Codice identificativo monumento: 7142
L'imperatore Costantino dona a papa Marco un fondo rustico (detto fundus rosarius), inter Appiam et Ardeatinam per edigere una basilica cimiteriale.
Rilievo planimetrico ed altimetrico della villa Adriana, aseguito dalla Scuola per gli Ingegneri.
Alla metà del secolo XVI rimontano gli studi topografici di Villa Adriana. Il primo rilievo dell'insieme della Villa è dovuto all’architetto Pirro Ligorio e venne eseguito intorno al 1538 per conto del cardinale Ippolito d'Este che, allo scopo di abbellire la sua Villa in Tivoli, vi aveva fatto iniziare estese ricerche. Questo rilievo, rimasto inedito, servì di base alla pianta rifatta nel 1634 da Giuseppe Contini, pubblicata nel Zazium di Kircher nel 1671, e poi rimessa a giorno e ripubblicata in una nuova edizione nel 1751.
Di gran lunga superiore fu il rilievo eseguito nella scala di 1 a 1000 da Francesco Piranesi nel 1781 ed inserito in sei tavole nel tomo XXIII delle sue Opere complete. Questo rilievo, molto bello dal punto di vista artistico, è sempre anche oggi di grande importanza, perchè conserva la notizia di costruzioni attualmente sparite, ma il suo valore topografico è pregiudicato dall'arbitrario completamento di taluni edifici, e dalla rappresentazione non conforme al vero di molti particolari.
Una riproduzione impiccolita, con lievi modificazioni, della pianta del Piranesi, venne inserita da Antonio Nibby nella sua Descrizione di Villa Adriana, pubblicata nel 1827.
Una seconda riproduzione colla soppressione degli edifici spariti, e coll'aggiunta di alcuni particolari topografici di lieve importanza, venne inserita nel 2° volume dell'Opera in 4 tomi pubblicata da Agostino Penna, Viaggio pittorico della Villa Adriana, Roma, 1831-36. Il Penna non dice nulla delle operazioni colle quali avrebbe compiuto il rilevamento, ma sulla tavola fece stampare le parole: « Agostino Penna misurò disegnò ed incise in Roma nell’anno 1836 ». L'esame della tavola mostra però subito che essa non è che un aggiornamento di quella del Piranesi, aggiornamento tuttavia importante, perchè costituisce una testimonianza dello stato della Villa all'epoca del Penna.
Meno scrupoloso fu l'architetto Luigi Canina nella sua Pianta della Villa Tiburtina di Adriano, delineata alla 5000 parte del vero, la quale occupa la Tavola COXLIII della grande opera, L'Architettura romana descritta e dimostrata coi monumenti, Roma, 1830-40. Egli vi riproduce tutti i monumenti del Piranesi, anche quelli che non figuravano nell’antica pianta Ligorio-Contini.
Un nuovo periodo negli studi topografici della Villa venne iniziato nel 1859 dall'architetto francese Daumet, pensionato di Villa Medici, il quale, concentrando la sua attenzione sui palazzi imperiali del nord-est, ne fece un esatto rilievo e ne tentò la ricostruzione.
Nel medesimo indirizzo proseguirono i suoi allievi Girault, Blondel, Esquiè, Sortais, tutti pensionati della Accademia di Francia, i quali si dedicarono allo studio ed alla ricostruzione della Piazza d’oro, del Portico circolare, della parte centrale del Palazzo imperiale, e del Canopo. Tutti questi lavori si trovano deposti nella biblioteca della École de Beaux-Arts di Parigi. Poderoso e, si può dire completo, sia dal punto di vista storico che da quello topografico ed artistico, è lo studio pubblicato più recentemente da Hermann Winnefeld, Die Villa des Hadrian bei Tivoli - Aufnahmen und Untersuchungen, Berlino, 1895. Esso è corredato da 13 tavole riproducenti alcune nella scala di 1:500 ed altre nella scala di 1:1000 le diverse parti della Villa.
Queste tavole sono in gran parte basate su rilievi eseguiti dallo stesso autore, ed in parte delineate sui rilievi di Piranesi e di Blondel. Ma per quanto riguarda la pianta complessiva della Villa anche il Winnefeld non fa che riprodurre quella antica del Piranesi, completandola però altimetricamente coll'introdurvi le curve di livello di 5 in 5 metri, tracciate in base alla carta al 1/25000 dell'Istituto Geografico Militare.
Ultima pubblicazione relativa alla Villa è quella magnifica fatta da Pierre Gusman, Za Villa impériale de Tibur, Paris, 1904, corredata da numerosissime illustrazioni e grandi fotoincisioni. L'autore non porta alcun contributo di ricerche topografiche proprie, ma riassume in forma geniale tutti gli studi anteriori, riproducendo le piante di Ligorio-Contini, di Piranesi, di Nibby, di Penna, alcuni dei rilievi e ricostruzioni parziali di Daumet, Esquiè, Girault, Blondel, Sortais, e, sparse nel testo, tutte le tavole di Winnefeld.
Da ciò che precede emerge come, per quanto riguarda l'insieme della Villa, le piante fino ad ora eseguite non siano che una figliazione di quella del Piranesi. Questa considerazione fece nascere in noi il concetto di eseguire ex novo il rilievo planimetrico ed altimetrico della località, adoperando gli strumenti geodetici e topografici tanto più precisi dei quali è oggi possibile disporre, e servendoci dell'opera degli Allievi della Scuola per gli Ingegneri. Il nostro progetto, approvato dal Direttore della Scuola, trovò la migliore accoglienza presso la Direzione di Antichità e Belle Arti, la quale, oltre alla concessione del libero ingresso alla Villa, promise il suo, concorso alle spese occorrenti per la esecuzione del lavoro.
Le operazioni poterono così venir iniziate verso la metà di Dicembre del 1904. Ecco i nomi degli allievi che vi parteciparono: Anzaldi, Astuto, Balestra, Becchetti, Belli, Belluomini, Benetti, Bordoni, Cammarota, Campanari, Comello, D' Ippolito, Fratepietro, Gennari, Grandinetti, Grispini, Grossi, Gui, Lanzi, La Valle, Orlandini, Pallini, Pantaleoni, Pedoja, Pellegrini, Quintili, Sacconi, Scafati, Serpieri, Simoni, Sirovich, Tosi, Trua, Turdò, Vallecchi, Vivaldi, Viviani, Zampini, Zevi, Zonchello.
Volendo eseguire il lavoro a grande scala, cioè di 1:500, si dovette limitare la zona alla sola proprietà del Ministero della Pubblica Istruzione, che è quella attualmente accessibile ai visitatori, aggiungendovi però la cosidetta Accademia nella. attigua proprietà Bulgarini, ed escludendo le più lontane costruzioni isolate dell'Odeon, degli Inferi ecc. La tavola occorrente al nostro oggetto doveva avere le dimensioni di 2m,50 X 1m,30.
Si scelsero due punti fondamentali A e B, l'uno sulla terrazza del Ninfeo, n prossimità della casina che serve attualmente di abitazione ai guardiani (casino Fede), l'altro nel centro della Torre di Roccabruna o di Timone. Essendo da tali punti visibili sei segnali trigonometrici dell’Istituto Geografico Militare, cioè: S.Angelo Romano, Monte Celio, Palombara Sabina, Monte Gennaro, Tivoli (S. Francesco) e Sepolcro dei Plauti, vi si misurarono, a mezzo di un teodolite Ertel, gli angoli fra le visuali da questi segnali definite.
V. Reina.