Codice identificativo monumento: 19890
Tracciandosi le nuove strade nella villa Ludovisi, ormai interamente distrutta, sono avvenute le seguenti scoperte- Non è possibile indicarne l'ubicazione precisa, perchè le strade dell'infausto quartiere non hanno ancor nome.
Fra il casino dell'Aurora e la via di porta Pinciana, è tornato in luce un grosso muraglione di opera reticolata, che sembra avere sostenuto una ter. azza di giardino.
Fra detto casino e quello del Museo, quasi nel centro della villa, si è scoi)erta una rete di cliiaviclie, scorrenti in terreno nudo, ossia non fabbricato.
Le chiaviche hanno sponde a cortina e volta triangolare, con tegoloni sui quali ricorre più volte il bollo rotondo: ODARIS THA EX PRL CEIO COM CF NIGRO ET CAMERIN
In questo slesso luogo, è stata ritrovata una bellissima testa virile marmorea imberbe, con fronte bassa e quadra, orecchie assai sporgenti ; insieme ad uu braccio di statua di buon lavoro.
Ora si incomincia a scoprire un deposito di anfore, di svelta ed elegante forma. Se ne estrassero finora quaranta, prive apparentemente di leggenda a pennello; ma conviene porre in chiaro la cosa, facendo uso di reagenti chimici.
Rodolfo Lanciani
Nei disterri di villa Ludovisi, prosegue a scoprirsi la condottura plumbea col nome della proprietaria Devia Ilarità da un lato, e dallo stagnaio Evelpisto dall'altro.
Prosegue pure la scoperta del grande deposito di anfore, che dovranno essere esaminate una ad una. Anche più importante è lo scoprimento, nel suolo vergine, di tazze finissime a vernice nera iridescente.
Rodolfo Lanciani.
Negli sterri per il tracciamento delle nuove strade nella villa già Ludovisi, e sopra tutto nello sterro per il grande viale, che deve condurre dalla piazza Barberini alla porta Pinciana, si discoprono le fondamenta di grandiose costruzioni dell'epoca imperiale, di reticolato, di laterizio-reticolato, di laterizio, e di maniera così detta massenziana.
La linea topografica più importante è quella di un lunghissimo colonnato, il quale dalla porta Pinciana discende verso il casino dell'Aurora.
Vi rimangono in opera oltre a quaranta cuscini o dadi di travertino, di m.c. 0,80, sui quali stavano impernate le basi delle colonne. Vi è poi uno spazio recinto da muraglioni, grossi un metro, il quale è pieno di anfore, messe una sull'altra con la bocca all'ingiù.
Rodolfo Lanciani.
Essendosi posto mano agli sterri per la fogna della nuova via, che da s. Nicola da Tolentino si dirige alla porta Pinciana, attraverso l'area della già villa Ludovisi, si è trovato un grande deposito di anfore disposte in più ordini. Sono tutte eguali nella forma, ed alte m. 0,70. La massima parte non hanno veruna iscrizione: solamente in tre sono state osservate, vicino al collo, alcune tracce di parole scritte a pennello.
Giuseppe Gatti
Eseguendosi nell'area dell'antica villa Ludovisi gli sterri per la strada, che deve congiungere quel nuovo quartiere con la piazza Barberini, si è incontrato un grandissimo scarico di frammenti di anfore, vasi ed altri fittili di ogni genere.
In mezzo a quell'enorme cumulo sono state raccolte alcune lucerne monolicni, di forma comune; una delle quali, di terra rossa e più grande delle altre, porta in rilievo una ghirlanda ed una maschera. Un'altra, di terra quasi nera, ha nel piatto due busti barbati, e nel fondo il bollo: C CLO SVC
Altre simili lucerne hanno i marchi di fabbrica seguenti: a) L M ADIEC stella a quattro raggi 6) OPPI (graffito) anfora con due anse c) C OPPI RES protome di Diana.
Ivi stesso sono stati recuperati: due piccoli balsamari di vetro, il manico di un piccolo caldaio di bronzo, un campanello parimenti di bronzo, il piatto di un cucchiaio d'osso, ed alcune monete dell'età imperiale, assai consunte dall’ossido.
Negli sterri intrapresi dal sig. Augusto Cadlolo per la costruzione di un nuovo fabbricato allo svolto di via Veneto, in angolo con la via Liguria, si sono incontrati piccoli avanzi di antichi muri in laterizio ed un altro muro reticolato in tufa.
Fra le terre erano molti frantumi di anfore e di altri grandi vasi vinarî: una sola anfora intiera è stata raccolta, dell'altezza di m. 1,30.
Spianandosi il terreno nel sito ov'era l'orto annesso all'ex-monastero delle Cappuccine, al Quirinale, sono apparsi incerti ruderi di antiche fabbriche in laterizio. Fra la terra si raccolsero uno stilo di bronzo, uno spillo d’osso, ed un gruppo di oggetti in ferro, che sembrano essere stati adoperati per incatenare muri fatiscenti. Vi sono tre grandi staffoni e parecchi pezzi di grosse catene.
Giuseppe Gatti.
In via Veneto, presso l'angolo con la via Lazio, nel sito corrispondente al grande viale, che era nella villa Ludovisi e metteva a porta Pinciana, si è nuovamente incontrato, per i lavori di una fogna, quel vasto deposito di anfore, che già altre volte è riapparso in quella medesima zona, ed occupa una superficie assai estesa.
Ne sono state raccolte dieci, intiere e beu conservate, sei delle quali recano impressi sopra uno dei manichi, bolli rettilinei: a) APOLLON b) RSN c) SAT d) THAL e) L V TRPHM f) L VR F. Su due altri manichi, che si trovarono distaccati, leggonsi i bolli: g) P MA N L h) PASS RI
Sotto il collo di due delle suddette anfore si veggono pure tracce di ìscrinioni dipinte in colore nero, ma di lettura assai difficile ed incerta.
Giuseppe Gatti.
Sulle vie Veneto ed Emilia facendosi sterri per la costruzione di nuovi fabbricati, sono state trovate parecchie anfore fittili, di forma comune, alte in media da m. 0,70 a m. 0,90. Alcune soltanto di queste anfore erano intiere, e quasi tutte mancanti del collo.
Giuseppe Gatti.
Costruendosi in via Veneto un nuovo fabbricato, presso il palazzo Balestra, è tornato in luce un avanzo di muro in opera reticolata di tufo, al quale era appoggiato un pilastrino in laterizio. Fra la terra si sono rinvenute molte anfore fittili, quasi tutte in pezzi, ed un frammento di mattone col bollo di T. Greio Januario (C.I.L. Z. XV, 119%). Sopra il collo d'un'anfora è impresso, a lettere incavate e nitide, il sigillo: CHIVL GFRE SEC C
Giuseppe Gatti.
In via Veneto, nell'area ove si costruisce un nuovo fabbricato per albergo, fra la Scuola internazionale e il palazzo Balestra, sono venuti in luce, a poca profondità dal suolo, varî resti di muri in opera laterizia e reticolati. Si rinvennero pure due avanzi di pavimenti, uno di mattoncini ad opera spicata, l'altro a grossolano musaico con tasselli neri. Fra la terra si trovarono molti pezzi di anfore fittili.
Continuandosi il medesimo sterro, (dopo un mese) sono stati trovati altri quattro pezzi di quell'antica condottura, due dei quali ne erano la continuazione dalla parte destra, e due dalla parte sinistra. In ogni fistola che aveva la lunghezza di m. 2,80, compresa la parte innestata e saldata, il sigillo era segnato due volte, cioè alle due ‘estremità presso la saldatura; e sempre è ripetuto nella stessa forma: IMP CAES AVG VESPASIANI SVB CVRA CALLISTI AVG L PROC
I numeri sono segnati nella parte opposta alla iscrizione e con cifre retrograde. Nei cinque tubi intieri che formano una parte continua della condottura, essi si succedono con quest'ordine: IXXX VXX IIIXX IVXX I
È quindi evidente che tale numerazione progressiva era fatta dallo stagnaio pet indicare la quantità delle fistole che erano state commesse, e di cui doveva dar consegna al procuratore imperiale; ma nel mettere in opera î tubi, non si manteneva l'ordine con cui essi erano stati precedentemente numerati. Nel tratto ora scoperto furono saldati in serie continua quelli che portavano i numeri 1, 26, 23, 25,81.
Giuseppe Gatti.
In via Emilia, sterrandosi per la fondazione di un nuovo villino, sono state raccolte altre quattordici anfore fittili, alte in media m. 0,80, quasi tutte mancanti del collo o dei manichi.
Si è pure rinvenuto un pezzo di mattone col bollo: (C.I.L. XV, 973). D D D
Giuseppe Gatti.
Nella via Emilia, sterrandosi per fondazioni di una nuova fabbrica, si è incontrato il consueto estesissimo deposito di anfore fittili, che più volte è riapparso in quelle vicinanze.
Ne sono state raccolte 15, quasi tutte intiere, alte da m. 0,80 a m. 0,90.
Giuseppe Gatti.
Sistemandosi la via Sicilia, nel tratto prossimo alla porta Salaria, è stato riconosciuto anche in quel luogo il grande deposito di anfore, a largo ventre, alte in media m. 0,80, che più volte, a pochi centimetri sotto il pavimento stradale, sì è incontrato sulla via Veneto e nelle adiacenze.
È stata pure ricuperata una stele di marmo, mancante della parte superiore, alta m. 0,90 X 0,30, nella quale entro una cornice intagliata e decorata con mezzi ovoli ad altorilievo, leggesi l'epigrafe sepolcrale: CHRYSIIDI VIXIT AN VIII M XI D XV POSVIT EROSSER CAESAR VERNAE SVAE
Giuseppe Gatti.