Pubblicazione: 1913
L'Illustrazione Italiana. 23 novembre 1913.
"Poichè, scaduto il termine concesso all'Amministrazione bloccarda per demolire le braccia di cartapesta alzate ad allacciare al Palazzo dei Senatori le gallerie dei Musei ed i saloni gloriosi del Palazzo dei Conservatori, le mascherature burlesche non cadevano, l'atitorità governativa alzò la sua voce di comando. Il Comune allora, disposto a non cedere nemmeno di fronte alla forza, bandì un concorso pel congiungimento definitivo dei tre edifici superibi."
Il progetto che la reca e nasconde il nome dei suoi autori sotto il motto simbolico di Noli me tangere considera la questione del congiungimento in rapporto alla sistemazione stradale, al definitivo assetto degli uffici capitolini, a problemi severi di Arte e di Archeologia. Move da un progetto della Commissione direttiva del Monumento a Vittorio Emanuele che considerava l'accesso alla mole sacconiana dalla parte posteriore e prevedeva una rampa svolgentesi nelle aree di demolizione chiuse tra il Monumento, l'Ara Coeli, e le chiese di Santa Marina e di San Pietro in Carcere.
Nella planimetria dei Piacentini, questa rampa, dopo aver lasciato alla sua destra una via parallela, che alla quota del Tabularium conduce all'ingresso monumentale ideato per la sede delle Rappresentanze, sale fino alla Piazza del Campidoglio aprendo a sinistra del Palazzo Senatorio una superba terrazza adorna di balaustre e di statue e protesa sul suggestivo panorama dei Fori balzati completi dalla liberazione sapiente del contorno. Così invece di accecare la piazza, si darebbe ad essa una vista ampia quanto mai, lasciando al sole ed all'azzurro un trionfale varco.
P.S: ll Consiglio superiore per le antichità e le Belle Arti aveva dovuto, con ripetuti pareri, in quale si rispettava l'apparenza della piazza del Campidoglio, ma si lasciava ai concorrenti piena libertà di trovare il passaggio pel congiungimento dei tre palazzi in qualunque parte eva qualunque livello del colle. Intanto il Consiglio superiore si è pronunciato in senso sfavorevole al concorso ed ha espresso il suo punto di vista con il seguente ordine del giorno:
«Il Consiglio superiore per le Antichità e Belle Arti a sezioni riunite; presa cognizione dell'avviso di concorso pubblicato dal Municipio di Roma in data 23 luglio 1913; considerando che, salva la piazza del Campidoglio, in quell'avviso si concede agli architetti concorrenti la maggiore libertà di risolvere il proposto problema senza limitazioni per le esigenze dell'archeologia e dell'arte; udita la relazione dei componenti la prima sezione, che sî sono recati a osservare i disegni per quel concorso ora esposti al pubblico; convinto che non si potrebbe mai consentire che si facessero negli strati sottostanti alle costruzioni esistenti opere di scavo che comprometterebbero per sempre l'esplorazione del colle capitolino: e che, d'altro canto qualunque modificazione, aggiunzione o semplice addossamento di nuove opere alle costruzioni del tabularium sarebbero in ogni modo condannabili per la religione stessa di quel monumento venerando fra i pochissimi che ci rimangono di Roma repubblicana; convinto altresì che in ogni caso sieno necessarî preventivi studî e accertamenti di archeologi e storici dell'arte prima anche di bandire un tale concorso; riconferma i suoi voti antecedenti perchè maestà del colle capitolino sia rispettata nella sua forma e nel suo aspetto santificati dai secoli e l'arte.»
Quest'ordine del giorno è stato votato dall'on. F. lice Barnabei, da Camillo Boito, dal sen. Molmenti, da Alfredo D'Andrade, Luigi Cavenaghi, Paolo Orsi, Luigi Pigorini, Ugo Ojetti, Giacomo Boni, Lucio Mariani, Aristide Sartorio, G. E. Rizzi, Guido Cirilli, Emanuele Loewy, Ludovico Pogliaghi, Marco Calderini, Adolfo Venturi, Achille D'Orsi, Pietro Fragiacomo, Domenico Gnoli."