Data: -193
Codice identificativo monumento: 678
L'Emporium viene lastricato in pietra, suddiviso da barriere con scalinate che scendevano al Tevere e fornito di un grande magazzino per le derrate alimentari, la Porticus Aemilia.
Campagna di scavi all'Emporium di testaccio svolti da Pietro Ercole Visconti, che riportarono alla luce le installazioni portuali e le banchine (ora distrutte).
Nei piani del Testaccio, presso il lato maggiore orientale del rettangolo dell'Emporio, è stato ritrovato un deposito di avorio (denti d'elefante non lavorati), della superficie approssimativa di 25 metri quadrati.
L'avorio ha solferto, per quanto sembra, gli effetti del fuoco, purtuttavia molti denti integri 0 spezzati soltanto a metà, sono stati già trasportati nei Musei comunali.
Presso il lato maggiore orientale del rettangolo dell'Emporio, continua a discoprirsi il selciato di una strada di larghezza inusitata (m. 14,00), sotto il quale corre una robusta condottura di piombo anepigrafa.
Sul margine della strada, dalla parte dell'Emporio, è stato ritrovato un masso di rara breccia astracane, del volumi.' di mezzo metro incirca.
A poca distanza dallo spigolo sud-est del recinto dell'Emporio stesso, fra questo e il deposito dei denti d'elefante, di cui si è dello di sopra, è stata scoperta porzione di un magazzino, con impluvio di peperino.
Contiene una quantità straordinaria di cocci d'anfore, e poche anfore più o meno integre.
Tutti i frammenti scritti, e sono pochini in confronto della massa degli anepigrafi, sono accuratamente messi in disparte, per essere letti a suo tempo.
Rodolfo Lanciani
Accanto al grande magazzino di avorio, descritto nelle Notizie di giugno, è stata scoperta un'altra camera abbastanza ampia, c contenente, sul pavimento, uno strato alto circa venticinque centimetri di lenticchie in buono stato di conservazione.
Lungo il lato meridionale del rettangolo dell'Emporio, presso la sponda di Marmorata, nei prati del Testaccio, è stato scoperto un piccolo tratto di portico, con tronchi di colonne scannellate di travertino ancora al posto.
A poca distanza da questo luogo, si è scoperto uu notevole deposito di arena marina per segare le pietre, ed un altro di pomici per la politura dei marmi.
Rodolfo Lanciani
Durante i lavori di scavo di un grande collettore fognario al testaccio, viene scoperto il monumento funerario del console un Servio Sulpicio Galba, e resti del complesso degli Horrea Galbana:
Negli scavi che si eseguiscono nei prati del Testaccio, per il grande collettore che dovrà raccogliere le acque della città e scaricarle a 10 chilom. dalla porta ostiense, si sono avute le seguenti scoperte. È stata rimessa alla luce la fronte nord delle horrea ed oltre avere conosciuto la forma solita di tal genere di edifizì, si è potuto constatare la vastità loro, essendo lunga la fronte ora scoperta, dall'arco di s. Lazzaro ai ruderi Emporium, circca m. 1500.
Nella parte delle horrea confinante coll'Emporium, si è trovato il sepolcro di Sergio Sulpicio Galba, il console dell'anno 610, ovvero quello del 646 di R; sepolcro conservatissimo e raro, per il piccolo numero che se ne conservano di quell'età. Il monxunento è costruito con massi di peperino; somiglia ad alcuni sepolcri dell' età repubblicana, esistenti suU'Appia; e sopra un masso di travertino di m 0,95 X 0,57, bene squadrato ed incastrato tra i peperini, leggesi la seguente epigrafe:
SER SVLPICIVS SER F
GALBA COS
PED QVADR XXX
Le lettere sono alte m. 0,09; quelle della terza riga m. 0,06.
Di qua e di là dell'iscrizione, veggousi rilevati nei massi di peperino i fasci con la scure, che richiamano alla mente quelli scolpiti nel sepolcro di Palazzolo sul lago di Albano.
Importante l'osservare, che avendo preso nell'età imperiale considerevole sviluppo le fabbriche della horrea in questa regione, il sepolcro non fu attenato o rimosso, ma venne incluso nelle nuove fabbriche accennate, anzi religiosamente conservato e nascosto mediante un muro a fodera, costrutto di scaglie di tufa e peperino.
Presso i ruderi dell'Emporio, nel cavo di una fogna, è stato scoperto un masso grezzo di africano, lungo m. 2,70 grosso e largo 0,60. Non saprei dire se contenga iscrizioni di cava, essendo ancora nascosto per tre lati dalle terre.
Rodolfo Lanciani.
Nel quartiere di Testaccio, e propriamente in vicinanza dei ruderi dell'antico Emporio, si è rinvenuto un pezzo di tegolone col bollo rettilineo: P FOLI. Questo sigillo è inedito, e spetta all’età repubblicana.
Giuseppe Gatti.
Nuovi scavi archeologici all'Emporium di testaccio da parte dell'Archeologo Giulio Cressedi.
Viene avviata dalla Soprintendenza Archeologica di Roma e dalla Sovrintendenza Capitolina, una nuova campagna di scavo all'Emporium di testaccio da parte di Claudio Mocchegiani Carpano e Roberto Meneghini. Le indagini, durate 5 anni, si completano con i restauri conservativi dell'antico porto fluviale di Testaccio.
Costruito nel corso del I secolo d.C., la banchina a ridosso del fiume si presentava come un edificio a due piani, con funzione di magazzino al piano terra (ambienti a pianta rettangolare con volta a botte) ed uffici al superiore. Sul fronte rivolto alla città, si aprivano ampie porte, che consentivano probabilmente il passaggio di carri.
In conseguenza dell'incremento dei traffici e della costante preoccupazione per i danni provocati dalle frequenti inondazioni, in epoca traianea, il complesso subisce ampie trasformazioni. Verso il fiume vengono costruite serie di camere coperte a volta ma riempite di terra, delimitate da muri ortogonali in opera mista, chiuse da un muraglione inclinato a scarpa (del quale oggi non rimane traccia). Sull'estradosso compare un nuovo piano lastricato, con funzione di seconda banchina per i momenti di piena. I magazzini al piano terra sono soppalcati con un nuovo piano in opera cementizia, e con nuove aperture a livello del piazzale.
Più arretrato e parallelo al fiume, si realizza un lungo criptoportico, illuminato da lucernai al centro della volta. Sul lato verso la città, ulteriori vani magazzini, al di sopra dei quali, grazie ad un terrazzamento pavimentato con un mosaico a tessere nere, si accedeva ai precedenti ambienti degli uffici.
Forse in seguito ad un terremoto, il criptoportico viene puntellato da contrafforti, archi in laterizio e nuovi tramezzi.
Nel V secolo d.C., probabilmente dopo una grossa alluvione, comincia l'abbandono dei magazzini, interrati ed progressivamente utilizzati come cimitero con sepolture a fossa.