/1/1880: Continuando i lavori di sterro nella stazione del Tramway Roma-Tivoli, sono stati scoperti altri ruderi di celle sepolcrali e colombai, alcuni dei quali con iscrizioni ancora murate nelle pareti.
Rodolfo Lanciani.
/5/1883: La tenuta del sig. principe del Drago, denominata Benzone, è posta tra la via comunale di Lunghezza e la via Prenestina, a undici chilometri dalla porta Maggiore. Avendola percorsa in ogni senso, non ho ritrovato avanzi di antichi fabbricati, emergenti dal suolo: in più luoghi tuttavia, l'abbondanza di frammenti laterizî e marmorei, dispersi sulla superficie del suolo, rivela l'esistenza di fabbricati sepolti.
Seguendo cotesti indizî, il principe del Drago ha fatto aprire uno scavo nel punto più alto del suo tenimento, donde si ha una bellissima vista sulla vallata inferiore dell'Aniene.
I ruderi scoperti appartengono al fabbricato nobile di un antico latifondo, e son costruiti in laterizio misto al reticolato, con restauri di epoca assai tarda. La profondità media dei pavimenti è di un metro e venti centimetri, sotto il piano della campagna.
La sala principale, larga 10 m. lunga 22 m., ha forma di basilica con abside di m. 5 di diametro, e due file di colonne, che la dividono in tre navi. Le colonne più non esistono: sono stati ritrovati soltanto, un capitello, di buona maniera composita, e due basi ancora in opera, fra le quali corre una soglia di marmo bianco. Le basi presentano la singolarità, di essere state segate e scolpite da un masso di marmo, contenente una grande iscrizione sepolcrale di liberti della gente Coponia: per la qual cosa si può credere, che tale appunto debba essere il nome degli antichi proprietarî del latifondo.
Le basi erano collocate così, che i brani d’iscrizione rispettivi riuscissero dalla banda del piano di posamento, e non offendessero la vista. I due brani non si ricompongono: ma non v'ha dubbio sulla loro comune origine, pari essendo e la forma e la misura delle lettere, e la grana e la qualita del marmo.
Il pavimento della basilica è di mosaico grossolano, a chiaro scuro. Contiene nel mezzo una vasca o fontana quadrata, il cui sopravanzo cadeva dentro un ampio emissario, scavato nel tufa. Negli scavi sono stati ritrovati tre pezzi di canale da tetto, terminati da antefisse elegantissime; un busto di raro alabastro cotognino, mancante della testa; ed un pezzo di dolio, sul quale sono intagliate le sigle: A < XXV
Dietro l'abside della basilica, e come essa, orientate da oriente a occidente, stanno tre sale rettangole, ed una rotonda con vasca da bagno, contornata dai consueti gradini. I pavimenti sono commessi con quadri a rombi, di marmi venati.
Nell'attigua tenuta di Salona, scavandosi dal proprietario sig. Vulpiani per costruire un muro a secco, a metri 60 circa dal margine della Prenestina, ed a m. 200 circa a monte del chilometro XI, è stato scoperto un antico pressoio, 0 torchio, forse per vino, forse per olio, composto di due enormi macigni (m. 2,10 x 2,20) con doppio circolo concentrico, e canaletto di scolo, e di due truogoli o purgatoî, aventi la forma di sarcofagi, lunghi m. 2,00, larghi m. 0,35. L'apparecchio era stato manomesso ab antico: i due macigni erano stati capovolti, e su di essi disteso un pavimento di mattoncini a spiga.
Rodolfo Lanciani.
/2/1886: Nell area della stazione pel tramway di Tivoli, si sta sterrando un vasto ipogèo di sepolcro, con mura di reticolato, e volta lunettata a schifo, ornata di eleganti rilievi a stucco. L’' ipogèo è lungo m. 9,90; la larghezza non può essere ancora determinata. Il piano superiore all’ ipogèo, ha pavimento di mattoni a spiga. Aderente a questo mausoleo è un muro costruito con grandi blocchi di peperino, legati insieme con sbranche a coda di rondine. I blocchi debbono aver servito ad altri usi, prima di esser murati in questa parete, perchè alcuni fra essi sono sagomati..
Rodolfo Lanciani.
/7/1901: Nella tenuta di Salone, facendosi lavori di riparazione alla condottura, presso le sorgenti dell' acqua Vergine, sono stati scoperti alcuni avanzi di un antico edificio costruito in laterizio. È specialmente notevole una piccola stanza destinata a bagno, che ha tre gradini per la discesa, alti ciascuno m. 0,40 e rivestiti di lastre marmoree ben commesse tanto nelle pedate che nelle alzate. Fra la terra si raccolsero alcuni tegoloni bipedali, due dei quali portano i noti bolli dell' età adrianea, C.I.L. XV, 362 e 709 b; una statuetta muliebre panneggiata, alta m. 0,40 mancante della testa e delle braccia; ed i seguenti resti epigrafici.
Lastra di marmo, alta m. 0,31 × 0,29: D M FECIT EVPYLA MATER DECIA FILIE SVEA PRONIXNE ANN IIII M VIII D XXI. Tre frammenti di una stessa iscrizione, incisa in grandi e buone lettere. È al tutto incerto a quale parte dell' epigrafe appartengano questi frammenti.
Giuseppe Gatti.
/5/1907: Al quinto chilometro sulla sinistra della via, oltrepassata la linea ferroviaria Roma-Sulmona, nel terreno del sig. Achille Scarpitti, esistono alcuni ruderi di un'antica villa romana, che appena sfiorano il piano di campagna.
Gli affittuarî hanno iniziato alcuni lavori di sterro per la costruzione di una piccola casa colonica. A m. 0,40 di profondità è stato scoperto un pavimento a mosaico policromo, di buona fattura e discretamente conservato, limitato da muri in opera reticolata. Misura m. 2,05 di lunghezza e m. 2,20 di larghezza. Si compone 3 di una fascia all'ingiro (m. 0,24), costituita di tasselli bianchi lunghi cm. 2 e larghi em. 1, accoppiati due a due nel senso della lunghezza e alternandosi ciascuna coppia normalmente. Segue internamente un'altra fascia (m. 0,05) a tasselli neri di cm. 1 i lato; quindi altra fascia (m. 0,04) a tasselli bianchi di cm. 1 di lato.
Viene poi il campo formato con tasselli bianchi, neri, rossi e verdi, disposti a coppia nel senso della lunghezza, alternandosi ciascuna coppia. Nel mezzo vi è un quadrato, costituito — da una fascia a doppia fila di tasselli bianchi e da altra a tasselli neri.
Nell'interno di queste due fasce vi sono cinque quadrati (a doppia fila di tasselli neri), quattro dei quali agli angoli del quadrato grande ed uno centrale; fra questi qua—drati ricorrono due fasce a doppia fila di tasselli neri, intrecciati fra loro a guisa e da formare una specie di greca. Nei cinque quadrati vi sono sei tasselli colorati, accoppiati ed alternati con altre coppie di tasselli bianchi. Fra la terra fu raccolto un frammento di mattone col bollo (C.I.L. XV, 544d).
Adiacente a questo pavimento fu scoperto un altro avanzo di pavimento a mosaico formato con tasselli bianchi e neri, del quale però non rimaneva che l'angolo sud-ovest, a disegno geometrico costituito di esagoni limitati da una fascia a tas| selli neri; entro a quelli eranvi stelle a sei punte a tasselli bianchi. Un altro pavimento, a m. 1,70 di profondità, fu pure scoperto ad est di quest'ultimo, limitato da muri laterizi, che formavano una stanza lunga m. 5 e larga m. 2,85. Il pavimento aveva in giro una fascia a tasselli neri (m. 0,84), quindi una fascetta a tasselli bianchi (m. 0,05) ed una fascia formata con corridietro a tasselli
Dante Vaglieri.
/6/1908: In via Malabarba, che corrisponde all'antica via Collatina, nel Quarto S. Giacomo, in occasione dei lavori ferroviari, a cinque metri sotto il piano di campagna si è rinvenuto un sarcofago di marmo bianco, il cui coperchio era fermato con grappe. Conteneva uno scheletro, un vasetto di vetro e due frammenti di un denaro d'argento coniato da Tito in onore del divus Augustus Vespasiahus.
Questi frammenti furono raccolti dentro il teschio. Il sarcofago stesso era contenuto in una specie di controcassa composta di tegoloni di terracotta; il tutto poi era racchiuso dentro muratura in pietrisc, ciò che ha contribuito alla sua perfetta mirabile conservazione.
Esso misura m. 1,86 per 0,50; il coperchio m. 1,88 per 0,80. Quello ha in basso a destra un incasso, evidentemente per essere fermato. Sulla fronte del sarcofago (fig.5) sono rappresentate in altorilievo molte scene di genere guerresco. Cominciando dalla sinistra, l'angolo è costituito da un trofeo composto di corazza, schinieri, corto pilum e, in alto, un elmo con pelo.
Procedendo verso destra, segue un barbaro con folta barba, in moto verso destra, nudo il torso, bracato, coperta la testa di berretto frigio, da cui sfuggono tutto all'intorno i folti e lunghi capelli, con le braccia sul dorso, strette ai polsi le manette, la cui caleiui e rotta da un soldato romano che lo segue, quasi tratleneudone l'andare. Due altri soldati romani assistono alla sceua. Tra i piedi del prigioniero a terra un berretto frigio, e dietro di esso a terra appoggiato sul fondo uno scudo ovale.
Il prossimo gruppo (fig. 6) ci presenta un'altra scena, una famìglia di barbari prigionieri: l'uomo, con breve barba, lunghi e folti capelli, con berretto frigio, bracato, seduto in terra quasi di fronte, riguardante a destra, con le mani legate sul dorso; una giovane donna coi lunghi capelli sciolti sulle spalle, vestita di tunica manicata, stretti i polsi dello manette che divergono da una lunga o forte catena, in atto di dirigersi verso sinistra spingendo innanzi a se un bambino che con mantello svolazzante, appoggiando la sua sinistra sul ginocchio destro del padre, avanza verso sinistra quasi precedendo la donna.
A dividero queste due scene, piene di vita e di movimento, dal resto della rappresentazione che pur essa, come vedremo, è tutto moto e vita, sta, ritto in piedi, un soldato romano barbato, ignudo, con elmo e spada fermata sul fianco dal balteo, ap- poggiato con la sinistra allo scudo (fig. 7). È volto verso sinistra ed appende con la destra alzata la spada ad un trofeo, da cui già pendono la lorica, il paludamento, lo scudo, l'elmo con bassa calotta e lunghi barbozzi; ai piedi del trofeo sono un turcasso ed un altro elmo.
La scena principale è quella di destra (fig. 8), dove, presenti soldati romani e barbari, un soldato romano, ignudo, con elmo, mantello avvolto sulla spalla sinistra e spada sguainata nella destra, spinge con atto feroce, acciuffandolo con la sinistra per i capelli e colpendolo sulle reni con il ginocchio destro, un barbaro vestito di tunica e bracae, costringendolo ad inginocchiarsi innanzi a un personaggio seduto su di una roccia.
È questi un giovane sbarbato, con i capelli corti tirati innanzi sulla fronte, ignudo, con mantello avvolto sulla spalla e sul braccio sinistro. La si- nistra egli appoggia sull'impugnatura della spada e la destra protende con atto bene- volo verso il prigioniero caduto in ginocchio, probabilmente in atto di accettarne la deditio. In questo personaggio, raffigurato nudo come un eroe, è rappresentato certa- mente o l'imperatore sotto i cui auspicî si era combattuto, o un generale romano, forse un membro stesso della famiglia imperiale. Davanti al prigioniero è posato per terra un elmo.
All'angolo destro un barbaro ignudo, con le mani legate sul dorso, siede sullo scudo ai piedi di un trofeo costituito di lorica, paludamento, elmo come nel trofeo di sinistra, e due scudi, ornati l'uno come quello di un soldato romano della scena a destra, l'altro come quello di due soldati della scena a sinistra. Questo trofeo fa riscontro a quello dell'angolo sinistro.
Nel lato sinistro, un bellissimo Pegaso imbrigliato (fig. 9), in corsa veloce, come spiccando il volo, verso destra, pare che esca da una porta o di sotto ad un arco di costruzione quadrata; giacciono a terra un elmo ed un pilum. Non credo di errare riconoscendo in questo Pegaso, che esce da un arco, piuttosto che il solito elemento decorativo, l'insegna della legione romana vittoriosa.
Nel lato destro, si vede un soldato romano barbato (fig. 10), il cui elmo giace a terra, il quale chinato in avanti, estrae il pilum dalla ferita inferta nel petto di un barbaro giacente sul suolo in completo abbandono, quasi nella rigidità della morte, ai piedi di un albero, con la destra posata sul petto del giacente, ove si apre la ferita sanguinante.
Non so comprendere che cosa sia l'oggetto a tre punte, che potrebbe essere un viscere. Sulla fronte del coperchio (fig. 5) è rappresentata nel centro la protome del defunto entro corona di alloro sostenuta da due Vittorie volanti; a ciascun lato sono due prigionieri barbari, nudi, seduti a terra, con le braccia legate sul dorso. Fanno ad essi sfondo una quantità di scudi rotondi ed ovali, di pelte ed alcuni pila. Formano gli angoli del coperchio due teste di barbari con berretto frigio, che ricordano nella espressione e nell'insieme della figurazione la tradizionale Medusa, che in quelli si è trasformata.
...Il sarcofago certamente appartiene al secondo secolo d. Cr. La rappresentanza di fatti personali sostituiti alle scene mitologiche, l'importanza della rappresentanza del coperchio che porta il ritratto del defunto e continua la scena del sarcofago, l'uso della barba e le pupille incise, ci portano a questo periodo, anzi secondo la opinione comune ci porterebbero ad un tempo piuttosto avanzato del secondo secolo. Ma la squisitezza e la ricercatezza, il movimento, l'espressione, una cera aria di dolcezza anche nelle scene più truci, l'acconciatura dei capelli dell'imperatore o capitano che sia, mi obbligano a risalire più indietro. E la moneta di Tito rinvenuta nel cranio del defunto, che certo gli fu deposta in bocca come viatico e i tegolooi del'anno 12o in un consimile seppellimento della stessa via Collatina, a distanza uou tioppo grande, mi sorreggono in questa induzione. Oltremodo importante sarebbe per la questione cronologica l'identilicazione del personaggio, rappresentato siccome un eroe, clie dal suo seggio domina la scena, vei"so il quale è orientato tutto il movimento, perocché verso lui riguardano romani e barbari. Non sarà intanto inutile, né troppo azzardato l'emettere un min '^'itidizio, che cioè in esso si possano sorprendero i tratti fisionomici di Traiano giovane o almeno di personaggio che no ricordava in qiiaiclie modo la fisouomia e l'acconciatura dei capelli. Altri più di me idonei potranno confermare o rigettare l'ipotesi con più forti argomenti dati da profondi sludi comparativi sui munumenti consimili rimastici.
Por gli stessi lavori lungo e sotto la stessa via Malalbarba, a circa 400 metri dal suo imbocco, alla profondità di m. 2,00 sotto il piano di campagna, sono usciti in luco avanzi di sepolcri in opera laterizia mista a reticolata. Uno di questi sepolcri orientato da nord e sud, con l'ingresso a sud, era largo m. 4,15 e nelle pareti erano costruiti i loculi per le olle, dello quali si ritrovarono solo pochi frammenti; nella parole ovest ora un'edicola.
Dante Vaglieri.
/7/1908: Durante i lavori di sterro por la realizzazione del nuovo scalo merci fuori Porta Maggiore, alla profondità di tre metri sotto il piano di campagna, di fronte all'ex Vigna Fumaroli, è stata scoperta l'antica via Collatina, il cui allineamento è quasi parallelo all'odierno vicolo Malabarba.
Si è veduta per una larghezza di circa cinque metri. Nel lato nord sono stati scoperti vari avanzi dei sepolcri descritti nel fascicolo precedente.
A pochi metri dal Colombario, di cui si è riferito, si è rinvenuto un sarcofago marmoreo con coperchio a schiena d'asino quivi fermato per mezzo di grappe.
Conteneva uno scheletro di donna con molti avanzi dei capelli neri e della stoffa entro cui era avvolto. Anche questo sarcofago era contenuto in una controcassa di tegoloni, su tre dei quali è im presso il bollo C.I.L. XV, 359 dell'anno 123 d. C. e questa controcassa stava alla sua volta entro muratura in pietrisco (cfr. Notizie 1908, p. 154 nota).
Qui presso si rinvenne altresì un frammento di lastra marmorea (m. 0,90 X 0,18 X 0,04) con l'iscrizione: CYMATI... SCEPSII... ROGO NE MI... TANGASI...
E poi la metà di un mascherone marmoreo (m. 0,10 X 0,10); un gran bronzo di Tito (Cohen 113) ed uno di Massimino Trace (Cohen 100); un coperchio d'anfora con la scritta: THEOM, mattoni coi bolli C.I.L. XV, 1214 ed un esemplare completo del n. 1115 c: ABASCANTI CN DOMITI TROPHMI DOLIA pigna
Di fronte al n. 90 si rinvennero mattoni coi bolli C.I.L. XV, 1027 e 1348 b e un frammento di lastra marmorea (m. 0,86 X 0,56 X 0,03) con l'iscrizione: D... | M CERELlius | ETRUTILia... | A CSAEN... fi | LIO DULCissimo pare | NTES FE cerunt q. vix. ann. | X M V
A cento metri dall'angolo del muro di recinto dell'ex-villa Fumaroli, a m. 1,80 sotto il piano della via, è tornato in luce un sarcofago di travertino (m. 2,10 x 0,55 X 0.42), chiuso con quattro grappe di ferro, contenente il solo scheletro.
Qui presso si rinvennero due frammenti di lastre marmoree iscritte: 1. (m. 0,11 X 0,07 X 0,04): ...NIOTI ...SAPTVS; 2. (m. 0,13 X 0,10 X 0,15): MA E CARIS... XIT A... X D V...
Dante Vaglieri.
/9/1908: Al Vicolo Malabarba, quasi di fronte al cancello dell'ex-proprietà Fumaroli, ad un metro sopra il livello stradale, si è rinvenuto un cassettone di terracotta (m. 1,60 X 0,50 X 0,30) ricoperto di tegoloni alla cappuccina, uno dei quali recava il bollo C.I.L. XV, 440. Nel terreno dell'ex-villa Fumaroli, a m. 0.70 di profondità, si è rinvenuto un sarcofago marmoreo striato con targa, non iscritta (m. 1,98 X 0,60 × 0,45). Non con- teneva se non le ossa del defunto. Si rinvennero inoltre, sull'istessa via, due sarcofagi di terracotta (m. 1,14 X 0,43 X 0,28; m. 0,37 X 0,25 X 0,20), e un'olla cineraria di terracotta (m. 0,30 X 0,26) con ossa umane, una bella tazza aretina (m. 0,18 X 0,06), un cippo di travertino (m. 0,66 X 0,62 X 0,10) con l'iscrizione: STIOPPVS VIXIT ANNOS XIII e un frammento di lastra marmorea iscritta (m. 0,22 X 0,09): VIDIVSCHRESIMVS AENICAEVXOR
.
Dante Vaglieri.
/10/1908: Vicolo Malabarba. Presso il Quarto s. Giacomo sono tornate in luce le seguenti iscrizioni: 1. Lastra marmorea (m. 0,40 X 0,31): DIIS MANIBVS CLAVDIA QVINTA IVLIO PARATO CONIVGI SVO BENE MERENTI FECIT; 2. Id., con corona lemniscata nel timpano (m. 0,20 X 0,22): DMS CLAVDIAE EVHODIA EFEC TI CLAVDIVS; 3. Id. (m. 0.27 X 0,19 X 0,09): ...TERENTI... | ...ORTVNATC... | FECIT | ...LODIAR... | ...NIVGIBM; 4. Lastra marmorea (m. 0,25 x 0,14): ...ISSIME... | ...PARABIL... | ...ORTVNA...; 5. Id. (m. 0,26 0,15 x 0,08): ANNIS XX MENSIBVS DIEBVS. Si rinvennero inoltre: una grande testa marmorea di Pallade galeata (m. 0,37 X 0,15); un sarcofago marmoreo liscio (m. 0,40 X 0,40 X 0,30; 0,46 X 0,22); due lucerne (C.I.L., XV, 6486 a con leone e leonessa in corsa; 6573 con persona seduta in trono, che regge alcunchè nella sin. alzata).
Dante Vagliri.
/11/1908: Nello sterro per i lavori ferroviarii verso via Malabarba sono tornate in luce tre iscrizioni: 1. (m. 0,62 X 0,36 X 0,36 ): D M L FAENIO EVBVLO FAENIA INGENVA COIVGI BENE ME RENTIFECIT CVM QVO VIXIT ANNIS XXXXVI ME MISERA QVEM NON HABEO; 2. Cippo di travertino (m. 0,60 X 0,20 X 0,18): QNONI QL TYNDAR OSSA QVI ANTE OCCIDIT QVAM...; 3. (m. 0,24 X 0,18 X 0,20): APR... BOS... TRO... PTIM. E inoltre i mattoni con i bolli C.I.L., XV, 1554 e STA MARCIVS LV
Dell'antica via CoUatiua è tornato in luce un altro tratto per una lunghezza di m. 14,50: attigui ad esso vi sono quattro parallelepipedi di tufo, che misurano complessivamente sei metri.
Dante Vagliri.
/1/1909: A metà del vicolo Malabarba, il quale segue l'antico tracciato della via Collatina (V. Notizie 1908, pag. 265), in mezzo ad una vera congerie di materiali provenienti da demolizioni di fabbricati romani, fu rinvenuto un angolo di una lastra di marmo lunense (m. 0,27 X 0,17), scorniciata e contenente questo avanzo d'iscrizione:
...LIB LIBER ...POST EOR. Con questa iscrizione si raccolse un fondo di rozza lucerna col bollo: CAE ERC
Nello sterro più vicino al luogo dove sorgeva il fabbricato Fumaroli tornò in
luce un piccolo frammento marmoreo con una tartaruga in rilievo, una tegola con
marca di fabbrica (C.I.L., XV, 858) e una lastra di marmo lunense (m. 0,32 X
0,21 × 0,04) con foro nel mezzo e colla seguente iscrizione a lettere regolari:
D M CLO FORT IVLIO APRILI COIVG B M F
Angiolo Pasqui.
/2/1909: Proseguendosi i grandi sterri per i lavori ferroviarî, verso via Malabarba, poco lungi dal punto dove fu rinvenuto un tratto della via Collatina, tornarono a luce: 1. Un piccolo frammento di sarcofago in marmo bianco (m. 0,28 X 0,20) nel quale vedesi una piccola mano con pezzo di panneggio; 2. Un mattone con bollo C.I.L. XV, 541 a: OPVS DOL EX PRED STATON COMM AVG DOMIN N EX FIG MADISP; 3. Una lucerna fittile col bollo AEL MAX (C.i.L. XV 6274 8); 4. Frammento di piccola lastra marmorea (m. 0,09 X 0,55): LIVIA MATER...; 5. Grande lastra marmorea (m. 0,80 X 0,45 X 0,13), ridotta probabilmente a battente di porta; sullo spessore leggesi lettere in greco.
Angiolo Pasqui.
/4/1909: Proseguendosi gli sterri per lavori ferroviari, verso il vicolo Malabarba, si sono scoperte due costruzioni ad uso di sepolcri. La prima di esse formava un ambiente di pianta rettangolare, orientato, i cui muri perimetrali composti di pietrami di tufo e di calce, erano ricoperti da intonaco di piccolo spessore ed incoerente. La volta a botte, di tutto sesto, era inclinata verso la parete occidentale (fig. 1) e rivestita dello stesso intonaco delle pareti, decorata di semplici festoni di tinta rossastra, sui quali posavano qua e là uccelli, di fattura assai rozza. Il piano di questa camera, fatto di calce battuta, era diviso da muretti bassi e sottili, intonacati, stondati in alto, i quali formavano degli scomparti di forma rettangolare, della profondità assai varia; come rilevasi anche dalla sezione. In ciascuna parete era un arcosolio a tutto sesto (fig. 2).
Questo vano non aveva entrata: di necessità quindi si doveva calar in esso da un foro aperto nella volta, la quale però era in gran parte crollata. Ogni scomparto ed ogni arcosolio conteneva ossa di più cadaveri messi alla rinfusa. Fra le ossa si rinvenne soltanto una lucerna fittile, senza bollo, e un frammento di vasello di vetro. A cinque metri di distanza da quello ora descritto, verso ovest, sorgeva un altro sepolcro in cui erano due ambienti; uno sovrapposto all'altro. A quello inferiore, quadrato di m. 4,10 di lato, si accedeva dal piano di campagna, per mezzo di una scaletta situata nell'angolo nord-est, la quale si componeva di tredici gradini lunghi m. 0,60, di m. 0,29 di alzata e di m. 0,27 di pedata.
L'ingresso, evidentemente antico, perchè la scaletta scendeva fra due muri reticolati, era dalla parte opposta della via Collatina, ed a considerevole altezza da questa. Nella parete est, sotto la scaletta, era un arcosolio; due ve n'erano in quella nord, e fra questi un pilastro, in cui era un loculo per due olle di terracotta, delle quali rimanevano solo piccoli avanzi. Nel lato ovest, presso l'angolo nord-ovest, era un vano largo m. 1,10 e quindi un brevissimo corridoio che non si può dire dove conducesse, perchè, dove finiva, fu solo rinvenuto terreno di scarico. Accanto al vano ora ricordato, nella stessa parete ovest, era un pilastro, simile a quello della parete nord, con due loculi per due olle ciascuno. All'altezza di circa un metro dagli arcosolii, tutto in giro nelle quattro pareti, si trovò una serie di loculi allineati, ciascuno dei quali poteva contenere due olle.
La volta della camera era a botte a tutto sesto e coperta, come anche i muri, di intonaco bianco. Le olle erano state tutte rotte; e non fu trovata neppure una targhetta iscritta; ma ciò non deve sorprendere, perchè quella camera era stata, da tempo, adoperata dai padroni del luogo a ripostiglio di strumenti e di prodotti agricoli. Dell'ambiente superiore non rimaneva che poco delle mura perimetrali e parte del pavimento a musaico. La parte centrale di questo pavimento era costituita da un rettangolo di m, 3,25 X 2,40, a tasselli bianchi, disposti in fila, secondo le diagonali del rettangolo stesso; seguivano quattro fasce; delle quali la prima, più interna, era pure a tasselli bianchi, ma disposti in fila, secondo i lati del rettangolo; la seconda fascia era nera: la terza bianca, e la quarta nera. Tutte queste fasce erano di tre ordini di tasselli; seguiva quindi un fascione nero, largo m. 0,21, i cui tasselli erano disposti come quelli bianchi del rettangolo centrale. Il musaico era abbastanza fine. Non si è potuto vedere se nel mezzo del rettangolo centrale fosse qualche figura, perchè recentemente ne venne portata via una parte abbastanza grande con una sezione della volta che la sosteneva per formare un lucernario, poco l'ambiente sottostante, ridotto a ripostiglio, come s'è detto. I muri di questo sepolcro erano in opera reticolata. Nell'interno si è rinvenuto solo un cinerario in forma di tronco di colonna, senza iscrizione, alto m. 0,54 e del diametro di m. 0,30. A pochi metri da questo colombario, si sono scoperti avanzi di altro sepolcro quasi interamente distrutto.
Presso queste costruzioni si sono rinvenute nel terreno, ad un'altezza di tre e quattro metri dall'antica via Collatina, parecchie casse di terracotta, coperte da tegole, con ossa umane: in una sola di queste casse si rinvenne un vasetto di vetro. Nel terreno presso queste tombe si sono trovate parecchie tegole coi seguenti, bolli conosciuti: quattro, C.I.L. XV, 1102 b; uno, C.I.L. XV, 1102a; uno, C.I.L. XV, 163; uno, C.I.L. XV, 440, e uno C.I.L. XV, 1348 b. Si è rinvenuto inoltre un frammento di parete di sarcofago, baccellata, con genietto alato che si appoggia con l'ascella destra ad una face rovesciata, e sul dorso della mano sinistra portata sulla spalla destra posa il capo inclinato. Si è pure raccolta una lastra marmorea scorniciata con la iscrizione: D M LPOMPO NIO BLASTO FECIT POMPONIA FELICISSIMA COLLI BERTO BENEMEREN TI FECIT. Sempre sul terreno circostante a queste tombe furono trovati un vasetto di vetro di forma affusolata e due medî bronzi, uno di Augusto (Cohen, 248), l'altro di Germanico (Cohen, 7).
Angiolo Pasqui.
/7/1909: Proseguendosi gli sterri per lavori ferroviari lungo la via Collatina, a sinistra di chi, seguendo questa via, si allontana dalla città, presso il Campo Verano, si sono rinvenute le seguenti iscrizioni sepolcrali: 1. Lastra marmorea fastigiata (m. 0,60 X 0,40), portante nel mezzo del fastigio due uccelli affrontati rozzamente scolpiti, ed altri due agli angoli superiori: D M NAEVIA DANAE FE CIT DIONYSIO SERVI ANI SERVo CONIVGI SVO BENE MERENTI QVI VIXIT. ANNÍS LXV m. VII ITEM FÉCIT SIBI ET LIBERTIS LIBERTABVSQ SVIS ET EORVM LIBERIS POSTERISQ; 2. Altra lastra marmorea (m. 0,60 X 0,30): D M MARCIAE A PRVLLE FILIAE INFELICISSI ET SYNTYCHENI MATRI CONIVGICARIS ET-FILIS ET LI B. LIBERTABVS Q POSTE EOR DVO MARCI HERMES ET BLASTVS F.C.R. Nella seconda linea V di APRVLLAE è in rasura di L, e nell'ultima linea R di MARCI in rasura di C. 3. Piccolo cippo marmoreo nel cui fastigio è una corona lemniscata. D M CAECINIA PRIMIGENIA F.CAECINIAE FELICITATI V A VI
Angiolo Pasqui
/9/1909: Nel fare i pozzi per la costruzione di un capannone per le merci nella nuova stazione ferroviaria fuori Porta Maggiore è stata messa alla luce la antica pavimentazione a poligoni di selce della via Collatina (vedi Notizie, 1908, pagg. 234 e 265). Detta via segue in quel punto la direzione del vicolo Malabarba per un tratto di circa 20 metri. Conserva le crepidini alte m. 0,20; la larghezza della strada, senza le crepidini è di m. 2,60. Il piano di questa via è a m. 3 sotto il piano del vicolo Malabarba, e a m. 1,80 sotto il piano della nuova stazione ferroviaria. I poligoni di selce posano sul terreno vergine. La strada e le crepidini sono in quel tratto molto bene conservati.
Ettore Ghislanzoni.
/9/1909: Nello sterro presso la via del Verano si sono rinvenuti tre cassettoni di terra cotta con entro ossa umane, ricoperti di tegoli, ed un frammento di lastra scorniciata iscritta (m. 0,19 X 0,19): 1. CLAVDiae CRAPTAECo sic IVGIBAENe sic MAERENTi VIXIT ANno... L DIEBVs.... ET FILIVS; 2. È stato pure scoperto un cippo di travertino, alto m. 0,60 e largo m. 0,39, con la seguente iscrizione: HILARIO LIBR VIX ANNOS XX ANTEROS LIBR FECIT; 3. Un altro frammento di lastra marmorea, nel cui fastigio conservasi ancora
parte di una figura virile, sdraiata, appoggiata sul gomito sinistro, assai rozzamente scolpita, e con le gambe avvolte da un manto (m. 0,22 X 0,23): EN TVRPILIO MARTIALI v.a N IIII M.X fecer VNT C. Inoltre si rinvenne un mattone col bollo C.I.L., XV 199, e un'anfora frammentata.
Con regolare licenza sono stati eseguiti scavi dai signori Luzi, in una loro vigna presso l'antica via Collatina, alla destra di chi s'allontana da Roma, poco lungi dal luogo dove fu rinvenuto il bel sarcofago pubblicato in queste Notizie (anno 1908, pag. 234 e segg.).
Si sono scoperti tre ambienti ad uso di sepolcri, i quali si presentano in pianta come vedesi nella figura 2. Di questi tre sepolcri quelli segnati nella figura con le lettere B e C non poterono essere esplorati che in parte, perchè coperti dall' acqua. Il sepolcro A è un colombario, conservato soltanto nella parte inferiore, internamente largo m. 2,35 e lungo m. 3,80. Vi si accede da nord-ovest per un breve corridoio ostruito in età posteriore, quando lo strato di interramento era già cominciato, da un muro che forma una fossa rettangolare. L'ingresso, largo m. 1,03, ha la soglia di marmo, dalla quale comincia una scaletta di tre gradini rivestiti di lastre marmoree. Delle pareti rimane soltanto la parte in cui correva l'ordine inferiore di loculi, in ciascuno dei quali sono due olle. Il pavimento, quando avvenne la scoperta, era formato da tabelle di colombario spezzate e collocate a rovescio. I muri hanno lo spessore di m. 0,60 e sono internamente in opera reticolata ed esternamente di mattoni arrotati. Gli angoli esterni del colombario sono stondati.
Nell'angolo sud-ovest di questo colombario era tuttavia al posto un cippo di travertino (segnato nella piantina col n. 3) alto m. 0,25 e largo m. 0,30, il quale reca l'epigrafe: 1. CATEIVS EPAPHRA INFR. P XII in agR P XIIX. Questo cippo apparteneva certamente al colombario ora descritto, il quale possiamo chiamare di C. Ateius Epaphra. La gente degli Atei è ben conosciuta.
Nell'interno di questo colombario si sono rinvenuti ancora al posto due cinerari di marmo; uno, in forma di piccolo cippo recante nel fastigio, rozzamente scolpita in rilievo, un'aquila con le ali spiegate : 2. (m. 0,55 X 0,24 X 0,13): patera D M FLABIAE SOLEMNIDI TI FLABIVS urceolo CHRYSEROS CONIVGI SVAE B M F; 3. (m. 0,25 X 0,42 X 0,31). L'altro porta scolpiti nel timpano tre strumenti di officina di fabbro-ferraio: l'incudine, il martello e le tenaglie. D M S | C SATILLIVS C F HYMNVS SIBI ET | SATILLIAE C F MELLVSAE CONIVGI SVAE; 4. Inoltre si è rinvenuta una targhetta marmorea decorata da una cornice di doppie foglioline nella quale si legge: SERGIA ZOIS; 5. Altre lapidi iscritte, che con ogni probabilità appartenevano a questo stesso colombario, formavano il piantito dell'ambiente A. Esse sono: ATEIA ARBVSCIA EPAPHRAES MARMORARI ATEIAE LIBERTA SELINIONIS; Sopra la parola ATEIAE della terza linea era stata incisa altra breve parola, poi accuratamente abrasa. 6. Altra targhetta marmorea scorniciata (m. 0,22 X 0,15): TI CLAVDIVS AVG L EPOPEVS; 7. Altra targhetta marmorea decorata di una cornice di foglioline stilizzate (m. 0,30 X 0,19): OCTAVIA CL EVTERPE; 8. Tabella marmorea decorata di una cornice di piccole spirali ricorrenti tra due solchi rettilinei (m. 0,45 X 0,14): TI CLAVDIVS TROPHIMVS VIX ANN XXXX | IVLIA LAIS CONIVG CARIS ET SIBI; 9. Lunga lastra di marmo (m. 0,95 X 0,13): C ATEIVS C L NESSVS | ATEIA C L CALE | C ATEIVS C L STRATO | C ATEIVS C L ANTHVS; 10. Targa marmorea ansata (m. 0,32 X 0,21 X 0,03): C ATEIVS CHIVS VIX AN XIII M VII DIES VIII ATEIA ROMANA; 11. Parte destra di lastra marmorea, la quale, sotto la iscrizione latina, portava incisi due distici greci.
Quivi inoltre si rinvennero due lucerne fittili, di cui una col bollo C.I.L., XV, 6593e e un mattone col bollo C.I.L., XV, 686. Poco lungi dal detto colombario, verso nord, venne in luce l'angolo sud-est di altro sepolcro, pur esso quasi interamente devastato (B nella fig. 2), del quale fu sospesa l'escavazione a causa delle sorgive pullulanti sul luogo. I muri di questo sepolcro sono per fattura e spessore identici all'altro. Due cippi di travertino (segnati coi numeri 1 e 2 nella fig. 2), che erano ancora al posto, quasi addossati alla parete nord-est, portano incisa ambedue l'identica iscrizione: 12. (alt. m. 1,10, largh. m. 0,35): L CINCius T L NASTA IN FRO P XIi IN AGRO P XIIx; 13. (alt. m. 1,10, largh. m. 0,32): l. cin CIVS t. l. n ASTA IN FRO P.XII IN AGRO P XIIX.
Nella parte esplorata di questo sepolcro, evidentemente il colombario del liberto L. Cincius Nasta, furono rinvenute le lapidi seguenti: 14. Tabella marmorea ansata (m. 0,40 X 0,18): FELIX VAI ET M VII FECIT GALERIA MOSCHIS MATER FILIO SVO CARISSIM ET SIBI ET SVIS; 15. Altra tabella ansata, decorata in basso e in alto di piccoli solchi serpeggianti (m. 0,30 X 0,15): IVLIA AGRIPPINAES AVGVSTAE L ZOSIME VIX ANN LXXXVII; 16. Altra tabella marmorea (m. 0,22 X 0,14): C COELIO. TREPTO PATRONVS.L FECIT C COELIVS MEMOR VIX ANN XVI; 17. Parte sin. di altra tabella marmorea (m. 0,10 X 0,12): L.AELIVS SECVND; 18. Parte inferiore di lastra marmorea iscritta a caratteri poco buoni (m. 0,21X0,26): NANI ALVMNO SVO DVL CISSIMO ET QVIETISS FIDELISSIMO BENE MERENTI FECIT; 19. Quattro piccoli frammenti: m. 0,14 X 0,09: ... D | ...N PON; m. 0,12 X 0,08: ...DVL...; m. 0,10 X 0,15: ...MA... | ...ANN... | ...N S... | ...XIV; m. 0,09 X 0,09: ...ANE ENNI... | E | ...OREO
A sud-ovest del colombario A lo scavo ha messo in luce la parte orientale di altro sepolcro (C nella fig. 2), i cui muri in opera reticolata sono dello spessore di m. 0,45 X 0,85. Nell'angolo sud-est era costruito un piccolo basamento a mattoni, lungo m. 0,85, largo m. 0,36.
Nella terra rimossa per lo scavo si rinvennero inoltre piccoli e corrosi frammenti di sculture, parte di un angolo di sarcofago che doveva essere di grandi dimensioni; una lucerna col bollo C.I.L. XV, 6693; un vasetto sferoidale con il beccuccio a forma di cannello inserito a metà della pancia; due vasetti di vetro ed altri vasetti e lucerne fittili di rozza fattura e finalmente un mattone col bollo C.I.L. XV, 1000 e.
Ettore Ghislanzoni.
/12/1909: Proseguendosi i lavori della nuova stazione ferroviaria per lo Scalo Merci s. Lorenzo, dalla parte di via Malabarba si sono rinvenuti i tre seguenti cippi di travertino: 1. (m. 0,54 X 0,37): EPHESIAES HISP OSSA HIC SITA; 2. (m. 0,33 X 0,35): CHELIA DVLCISSIMA HAVE; 3. (m. 0,30 X 0,24): QTVRAN NI ON (sic).
E inoltre due casse di terracotta.
Per gli stessi lavori presso il Campo Verano, nella proprietà Torlonia, sono tornate a luce due iscrizioni: 1. Lastra marmorea rotta in più pezzi (m. 0,45 X 0,40): D M VENeRIAE FILIAE DVLCISsiMAE qVAE uiXITANXV MV die S XIII GEMInia MATER FECit.
Angiolo Pasqui.
/1/1910: Facendosi i cavi per fondare i pilastri centrali di sostegno del capannone del nuovo Scalo Merci S. Lorenzo, presso la già via Malabarba, furono visti alla profondità di m. 3,70 sotto il livello stradale, due tratti dell'antica via Collatina.
La sua direzione è precisamente da ovest ad est, la larghezza fra le crepidini è di m. 2,60; l'orlo delle crepidini è fatto con massi di selce larghi m. 0,30, alti m. 0,20, mentre il resto è di terra battuta.
In un altro cavo consimile, a m. 3,80 sotto il livello stradale, ed a m. 8 a destra del suddetto tratto della via Collatina, è stato veduto un resto di piccolo colombario, sorgente su fondazioni alte m. 1,10 e formato da due muri a reticolato, dello spessore di m. 0,40, che si incontravano ad angolo retto.
Sulle due pareti superstiti erano ancora al loro posto alcune olle di forma usuale, murate fino al coperchio. Sotto le fondazioni di questo colombario corre un cunicolo, in direzione obliqua alla via, lungo, per quel che si è potuto vedere, m. 3,40, largo m. 0,45, alto m. 0,45.
28/8/1936: Alla presenza di Mussolini, viene inaugurato il Nuovo Acquedotto Vergine, con una cerimonia presso la nuova mostra al Pincio, realizzata sotto il belvedere. L'acqua viene ora estratta a pressione dalla sorgente di Salone, e poi diretta a Roma atraverso nuove condutture in metallo. La nuova fontana prende il posto della statua di Vittorio Emanuele II che viene ricollocata nei giardini del Museo dei Granatieri di Sardegna a Piazza Santa Croce.
28/10/1938: Inaugura la scuola elementare Arnaldo Mussolini a Tor Sapienza.
2007: Indagini archeologiche preventive per la realizzazione della Ferrovia ad Alta Velocità Roma-Napoli a Casal Bertone, riportano alla luce una fullonica di circa 1000 mq.
26/7/2010: A Casal Bertone, durante gli scavi per la realizzazione di un mercato coperto, viene alla luce un tratto della via Collatina con anessa Necropoli ai suo lati.
2014: Una Campagna di scavo condotta nell'ambito dei lavori di sistemazione delle aree verdi previste quali opere di Urbanizzazione della Convenzione M2 Lunghezza – Ponte di Nona permette la scoperta e valorizzazione di un tratto dell’Antica Collatina.
19/12/2021: Il Ministero della Cultura ha sottoposto a vincolo di tutela la villa romana e tutta l'area circostante adiacente a via Andriulli ed al tratto urbano della A24.