Codice identificativo monumento: 12484
Nel fondo denominato Marranella, al terzo chilometro della via Labicana, presso il margine sinistro della moderna via Casilina, il proprietario del terreno, sig. Giuseppe Anconi, ha intrapreso, sui primi giorni del corrente mese, la fondazione di un casale rustico. Nello sterro si è trovato un tratto dell'antica strada romana, e parecchi ruderi dei sepolcri adiacenti.
Sì è rinvenuto inoltre un sarcofago in marmo, lungo m. 2,25, col coperchio foggiato a guisa di tetto e adorno di piccole antefisse. Era interamente ripieno d'acqua, e vi rimanevano pochi avanzi dello scheletro, senza verun oggetto di suppellettile funebre. î
Finalmente, è stata raccolta fra le terre una lastra marmorea, securiclata, lunga m. 1,16, alta m. 0,30, che conserva l'iscrizione:
D AVR MENOETASAVR M PRIMIGENIAE NEPOTI DVLCISSIME BENEMERENTI FECIT QVE VIXIT AN III MEN III DIEB XVIIII
Giuseppe Gatti.
Circa il terzo chilometro della via Labicana, sterrandosi per fondare una casa rustica, si sono incontrati avanzi di costruzioni in travertino e in mattoni, spettanti ad antichi sepolcri che fiancheggiavano quella via. In mezzo alla terra si raccolsero quattro olle cinerarie fittili; un'arca, parimenti in terracotta, lunga m. 2,40 x 0,44; ed un cippo marmoreo, con cornice, alto m. 0,90 X 0,42 × 0,29, che in belli caratt eri porta incisa l'iscrizione: D. M RABIRIIS CHRYSAE ET VERNAE ITALVS PATR B M FEC
Giuseppe Gatti.
Scoperta di una serie di colombarii sulla sinistra della via Labicana, odierna Casilina, avvenuta durante i lavori della cava di pozzolana di proprietà del sig. Giuseppe Emiliani, sita in contrada Maranella, a circa 2800 metri da porta Maggiore.
Scoperta di alcuni sepolcri in località Marranella e di una statuetta in bromo del Diadumeno di Policleto:
Nella cava del sig. Giuseppe Emiliani, prospiciente sul vicolo dei Carbonari, che si stacca alla sinistra della via Casilina presso il III km., si è scoperto un altro tratto del sepolcreto che fronteggiava la antica via Labicana in quel sito, sepolcreto che fu in gran parte esplorato negli anni dal 1912 al 1917.
I primi avanzi vennero in luce in seguito allo sbancamento del terreno per la ricerca della sottostante pozzolana e subito dopo furono eseguite sistematiche indagini a cura della R. Soprintendenza agli Scavi di Roma, che condussero alla scoperta di una camera sepolcrale in cattive condizioni, sebbene in antico ornata con un certo lusso, di varie sepolture di tarda epoca, incavate semplicemente nel cappellaccio, di alcune formae, e di un gran colombario, assai simile agli altri scoperti più vicino alla Labicana.
Della camera sepolcrale non rimaneva che un lato intero (lungh. m. 2,05) con porzione dei due adiacenti, tutti tagliati a pochi centimetri al di sopra dello spiccato; tre formae, disposte due in senso parallelo e una in senso ortogonale, occupavano il pavimento. Demolite le formae per le esigenze dei lavori, risultò essere il pavimento ornato in antico con un finissimo musaico, i cui frammenti rimasti presentavano fogliami policromi di edera, riquadrati entro fasce anche esse policrome; a date distanze erano incastrati nel musaico quadratini di marmi diversi, serpentino, pavonazzetto e cipollino.
Le pareti erano costruite in opera reticolata di buona epoca e poggiavano sul cappellaccio, con poca fondazione. Ai lati della camera e al suo stesso livello, vennero in luce, scavate~nel vergine, varie tombe di gente poverissima, coperte da tegole in piano, in gran parte rimosse nell'età di mezzo. Se ne contarono sette, fra cui una di bambino, quasi intatta. Nello sbancamento della terra dal piano di campagna al cappellaccio, per l'altezza di m. 1,20, si rinvennero i seguenti oggetti fuori posto.
A sud-est della camera sepolcrale e alla distanza di m. 3,20 si estendeva il grande colombario, di pianta rettangolare (m. 6,20 X 5,82); una scala di 14 gradini, addossata al lato sud e poggiata su arco rampante, conduceva dal piano di campagna antico al pavimento del colombario, profondo in. 3,60.
Le pareti erano tagliate poco al di sotto dello spiccato della volta, che era a crociera; presentavano lesioni, avvenute certamente fin da epoca antica, a causa della cattiva muratura, per il qual motivo nella parete di nord-ovest, era stato aggiunto un pilastro di sostegno. Per la sua costruzione si era fatto un grande cavo nel vergine, che si era poi rivestito con muri in opera reticolata, ricavando 6 file di nicchie per ogni parete, tranne che per quella della seala, ove le nicchie erano irregolarmente adattate secondo le esigenze dello spazio.
Gli archetti delle nicchie, come anche gli angoli delle pareti e gli stipiti dell'ingresso, erano in tufelli piccoli e regolari. Il pilastro aggiunto era invece in laterizio ed era decorato con riquadri di stucco tino, racchiudenti delle voluto di acanto, di buono stile, ma in cattivo stato di conservazione.
Nell'angolo sud-ovest del pavimento, rivestito di musaico bianco e nero, si rinvenne un pozzo circolare scavato nel vergine, con l'imboccatura in travertino, del diametro di m. 0,63, modinata esteriormente.
Il colombario era stato già manomesso in antico, mancando gran parte delle iscrizioni ed essendo state quasi tutte le nicchie rovistate ; nel sottoscala e vicino al pozz« presentava traccie di fuoco quivi acceso per bivacco. Quattro sole nicchie conservavano le iscrizioni in posto.
Una piccola copia in bronzo del Diadumenos di Policleto, alta soltanto 144 mm., è stata rinvenuta a pochi centimetri al di sopra del pavimento, fra la terra di scarico, presso l'angolo sud-ovest del grande colombario. È fusa in bronzo giallo con una colata eseguita accuratamente; tranne forse alcuni leggeri ritocchi nei capelli. Non presenta tracce di bulino, anzi dobbiamo in massima escludere un lavoro di rifinitura, poiché fra le teste interne dei muscoli gastrocnemii cioè fra i polpacci, è rimasto ancora il passaggio della fusione e per lo stesso motivo le dita dei piedi non sono state ben disunite.
La statuetta mantiene in più punti la patina originale e nel resto è coperta da una leggera rifioritura che soltanto in piccola parte ha alterato la superficie, e più specialmente dietro la nuca, ove era il nodo della benda, oggi appena riconoscibile. Il viso è assai bene conservato ed ha gli occhi ageminati in argento; intorno al capo si avvolge la benda che è incastrata a forza entro un solco, appositamente tracciato.
G. Lugli
Titoli sepolcrali di colombario dai pressi della Marranella.
Sullo scorcio del novembre 1922 la E. Soprintendenza degli scavi in Roma potè, per una fortunata circostanza, venire in possesso di un interessante e cospicuo gruppo di titoli sepolcrali in targhette marmoree da colombario, nel momento in cui questi stavano per essere introdotti in città dalla via Casiliaa e Labicana, per essere poi esitati sul mercato antiquario.
I titoli sepolcrali sono in numero di quarantatre, quasi tutti intieri e in buono stato di conservazione. Si tratta, come si vedrà appresso, di un gruppo di iscrizioni omogenee, tale da rivelare la sua provenienza da una unica località, se non da un medesimo monumento, certo un colombario, sito probabOmente sulla slessa via Labicana.
Goffredo Bendinelli