Codice identificativo monumento: 5784
I fratelli Giambattista e Bernardo Lugari acquistarono dai Torlonia un vasto appezzamento di terreno nei pressi del Mausoleo di Sant'Urbano.
I fratelli Lugari, nell'eseguire alcuni lavori campestri nella loro vigna posta al quarto miglio dell'Appia antica, misero allo scoperto un tratto di antica strada, alla profondità di m. 1,70 dall'attuale piano di campagna.
Questo tratto secondo gli studi fattivi dall'architetto degli scavi sig. Marchetti, misura met. 10 in lunghezza, met. 4,25 in larghezza, ed è stratificato da poligoni di selce ben connessi ed abbastanza ben conservati. La strada scoperta o diverticolo, s'incontra a met. 285 dal quarto miglio dell'Appia antica, ed è normale alla direzione di questa.
Tale diverticolo, distaccandosi nell' indicato punto della via Appia, e dirigendosi verso ponente, va a sboccare sulla via Patinaria o Lanuvina, la quale in quel punto corre quasi parallelamente all'Appia, a settecento metri di distanza.
Il diverticolo è interrotto dalla costruzione di un antico sepolcro, nella parte anteriore del quale vi è ancora il nucleo della scala che vi dava accesso. Sui fianchi di questo nucleo appariscono gli avanzi di una costruzione medioevale, il che fa supporre che proprio su di esso fosse costruita la così detta Torre de' Borgiani, la quale secondo alcuni indizî doveva trovarsi precisamente in quel luogo.
Nel tratto scoperto sembra, che anche tale strada sia stata fiancheggiata da sepolcri, essendosene trovate le traccie. Vennero fuori anche avanzi di muri, di costruzione del IV o V secolo, con struttura alternata di filari di mattoni e ricorsi di pietre formanti un reticolato, tolte forse da altre costruzioni più antiche.
Rodolfo Lanciani.
I signori fratelli Gio. Battista e Bernardo Lugari, continuando gli scavi del loro terreno posto al IV miglio dell'Appia, fra questa e l’Ardeatina, scavi descritti nel libro intitolato: Intorno ad alcuni monumenti esistenti al IV miglio dell Appia Roma, hanno trovato recentemente le seguenti cose.
A m. 200 circa di distanza dal margine destro della via, ed a sinistra di un diverticolo, che congiunge l'Appia con altra strada ad essa parallela, chiamata nel detto libro « via Patinaria », si stanno scoprendo gli avanzi di una villa, con pareti di opera reticolata restaurate a cortina, la quale occupa uno spazio di circa otto mila metri quadrati.
Il primo ambiente scoperto era destinato ad uso di granaio; e conserva una trentina di dolii enormi (m. 1,50 di diametro), disposti in quincunce, e a metà sepolti nell’arena. Nel suolo di scarico sono stati ritrovati alcuni noti bolli di mattone, una lucerna, e pezzi di stucchi dipinti.
Rodolfo Lanciani.
I sigg. fratelli Lugari hanno proseguito lo scoprimento del diverticolo, che congiunge l'Appia con l'altra strada parallela, la quale da Tor Carbone si dirige verso Terricola, attraversando ed intersecando i terreni posti fra Appia e l'Ardeatina.
Il diverticolo conserva il suo pavimento di una freschezza tale, che par fatto ieri: è largo 3 mei, ed è fiancheggiato da crepidini larghe mezzo metro. Sopra una pietra della crepidine a destra è incisa una palma.
Il diverticolo conduce a vari fondi rustici maceria clausi, ed a vari fabbricati, scoperti in piccolissima parte. Il primo, a partire dall'Appia, è una piscina laterizia, la quale (aumentando la ricerca per le aree da seppellimento) fu convertita in sepolcreto. Negli interstizi, fra sperone e sperone, furono deposti fino a quattro cadaveri ; nei fianchi degli speroni furono scavati loculetti per bambini ; e nel vano interno della piscina furono costruiti sepolcri laterizi, di vario tipo.
Il secondo fabbricato, distante un trecento metri dall'Appia, appartiene ad una villa abbastanza considerevole, e cousta della parte più nobile per uso dei padroni, e della parte rustica per uso dell' azienda agraria. Si è quivi scoperto il granaio, con molti dolii messi in quincunce, e questi dolii sono i piii grandi ch'io abbia mai visto, larghi più che un metro e mezzo, e della capacità di LIIII anfore.
Presso il confine del terreno Lugari con quello annesso alla fortezza, a 25 metri dall' Appia, si è trovato il basamento di un mausoleo rettangolare, con pronao, vestibolo e cella. Forse apparteneva ad un seCUNDInus. La soglia del vestibolo è formata con una fronte capovolta di sarcofago, nella quale si vede un clipeo figurato fra due specchi baccellati..
Rodolfo Lanciani.
I signori Fratelli Lugari, consentendo il Ministero, hanno sterrato e scoperto il capo del diverticolo, il quale attraversa la loro tenuta (Tor Carbone) da oriente ad occidente, cougiungendo l'Appia con la cosidetta Patinaria.
Questa strada transversa era certamente privata, non ostante che superi l'Appia, stessa e nella larghezza e nella bontà del selciato: infatti alle due estremità era munita di cancelli, dei quali si veggono traccio evidenti.
Il fatto più singolare relativo alla strada è quello della sua perfetta, maravigliosa conservazione in alcuni tratti, della sua assoluta completa distruzione in altri, fortunatamente piìi brevi. A m. 80 circa di distanza dall'Appia, il diverticolo è attraversato da doppia coudottura di piombo.
Rodolfo Lanciani.
Negli scavi dei sigg. fratelli Lugari, sulla sinistra del viale maestro che conduce al casino della tenuta, sono stati scoperti avanzi di una casa campestre, le cui pareti sopravanzano pochi centimetri da terra. Vi si riconosce una piscina, rivestita di astraco, con avanzi della decorazione marmorea.
Nel mezzo della piscina fu costruito un forno (in epoca di decadimento avanzato), con pietre tolte qua e là, e sopra tutto dai sepolcri dell'Appia.
Alcune serbano iscrizioni. In due cubi di peperino, grossi ambedue m. 0,31, larghi 0,59, lunghi il primo 0,84 il secondo 1,15, si legge: CONSIDIA A L
Nel luogo istesso si è rinvenuto un frammento di sarcofago, con rilievo esprimente un Genietto alato, in atto di guidare un carro, cui sono aggiogati due bovi. Uno dei buoi è in atto di stramazzare al suolo. Nel listello è ricordata la età del defunto o della defunta.
Fuori della piscina, fra questa e la conserva che la sopperiva d'acqua, si è trovata un'anfora integra.
Finalmente è stato rinvenuto un nuovo brano della iscrizione già pubblicata dai sigg. fratelli Lugari, nell’appendice della loro egregia monografia II, p.. 58. I due pezzi ricongiunti dicono:
DIVVS MANIB
RCVLANIO
ILI NVTRI
NTI OPSE
QVENTISSIMO ANTONI
VS ARRIANVS CI FECIT
DEDICABITQVE
Rodolfo Lanciani.
Scoperte nella proprietà dei fratelli Lugari, al IV miglio. Relazione del sig. avv. Giambattista Lugari.
Col cadere del passato maggio ho sospeso l'escavazione nella nostra possessione sull'Appia, per riprenderla a suo tempo. Eccomi pertanto a rendere ragione di quanto si è da me fin qui operato ed ottenuto negli scavi.
Tolto l'aggere che separava il nostro scavo dall'Appia, si trovò, che quella via, che era stata fin qui creduta un diverticolo di congiunzione fra l'Appia e la Patinaria, era chiusa da un cancello, del quale restano i pilastri ornati da due semicolonne d'opera laterizia, di cui non rimangono che due basi anche esse di cotto: si vide eziandio, che la via ricordata era separata dalla zona occupata dai sepoleri dell'Appia, da due ale di muro d'opera reticolata mista alla laterizia. Da questo scavo io non ebbi che frammenti inconcludenti di terrecotte, lucerne, vetri ecc., e qualche avanzo della trabeazione parimente di cotto.
La via fu scoperta per tutta la sua lunghezza, di metri circa 93, ed ha termine innanzi ad una casa: da ciò si deduce che questa non è una via propriamente detta, ma un viale che dall'Appia immetteva ad una casa privata. È larga m. 4,80; ha le crepidini coi suoi gomphi, fra quali è notevole il penultimo a sinistra, che ha graffita una grande palma. Il viale, ne pochi tratti superstiti, è in ottimo stato di conservazione, e sembra non essere mai stato solcato da carri. Sotto il pavimento del viale, alla distanza di metri 12 dal suo termine, furono scoperti due tubi plumbei, distesi quasi perpendicolarmente al selciato. Questi sono di diametro diverso: il minore è improntato colla leggenda dell’artefice Meraclides, come fu detto nelle Motizie del 1384, p.104, riportandovisi le cifre che nel tubo maggiore si leggono.
Questo viale alla distanza di metri circa 14 dal suo principio sull'Appia, fu troncato dal grande mausoleo descritto nel mio lavoro (Intorno ad alcuni monumenti antichi esistenti al IV miglio dell'Appia - dissertazione I); il qual mausoleo è a cavaliere del viale istesso. A piedi del detto mausoleo, ed a destra di chi lo guarda, fu scoperta un'edicola sepolcrale absidata, simile, ma in proporzioni minori, all’altra che è a sinistra: essa è troncata quasi al suolo e ad eccezione di frammenti, senza interesse, di marmi e terrecotte, e di un anello di bronzo che ha la colomba col ramo d'olivo, e quasi tutte le ossa sconvolte d'uno scheletro, nulla vi si rinvenne.
Allargato lo scavo dietro la cella sepolcrale absidata sinistra, si trovò una stanza le cui mura d'opera laterizia sono rase anche esse quasi al suolo; questa fu convertita in camera sepolcrale, e vi si rinvennero quattro scheletri, uno sconvolto, gli altri tuttora intatti coperti da tegoloni collocati in piano; e fra questi scheletri, due in un loculo bisomo; un'anfora sfondata conteneva avanzi di ossa di bambino. Qui pure lo scavo fu aridissimo; solo framezzo all’immensa quantità di schegge di marmo e di frantumi di terrecotte, potei raccogliere intiera una lucerna che ha nel disco la croce latina.
Abbandonate le ricerche intorno al grande mausoleo, rivolsi le mie cure alla domus, a cui ci menava il viale suricordato. Do a questa fabbrica il nome di domus, perchè non è nè una piccola casa privata, nè uno di quegli immensi fabbricati delle ville romane, ma un fabbricato rispettabile per forma, per ornato ed anche per ampiezza, che ben convenisse a persone doviziose ed al quale, come ricorda il Morcelli (De stylo inser. pag. 151), più propriamente s' addice il nome di domus.
Al termine dunque del viale, si apre una porta, larga in origine m. 2,05, ampliata poi nel secolo IV tanto quanta è la larghezza del viale. Questa porta immette in una stanza (vestibolo?), in cui resta ancora in parte il pavimento d'opera spicata, alla quale era sovrapposto un mosaico di smalto, la cui presenza ci fu indicata da un piccolissimo. avanzo, rimasto al suo posto nell'angolo sud-est della stanza medesima. Alla destra di questa si è scoperta la parte fermale della domus, della quale terma si ravvisano ancora bene gli ambienti.
Prima a presentarsi è un essedra, che ha quattro cavità, due curvilinee e due rettangole: da questa, mediante una porticina, si passa ad un’altra stanza, che ha due absidi alquanto schiacciate; questa credo' sia il fepidardo; ne viene quindi una terza, che certamente è il calidario. Ci viene ciò attestato dal pavimento sospeso, di cui nulla più resta, ma che ci è indicato dalle testate tronche di tegoloni che coprivano il pavimento pensile, sporgenti ancora dalle pareti; dai frammenti di mattoni tubulari in copia ivi raccolti; dalla sua forma e dalla bocchetta del prefurnio, che si vede al piano de’ tegoloni inferiori. La stanza è quadrilunga e terminata a ponente in abside, ove restano ancora alcuni pilastrini di mattoni quadrati, fatti per sostenere il pavimento pensile; di fronte a questa abside è la vasca, larga m. 2,50, lunga m. 3, 70, stata già rivestita di marmi, come ci vien testimoniato dalle impressioni delle lastre e da alcuni pochissimi pezzi tuttora al posto; vi si discendeva per due gradini.
Lateralmente a questa vasca sono due porticine: la sinistra immetteva in un’altra piccola stanza, che ebbe anche essa il pavimento lastricato di marmi; la destra in un corridoio che conduceva al di fuori. A destra del calidario sì scoprì un pavimento di musaico bianco e nero, a figure geometriche, in parte conservato, il quale sovrasta al frigidario, in cui si discende per cinque gradini. È questo una vasca larga m. 4,40 Junga m. 6,90, e fu tutta rivestita di marmi, dei quali ora non resta che qualche meschinissimo avanzo. È indicibile lo stato di devastazione di questa casa. L'altezza maggiore dei muri si ha nel calidario e nel frigidario, ove misurano metri 0,80; nelle altre stanze raggiungono appena l'altezza di due filari di mattoni.
In tutto questo scavo, abbastanza vasto, nulla si rinvenne; e sembra che i devastatori non si siano contentati di distruggere, ma abbiano ancora trasportato i più piccoli frammenti o li abbiano dispersi. Ivi non potei raccogliere che tre pezzi insignificanti d'iscrizioni, i quali non solo non ci danno senso alcuno, ma neppure una parola; ebbi inoltre vari frammenti di antefisse ed soliti fregi di terracotta; una piccola testa muliebre di mediocre lavoro; un busto parimente muliebre, acefalo, grande al naturale, di lavoro non cattivo ; vari frammenti. d'uno stesso sarcofago, che ne' fianchi fu foggiato a transenna, e nella fronte ha, alle. estremità, due grandi croci di forma latina, lavoro del secolo in circa Si una risa di Domiziano; un manico d'anfora colla scritta L ST
I mattoni hanno i marchi seguenti: EX PRE FA...; A CALPET...; EX PR AVRELI CAES ET FAVSTIN AVG OPVS DOL EX FIGL PONTI; AVRELI RVFI; CN DOMTI VARIS
Dalla destra di quella prima stanza (vestibolo?) passando alla sinistra, si scoprì uno stadio o sferisterio, lungo m. 63,35 largo m. 18,90. Ha cinque porte, due dai ciascuno dei lati minori, ed una nel lato destro che mette nella casa.
Il lato minore orientale, fu ornato nel centro da tre grandi nicchie fabbricate a ridosso della conserva, accennata nelle Motizie 1884, p. 80. Queste nicchie sorreggevano una terrazza, fatta per godere degli spettacoli che nello stadio si fossero dati. La terrazza era pavimentata di mosaico grossolano bianco e nero, che si rinvenne in frantumi ivi presso, e di cui ora non rimane che l’astraco sopra l’opera spicata.
Il detto stadio per altro servì ben poco all'uso a cui era destinato, giacchè fu presto convertito in sepolcreto. Infatti la nicchia centrale suaccennata si trovò chiusa da un muro di opera laterizia dell'età degli Antonini; nel mezzo di questo muro è una porticina ornata da due semicolonne di cotto; nell'interno si trovò un frammento di grande sarcofago marmoreo, la cui fronte fu ornata da un bassorilievo, del quale non resta che una mezza figura muliebre velata; il lavoro del bassorilievo corrisponde all'età degli Antonini.
La nicchia sinistra fu anch'essa chiusa da un muro, avente nel mezzo una porticina, della quale resta ancora la soglia con parte degli stipiti in peperino. Questa nicchia nel quarto secolo fu riempita di sepolti; e vi si vedono bene le tracce dei loculi e dei tegoloni che separavano i cadaveri: dentro un'anfora sfondata, che era collocata alla sinistra di chi entra, si trovarono avanzi di ossa di bambino ed una lucerna intiera, che ha nel disco un agnello corrente.
Innanzi a queste nicchie correva una cloaca di bella cortina, coperta da grossi tegoloni aventi il marchio, in lettere rilevate: L VOLVSI PHASIS
Ancora questa cloaca, chiusa da tramezzi di tegoloni, fu fatta servire per loculi, e vi si rinvennero tre scheletri. Davanti al muro di chiusura della nicchia centrale eravene un quarto, collocato in un loculo di murazione, ed ivi si rinvenne un piccolo bronzo costantiniano colla scritta 770s Roma, e nel rovescio la lupa lattante i gemelli.
Un quinto scheletro si trovò innanzi alla porta sinistra dello stadio, per colui che guarda le nicchie più volte mentovate. Un sesto scheletro è sotto la porta destra, coperto da tegoloni, dei quali alcuni hanno i bolli seguenti: L DOMITI; L SERVI FORVTVNT; CLAVDI HERODOTI SVLP.
Innanzi a questo è un settimo scheletro coperto da tegoloni, sei dei quali formano la capanna, e due servono di letto: in uno lessi il marchio riportato dal Dressel nelle note al Marini pag. 265 n. 1) C CVLDIA SVLP
Vicino a questo, un'anfora sfondata contiene ossa di bambino. Lungo la parete meridionale dello stadio e in vicinanza de' descritti, si rinvenne un gruppo di quattro scheletri coperti da tegoloni, alcuni collocati in piano, altri a capanna ; in uno di questi, posto alla testa di un defunto, si vede impresso il segno T.
Apparteneva a questo gruppo, però più superficialmente, un'anfora sfondata, nella quale era collocata una pignatta contenente avanzi di ossa di bambino. Lungo la parete poi settentrionale dello stadio, ho rinvenuto fino a quindici scheletri, tre in arche fittili intiere, benissimo conservate; due di queste erano ancora coperte da quattro tegoloni, aventi tutti il medesimo marchio: OP DOL EX PR AVGG NN FIG DOM IT MIN FVLVI PRIMITIV
Nell'altra i tegoloni hanno il bollo edito dal Dressel nelle note al Marini, pag. 116 n. 1) OPVS DOLIARE EX PREDIS DOMI NICIS EX FIGL VARIANIS
Una quarta arca era formato da quattordici tegoloni, fra loro collegati col piombo: tre servono di fondo, tre di coperchio, due di testate, e sei formano le sponde laterali; portano il bollo che sembra una variante del bollo mariniano 218: OPVS DOLIAR EX PRED DOM N AVG EX FIGVLINIS DOMITIA
Un altro scheletro coperto da tegoloni a capanna, aventi tutti lo stesso bollo: EX PR DOMITIAE LVCILLAE EX FIG DOMIT MINORIB OP DOL AELIALE XANDRI
Su questo sepolcro era murato un boccale, e dentro il loculo si rinvenne una moneta di bronzo, poco leggibile, ma certo dell'alto impero; parmi nel diritto vedere un’effigie muliebre. Gli altri scheletri sono coperti da tegoloni, generalmente tutti di bella pasta, ma senza bolli. Sopra uno di questi loculi fu trovato un piccolo tubo di bronzo, nel quale con uno stiletto d'osso insieme ad altra materia, come di cosa carbonizzata, erano avanzi di una collana di smalto, ed un frammento di disco di bronzo, in cui è graffita una specie di stella raggiante a quattro punte: entro poi al loculo si rinvenne un vaso vitreo frantumato, con resti di sostanze conglomerate.
Ad eccezione delle cose notate, tutti gli altri loculi sono privi di qualunque segno: non iscrizioni, non monete, non lucerne, non vasi, nè altro oggetto qualsiasi. Gli scheletri in genere sono intatti.
Come e perchè questa casa, che la costruzione ed i bolli di mattoni ci dicono essere dell'età degli Antonini, sia stata convertita in sepolcreto nella età istessa, l'ho già accennato nel mio lavoro, e lo dimostrerò più ampiamente nella illustrazione dello scavo, che pubblicherò quando avrò più completa la pianta di tutto l’edificio.
Questo stadio nel IV secolo subì ancora un'altra alterazione: furono murate quattro delle sue porte, e lasciata aperta la sola porta destra del lato orientale. Alla distanza di m.48 circa del lato istesso, s'incontrano i fondamenti, in scaglie di selci, di tre muri paralelli al lato medesimo, intersecanti lo stadio per tutta quasi la sua larghezza. Un quarto muro, di cui restano ancora tracce della costruzione sopraterra in paralellepipedi di tufa e ricorsi di mattoni, sostiene una platea ricoperta da un astraco di cocciopisto, di cui restano ancora alcuni avanzi; nel mezzo di questa è incavata una piccola vasca quadrilatera, larga m. 1,50, lunga m. 1,60, profonda m. 1,00, con un gradino per discendervi.
Attigua a questa platea, immediatamente al di là della parete occidentale dello stadio, fu costruita un altra grande vasca: si cala in essa per una piccola scala di tre gradini, a doppia discesa. Le pareti di questa vasca si veggono ancora ricoperte di opus sigrinum, con i cordoni agli angoli. La vasca è larga m. 2,94, lunga m. 3,70, profonda m. 1,20. Nell'interno di ambedue queste vasche furono trovati molti frammenti d’intonaco dipinto, appartenenti forse al rivestimento della volta.
Vi si rinvennero inoltre, avanzi di colonne di opera laterizia; frammenti di capitelli marmorei d’ ordine corinzio del secolo in circa IV. Alla distanza poi di m. 2,60 da questa vasca, si trovò il fondamento, in selce, di un muro che forse chiudeva questo complesso di fabbriche, le quali avevano occupata questa parte dello stadio nel secolo IV. Il sottosuolo del piano laterale alla vasca maggiore, fu formato da uno scarico di rottami di anfore, dolii, lucerne, e vasi aretini. Alcuni di questi hanno bolli in orme di piede umano.
Ivi si trovarono stiletti d'osso, due cucchiaj parimente di osso, mancanti del manico, aghi crinali ecc. Le lucerne per la maggior parte sono anepigrafi; pure alcune portano la scritta: C OPPI RES, una ha COMVNIS; due hanno C CLO SVC, una ha FLORENT.
Nel disco di una lucerna sone rappresentate tre maschere; in due, tre volti, in altra varî animali in corsa; altri due frammenti portano nel disco due busti di personaggi barbati, uno de' quali, meno danneggiato, ha una croce equilatera sul capo; altre lucerne hanno il gallo, la colomba, la palma col gallo. In un manico d’anfora è impresso il candelabro eptalicno. In prossimità poi di quella cella absidata ricordata poc anzi, si rinvenne un frammento di labro di un piatto vitreo, in cui è espressa la scena biblica di Adamo ed Eva, nel mezzo il serpente attortigliato all'albero, che presenta il pomo ad Eva. Ivi pure si rinvennero varî frammenti di una tazza vitrea, in cui è effigiato il mito d'Apollo e Dafne. In questo stadio si rinvenne ancora un frammento d'orologio solare.
A breve distanza del muro, che ho detto racchiudere quel complesso di fabbriche del secolo IV, si scoprì un nucleo di scaglie di selce. Sembrerebbe sia stata una sala coperta da volta, se pure non fu anch'essa una conserva d'acqua, giacchè agli angoli e nei lati, ad uguali distanze, fu munita da contrafforti. Fra questi contrafforti, dalla parte meridionale si rinvennero cinque scheletri, in parte coperti da tegoloni a capanna, ma collocati con minor cura dei ricordati di sopra; in uno dei tegoloni lessi il bollo: EX PRAVRE... NAVG, OPVS DOL ... PONTI
Ai piedi di uno di questi scheletri si rinvennero due mezzi dischi di bronzo, che riuniti ne formano un solo, collocati uno alla destra l’altro alla sinistra dello scheletro; in bocca a questo fu trovata una moneta nel cui diritto è il busto di Marco Aurelio con la scritta: Divus Marcus Aurelius Antoninus, nel rovescio consecratio. Presso un altro scheletro si rinvenne un pendente di lamina d'oro; un altro aveva ancora in bocca una moneta poco leggibile ed assai corrosa, ma certo dell'alto impero. Nelle mascelle degli altri scheletri si ravvisava ancora il verderame, prodotto dall’adesione della moneta che era stata loro posta in bocca. Una infatti se ne rinvenne fra le terre. Da questo scavo si ebbe una buona quantità di bell'intonaco dipinto, con dei bei frammenti di ornato in istucco.
Alla sinistra del viale principale della nostra possessione, si scoprì una conserva gemina, le cui pareti sono d'opera reticolata; aderente a questa, dalla parte di ponente, è una piscina, la quale conserva in parte il suo opus signinum, e qualche meschino avanzo di marmi che la rivestì. Ivi si rinvenne un capitello composto di delfini e foglie, un pilastrino di marmo, che ha un ornato, nel cui centro è un vaso a forma di cantaro; un frammento di tavola lusoria; alcuni avanzi di colonne e trabeazione in terra cotta: un'anfora quasi intiera, nel cui ventre è il graffito riprodotto nelle Notizie 1885, p. 72.
Si rinvenne anche il pezzo di sarcofago, di cui si disse nelle Notizze ora ricordate, e che reca un verso di iscrizione greca. Finalmente, tra i materiali con cui fu costruito il forno nell'interno della piscina, sì trovarono due iscrizioni tolte dai sepolcri dell'Appia, che vennero pure riprodotte nelle citate Notizie.