Data: 1598 / 1730
Codice identificativo monumento: 2744
La contessa Caterina Sforza di Santafiora, acquistata per 10.000 scudi dai frati certosini di Santa Maria degli Angeli, i terreni degli horti Belleiani (dal precedente proprietario il cardinal Bellaj). Li dona in fine ai monaci foglianti, per consentirli di edificare una nuova residenza dei monaci riformati cistercensi, dopo che in un processo avevano perso la loro sede a Santa Pudenziana. Nell'attesa che i lavori siano terminati, il Casino degli Horti Belleiani, viene trasformo in una cappella dedicata alle SS. Caterina di Siena e Caterina di Alessandria, con adiacente una piccola abitazione (dove J. de la Barrière, fondatore dell'ordine riformato, abita fino al 1598, quando termina la costruzione del nuovo monastero).
In via Torino, presso la chiesa di s. Bernardo, per i lavori del nuovo fabbricato che occupa una parte dell'antico monastero, si è rinvenuto un pezzo di cornicione in marmo, lungo m. 1,24 X 0,70 X 0,38; una tegola fittile col bollo circolare, a grandi lettere: LEONTI (C.I.L. XV, 1699 a) ed una lastra, pure marmorea, adoperata per gradino di una scala, che conserva l'iscrizione»cimiteriale cristiana: VICTORINO VENEMERENTI IN CACE (sic) È evidente l'errore del lapicida, che doveva incidere la consueta acclamazione: IN PACE.
Giuseppe Gatti.
Per i lavori di fondazione di un nuovo fabbricato che si costruisce in via Torino, nell'area dell'antico monastero di s. Bernardo, è stato scoperto un tratto di strada romana, lastricato a poligoni di selce, il cui piano trovasi allo stesso livello della via odierna, e la direzione sembra correre lungo il lato occidentale delle Terme Diocleziane.
Sono pure riapparsi, nel sito medesimo ed a maggiore profondità, alcuni informi avanzi di muri antichi, una fogna coperta alla cappuccina 6 larga m. 1,80, ed un cunicolo scavato nel tufo, con volta a tutto sesto, largo m. 1,40, le cui pareti sono rivestite di grosso intonaco.
Furono raccolti nello sterro: un rocchio di colonna di africano, alto m. 1,00 e del diametro di m. 0,70; un pezzo di anfora, che sul collo porta impresso a lettere cavate il sigillo (C.I.L. XV, 3460) FVSI SCAE, due piccoli frammenti di fregi fittili, in uno dei quali resta parte di una scena di vendemmia, nell'altro si veggono le zampe di un cavallo.
Giuseppe Gatti.
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