata mediante sostanza resinosa di cui residuò. Sulla parte alta del vaso un filare di denti di lupo capovolti, partenti dall'orlo, impressi con strumento dentato, e con denti, linee impresse con lo stesso strumento, obliquamente disposte da destra a sinistra, e solo in qualcuno convergente verso il vertice. Tanto le linee esterne che le interne sono in generale leggermente curve, e disposte in modo da avere la parte convessa rivolta a destra. Sulla porzione di parete dovuta al restauro, fu trascurato di ripetere la decorazione. Terra impura; esecuzione a mano; asimmetrie e protuberanze lievi e scarse; superficie ben lustrata a stecca di cui le tracce; cottura a fuoco libero con fiamme fumose, donde lo annerimento del vaso è penetrato financo all'interno. Anche la porzione di parete tra le due attaccature dell'ansa è danneggiata.
10. Coperchio conico, in terracotta. Diam. medio esterno, alla base, m. 0,15; altezza fino alla parte superiore del cono, m. 0,045. Come risulta dalle indicate proporzioni, ha forma molto depressa; sul vertice vedesi una spezzatura dalla quale possiamo giustamente argomentare che fossevi un picciuolo. Terra impura; esecuzione a mano piuttosto trascurata, rade le asimmetrie e le protuberanze sulla parete; superficie alquanto lisciata a stecca; cottura ineguale, con fiamme fumose, perciò il colore, ove rossiccio, ove nericcio. Probabilmente trattasi del coperchio del vaso seguente, cioè dell'ossuario. Oltre a questi pochi, pochi altri frammenti sono riconoscibili e nessuno presenta alcuna caratteristica su cui si possa basare un ragionamento antropologico, all’infuori dello spessore delle pareti craniche, che è in un frammento di parietale di 8 mm.; in uno di occipitale n. 5. Forse lo scheletro appartenne ad un maschio adulto".
Tomba U (a cremazione). in media, larga m. 0,60, ed alta m. 1,40. Fossa a pianta rettangolare, lunga m. 1,57, L'asse ha direzione da nord-est a sud-ovest. Notevoli il lato a nord-est, un po’ più lungo di quello a sud-ovest; il lato a nord-. ovest alquanto curvo in modo da dare alla fossa la larghezza di m. 1,70 circa, nel mezzo; e l'angolo verso sud, molto arrotondato. L'orlo della fossa si trova a m. 11,70 nel lato nord-ovest e a m. 11,80 negli altri lati; il fondo a m. 10,28. La fossa apparve ripiena di grossi scheggioni di tufo disposti in due mucchi, ciascuno addossato a un lato corto della fossa, raggiungendo l'altezza di m. 11,50 verso nord-est e di m. 1,61 verso sud-ovest. Verso il fondo però questi due mucchi poggiavano sopra un letto di scheggie più piccole di tufi disposti a volta, la cui sommità arriva a m. 10,70 in media.
Questa volta irregolare di tufi non era impostata direttamente sul fondo ma sopra un rialzo del medesimo lasciato tutto in giro alla fossa a guisa di gradino, in media alto e largo m. 0012; I blocchi di tufo, componenti i due cumoli e la volta erano di tre qualità: tufo grigio leucitico, di consistenza sabbiosa, o almeno granulare, modalità di quello nero a leuciti; tufo cinereo; tufo marrone terroso. Le due prime qualità sono molto argillificate. La forma della tomba U lasciava dapprima incerti a qual rito appartenesse, ma ogni dubbio cessò scorgendo tra le commettiture della volta a scheggioni il tetto di un'urna a capanna, la quale si trovava collocata verso l’estremità sud-ovest della fossa. Varie ipotesi si potrebbero fare per spiegare l'apparenti anomalie, tra altre quella che chi scavava la fossa non sapesse di dover prepararla per una tomba a È cremazione, ma è più probabile che non avendosi disponibile un dolio per rinchiudervi l’urna e gli altri vasi funebri, nè sapendo o potendo adottare il ripiego di formare il loculo laterale alla parete interna di un pozzetto cilindrico, come fu fatto per le tombe a cremazione Q, R, si sia adottato il partito più semplice di dare alla fossa la forma allungata.
Oltre all'urna a capanna la tomba U conteneva 8 vasi, dei quali uno era nell'interno dell'urna e 7 le facevano corona esternamente verso nord-est. L'asse dell'urna a capanna era disposto come quello della fossa, la porticina era rivolta verso nord-est, e la sommità raggiungeva la quota di m. 10,55 sul mare. Questa tomba è sotto l'angolo del tempio Antonino e Faustina, a sud-est della tomba B. I vasi che rinvenni in questa tomba sono i seguenti:
1. Urna a capanna, in terracotta, a pianta circolare e copertura a due spioventi. Quasi sulla estremità di uno zoccolo rotondo (che misura m. 0,315 di diametro e m. 0,02 di altezza), si eleva la parete che, alquanto inclinata all'interno, ha perciò forma di cono tronco leggermente curvo all'esterno. In essa è praticata la porta, un'apertura cioè di forma leggermente piramidante (con m. 0,175 di larghezza in basso, m. 0,165 in alto, e m. 0,138 di altezza), con gli angoli superiori arrotondati. La valva è una lastra di terra concavo-convessa, grossa quanto la parete della capanna, e che si adatta al vano della porta in modo da sembrare la continuazione della parete stessa. A m. 0,88 di altezza evvi un solco orizzontale sul quale, a metà lunghezza, passa una sporgenza di forma allungata. Mancano i soliti pilastrini laterali della porta, e che, con le loro sporgenze forate in corrispondenza della sporgenza e del foro della valva servivano a far funzionare il paletto di chiusura.
Nella nostra capanna è invece probabile, che un filo metallico infilato tra la sporgenza e il solco della valva girasse intorno intorno alla parete, e che solo in tal modo fosse assicurata la chiusura dell'urna. Sulla parete (alta, sullo zoccolo, m. 0,155 circa) posa la copertura a due spioventi (raggiungenti l'altezza massima di m. 0,305) e con grande girante intorno, e sporgente dalla parete (per m. 0,02 più o meno). I due spioventi sono disposti da una parte e dall'altra dell'asse della capanna, e su di essi sono prominenti quattro coppie di costoloni con le estremità superiori poco sporgenti e incrociate, fissati sulla cresta longitudinale, alquanto abbassata verso le due estremità, e riproducenti il colmareccio della capanna. Sul prospetto e sulla parte opposta, i due spioventi terminano formando una specie di frontone triangolare, con la base formata da una sporgenza orizzontale con le estremità curvate in basso, e dalla cui parte inferiore partono tre sporgenze verticali.
Nel fare la capanna, fu eseguito dapprima e separatamente lo zoccolo; non è invece separata la copertura dalla parete di cui pare che sia la continuazione, dalla quale fu distinta mediante la gronda circolare aggiuntavi dopo. Anche le costole e le prominenze lineari sui frontoni furono formate a parte e aggiunte dopo. Il lavoro è molto grossolano; varie sono le asimmetrie; moltissime le protuberanze sulle pareti. La parte anteriore della copertura è più accuratamente eseguita di quella opposta.
La terra è rossiccia ed impura, e mostrasi, all'esterno, quasi interamente annerita dal fumo, cosa fatta intenzionalmente. L'urna conteneva ossa umane cremate, sulle quali posava una fibula di bronzo ad arco serpeggiante, con disco a spirale schiacciato, lunga m. 0,057. Entro l'urna, a sinistra della porticina, stava pure collocato il vaso n. 8. Il prof. Tedeschi, a proposito delle ossa racchiuse nell'urna così dice: « Come i resti di tutte le urne a capanna, anche quelli della tomba U sono ridotti piuttosto ad un conglomerato compatto, che non ad una raccolta di ceneri scheletriche. Evidentemente la previsione della poca capacità dell'urna, incitava ad una cremazione spinta. Si riconoscono frammenti minuti di gran parte delle regioni dello scheletro, ma nessuno franca la spesa di una particolare attenzione. I pochi frammenti dentari sono robusti, diafisi giovanili. Non oserei spingermi ad altre affermazioni ».
2. Piccola olla, in terracotta, di forma ovoidale, con reticolato a rilievo. L'alt. fino al collo (manca l'orlo) è di m. 0,105; del diam., parimenti del collo,
di m. 0,088. Il fondo è leggermente rientrante; le maglie della rete variano di grandezza. Vaso fatto a mano; molte protuberanze sulle pareti, terra impura, rossiccia; superficie ora scabra, forse lisciata a stecca in origine, e affumicata. Oltre il labbro, manca molto della pancia, e buona parte della superficie è corrosa.
3. Bassa coppa, in terracotta, a cono tronco rovesciato, molto depresso, a un'ansa sola, a fondo piatto. Alt. variante da m. 0,047 a m. 0,053; diam. della bocca da m. 0,105 a m. 0,11. l labbro è rientrante; l'ansa, a doppia attaccatura, e con la parte esterna foggiata leggermente a mezzaluna, è impostata obliquamente sotto l'orlo. Vaso fatto a mano, asimmetrico e con protuberanze sulle pareti; terra impura, nericcia per affumicamento; superficie alquanto lustrata a stecca.
4. Olla, in terracotta, di forma ovoidale, con reticolato in rilievo intorno. Alt. variante da m. 0,149 a m. 0,158; diam. della bocca da m. 0,105 a m. 0,108. Il
labbro è leggermente rovesciato all'infuori; il fondo è piatto; le maglie del reticolato variano nella grandezza. Vaso fatto a mano; asimmetrico e con protuberanze sulle pareti. Terra impura; superficie alquanto lisciata e affumicata. Il labbro è leggermente danneggiato in un punto.
5 Ciotolino, in terracotta, ad alto collo, ed un’ansa soltanto, verticale e doppia. bia fino all'orlo, variante da m. 0,056 a m. 0,06; fino alla sommità dell’ansa m. 0,084;| diam. medio della bocca m. 0,07. La pancia è alquanto rigonfia; l’ansa, impostata sull'orlo e sulla pancia, è a nastro; il fondo è piatto. Vaso fatto a mano, alquanto asimmetrico e con lievissime protuberanze sulle pareti. Terra impura, rossiccia; superficie lisciata a stecca, affumicata, e solo in parte | rossiccia, ove fu maggiore l'azione del fuoco. Ottima conservazione.
6. Parti superiori e inferiori di olla in terracotta, di forma ovoidale, con reticolato a larghe maglie in rilievo. Diam. esterno della bocca m. 0,125; alt. approssimativa cm 0,17. Il labbro è rovesciato all’esterno; le maglie del reticolato sono di varia grandezza. Vaso fatto a mano, con le solite protuberanze sulle pareti. Terra i impura, nericcia i per affumicamento, sulla superficie traccie della stecca.
7. Piccola coppa, in terracotta, senza piede, a un’ansa sola verticale. Alt. fino all'orlo m. 0,03, fino alla sommità dell'ansa m. 0,061; diam. della bocca m. 0,08. La pancia è a cono tronco rovesciato, molto depresso; il collo incavato a gola; 'ansa è a nastro, doppia ed impostata sull'orlo e sulla pancia; il fondo quasi piatto sternamente è ombilicato all'interno. Vasettino fatto a mano, alquanto asimmetrico e con protuberanze sulle pareti. A impura, rossiccia; superficie alquanto lisciata a stecca e affumicata. Lievemente danneggiato al labbro.
8. Vaso, in terracotta, a pancia rigonfia, con stretta bocca situata in alto ma non sull’asse verticale, a una ansa sola. Alt. fino alla sommità dell’ansa m. 0,115; diam. massimo della e m. 0,125. La bocca ha basso labbro cilindrico, presso di essa è impostata verticalmente l'ansa, a doppia attaccatura, e per la quale sospendendo il vaso a una corda o altro esso resta inclinato leggermente dal lato della bocca. Intorno alla pancia e intorno alla bocca girano due cordoni in rilievo, congiunti fra loro da quattro altri cordoni verticali, opposti, uno dei quali obbliga a passare il cordone circolare fra le due attaccature dell'ansa. Il fondo è piatto. Vaso fatto a mano, asimmetrico, e con protuberanze sulle pareti; terra impura con minute laminette di mica; traccie di steccatura; superficie piuttosto scabra; affumicamento.
9. Vasettino, in terracotta, di forma lenticolare, senza anse. Alt. variante da m. 0,043 a m. 0,053; diam. medio della pancia m. 0,075. Il fondo è piatto, non è rilevato l'orlo. Vaso fatto a mano, molto asimmetrico. Terra impura, rossiccia, con piccolissime laminette di mica; superficie lustrata a stecca e affumicata; conservata in mediocre stato, solo nella parte inferiore del vaso. Frammenti di ciotola in terracotta, a labbro rientrante. Diam. approssimativo m. 0,144. Terra impura, nericcia pel fumo in parte penetrato nell'interno durante la cottura. Vaso fatto a mano, con protuberanze alla superficie. Pochi frammentini di vasi indeterminabili. Nel praticare una cunetta di scolo sulla piccola zona di terreno fra la tomba U e la sostruzione imperiale, avvertii che, non differenziando alla superficie dell'argilloide, dovuto a slavamento e decomposizione di roccie tufacee, il terreno era omogeneo alla superficie, nerastro più sotto, fino allo spessore di m. 0,35 e sparso di carboncelli, di scheggiette d'ossa cremate e di frammenti di vasi primitivi in terracotta. La terra nerastra posava su altro terreno argilloide, in cui rinvenni due frammenti di cranio umano a grosse pareti, ed uno di femore, probabili avanzi di tombe preromulee manomesse nel secolo VIII av. Cr. per trovar posto a nuove sepolture.
VI° Rapporto di Giacomo Boni sull'Esplorazione del sepolcreto del Foro Romano.
Nell'iniziare la esplorazione della tomba a fossa B, mi limitai a far togliere la terra che ricoprivala, non volendo scomporre le macerie prima di conoscerne il rapporto col terreno e gli attigui sepoleri a pozzo di cremazione. Completo ora, ad esplorazione ultimata, il Rapporto contenuto nelle Notizie degli scavi del 1903, pagg. 123-170, per quanto riguarda la tomba a fossa B, ed aggiungo la descrizione delle tombe a pozzo V e X, rinvenute sotto i due cumuli tondeggianti formati da macerie di scheggioni di tufo a piedi della tomba B, nonchè la descrizione della tomba a pozzo Y, rinvenuta lì vicino, sotto le fondamenta della scalea del tempio di Antonino e Faustina, sul limite occidentale dell’area assegnata all'esplorazione del sepolcreto.
Tomba B (a inumazione).
Il muro di fondazione, substructio, del tempio di Antonino e Faustina, tagliò un breve tratto della fossa di questa tomba, lunga m. 2,95, larga m. 0,95, profonda m. 1,62. È diretta da nord-est a sud-ovest, e fu scavata tra le tombe a cremazione V e X, in modo da rimanere tangente alla prima e da tagliare l’altra, per un terzo della larghezza. L'orlo superiore è a m. 11,65 sul mare e il fondo, largo m. 0,75, trovasi a m. 10,02. Le pareti dei due lati lunghi corrono parallelamente volgendo l'una a sud-est, l'altra a nord-ovest. A sud-ovest si riuniscono a semi-cilindro, a nord-est accennano anche ad incurvarsi, terminando subito per la sostruzione Antoniniana. L'asse della fossa è normale alla fronte del tempio.
Rimossa la terra apparve la fossa, ricolma di grosse schegge di tufo (da m. 0,40 a m. 0,60 di lungh.), mancanti verso il tempio ove era la testa dello scheletro. Il cumulo degli scheggioni di tufo era costituito così: Cinque blocchi di tufo lionato, cappellaccio; parecchi blocchi, tre almeno, del tufo cinerino, tipo di quello per le coperture dei dolî; pezzi di tufo terroso, litoide; un blocco di tufo litoide lionato; tre o quattro pezzi di tufo grigio verdiccio, granulare, a frequenti leuciti, a vegetali, molto fossile; un blocco di arenaria, costituente delle intercalazioni nello formazioni ghiaiose o sabbiose del Gianicolo o di Monte Mario.
Dalle costole dello scheletro sino all’estremità della fossa gli scheggioni, perfettamente assestati, erano disposti in modo da formare una rozza volta di protezione. Poggiavano su due file di altri scheggioni che correvano in fondo e lungo le pareti della fossa, e il vuoto entro cui giaceva lo scheletro era in media largo ed alto dai 35 ai 40 centimetri.
Intorno al teschio dello scheletro erano tre vasi, sulle costole una fibula, ai piedi altri due vasi e ossa di un porcellino, giovanissimo, coi denti molari, premolari e incisivi tutti non interamente spuntati. Presenta il cranio, tagliato nel senso della lunghezza, e di cui resta la metà destra; parte della spalla, un arto anteriore e uno posteriore: manca tutta la parte del torace. I vasi rinvenuti ai piedi dello scheletro sono:
1. Vaso, in terracotta impura, nericcia, a cono tronco rovesciato, senza a piede, con un’ansa' sola. Alt. media m. 0,06; diam. esterno della bocca variante da m. 0,142 a m. 0,15. Il labbro è rientrante; il fondo piatto ; dell’ansa, ora mancante, avanza la doppia attaccatura, soltanto che la mostra impostata orizzontalmente. Lavoro fatto a mano; a simmetrie e protuberanze alla superficie. Il colore, ora più, ora meno nericcio, è dovuto all'azione disuguale di fiamme fumose. La superficie esterna è lustrata a stecca, di cui le traccie. L'orlo è alquanto danneggiato.
2. Vaso in terracotta a pancia rigonfia, fondo piatto, basso collo a tronco di cono, orlo leggermente sporgente all’esterno; due anse a nastro, opposte, impostate sulla spalla e sull'orlo. Alt. m. 0,15; diam. esterno della bocca m. 0,10. La pancia è decorata di quattro bugne equidistanti, corrispondenti più o meno al centro di ciascuna faccia e sotto le anse; con semicerchio ottenuto a stecca superiormente, e di quattro cerchi, fatti parimenti a stecca, alquanto più in su delle bugne e negli spazi intermedî di queste. Le anse sono faccettate nella parte superiore. Il vaso è fatto a mano, e presenta lievi protuberanze sulla superficie. La terra è impura e apparisce più o meno nericcia secondo l'azione più o meno intensa delle fiamme fumose al cui contatto fu cotto il vaso.
Tomba V (a cremazione).
Fossa a pozzo, presso il tempio di Antonino e Faustina, e a sud-est della tomba B, a ridosso verso i piedi di questa. L'orlo ne è quasi in piano, a m. 11,70 in media, sul livello del mare, il fondo a m. 10,55 per cui la profondità è, in media, di m. 1,15. Il diametro all'orlo è di m. 1,25, rastremandosi sul fondo fino a m. 0,96 in media. Apparve ricolma, per un'altezza di m. 0,75 all'incirca, di scheggioni tufacei che di poco ne superavano l'orlo. Situato l'uno quasi nel mezzo, aveva nella sommità un foro pressochè quadrato (m. 0,08 di lato), e poco profondo (m. 0,07 o m. 0,06), forse per reggere un'asta.
Gli scheggioni ricolmanti la fossa erano in numero di 27, e di quattro differenti qualità di tufo: 11 scheggioni di tufo grigio-verdiccio, omogeneo, di grana minuta; 7 scheggioni di tufo grigio-gialliccio, a chiazzettine leucitiche bianche; 3 scheggioni à di tufo litoide marrone, a leuciti; 6 scheggioni di tufo simile al marrone, ma di tinta rossa più vicino al lionato. Sotto a questi scheggioni uno strato di terra ed avanzi del rogo, che, rimosso, lasciò scorgere un cumulo di tufi, scheggiati, disposti a tholos. La maggior parte erano di tufo grigio-verdiccio-cinereo, a grana fina; si notavano poi un pezzo di tufo lionato e due pezzi di tufo granulare.
Sulla sommità uno scheggione più grosso, che con altri più piccoli, de forse da esso distaccati, è di tufo granulare, grigio, diventato giallastro, a grana più grossolana degli altri di questa tomba, e che costituisce un incidente di stratificai zione del tufo grigio-verdiccio-cinereo, a grana fina. Questo scheggione era foggiato a lastrone e situato alquanto a sud-ovest. Aveva forma romboidale, e l’asse maggiore ce diretto da nord-ovest a sud-est, i due lati verso nord-ovest lunghi circa m. 0, 50, quelli verso sud-est circa m. 0,40 e ne segnava la sommità m. 10,99 sul mare. Il va piano superiore scendeva leggermente verso sud, orizzontale l'inferiore. In basso rinforzavano il cumulo schegge di tufo, più piccole, della medesima qualità del lastrone, e ne giungeva l'altezza a m. 0,45.
Sollevato il lastrone, il cumulo apparve vuoto nell'interno così perfettamente ne eran connesse le scheggie, da formare una vera cupoletta, a strati orizzontali, ricoprente il dolio, entro fossetta quasi cilindrica, scavata sul fondo della tomba. Il diametro è di m. 0,50 circa, l'altezza di circa m. 0,60 ed il fondo è a m. 9,70 sul mare. Nella parete son due solchi diametralmente opposti l’ uno verso nord, l'altro verso sud, per dar luogo alle anse del dolio. L'orlo del dolio era a m. 10,46, ed il vuoto circolare fra quest'orlo e quello della fossetta, era riempito da piccole scheggio di tufo che, per tre quarti del giro, era grigio verdiccio, e nel resto tufo marrone, granulare, a rare chiazzettine, tuttora bianche. Le scheggie di tufo erano fermate e ricoperte da una malta di argilla. I vasi contenuti sotto la volta della tomba erano:
1. Dolio, in terracotta a cono tronco rovesciato, superficie convessa, fondo piatto, orlo rovesciato all’esterno, con due anse a circa metà dell'altezza, impostate orizzontalmente ed a foro circolare. Alto m. 0,50; diametro esterno dell’orlo da m. 0,38 a m. 0,40. Al disotto dell’orlo, gira un cordone a rilievo, con profonde intaccature fatte con colpi di stecca. Questo cordone presenta quattro piccole sporgenze (specie di anse) equidistanti. La superficie del dolio ha numerose protuberanze, la terra è impura, parte rossa, e qua e là affumicata. L'orlo è piuttosto deteriorato, in parte mancante. La terra entro il dolio conteneva le ossa di un intero uccello, buon volatore, della grossezza d'un tordo; e frammenti minutissimi di ossa umane cremate.
2. Ossuario in terracotta a pancia molto rigonfia, con due anse opposte. Alt., fino all'orlo, m. 0,214, fino alla parte superiore delle anse m. 0,216 da una parte, m. 0,22 dall'altra; diam. esterno della bocca m. 0,16. Basso collo a tronco di cono; labbro rovesciato; anse a nastro, impostate verticalmente sulla spalla e sul labbro, orizzontalmente costolate all'esterno; stretto fondo leggermente rientrante. Terra impura; esecuzione a mano non molto trascurata; leggierissime asimmetrie e protuberanze; cottura a fuoco libero con fiamme fumose, perciò l'annerimento della superficie già lustrata a stecca, di cui le traccie. Manca piccola parte del labbro.
3. Bassa coppa, in terracotta, a tronco di cono capovolto, con un’ansa sola. Alt. fino all'orlo, da m. 0,064 a m. 0,067; diam. esterno della bocca, medio, m. Labbro rientrante, fondo piatto, ansa orizzontale piatta, impostata sul labbro, in buona parte mancante, ma che, senza dubbio, aveva un largo foro orizzontale al centro, e due più piccoli ai lati, del pari orizzontali, vicino alle due attaccature vinto tanti pel foro centrale. Terra, cottura e annerimento come nel vaso precedente; esecuzione del pari a mano, ma più trascurata, come provano il maggior numero di asimmetrie e di protuberanze; la superficie anche qui lustrata a stecca.
4. Trai di terracotta, a un’ansa sola. Alt. fino all'estremità superiore dell'ansa m. 0,09, fino all’orlo da m. 0,061 a m. 0,064; diam. esterno della bocca da m. 0,078 a m. 0,08. 0,146. Labbro leggermente inclinato al di fuori; ansa doppia, verticale, impostata sulla pancia e sull'orlo, stretta nella parte interna, larga, a nastro cioè, nella parte superiore ed esterna e con gli orli ripiegati al di fuori; pancia alquanto rigonfia decorata da tre bugnette delle quali una in corrispondenza dell'ansa, le ‘altre due laterali; fondo stretto e rientrante. Solita terra impura; esecuzione a mano, alcune asimmetrie e lievi protuberanze sulle pareti; cottura a fuoco libero con fiamme fumose, onde l’annerimento della superficie a stecca di cui le traccie.
5. Vaso in terracotta, a pancia molto rigonfia, alto collo a cono rovesciato con una ansa sola. Alt. da m. 0,205 a m. 0,212; diam. esterno della bocca m. 0,074. Il fondo è leggermente rientrante; bocca con largo labbro imbutiforme; ansa verticale a nastro, longitudinalmente solcata, impostata sulla spalla e sulla pancia. Terra, esecuzione e cottura con annerimento delle pareti come nei vasi precedenti. La superficie mostrasi ben lustrata. Il vaso rotto e fortemente lesionato nella parte superiore fu ricomposto e assicurato con pece, ben conservata a suo posto sulla superficie esterna ed interna. La pancia è danneggiata in un punto della superficie.
6. Bassa coppa in terracotta, a un'ansa sola. Alt. fino alla sommità superiore dell'ansa, m. 0,09; fino all'orlo, da m. 0,05 a m. 0, 006; diam. esterno della bocca m. 0,12. Pancia leggermente rigonfia; parte inferiore a tronco di cono capovolto, con stretto fondo rientrante; ansa doppia verticale a nastro, rigonfia nella parte superiore e sfaccettata. La pancia è decorata da tre bugnette, con semicerchio impresso di sopra, disposte una per parte in corrispondenza dell'ansa e ai lati; più su, ove comincia il collo, di forma cilindrica, un filare di punti impressi che, giunti all'ansa, girano al disotto di questa. La terra è impura; esecuzione a mano; asimmetrie e lievi protuberanze sulle pareti; cottura a fuoco libero con fiamme fumose, onde l'annerimento della superficie, che in parte si mostra alquanto lustrata a stecca. Parte del labbro già mancante al tempo in cui fu chiusa la tomba, venne sostituita con altro pezzo di argilla che nel cuocersi però ingrossatosi alquanto, non potè adattarsi molto bene al vaso, al quale fu riattaccata con pece. Questo vaso conteneva la falange ungueale di uno dei diti laterali di maialetto compreso nel terreno di colmatura calcareo-argilloso, contenente carboncelli e solcato di gallerie tortuose.
7. Bassa coppa, in terracotta, a tronco di cono capovolto, con un'ansa sola. Alt. da m. 0,059 a m. 0,066: diam. esterno della bocca, medio, m. 0,155. Labbro rientrante; fondo stretto e lievemente rientrante; ansa a doppia attaccatura, orizzontale, piatta, impostata in alto, terminante all'esterno con due leggieri protuberanze, ricordanti l’ansa cornuta. Terra, tecnica, esecuzione e cottura e conseguente colore come al solito. Ottima conservazione. La coppa era riempita di terriccio misto, grossolano, con concrezioni di caccheri formatisi in posto, e deposizione superficiale di materiale nerastro, dovuto alla lenta circolazione posteriore di acque. Il terriccio conteneva parte della regione posteriore toracica (prossima alla lombare), di un giovane mammifero (sus?), spaccata lungo l’asse e troncata trasversalmente da un colpo di accetta o coltellaccio e consistente di due corpi vertebrali e di quattro costole, posate con la parte concava (esterna) sul fondo della ciotola.
8. Piccolo attingitoio, in terracotta. Alt. variante da m. 0,08 a m. 0,088; diam. esterno della bocca m. 0,075, in media. Unica ansa, a nastro, incavata leggermente nel mezzo, con doppia attaccatura, impostata verticalmente sulla metà superiore del vaso. Labbro, in buona parte logorato, leggermente sporgente al di fuori; fondo piatto. La parte alta della pancia è decorata di tre bugnette presso a poco equidistanti. Terra e tecnica come al solito; cottura a tuoco libero con fiamme fumose, molto ineguale, come prova il colore più delle altre volte variante dal rossiccio al nericcio; notevoli asimmetrie e protuberanze sulle pareti; superficie lustrata bene.
9. Coppa in terracotta, senza piede, e un'ansa sola. Alt. fino all'estremità superiore dell'ansa m. 0,112, fino all'orlo da m. 0,076 a m. 0,08; diam. esterno della bocca, medio, m. 0,117. Pancia inferiormente a tronco di cono capovolto, in alto rigonfia; basso collo tronco di cono con bocca a stretto labbro leggermente rovesciato al di fuori; ansa doppia verticale, a nastro, stretta e grossa più in alto, impostata sull'orlo e sull’alto della pancia; fondo leggermente rientrante. Sulla parte alta della pancia, un filare di denti di lupo, diritti, impressi con strumento dentellato, e compresi tra due linee circolari di sopra e una terza sotto, impresse allo stesso modo. Ciascun dente è riempito all’interno di altre linette analoghe, parallele alle linee esterne laterali. La decorazione è interrotta dall’attaccatura inferiore dell'ansa. Terra, tecnica e cottura come al solito, diverse e notevoli asimmetrie; le solite protuberanze sulle pareti; superficie ben lustrata a stecca di cui le traccie, e ben affumicata. Buona conservazione, la parte superiore dell’ansa pare riattaccata. Questo vaso era riempito di terriccio calcareo, contenente caccheri di formazione posteriore. Ha l'aspetto di una pu/s fermentata, che ha cavità le quali si riempirono di materiale più tenue ed omogeneo. Scorgonsi pellicole nerastre convesse, carboniose, che potrebbero essere gl’involucri di semi farinosi schiacciati.
10. Vaso a pancia quasi sferica, larga bocca, ad un'ansa sola. Alt. da m. 0,158 a m. 0,164; diam. esterno della bocca m. 0,115, in media. Ansa a largo nastro, alquanto ricurva longitudinalmente all'esterno, impostata verticalmente con forte attaccatura sulla parte alta della pancia. Collo bassissimo a gola, con stretto labbro rovesciato al di fuori; fondo piatto. Sulla spalla del vaso, e propriamente all'altezza dell'attaccatura superiore dell'ansa, un rigonfiamento circolare a spigolo acuto, sul quale una bugnetta sulla parte anteriore cioè in corrispondenza dell'ansa. Terra, tecnica e cottura, come al solito; notevoli asimmetrie; protuberanze sulle pareti; superficie lustrata a stecca, di cui le traccie, disugualmente affumicata. Conservazione in generale buona.
11. Due notevoli frammenti, e parecchi altri minori, di una specie di anello di bronzo, molto ossidato, alto mm. 9, di mm. 4 di spessore, e d'un probabile diametro di 20 mm. Forse, anche per alcuni piccoli resti di filo di bronzo, che insieme ad esso furono rinvenuti, doveva costituire l'arco di una fibula.
12. Fusaiuola in terracotta color marrone, pesante, a forma esagonale, cioè risultante da due piramidi tronche, a sei lati, unite per la base. Alt. m. 0,023, largh. m. 0,03.
Tomba X (a cremazione).
Fossa a pozzo, situata presso il tempio di Antonino e Faustina, a nord-ovest e precisamente ai piedi della tomba B, dalla quale fu tagliata, a circa 1/3 del diametro. L'orlo superiore era a m. 11,60 sul mare; il fondo a m. 10,58, perciò la sua profondità è di m. 1,07; diametro di m. 0,90; a pareti quasi verticali. Gli scheggioni di tufo che la riempivano, per uno strato di m. 0,55, cominciavano in alto, a m. 11,34. Al disotto uno strato di terra e di avanzi di rogo, dello spessore di circa m. 0,10, ricoprente un lastrone di tufo; tagliati ambedue dalla parte sud-est della tomba B.
Così del lastrone di tufo, convesso superiormente, pianeggiante inferiormente, rimase un frammento, largo m. 0,50, lungo m. 0,55, spesso m. 0,20, appoggiato sul fondo e sul dolio. Il dolio aveva l'orlo a m. 10,54 sul mare, ed era incassato in una fossetta avente la sua stessa altezza, ed alquanto maggiore larghezza. La maceria, formata da scheggioni di tufo compenetrata ad occidente della tomba a fossa B, in prossimità al pozzo repubblicano II, emergeva da un vano circolare ma quale delle due tombe fosse la più antica non era indicato dalla distribuzione degli scheggioni, che parevano collocati o rimaneggiati simultaneamente.
La tomba B è ad inumazione e per il vasellame e la fibula rinvenutavi (Notizie degli scavi 1902, pagg. 96-111), mi appariva fra le più antiche tornate in luce. Importante quindi il constatarne il rapporto colla tomba a cremazione eventualmente celata sotto la maceria circolare. Gli scheggioni superficiali di tufo mi parevano originariamente accumulati a secco, per essere la fanghiglia negli interstizî colata dall'acqua.
Sotto gli scheggioni e in corrispondenza al centro e alla periferia sud-ovest-nord della fossa circolare, rinvenni frammenti di ossa combuste su di una sfaldatura di. tufo simile al coperchio della tomba C. Nel ripulire questo tufo, avvertii che suonava a vuoto, e imaginai che coprisse un dolio, già vuotato dell'acqua per il diuturno prosciugamento dell’attiguo pozzo repubblicano.
Le ceneri carboniose, probabili o avanzi del rogo, scendevano tra lo spessore del coperchio di tufo e la parete della fossa circolare, meno che in direzione sud-est dove avvertii un rimaneggiamento dovuto al taglio della fossa B che, parzialmente, troncò il coperchio della tomba X. I frammenti di tufo erano accuratamente disposti accanto al pezzo centrale del coperchio, illeso, e con la superficie irregolare di sfaldatura alquanto lisciata, come di roccia esposta ad un attrito. Vero è che per la grande friabilità sua, il tufo è logorato anche dal passaggio di piedi scalzi. Ma il coperchio sul fondo di un pozzetto, non aveva modo di divenire logoro e dovette esservi collocato tale.
Così che, nelle tombe preromulee, il pietrame è tratto anche da croste di roccie affioranti alla superficie dei colli dell'Esquilino o comunque prossimi al sepolcreto, ovvero dalla semplice scheggiatura di blocchi di tufo franati. I pagani del septimontium manifestavano tendenze progressive pur nell'uso del pietrame che, raccogliticcio nelle tombe più arcaiche, è squadrato ad accetta nelle tombe dell' VIII sec. a. C., le quali segnano l'abbandono del sepolcreto e la fondazione della Roma romulea. I vasi contenuti in questa tomba erano:
1. Dolio in terracotta, a stretto cono tronco rovesciato, e fondo piatto; orlo rovesciato in fuori; senza anse. Alt. media da m. 0,42 a m. 0,43; diam. esterno della bocca da m. 0,33 a m. 0,34. Nella parte superiore, pochi centimetri al di sotto della bocca, gira un cordone, poco rilevato, decorato di larghe intaccature verticali, distanti dall'altra da uno o più centimetri. La superficie è alquanto convessa. Il vaso, fatto a mano, è asimmetrico ed ha numerose protuberanze sulle pareti. La terra è impura; in parte cotta al rosso, in parte affumicata; la superficie, levigata con lavoro a stecca, di cui visibilissime le traccie. Manca parte dell'orlo.
2. Ossuario, in terracotta, di forma ovoidale, a fondo piatto, senza anse. Alt. m. 0,225; diam. esterno della bocca m. 0,135. L'orlo, molto danneggiato ed in un sol punto conservato, è rovesciato all'infuori. La pancia è decorata, poco più su della metà dell'altezza, d'una bugna soltanto. Vaso fatto a mano, ma non asimmetrico e con poche e brevi protuberanze sulle pareti. Terra impura, con laminelle di mica, superficie scabra nericcia ove più ove meno e poco affumicata. Molte screpolature.
3. Ciotola, in terracotta, a cono tronco rovesciato, a un’ansa sola. Alt. variante da m. 0,071 a m. 0,092; diam. medio della bocca m. 0,165. Fondo rientrante, orlo inclinato all'interno ; ansa a doppia attaccatura, impostata presso l'orlo, obliquamente, e terminante in forma leggermente lunata. A destra 0 a sinistra di essa, sull'orlo, e a distanze disuguali, due bugnette. Vaso fatto a mano; alquanto asimmetrico; pareti varianti di grossezza. Terra impura, nericcia per affumicamento (bucchero rosso); superficie lustrata a stecca, di cui le traccie. Manca un frammentino della pancia.
4. Ciotola, in terracotta, a corpo lenticolare, e ad un’ansa sola. Alt. fino all'orlo m. 0,088; fino alla sommità dell'ansa superiore m. 0,133; diam. approssimativo della bocca m. 0,13. Alto collo con orlo, quasi interamente distrutto, alquano inclinato all'infuori; fondo ombelicato all'interno; ansa a nastro, verticale, doppia, impostata sull'orlo e sulla spalla, decorata superiormente di tre bugnette. Decorazione impressa, ottenuta con strumento dentato. Consiste in un filare di grandi denti di lupo, in posizione diritta, interrotto solo verso l’ansa, e di tre linee orizzontali giranti sulla spalla, più verso i due lati dell'attaccatura dell’ansa, ove giunti scendono giù verticalmente, per riprendere di nuovo la posizione orizzontale. I denti di lupo posano su di un’altra linea orizzontale, e son disposti metà quasi immediatamente l'un dopo dell'altro, metà a una certa distanza. All’interno di ciascun dente numerose linee parimenti dentate, più o meno parallele ad uno dei lati. Vaso fatto a mano, lievissime e rare protuberanze sulle pareti; terra impura; superficie lustrata a stecca e mediocremente affumicata; l’azione del fuoco in parte visibile all'interno. Manca quasi tutto l'orlo; fondo esternamente concavo, ombelicato allo interno.
5. Ciotolino, in terracotta, con ansa. verticale doppia. Alt. variante da m. 0,06 a m. 0,065; diametro della bocca variante da m. 0,077 m. 0,08. Il fondo è leggermente rientrante; l'orlo alquanto rovesciato all'infuori. L'ansa, mancante della parte superiore, è a nastro, ed impostata sulla pancia e sull'orlo. La pancia alquanto rigonfia, è decorata di un filare di denti di lupo, rivolti in basso, ed eseguiti con istrumento dentato; nell'interno di ciascun dente linee, eseguite con lo stesso istrumento e parallele ad uno dei lati. Vaso eseguito a mano; varie asimmetrie, protuberanze sulle pareti. Terra impura; superficie lustrata a stecca e affumicata. Il fumo è in buona parte penetrato all'interno (bucchero rosso).
6. Ciotolino, in terracotta, a corpo lenticolare, alto collo, a un’ansa sola verticale. Alt. media, fino all'orlo, m. 0,057; diam. esterno della bocca medio m. 0,077. Il fondo è rientrante; il collo a cono tronco; l'orlo leggermente rovesciato all'infuori; l’ansa è a nastro, si eleva sull'orlo ed è impostata su questo e sulla pancia; tra la parte discendente e l'orlo un puntello. La pancia è decorata di tre bugne, con semicerchio impresso di sopra, quasi equidistanti, e di sfaccettature oblique appena visibili. Vaso fatto a mano, alquanto asimmetrico e con lievi protuberanze sulle pareti. Terra impura, nericcia per affumicamento; superficie lustrata a stecca, di cui le traccie, e non bene annerita. Manca la parte superiore dell’ansa.
7. Olletta, in terracotta, di forma ovoidale, a un’ansa sola. Alt. variante da m. 0,078 a m. 0,092; diam. della bocca da m. 0,072 a m. 0,075. Il fondo è piatto; l’ansa a nastro, e a doppia attaccatura, ha le estremità ni di terali leggermente rialzate, ed è impostata verticalmente sull’alto della pancia, sotto se l'orlo; questo è leggermente inclinato all’ infuori. Tre bugnette, quasi equidistanti, decorano l'alto della pancia. Il vaso, fatto a mano, ha notevoli asimmetrie e protuberanze sulle pareti. dora impura; superficie alquanto lustrata a stecca e in parte affumicata; il fumo è pene-. trato all’interno. Poco cotta è la parte anteriore, che si presenta quasi bianchiccia. Oltre allo scheletro di bambino, l’urna conteneva anche i resti di una donna.
Tomba Y (a cremazione).
Tomba scavata presso l'angolo sud del tempio di Antonino e Faustina, e precisamente oltre la metà della sua larghezza, sotto il muro di fondazione della gradinata del tempio (a sud-est della medesima). È presso che ad eguale livello della tomba X, a metri 11,65; in questo tratto del sepolereto non vennero fatti lavori di esportazione di terra. Il fondo giungeva a m. 10,16, così che la profondità era di circa m. 1,50, ma precisamente sotto il muro di fondazione l'altezza della fossa era stata ridotta a circa m. 1,00 dallo scavo. Per il diametro di m. 1,45 in media è questa la più ampia fra le tombe esplorate. Ne son quasi verticali le pareti e la ricolmano, per un'altezza di poco più di m. 1,00, scheggioni tufacei di varie dimensioni, di tufo rosso-giallastro, lionato, fra i quali erano tre scheggioni di tufo granulare marrone.
Al disotto di questi scheggioni, ed anzi un po' incassato nel fondo, fu rinvenuto un lastrone di concrezione arenosa, formata in un basso bacino acquoso, con grossolani rilievi vermiformi .sulla faccia superiore. Il luogo più prossimo ove è possibile che tale materiale sia stato rinvenuto, è l'atrio della Casa delle Vestali, di preferenza dal lato in basso della pendice del Palatino, ove esso costituisce intercalazione nel sabbione argillosocalcareo giallastro, che ivi compone la maggior parte del suolo.
Il lastrone copriva immediatamente il dolio. Era rotto in sei parti che, ricomposte, gli diedero forma quasi rettangolare con un angolo arrotondato. Superiormente era pianeggiante, inferiormente un po' concavo, per cui la grossezza nel mezzo in media di m. 0,06 e nel sesto di m. 0,10. Largh. m. 0,63, lungh. m. 0,70. L'orlo del dolio, rotto per la superiore pressione e non più al livello originario, era a m. 10,09 sul mare. La fossetta aveva l’altezza di m. 0,60, diametro di m. 0,66 e raggiungeva, col suo fondo, i m. 9,93. I vasi contenuti nella tomba Y erano i seguenti:
1. Dolio, in terracotta, a pancia rigonfia, larga bocca, fondo piatto, due anse opposte. Alt. variante da m. 0,568 a m. 0,575; diam. esterno della bocca variante da m. 0,484 a m. 0,502. La bocca ha labbro alquanto inclinato al di fuori; intorno al collo gira un cordone, con corpo a sezione quasi triangolare, senza intaccature, sul quale sono obliquamente impostate, a distanze non del tutto eguali, quattro creste. Le anse, con corpo a sezione circolare, hanno doppia attaccatura e sono impostate orizzontalmente sulla parte sporgente della pancia. Terra ordinaria; esecuzione a mano e a stecca, di cui le traccie, alcune asimmetrie, e molte protuberanze sulle pareti. Il vaso può dirsi ben cotto al rosso, tale essendo il colore di quasi tutta la superficie, e ben rare essendo alcune macchie nerastre, dovute a sprazzi di fiamme fumose.
2. Urna, in terracotta, a forma di capanna con pianta circolare, tetto quasi conico, a cresta longitudinale, terminante su due piccoli abbaini, nella quale posano tre coppie di costoloni. Alt. massima m. 0,30; fino al principio del tetto m. 0,17; da questo alla parte più alta m. 0,13; la base di un diametro massimo corrispondente all’asse della capanna, di m. 0,80, e uno minimo di m. 0,285. Quasi sulla estremità di questa, circolare come abbiamo detto, grossa da m. 0,045 a m. 0,027, si eleva la parete, formante un corpo cilindrico, alto m. 0,14, e sostenente il tetto che forma grondaia, sporgendo su quello da m. 0,018 a m. 0,020. Là estremità della. parete è interrotta dalla porta, un'apertura, cioè, di forma leggermente piramidale, alta m. 0,127, e larga m. 0,103, in alto, m. 0,11 in basso.
L'architrave e più ancora le ante sporgono fortemente; queste ultime, inoltre, sono attraversate, nella parte sporgente, da due fori: quello a destra all'altezza di m. 0,058, l'altro a quella di m. 0,052, pei quali passava il paletto che serviva a tener chiusa la valva-lastrina in terracotta di forma su per giù corrispondente al vuoto della porta, meno grossa però della parete di tutta la capanna, e sulla cui parte esterna eravi un solco, nella direzione dei due fori praticati nelle ante, e perciò in direzione leggermente obliqua, da sinistra a destra, eseguito evidentemente perchè la valva fosse meglio tenuta ferma dal paletto di chiusura. Sulla soglia, da un’anta all’altra, un solco rettilineo.
A destra e a sinistra della porta, sulla parete cioè, tre striature per parte, rettilinee e parallele, e con le estremità congiunte da altre striature, formanti così due pseudo-pilastri, quello a sinistra verticale, l’altro in posizione leggermente obliqua, da sinistra a destra; la loro lunghezza è di poco inferioro a quella delle aule stesse. La cresta longitudinale del tetto, data la forma quasi conica di questo, è fortemente arcuata. I costoloni che, disposti in tre coppie, come è stato già detto, posano sulla cresta, hanno le estremità con le quali si incrociano due a due, molto sporgenti (di queste sporgenze si conservano le due della coppia centrale e una sola della coppia posteriore), e le altre ripiegato ad angolo retto in avanti.
La lunghezza dei costoloni aumenta in ragione del loro allontanarsi dal lato anteriore; il loro corpo è a sezione quadrata. La cresta termina con due piccoli abbaini (che perciò vengono a trovarsi l'uno sul lato anteriore, l'altro sulla parte posteriore della capanna) con fronte arcuata e con due sporgenze di sopra, a mo' di corna, delle quali, però, se ne conserva una soltanto, sull’abbaino posteriore.
Gli abbaini sono solamente apparenti, non presentando nessuna vera apertura, ma soltanto una concavità sulla parte anteriore, più profonda in quello posteriore, che inoltre è ben conservato, se non si tien conto del corno mancante, laddove l’altro è danneggiatissimo. Sulla tettoia, dinanzi a ciascun abbaino, poco più giù di essi, una piccola trave orizzontale, con le estremità foggiate anche qui a corna, estremità conservate nella trave posteriore, e dalla quale partono scendendo in basso, ma senza arrivare alla estremità del tetto, tre altre travi, così queste come l’altra con corpo a sezione quadrata, alquanto divergenti fra loro.
L'urna consta di tre parti, che lavorate separatamente poi sono unite fra loro: la base, la parete e il tetto. Per la parete dovè farsi dapprima una lastra, per dir così, di terra, di forma su per giù rettangolare molto allungata, la quale poi adattata con l'estremità d'uno dei lati lunghi quasi sull’orlo della base circolare già pronta, divenne la parete cilindrica. Lo spazio rimasto fra le due estremità corte, formò la porta, per completare la quale si aggiunsero le aule e l'architrave. L'innesto tra queste diverse parti è evidente. La terra è impura, e mostrasi nelle fratture ove rossiccia ove nericcia, secondo la diversa azione delle fiamme fumose libere, colle quali fu cotta. Nell'insieme si notano alcune asimmetrie; la superficie offre continue protuberanze; è inoltre lustrata a stecca, di cui le traccie, e affumicata.
3. Acerra, in terracotta, consistente in un corpo piramidale quadrangolare tronco, vuoto all’interno, aperto di sotto, e con le pareti variamente traforate, sul quale si eleva un corpo a tronco di cono, parimenti vuoto e aperto di sotto e di sopra, ove termina a mo' di vaso, con orlo alquanto rovesciato al di fuori. Su ciascuno dei quattro spigoli della parete inferiore, s’alza uno scudetto a superficie concava o piccola coppa che voglia dirsi. Alt. totale m. 0,154; della parte piramidale m. 0,085; della parte conica m. 0,072. La decorazione, ottenuta col traforo delle pareti, e di due maniere soltanto, essendo uguale nelle pareti opposte. Tanto nelle une che nelle altre il motivo decorativo risulta dalla varia disposizione di quattro fori a L, e di quattro forellini circolari. In due pareti i fori disposti su due linee orizzontali con gli angoli verso il centro della parete, diretti nella fila superiore e capovolti nell'altra, lasciano la porzione di parete tra essi foggiata a croce. Nel centro di questa v'ha un forellino circolare, che però non l’attraversa interamente.
Quattro altri forellini, del pari circolari attraversano interamente la parete ai suoi quattro angoli. Nelle altre due pareti i fori ad L, parimenti disposti in due linee sovrapposte, stanno in posizione regolare in quella superiore, voltata a sinistra e capovolti in quella inferiore. Il solito forellino circolare al centro, quattro forellini circolari più grandi nel campo interno limitato dall'apertura ad L. Poco più giù dell'orlo una buca circolare, molto irregolare fatta a stecca. Terra impura; asimmetrie e protuberanze sulle pareti; superficie lustrata a stecca, di cui le traccie, e affumicata disugualmente, evidentemente per cottura libera a fiamme fumose. Il fumo è in parte penetrato all’interno, come apparisce nelle fratture. Alquanto danneggiato.
4. Olla ovoidale, in terracotta, con reticolato in rilievo all’esterno. Alt. m. 0,12; diam. medio della bocca esterno m. 0,094. Il reticolato è formato da due file orizzontali di maglie, quadrate, rettangolari e trapezoidali. Quelle della fila inferiore sono più basse e tutte trapezoidali, per > maggior rastremazione del vaso verso la base. Vaso lavorato a mano e a stecca, di cui le traccie; alquanto asimmetrico e con protuberanze sulle pareti; terra impura; superficie alquanto lustrata e disugualmente affumicata per cottura a fuoco libero con fiamme fumose (bucchero rosso). Trovato rotto in più pezzi.
5. Olla analoga, ma più grande e con superficie più convessa. Alt. variante da m. 0,13 a m. 0,12; diam. della bocca, esterno, da m. 0,093 a m. 0,095. Con le maglie inferiori non più piccole di quelle superiori e con maggiori asimmetrie. Ottima conservazione.
6. Vasettino, in terracotta, a pancia rigonfia, quasi biconico; larga bocca e tre anse aderenti alla parete. Alt. media m. 0,062; diam. medio della bocca, esterno, m. 0,064. Le finte anse, sulla parte alta della pancia sono situate a uguale distanza ed hanno forma semicircolare, a leggero rilievo. Il fondo è piatto, l'orlo appena accennato. Vaso lavorato a mano e a stecca; alquanto asimmetrico e con protuberanze sulle pareti; terra impura; superficie lustrata e affumicata per il solito procedimento di cottura (bucchero italico).
7. Coppa, in terracotta, a tronco di cono rovesciato, rientrante, con un'ansa sola. Alt. da m. 0,049 a m. 0,055; diam. da m. 0,11 a m. 0,113. La bocca è alquanto rientrante; l’ansa a corpo alquanto schiacciato, e a due attaccature, è impostata orizzontalmente in alto. Esecuzione a mano; molte asimmetrie e protuberanze; solita terra; superficie lustrata a stecca e affumicata per la solita cottura: un’ansa resta in gran parte rossiccia. Questo vaso era ricolmo di residui di un maiale giovane: quattro vertebre lombari, dalle quali sono cadute le epifisi; una di queste si conserva ancora separata. Tre frammenti di coste, che formano quasi due coste intere.
8. Piccola olla, in terracotta, a pancia molto rigonfia, con due anse opposte. Alt. media m. 0,06; diam. medio della bocca, esterno, m. 0,065. Collo basso, allargantesi in alto; anse opposte, a nastro, impostate sull’alto della pancia e sul labbro; fondo piccolissimo con superficie rientrante. Intorno alla spalla, una linea circolare incisa, da cui partono, in giù, tante linee ad JI, parimenti incise, con l'angolo esterno a destra. Vaso fatto a mano e a stecca; non tanto asimmetrico, e con poche protuberanze; solita terra; lustrata ed affumicata per la solita cottura.
9. Olla analoga, di poco più grande di quella n. 4. Alt. da m. 0,111 a m. 0,115; diam. esterno della bocca da m. 0,091 a m. 0,094. Le maglie sono anche qui di uguale grandezza nelle due file.
10. Coppa piccolissima, in terracotta, con recipiente conico depresso, poco concavo, alto piede e larga base senza anse. Alt. massima m. 0,057, minima 0,051; diam. medio della bocca esterna m. 0,073. Orlo piatto con superficie alquanto inclinato allo esterno, e superficie interna del piede rientrante. Vasettino eseguito a mano, con grandi asimmetrie, e con le solite protuberanze sulla superficie. Solita terra; superficie lustrata a stecca, e affumicata per la solita cottura. L'urna dovette racchiudere i resti di un bambino di 5 a 6 anni.
VII° relazione di Giacomo Boni sull'Esplorazione del sepolcreto del Foro Romano.
Illustrate le tombe A-Y, rimanevano da esplorare le altre sedici, AA-PP, comprese fra le precedenti ed il Carcer, nel terreno declive a sud, verso la Via Sacra, dalla quota 12,66 sul mare alla 10,33. È interrotto da due conche artificiali; una verso nord, di m. 6,50X3,00, clie asportò la parte superiore delle fosse BB, CG, DD e distrusse quasi interamente la JJ; l'altra a sud-ovest, di m. 4X3, in parte colmata da un pilone a cinque file orizzontali di grossi blocchi tufacei.
Forano questo tratto di terreno il pozzo pre-repubblicano XII a nord, i repubblicani Vili verso occidente e XI a sud-est, tagliato dal pozzo XIII che, a sua volta, intercide le fosse delle tombe PP ed OO. Quest'ultimo medioevale, a canna rozzamente cilindrica di rottami marmorei. Le tombe esplorate sono divisibili in cinque gruppi, secondo la posizione reciproca e l'ordine di scavo:
I. Tombe AA, BB, CC, DD, JJ a nord.
II. Tombe EE, FF a sud-ovest.
III. Tombe GG, II, HH verso est al limite del Carcer.
IV. Tombe KK, LL, MM più a sud.
V. Tombe PP, 00, NN.
I. Gruppo
AA) Tomba a fossa leggermente trapezoide, lunga m. 1,90, larga m. 0,94 col fondo alla quota di m. 10,12, e l'asse principale da nord-ovest a sud-est. La parete nord-ovest della fossa è alta m. 1,80; quella sud-est, tagliata dalla conca maggiore, circa m. 0,90. Alle due testate parecchi scheggioni di tufo coprivano il feretro, addossato al lato nord-est, ed i vasi ad esso opposti.
Il feretro, incavato con ascia da tronco di rovere di m. 0,40 di diametro, spaccato a metà in modo da formar cassa e coperchio. La cassa, con la testata volta ad oriente staccata dal resto, ha la lunghezza complessiva di m. 0,97; conteneva pochi avanzi scheletrici. Da questi, indicanti compiuta la dentizione di latte e imminente la definitiva, dall'aspetto e dal volume delle porzioni petroso-mastoidee, il prof. Koncali arguisce che l'inumato non superasse i sette anni di età.
Fra la terra contenuta nel feretro si rinvennero. Arco di piccola fibula bronzea a navicella, costolato al centro e con denti di lupo incisi alla estremità. Altro frammento di fibula, pure in bronzo con arco a castone circolare. Amuleto, e frammento di amuleto a foglie cuoriformi e frammentino cilindrico in ferro assai corroso dalla ruggine. A sinistra del feretro, presso la testata orientale, stava un'armilla di avorio elefantino, sfaldatosi per umidità e successivo disseccamento. Un'armilla simile si rinvenne all'altezza dell'omero sinistro nella tomba I.
Nella fossa i seguenti vasi: 1. Lekythos argivo a corpo sferico; 2. Coppa in terracotta rossiccia; 3. Anforetta in terracotta giallo-bruno; 4. Cantharos in terracotta rossiccia; 5. Cantharos a tronco di cono rovescio, alto collo cilindrico, due anse doppie opposte, impostate sul limite inferiore del collo e sull'orlo; 6. Olla in terracotta rossiccia lavorata al torni; 7. Cantbaros; 8-9. Holkio; 10. Bassa coppa ansata.
BB) Tomba a fossa orientata come la precedente. Ne rimane solo una parte lunga m. 0,70 e larga m. 0,60 circa, con la quota più bassa a m. 11,06. Conteneva avanzi scheletrici, avviluppati da scheggioni di tufo; cranio brachicefalo, grande; metà sinistra della faccia e mascellare inferiore con tutti i denti forti e sani; clavicola destra e due terzi superiori dell'omero sinistro; molti frammenti di vertebre, costole e scapole; l'epistrofeo integro, è voluminosissimo. Secondo il prof. Sgambati lo scheletro deve essere stato di nn individuo maschile di dimensioni e robustezza ragguardevoli.
CC) La fossa, rasa fino al fondo dalla conca maggiore, fra le due suddette è orientata nello stesso modo; lunga m. 2, larga m. 0,65 alla testata nordovest e m. 0,40 all'opposta; sta alla quota di m. 11,10.
Parecchi scheggioni tufacei della volta di protezione erano attorno a residui scheletrici, abbondanti ma in massima parte fratturati. Notevole il piccolo sviluppo dell'omero sinistro in contrasto con lo spessore e la robustezza delle protuberanze corrispondenti alle inserzioni muscolari. Tutto ciò fa pensare al dott. Sgambati che lo scheletro appartenesse ad individuo maschile, fra i 30 ed i 50 anni, con segni di rachitide.
DD) Tomba a cremazione con pozzo superiore, tangente all'orlo della fossa ce, d'un metro di diametro e col fondo alla quota 11,05; nel centro del pozzetto inferiore il dolio -ossuario, contenente i resti cremati e due vasi. Le ossa, commiste a terra ed a ceneri e carboni del rogo, appaiono calcinato completamente; molto frammentate, screpolate, friabilissime, ed alcune annerite dal fumo. Riconoscibili i frammenti del cranio, dei femori e dei corpi vertebrali; gli altri appartengono alle ossa lunghe e piatte. Dallo spessore e dalla dimensione dei frammenti il prof. Roncali desume che il cremato fosse adulto, ma è impossibile riconoscerne il sesso.
Questa poverissima tomba conteneva: 1. Dolio ovoidale di terra impura; 2. Tazza; 3. Ciotola. Nella terra della ciotola vertebre e resti di carne muscolare, forse di sus, lentamente carbonizzata; nella tazza pochissimi cicchi di grano conservati dalla carbonizzazione.
JJ) Tomba a fossa con alcuni scheggioni di tufo, tracce del corredo ed avanzi scheletrici, tra cui la metà inferiore del perone, un frammento di femore ed uno di una costola d'adulto.
Dei vasi, in gran parte ricostituibile, una ciotola del solito tipo a tronco di cono rovesciato con ansa orizzontale; alt. m. 0,053, diam. esterno alla bocca di ni. 0.115. Duo frammenti di olla in terra rossastra, disugualmente cotta, qua e là annerita ulla superficie, con orlo sporgente all' infuori. Fsarola esagonale di terracotta rossiccia, affumicata esternaraeute; alt. m. 0,031 e diam. massimo in. 0,037; simile a quella rinvenuta nella tomba V
2° Gruppo.
Lo compongono le tombe EE, FF, addossate luna all'altra, con gli assi maggiori da nord-ovest a sud-est.
EE) Fossa quasi ovoidale, con l'orlo verso sud distrutto; è luuga m. 1,25 e larga in alto m. 0,65, in basso m. 0,50; col fondo alla quota 11,16.
Nella fossa sparsi rottami dei seguenti vasi, in parte ricostituibili: 1.Dolio di terra rossiccia, impura, ad alto orlo infuori, di forma ovoidale; 2.Rozzissima ciotola a cono tronco rovesciato, mancante dell'ansa orizzontale; 3. Tazza di tipo laziale ad ansa bifora, in terracotta rosso-bruna, annerita alla superficie; 4. Frammento di vasetto conico a labbro rientrante.
Mescolate alla terra ed ai frammenti fttili, le ossa, appartenenti a porzione petroso-mastoidea di nn temporale, ad uno dei processi condiloidei del mascellare inferiore, sette frammenti del cranio, forse parietali, frontali, squame dei temporali ; tre frammenti dell'osso occipitale, uno della branca orizzontale destra del mascellare inferiore con due premolari non definitivi ed un molare non ancora fuoruscito, probabilmente l'interno che spunta al settimo anno di età; quattro premolari, due canini ed un incisivo da latte; quattro germi incisivi, due canini ed un molare della dentatura definitiva. Il prof. Roncali conclude che l'inumato, di sesso non determinabile, aveva cinque o sei anni.
FF) Fossa rettangolare, lunga m. 1,30 e larga ra. 0,80, col fondo alla quota di m. 10,48; quattro scheggioni di tufo erano disposti due a ridosso del lato occidentale, e due parallelamente ai primi presso il lato sud.
1. Dolio frammentato, ricostituito in parte; 2. Sopra uno scheggione al lato occidentale posava una tazza ad ansa bifora, con impressioni elissoidi verso l'interno del vaso; 3. Frammento di tazza ed ansa bifora in terracotta rossiccia, a superficie nera lucidata; 4. quattro fibule in bronzo.
3° Gruppo
Le tre tombe sono disposte in modo che il centro della tomba a cremazione GG trovasi quasi sull'asse della fossa HH, diretta da nord-ovest a sud-est, mentre l'asse, della fossa II, che separa le altre due, è quasi perpendicolare a quello della HH.
GG) Il pozzo cilindrico, del diam. di m. 0,90 circa, dalla quota 12,26 alla 11,82, riempito di scheggioni di tufo, uno dei quali, più voluminoso ed arrotondato, e di m. 0,50 circa di diametro, formava coperchio al dolio, posto entro un pozzetto più piccolo, scavato nel fondo della fossa. Conteneva: 1. Dolio; 2. Urna-capanna di terracotta rossastra.
HH) Tomba a fossa, in piccola parte tagliata dalla II, nella rimanente lunga m. 2,16 e larga m. 0,80; il fondo alla quota di m. 11.77 e l'asse principale da sud-est a nord-ovest. Per circa un terzo della lunghezza all' estremità sud-est si prolunga sotto il muro di cinta del Career. Quivi notasi un segmento di cerchio di terreno più molle, forse del perimetro d'un' altra fossa.
Ninna traccia di volta tufacea. Lo scheletro ha il capo a sud-est, e presso i piedi i vasi seguenti: 1) Orciuolo nella forma del vaso di Villanova, ma ad ansa verticale; 2) Ciotola a tronco di cono, orlo rientrante, della solita terra argillosa grosso lana a superficie male annerita; 3) Ai piedi della fossa, caduta sopra la terra della tomba seguente, giaceva una tazza ad ansa bifora con base a cono tronco, corpo rigonfio, alto collo, orlo infuori.
II) Tomba ad inumazione lunga m. 1,90, larga superiormente m. 1 e sul fondo m. 0,80, alta m. 0,90, con l'asse da nord-est a sud-ovest. La volta di protezione, in scheggioni tufacei, era quasi completa ma avvallata; gli scheggioni d'imposta poggiavano su un rialzo di terra alto m. 0,20 circa e lai-go altrettanto. La quota più bassa è a m. 11,35 (fig. 23).
Lo scheletro, rannicchiato, aveva la testa volta a nord-est, presso la quale erano due vasi, mentre gli altri si rinvennero al disotto. I vasi contenuti nella tomba erano i seguenti: 1) Anfora di terra impura, rossiccia, lavorata a mano, annerita alla superficie; 2) Orciuolo di tipo Villanova; 3) Tazza ad ansa bifora; 4) Ciotola umbilicata; 5) Ciotola a cono tronco; 6) Anforetta.
Mescolati alla terra avviluppante le ossa, specialmente verso le spalle, numerosi grani di ambra bruna, bastevoli per una collana, in maggioranza tondeggianti, alcuni a forma bipiramidale schiacciata ad angoli smussati e vertici tronchi, ed altri oliviformi. Tre pendagli in osso, per forma e decorazione simili a quelli della tomba 66, completavano probabilmente il monile.
4° Gruppo.
Circa m. 3 a sud-ovest del precedente, è costituito da una tomba ad inumazione, e da due d' infanti sepolti entro dolii.
KK) Tomba a fossa situata per metà dentro il Career, orientata da sudest a nordovest come la tomba HH ; lunga m. 3,20 circa e larga verso sud-est m. 0,90 e alla parte opposta m. 1,10; la quota del piano inferiore è di m. 11,12 e l'altezza della fossa m. 0,66 in media.
La volta di protezione fu trovata assai incompleta. Otto vasi formavano il corredo funebre, tre intorno alla testa volta a sud-est, uno presso il femore sinistro e gli altri all' estremità inferiore. Dello scheletro poche ossa in cattivo stato, e cioè otto vertebre, la rocca del temporale destro, un frammento di volta cranica, il corpo del mascellare inferiore, una parte della branca montante di sinistra.
Il corredo funebre era costituito dai seguenti fittili: 1. Ciotola di terracotta rossicci; 2. Ciotola; 3. Frammenti di vaso; 4. Ciotola a tronco di cono; 5. Grande anfora di terra grigiastra impura; 6. Tazza ad ansa bifora; 7) Olla a cono tronco; 8) Attingitoio.
LL) Tomba a dolio, con l'asse maggiore da nord a sud e la bocca a nord, chiusa da una tegola rettangolare, di m. 0,51 X 0,41, in rozza terracotta rossiccia, grossa m. 0,019, con bordi rialzati, alti m. 0,025, ai lati lunghi, dentati ad una estremità essendone stata asportata una piccola parte prima della cottura. Una simile tegola copriva il dolio della tomba F (').
Il dolio, o meglio doliolum, di terracotta rossa ordinaria, con macchie nerastre alla superficie, ha forma ovoidale, fondo piatto ed orlo rovesciato infuori, e la bocca alquanto schiacciata. È lavorato a mano, come provano le asimmetrie del corpo, alto m. 0,42, con diain. esterno della bocca m. 0,32, del fondo m. 0,16. I resti scheletrici inumati, appartenevano ad individuo nato forse al settimo od ottavo mese di vita intrauterina.
MM) Dolio alla quota di m. 11,90, con l'asse normale al precedente e con la bocca rivolta verso ovest. Delle ossa quivi sepolte riconoscibili alcuni frammenti petroso-mastoidei, di costole ed ossa lunghe, di un infante che non superava i due anni di età.
Il dolio, ovoide, lavorato a mano, fondo piatto ed orlo sporgente in fuori, in terracotta impura, rossiccia, con tracce di affumicamento. Dappresso una tazzetta ad ansa bifora, ventre ingrossato, decorato di tre bugne, a collo piuttosto alto e diritto, lavorata a mano, lustrata a stecca ed annerita irregolarmente.
5° Gruppo
NN) Doliolo con l'asse da nord-est a sud-ovest e bocca a nord-est, coperto da tegola. Poggiava sul terreno alla stessa quota della MM e al di sopra dell'estremità sud-est della tomba susseguente 00. La tegola, identica per forma e tecnica a quella della LL. Il doliolo, ovoidale, è in terracotta rossiccia, a largo orlo rovesciato in fuori e lavorato al tornio.
Fra le ossa, frammiste ai resti di altri vertebrati {bos molto giovane ed ovis), due frammenti della porzione petroso-mastoidea di ambo i lati, appartenenti a giovanissimo individuo, forse neonato.
OO) Di questa tomba ad inumazione resta una parte lunga m. 2,00, larga in alto m. 0,90 ed in basso m. 0,80; fossa alla quota di m. 11, alta m. 0,70: diretta da sud-est a nord-ovest e tagliata all'angolo nord dal pozzo repubblicano IX e dal medioevale XIII. Lungo le pareti pochi scheggioni di tufo allineati, probabilmente volta di protezione, e nel mezzo, molte ossa umane alla rinfusa.
PP) Tomba ad inumazione, lunga m. 2,40, larga in alto m. 0,90 ed in basso m. 0,80, con l'asse piuttosto curvilineo diretto da nord-ovest a sud-est: il lato nord-ovest ad arco acuto, quello a sudest fu distrutto dal pozzo medioevale XIII; il piano della fossa è alla quota di m. 10,80 e la sua altezza e di m. 1 circa. Verso la metà dell'orlo sud-ovest una fossetta ovoide larga m. 0,25, lunga m. 0,40, profonda m. 0,50 circa, col fondo alla quota di m. 11,47 e l'asse maggiore quasi ad angolo retto con quello della tomba PP.
Sull'orlo nordest, dirimpetto alla suddetta fossetta, alcuni seheggioni di tufo entro un'incavatura del terreno, probabilmente residui d'altra sepoltura. Ricoprivano la tomba PP grossi seheggioni di tufo, mentre schegge più piccole ne formavano l'imposta. Nella parte centrale della fossa giaceva uno scheletro con la testa volta a nord-ovest, ed otto vasi.
Il cranio, schiacciato lateralmente, che sporge per la parte superiore sinistra, è di piccole dimensioDi, con la regione sopraorbitale sinistra totalmente spianata. Si scorgono le ossa dell'avambraccio sinistro, l'omero di destra per la prima metà inferiore, i femori e le due tibie discretamente conservati, esili, ma armonicamente sviluppati e che fanno pensare ad un adolescente, forse di sesso femminile.
I vasi, due presso il capo, gli altri lungo la destra, sono: 1) Tazza ad ansa bifora; 2) Ciotola umbilicata; 3) Vaso globoso schiacciato; 4) Ciotola leggermente conica; 5) Grossa coppa conica; 6) Anfora a largo corpo globoso; 7) Anfora simile alla precedente; 8) Ciotola laziale.
Giacomo Boni
Le tombe del sepolcreto appartengono ad un villaggio arcaico dell'età del Ferro (X-VIII secolo a.C.) situato probabilmente alle pendici del Palatino o del Campidoglio.
1911
Sepolcreto del Foro romano: Tombe HH, II, GG
1911
Sepolcreto del Foro romano: Tombe AA, BB, CC, DD
1911
Sepolcreto del Foro romano: Tombe KK, NN, OO, PP
1910
Necropoli del Foro romano
1906
Sepolcreto del Foro romano: Tombe Q, R, S
1906
Sepolcreto del Foro romano: Tombe T e S
1906
Sepolcreto del Foro romano: Urna U e Tomba Q
1906
Sepolcreto del Foro romano: tombe B, V, X
1906
Sepolcreto del Foro romano: Tombe X e Y
1906
Sepolcreto del Foro romano: Tomba Y
1906
Sepolcreto del Foro Romano: Tombe Q, R, S
Notizie degli scavi di antichità
1906
Sepolcreto del Foro Romano: Tombe S e T
Notizie degli scavi di antichità
1906
Sepolcreto del Foro Romano: Tombe Q e U
Notizie degli scavi di antichità
1906
Sepolcreto del Foro Romano: Tombe B, V, X
Notizie degli scavi di antichità
1906
Sepolcreto del Foro Romano: Tombe B, V, X
Notizie degli scavi di antichità
1906
Sepolcreto del Foro Romano: Tombe X e Y
Notizie degli scavi di antichità
1906
Sepolcreto del Foro Romano: Tomba Y
Notizie degli scavi di antichità
1905
Sepolcreto del Foro romano: Tombe L, N, M
1905
Sepolcreto del Foro romano: Tombe P O
1905
Sepolcreto del Foro romano: Vasi delle Tombe M, N, P
1905
Sepolcreto del Foro romano: Corredo della Tomba M
1903
Pianta della Necropoli del Foro romano
Bullettino della Commissione archeologica comunale di Roma
1903
Pianta del Sepolcreto del Septimontium preromuleo
Notizie degli scavi di antichità
1903
Sepolcreto del Foro romano: Tombe A, B, C, D
Notizie degli scavi di antichità
1903
Sepolcreto del Foro romano: Tomba C
Notizie degli scavi di antichità
1903
Sepolcreto del Foro romano: Corredo delle Tombe C D
Notizie degli scavi di antichità
1903
Sepolcreto del Septimontium preromuleo: Tomba G
Notizie degli scavi di antichità
1903
Sepolcreto del Septimontium preromuleo: Tomba I
Notizie degli scavi di antichità
1903
Sepolcreto del Septimontium preromuleo: Tomba K
Notizie degli scavi di antichità
1902
Vasi della tomba arcaica scoperta al Foro Romano
1902
Tomba a cremazione nel Foro Romano